Evangelizzare il sociale |
53. - Annunciare il Vangelo e portare gli uomini alla fede non sono mai stati un'impresa pastorale facile, sia per il carattere impegnativo e radicale delle istanze evangeliche, sia per il profondo e rapido variare delle situazioni sociali e culturali.
Le forme dell'evangelizzazione devono sapersi sempre misurare con la realtà e con il momento storico.
I metodi pastorali, di conseguenza, non possono essere immutabili e il loro continuo rinnovamento è un'esigenza imprescindibile di un'evangelizzazione che è da rivolgersi all'uomo di ogni tempo.
L'impegno pastorale esprime anzitutto l'essere stesso della Chiesa particolare che vive e opera nella storia e nel territorio.
"In un certo senso non può esserci pastorale che non sia 'sociale', che non interagisca con la società, la cultura, il territorio".65
Le Chiese particolari, infatti, "sono nel mondo e per il mondo segno visibile e tangibile dell'amore misericordioso del Padre per il conforto e la piena liberazione dell'uomo.
A questa missione i singoli cristiani sono chiamati a partecipare, secondo il grado del loro ministero".66
La Chiesa particolare, attraverso progetti globali e unitari di un'azione che viene programmata negli obiettivi, nelle attività e nei mezzi, non solo rende più efficace e incisiva la sua opera, ma costruisce e porta a perfezione anche se stessa.
Per un progetto di pastorale sociale è necessario tener conto di quanto segue:
- i destinatari, chiamati peraltro a divenire soggetti attivi e responsabili, sono i giovani e gli adulti, gli uomini e le donne, in quanto lavoratori, sindacalisti, politici, operatori economici, imprenditori, ecc.;
- la riflessione, la celebrazione, la testimonianza della fede devono essere favorite da esperienze che rispondano alle esigenze e sensibilità dei destinatari;
- il progetto di pastorale sociale è reso efficace dalla collaborazione fra le diverse strutture della comunità ecclesiale impegnate negli ambiti del lavoro, dell'economia e della politica.
La collaborazione è una risorsa preziosa che non dev'essere mortificata e sprecata da una facile improvvisazione.
È invece da valorizzare mediante una diversificazione dell'azione pratica, sapientemente concertata dai vari livelli che concorrono alla sua realizzazione.
L'obiettivo della pastorale sociale non si restringe all'evangelizzazione delle persone, ma si apre sui loro ambienti di lavoro e di vita sociale.
Gran parte della vita quotidiana, infatti, si svolge in questi ambienti risultandone profondamente orientata e plasmata.
Sembra quindi molto difficile o problematico raggiungere in modo significativo ed efficace le persone senza un'adeguata pastorale degli ambienti: è una pastorale purtroppo carente nella Chiesa italiana, se non in qualche modo regredita.
Questa carenza, dovuta a una sorta di 'restringimento' dell'azione pastorale all'interno della dimensione parrochiale o diocesana, chiede di essere opportunamente colmata.
Annunciare il messaggio del Vangelo, porlo costantemente in rapporto con il lavoro, l'economia e la politica, conformare queste stesse realtà al messaggio evangelico: sono questi i criteri fondamentali dell'evangelizzazione del sociale, che devono ispirare e orientare la pastorale sociale.
- Una nuova evangelizzazione del mondo del lavoro, dell'economia e della politica è vera evangelizzazione solo se è annuncio del messaggio centrale del Vangelo: Dio in Gesù Cristo è salvatore di ogni uomo.
- Il messaggio cristiano della salvezza dev'essere posto costantemente in rapporto con il lavoro, l'economia e la politica come principio della loro interpretazione.
L'analisi e il giudizio su queste realtà devono mostrare la rilevanza originale e decisiva che il Vangelo della salvezza ha nei loro confronti.
- Il mondo del lavoro, dell'economia e della politica è evangelizzato soltanto se le decisioni e le scelte in esso operate vengono realmente conformate al messaggio evangelico.
