La formazione dei Presbiteri nella Chiesa Italiana |
« "Abbiamo trovato il Messia" … e lo condusse da Gesù » ( Gv 1,41-42 )
Uno dei due discepoli che, su indicazione di Giovanni Battista, avevano seguito Gesù e avevano visto dove abitava, era Andrea, fratello di Simon Pietro.
Egli, di ritorno da quella straordinaria esperienza, « incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia ( che significa il Cristo )" e lo condusse da Gesù ». ( Gv 1,41-42 )
"Abbiamo trovato il Messia": « sta qui, in un certo senso, il cuore di tutta la pastorale vocazionale della Chiesa, con la quale essa si prende cura della nascita e della crescita delle vocazioni, servendosi dei doni e delle responsabilità, dei carismi e del ministero ricevuti da Cristo e dal suo Spirito.
La Chiesa, come popolo sacerdotale, profetico e regale, è impegnata a promuovere e servire il sorgere e il maturare delle vocazioni sacerdotali con la preghiera e con la vita sacramentale, con l'annuncio della Parola e con l'educazione alla fede, con la guida e la testimonianza della carità ».65
La Chiesa, assemblea dei chiamati, ha, tra i suoi compiti principali, l'annuncio del Vangelo della vocazione, cioè della personale chiamata d'amore della Trinità, che interpella ogni uomo e ogni donna a rispondere con il dono di sé nella santità.
La pastorale vocazionale è l'aiuto offerto a ciascuno perché scopra il progetto che Dio gli ha affidato e lo realizzi secondo le necessità della Chiesa, al servizio della società.
Per questa ragione, « la pastorale vocazionale è la prospettiva originaria della pastorale generale ».66
Le vocazioni si raccolgono fondamentalmente nelle tre forme generali di vita dei laici, dei ministri ordinati e dei consacrati.
Se è vero che la comunità cristiana promuove l'intero arco di queste possibilità, tuttavia si impegna in modo particolare a favore del ministero ordinato, « poiché essa deve in qualche modo garantire la propria permanenza, il proprio futuro »67 e assicurare « il fondamento oggettivo della Chiesa, soprattutto attraverso l'Eucaristia ».68
« Di qui la traduzione pastorale: il ministero ordinato per tutte le vocazioni e tutte le vocazioni per il ministero ordinato, nella reciprocità della comunione ».69
Prima ancora dell'azione formativa del seminario, ogni Chiesa particolare e, al suo interno, ogni comunità parrocchiale, è chiamata a promuovere le vocazioni al presbiterato con la fervente preghiera, la testimonianza di un'autentica vita cristiana, la proposta esplicita e l'indicazione di precisi itinerari vocazionali.
Una comunità cristiana che vive intensamente la sua vocazione e la sua missione costituisce infatti il terreno favorevole per il sorgere e il maturare delle vocazioni al presbiterato.70
La riscoperta della dimensione vocazionale della vita cristiana e in particolare delle vocazioni al presbiterato interpella soprattutto le famiglie, le parrocchie, le aggregazioni ecclesiali: la grande sfida cui tutti sono chiamati a rispondere è quella di evangelizzare o ri-evangelizzare le persone perché la loro esistenza sia plasmata dalla fede cristiana e diventi docile alla chiamata di Dio.
Le famiglie, in quanto testimoniano l'amore e promuovono un clima di fede, « costituiscono come il primo seminario »;71
le parrocchie, per la loro stessa identità, sono « il luogo per eccellenza in cui va proclamato l'annuncio del Vangelo della vocazione e delle singole vocazioni »;72
i gruppi, i movimenti e le associazioni, nella misura in cui sono « luoghi pedagogici della vita di fede », offrono un ambiente idoneo per la scoperta e l'accoglienza della propria vocazione.73
Il salto di qualità della pastorale vocazionale attenta al ministero presbiterale sarà pertanto frutto dell'impegno di tutta la comunità ecclesiale, attraverso la mediazione educativa e la testimonianza dei presbiteri, dei diaconi, dei genitori, dei consacrati, dei catechisti, degli animatori, degli educatori alla fede degli adolescenti e dei giovani.
In questo impegno condiviso, il Centro diocesano vocazioni è chiamato a svolgere un ruolo di formazione, promozione e coordinamento.74
I testimoni più efficaci della vocazione al presbiterato sono indubbiamente i presbiteri e i seminaristi.
I presbiteri, nella misura in cui sapranno offrire una testimonianza di spiritualità, slancio pastorale, gioia, amicizia e condivisione, riusciranno a trasmettere più che a parole il fascino di una vita spesa totalmente per l'impegno apostolico.
Allo stesso modo i seminaristi, se vivranno con libertà, passione e gioia l'esperienza della loro particolare sequela, diventeranno i primi e immediati apostoli della vocazione in mezzo ai loro coetanei.75
In questa prospettiva, il seminario diocesano, "cor cordis" della Chiesa particolare, potrà essere davvero un segno vocazionale particolarmente incisivo per i giovani, laboratorio di speranza per il futuro.76
Il seminario si preoccuperà di promuovere, in sintonia con il Centro diocesano vocazioni, alcune specifiche attività vocazionali.
Esso può infatti:
– offrire esperienze di intensa preghiera, in un orizzonte ecclesiale;
– valorizzare la propria esperienza comunitaria come annuncio vocazionale;
– dare rilievo alla mediazione personale, sia dei giovani già in cammino sia dei presbiteri che accompagnano tali esperienze;
– introdurre alla pratica della direzione spirituale, come aiuto al discernimento del progetto di Dio e consegna di sé alla Chiesa;
– mantenere vivo l'orizzonte apostolico, cui la sequela rinvia;
– sostenere e motivare chi ha già assunto impegni di servizio all'interno della comunità ecclesiale o nel mondo del volontariato, aiutandolo a integrare sempre di più il servizio e la relazione personale con Gesù.
