Cantico dei Cantici |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
1 Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli. | ||||
2 Come un giglio fra i cardi, così la mia amata fra le fanciulle. | ||||
3 Come un melo tra gli alberi del bosco, il mio diletto fra i giovani. Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo e dolce è il suo frutto al mio palato. |
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4 Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore. | ||||
5 Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io sono malata d'amore. | ||||
6 La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia. |
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7 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle o per le cerve dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l'amata, finché essa non lo voglia. |
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Secondo poema |
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La sposa |
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8 Una voce! il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. | ||||
9 Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia attraverso le inferiate. | ||||
10 Ora parla il mio diletto e mi dice: « Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! | ||||
11 Perché, ecco, l'inverno è passato, è cessata la pioggia, se n'è andata; |
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12 i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. | ||||
13 Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! |
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14 O mia colomba, che stai nelle fenditura della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro ». | ||||
15 Prendeteci le volpi, le volpi piccoline che guastano le vigne, perché le nostre vigne sono in fiore. | ||||
16 Il mio diletto è per me e io per lui. Egli pascola il gregge fra i gigli. |
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17 Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, o mio diletto, somigliante alla gazzella e al cerbiatto, sopra i monti degli aromi. |
Indice |
2,1 | Saron: il nome della pianura costiera, che si estende dalla città di Giaffa al monte Carmelo. A questo nome è collegata l'idea di prosperità e abbondanza. L'amata si paragona al narciso e al giglio; l'amato rincara: lei è un giglio tra le spine, non ama che lei. Qui come più avanti ( Ct 4,13-14 ), non bisogna soffocare la poesia applicandovi note di botanica. |
2,4 | cella del vino: il luogo dove veniva fatto fermentare il vino. Si potrebbe tradurre anche con « sala del banchetto » ( cf. Est 7,8; Qo 7,2 ) e, secondo Ger 16,8-9, trovarvi anche un riferimento alle feste nuziali. |
2,5 | malata d'amore. Anche Amnòn era malato d'amore per Tamar ( 2 Sam 13,2 ), unico parallelo biblico, ma se ne trovano altri nei canti egiziani. |
2,7 | le gazzelle o cerve dei campi Nota pastorale, come nei v 9 e v 17. È poco probabile che çeba'ôt, « gazzelle », e 'ajjalôt, « cerve » ( in questo ordine ), costituiscano un crittogramma per 'Elohê çebaôt, il Dio d'Israele, di cui non si voleva pronunziare il nome in questi canti profani. |
2,8-3,5 | Secondo poema 2,8-14 Lo sposo cerca la sposa La scena è differente. L'amata è con i suoi genitori, in città. L'amato viene dalla campagna e si affaccia alla finestra ( vv 8-9, cf. Ct 5,2s ). La poesia egiziana e greca conoscono i lamenti dell'amante davanti a una porta chiusa; qui l'amato invita la sua amica a unirsi a lui cantando le grazie della primavera, stagione dei fiori, degli uccelli e degli amori ( vv 10-14 ). C'è qui una partecipazione alla natura, una freschezza, un tono moderno, che non trovano uguale in tutto l'AT. |
2,12-14 | Nella poesia biblica la tortora, con il suo canto, era considerata il simbolo dell'amore; la colomba il simbolo della fedeltà e della fecondità. |
2,15-17 | Intensità d'amore 2,15 L'immagine delle piccole volpi che devastano le vigne può essere compresa come un'ombra minacciosa, attorno alla luce e alla bellezza dell'amore, che va difeso. Nel simbolismo biblico, la vigna è immagine della donna ed è anche il bene più prezioso che l'agricoltore possiede. Frammento poetico indipendente, probabilmente inserito a causa della menzione delle vigne in fiore nel v 13. Esse sono qui immagine della grazia delle fanciulle che desiderano essere liberate dai loro spasimanti, le piccole volpi. |
2,16 | per me e io per lui: questa affermazione di possesso reciproco, con parole quasi identiche, ritorna in
Ct 6,3 e
Ct 7,11 e, nei tre casi, è formulata in assenza dell'amato: certezza dell'amore. Ma l'amore desidera una presenza e, nei tre casi, questa fiducia nell'amato è accompagnata da una chiamata o da un'attesa ( qui, v 17 e in Ct 6,1; Ct 7,12 ). |
2,17 | La brezza del giorno ( cf.
Gen 3,8 ) è in Palestina il vento della sera, nell'ora in cui le ombre che s'allungano sembrano « fuggire ». È il momento in cui l'amato ritorna dai campi e ci si ricollega all'inizio del brano ( v 8 ). La fine del v 17 riprende effettivamente le espressioni dei vv 8-9a. - degli aromi: nel TM c'è beter. Ogni spiegazione di questo nome, preso come nome comune, è forzata; quindi beter deve essere un nome geografico, o reale: Beter, a ovest di Gerusalemme ( Gs 15,59), oppure semileggendario: i paralleli di Ct 4,6 e Ct 8,14 parlano di montagne della mirra o del balsamo. Beter sarebbe l'equivalente palestinese di Punt, il paese degli aromi per gli egiziani. Un canto d'amore dice: « Quando le sue braccia mi stringono, è come nel paese di Punt ». |