È il punto più esaltante e impegnativo: il lavoro, l'economia e la politica, in concreto, devono mostrare l'inesauribile fecondità anche sociale della salvezza cristiana, anche se una conformazione perfetta e definitiva di queste realtà al Vangelo non potrà attuarsi nella storia: nessun risultato, anche il più riuscito, può sfuggire ai limiti della libertà umana e alla tensione escatologica di ogni realtà creata.
Il riferimento al sociale, pur basilare e di grande importanza, non è l'unico riferimento per l'evangelizzazione.
Questa infatti ha un contenuto molto più ampio: d'altra parte il sociale costituisce una dimensione essenziale e ineludibile dell'annuncio del Vangelo.
In particolare, la proposta di Gesù è rivolta anzitutto alla persona nella sua individuale libertà e responsabilità, invitata a dire il suo 'sì' a Dio che in Cristo la chiama.
La verità di Dio va certamente proposta attraverso la sua rilevanza storica e sociale, ma non è accessibile soltanto per questa via.
La visione cristiana e la realtà stessa dell'intelligenza dell'uomo, che può conoscere la verità al di là della sua rilevanza storica e sociale, non sono compatibili con una concezione puramente pragmatica della conoscenza e della verità, con interpretazioni riduttive e relativiste che adottano quale criterio di valutazione delle azioni umane il solo successo storico.
Una riduzione di questo genere sarebbe profondamente non cristiana.
Evangelizzare non è mai un atto esclusivamente individuale e quindi isolato, ma è un atto profondamente ecclesiale: è una grazia e una responsabilità che Cristo affida alla Chiesa come tale.
In tal senso ogni evangelizzatore, come diceva Paolo VI, è chiamato ad agire "non per una missione arrogatasi, nè in forza di un'ispirazione personale, ma in unione con la missione della Chiesa e in nome di essa".67
Inoltre, "se uno evangelizza in nome della Chiesa, la quale a sua volta lo fa in virtù di un mandato del Signore, nessun evangelizzatore è padrone assoluto della propria azione evangelizzatrice con potere discrezionale di svolgerla secondo criteri e prospettive individualistiche, ma deve farlo in comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori".68
L'esercizio del discernimento69 è essenziale per l'azione della Chiesa in ogni ambito, quindi anche in quello sociale.
Il discernimento sollecita la riflessione comunitaria e personale di tutti i soggetti ecclesiali ed esige e stimola la seguente progressione di ricerca.
- La lettura dell'esistente o della situazione sociale in atto: ciò suppone la capacità di avvalersi criticamente delle scienze umane e di utilizzarne gli strumenti per la ricerca e l'indagine, chiede attenzione alle diverse realtà locali e ai cambiamenti di significato che subiscono le categorie concettuali tradizionali.
- Il confronto delle realtà sociali con la Parola di Dio e con la viva tradizione della Chiesa.
La Parola di Dio ci conduce a vedere il nostro tempo come tempo e luogo del Regno e a viverlo nella speranza cristiana; ci aiuta, di conseguenza, a superare le tentazioni di costruire un progetto pastorale prescindendo dal contesto sociale, dalle sue difficoltà e povertà, ma anche dalle sue risorse e dai germi di speranza sempre seminati nella storia.
La tradizione ecclesiale è la mediazione autorevole e necessaria della stessa Parola di Dio: attraverso il Magistero sociale, pontificio ed episcopale, la testimonianza dei santi, le esperienze del popolo di Dio e le riflessioni dei teologi, essa offre l'aiuto più immediato al discernimento spirituale, etico e pastorale della comunità.
- Le scelte pastorali.
La Chiesa le compie dopo aver individuato le urgenze presenti nella società e nella cultura e gli ambiti concreti dell'azione pastorale.
Indichiamo ora alcune urgenze per l'impegno della Chiesa in Italia nella pastorale sociale.
Una rinnovata proposta dell'etica.
È forse l'esigenza più evidente che emerge con forza dalla situazione sociale, politica ed economica del Paese.
Nonostante diverse apparenze contrarie, grande è l'attesa della società italiana nei riguardi della Chiesa.
La proposta etica della Chiesa deve partire da alcuni punti classici della dottrina sociale:
- la verità sullJuomo, che della vita sociale costituisce il principio fondamentale: "i singoli esseri umani sono e devono essere il fondamento, il fine e i soggetti di tutte le istituzioni in cui si esprime e si attua la vita sociale".70
I grandi valori che presiedono ad una convivenza ordinata e feconda: la verità, la giustizia, la solidarietà operante e la libertà.71
- Il rapporto necessario del lavoro, dell'economia e della finanza, della politica e delle istituzioni pubbliche con l'etica.
Il discorso generale dell'etica esige di essere articolato secondo i diversi capitoli del vivere umano, passando dalle affermazioni generali dei principi alla formulazione di norme comportamentali.
In questo campo è necessaria l'interazione tra i teologi moralisti e i laici competenti nei singoli settori per scienza ed esperienza.
In tutti questi settori della vita sociale occorre giungere all'individuazione di una normativa etica che sappia armonizzare e concretizzare la finalità e l'intenzionalità buona con l'efficacia storica dell'operare per il bene.
- La proposta del bene comune richiede un passaggio culturale.
Il bene comune ha una precedenza sul bene particolare.
La ricerca e l'attuazione del bene comune non sono aggiuntive e facoltative rispetto alla ricerca del bene particolare: quello è invece l'orizzonte e la condizione di questo.72
61. - La formazione della coscienza dei cristiani e delle comunità alla responsabilità, alla moralità e alla legalità.
L'affievolirsi del senso della legalità nelle coscienze e nei comportamenti denuncia una carenza educativa non solo nella formazione sociale dei cittadini, ma anche nella stessa formazione personale.
È allora ancora più necessario proporre nell'opera educativa, in modo limpido e vigoroso,
la dignità e la centralità della persona umana,
l'importanza del suo agire in libertà e responsabilità,
il valore di un'esistenza vissuta nella solidarietà e nella legalità.73
Non sarà sufficiente neppure formare le coscienze dei singoli: attorno ad alcuni valori e ad alcune norme etiche è necessario creare consenso a livello di mentalità.
"I grandi valori morali e antropologici che scaturiscono dalla fede cristiana devono essere vissuti anzitutto nella propria coscienza e nel comportamento personale, ma anche espressi nella cultura e, attraverso la libera formazione del consenso, nelle strutture, leggi e istituzioni.
Intorno ad essi non può quindi non realizzarsi la convergenza e l'unità d'impegno dei cristiani".74
62. - La pastorale sociale non può realizzare efficacemente l'evangelizzazione e la promozione umana nel lavoro, nell'economia e nella politica, se viene a mancare una contestuale pastorale della famiglia, della cultura, dei mezzi di comunicazione sociale.
Si dà, infatti, una profonda interdipendenza tra questi ambiti e la pastorale sociale.
L'azione sociale, economica e politica di ispirazione cristiana ha assoluto bisogno di questa opera pastorale complessiva e organica per essere coerente con i suoi presupposti, ma nello stesso tempo per non essere votata in partenza alla sconfitta, alla irrilevanza storica.
Se quest'opera è assente vengono a mancare le premesse culturali che rendono possibile un operare sindacale, politico, economico cristianamente ispirato e nello stesso tempo verificato e incisivo sul piano storico.
63. - La preparazione di soggetti sociali e politici all'altezza dei tempi.
Le comunità cristiane e le aggregazioni ecclesiali sono state in passato luoghi e occasioni per preparare uomini che, con onore e competenza, hanno esercitato il potere politico, democraticamente assunto, nella ricerca del bene comune.
La storia del movimento cattolico lo documenta.
Le comunità cristiane non possono permettere ora che un simile patrimonio venga disperso.
L'enciclica Centesimus annus ammonisce che "una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia".75
È su questo terreno che il mondo cattolico deve dare il suo contributo di esperienza e di riflessione: nella coniugazione tra democrazia e proposta di valori etici, col loro irrinunciabile riferimento alla verità cristiana.
Questo è uno dei più significativi compiti delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico, che proprio per questo sono motivo di speranza nelle Chiese particolari e nel Paese.
64. - La scelta preferenziale dei poveri.
Questa si configura come "un'opzione o una forma speciale di primato della carità cristiana, testimoniata da tutta la tradizione della Chiesa".76
È una scelta che anche la Chiesa in Italia è chiamata a vivere con crescente determinazione e coraggio.
La carità della Chiesa e dei cristiani è misurata da questa scelta, espressione di vera e piena fede in Cristo.
La carità, partecipazione dello stesso amore di Dio, è promozione del soggetto umano 'povero'.
Infatti privilegiare i poveri significa, sul piano antropologico e sociale, privilegiare i "non soggetti", offrendo loro la possibilità concreta di assurgere alla consapevolezza e alla realtà di soggetti sociali, in grado di gestire responsabilmente la propria esistenza e di contribuire al bene comune.
È una carità che implica la giustizia e promuove la costruzione di una società autenticamente democratica.
Nello sforzo di risolvere i problemi delle vecchie e nuove povertà, la pastorale sociale collaborerà con i diversi organismi ecclesiali impegnati nel settore delle attività caritative.
65. - Itinerari non occasionali di spiritualità per persone irnpegnate nel sociale e in politica.
"Per il cristiano, l'azione sociale deve essere espressione di una vita secondo lo Spirito, un modo, cioè, di vivere la carità, che è la vita di Dio riversata nel suo cuore per mezzo dello Spirito Santo.
In questo senso, anche l'impegno sociale e politico gli si presenta come una specifica strada di perfezione nella carità, cioè di santificazione".77
La proposta della spiritualità è la proposta più appropriata e urgente che la comunità ecclesiale deve fare ai cristiani chiamati a vivere la fede e la carità sul fronte arduo della politica e della gestione delle istituzioni pubbliche.
Non c'è dubbio, infatti, che solo una spiritualità radicata saldamente nell'ascolto della parola, nella preghiera, nella celebrazione dei sacramenti e nella vita di grazia, può aiutare il cristiano a coniugare la carità verso i fratelli e il rispetto delle leggi, l'attenzione alle persone e l'efficacia operativa, l'ascolto di tutti e la capacità decisionale.
Da questa spiritualità il cristiano riceverà forza per resistere alle lusinghe del potere fine a se stesso e del facile arricchimento personale e di gruppo.
Strumento ordinario del cammino di spiritualità è una direzione spirituale puntuale e qualificata, per la quale sono richieste la presenza e la disponibilità dei sacerdoti.
Indice |
65 | Nota Pastorale Chiesa e lavoratori nel cambiamento, n. 17 |
66 | Giovanni Paolo II, Allocuzione al Convegno ecclesiale di Loreto, n. 2 |
67 | Paolo VI, Esort. Apost. Evangelii nuntiandi. n. 60 |
68 | Ivi, n. 60 |
69 | Cf Ivi. n. 7; cf CEI, Nota pastorale La Chiesa in Italia dopo Loreto, nn. 44-45 |
70 | Giovanni XXIII, Lett. Enc. Mater et magistra, n. 228 |
71 | Cf Giovanni XXIII, Lett. Enc. Pacem in terris, n. 16 |
72 | Cf Gaudium et spes, n. 26 |
73 | Cf Comm. Eccl. Giustizia e pace Nota pastorale Educare alla legalità, n. 15 |
74 | CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 41 |
75 | Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus , n. 46 |
76 | Giovanni Paolo II, Lett. Enc.
Sollicitudo rei socialis, n. 42; cf CEI, Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 39 |
77 | Comm. Episc. Problemi Sociali e il Lavoro Nota Pastorale La pastorale per le persone impegnate in campo sociale e politico, n. 6 |