È opportuno che le indicazioni offerte in alcuni documenti recenti circa l'impegno prioritario delle Chiese locali in favore delle vocazioni al ministero ordinato siano tenute in attenta considerazione dalle diverse realtà ecclesiali e specialmente dagli animatori della pastorale vocazionale.
Emergono per autorevolezza, completezza e attualità:
il quarto capitolo dell'Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, dedicato alla vocazione sacerdotale nella pastorale della Chiesa;77
il Documento finale del Congresso sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa Nuove vocazioni per una nuova Europa;78
gli Orientamenti emersi dalla XLV Assemblea Generale della CEI, dedicata alla pastorale giovanile, Educare i giovani alla fede,79
e quelli emersi dalla XLVI Assemblea Generale, dedicata alla pastorale vocazionale, Le vocazioni al ministero ordinato e alla vita consacrata nella comunità cristiana.
In particolare, quest'ultimo documento offre quattro percorsi vocazionali che « corrispondono ad altrettanti "mandati" per le nostre Chiese: "Pregate, testimoniate, evangelizzate, chiamate!" ».80
Per ognuno di questi mandati, vengono indicate esperienze concrete, avvalorate dalla pratica pastorale degli ultimi anni,81 che costituiscono un buon punto di partenza per la verifica e la progettazione.82
Ai ragazzi e ai giovani che mostrassero segni chiari di vocazione al presbiterato, si aprono, a seconda dell'età, due percorsi propedeutici al seminario maggiore: la comunità del seminario minore e la comunità propedeutica.
La Chiesa mette a disposizione, anche per l'età della preadolescenza e dell'adolescenza, una specifica comunità per l'iniziale discernimento e accompagnamento delle vocazioni al presbiterato.
È il seminario minore che, variamente strutturato nelle diocesi che ne dispongono, offre a ragazzi e adolescenti una proposta di vita al seguito di Gesù, in un contesto comunitario, tenendo conto delle esigenze tipiche dell'età.
Esso, dove esiste,83 è anche il punto di riferimento della pastorale vocazionale della preadolescenza e dell'adolescenza, con occasioni di incontro e di formazione per i ragazzi delle parrocchie e soprattutto con la testimonianza offerta dal gruppo dei seminaristi.84
Mettendo a disposizione il seminario minore, la Chiesa è attenta
a recepire le acquisizioni della pedagogia dell'età evolutiva,
a valorizzare sapientemente gli apporti degli altri soggetti educativi, quali le famiglie, le scuole, le parrocchie e le associazioni,
a rispettare il principio della gradualità senza compiere forzature, offrendo tuttavia una formazione integrale e coerente, basata sull'intimità con Gesù, capace di sollecitare scelte generose e responsabili.85
Per interpretare al meglio il proprio ruolo, il seminario minore dovrà farsi carico, insieme agli altri soggetti educativi, del grave compito di restituire vigore, consistenza e dignità all'educazione stessa, resistendo alla tentazione di confonderla o di separarla dall'esperienza di fede.
La comunità del seminario minore:
– è a servizio della crescita integrale del ragazzo nel progressivo discernimento vocazionale e, perciò, ha la funzione « di tenere alta la memoria della vita cristiana come chiamata alla santità, al servizio, alla testimonianza, alla sequela, alla scoperta del proprio stato di vita »;86
– ha una sapiente capacità di adattamento alle diverse età ed esigenze dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani;
– è caratterizzata da un clima sereno e familiare, che permetta di seguire il Signore, nella gioia della vita fraterna, nella condivisione e nell'aiuto vicendevole;
– è attenta, nell'elaborazione del suo progetto educativo, ai criteri di ammissione al seminario maggiore, in modo che non vi siano 'salti' innaturali nella vita dei giovani;
– richiede una certa consistenza numerica, in modo da permettere agli alunni una vita ricca di rapporti interpersonali;
– integra senza sostituire l'opera della famiglia, della scuola e della parrocchia nei compiti educativi loro propri;87
– si impegna nell'animazione vocazionale dei ragazzi e degli adolescenti della diocesi.88
Perché il seminario possa svolgere efficacemente il suo compito ha bisogno di un'équipe educativa stabile e motivata, preparata ad affrontare i problemi dell'adolescenza, unita e concorde nella complementarità dei ruoli, autorevole nel rapporto con i ragazzi.
L'équipe educativa stabile è costituita dal rettore, dal direttore spirituale e da uno o più animatori, a seconda delle dimensioni della comunità.89
Con i sacerdoti educatori possono collaborare anche laici, uomini e donne, specialmente nell'ambito della consulenza psicopedagogica.
Il carisma femminile, in particolare, può essere di grande aiuto nell'itinerario formativo.90
È opportuno programmare con accuratezza e lungimiranza la formazione dei nuovi educatori, in modo che risultino all'altezza del compito loro affidato.
Di fondamentale importanza per l'efficacia educativa del seminario minore è la collaborazione con le famiglie.
Infatti, l'educazione spetta, prima di ogni altro soggetto, ai genitori.
Nella famiglia, Chiesa domestica, essi « devono essere per i loro figli, con la parola e con l'esempio, i primi annunciatori della fede e secondare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in modo speciale ».91
Questa funzione educativa originaria della famiglia, anche in ordine alla vocazione, non viene delegata agli educatori del seminario, che non sostituiscono le figure dei genitori.
Con l'ingresso in seminario inizia, invece, tra educatori e genitori una collaborazione che interessa tutti gli ambiti della formazione.
Gli educatori ascoltino il parere dei genitori sull'impostazione formativa del seminario e sulle scelte più importanti da compiere e li tengano costantemente informati sulla vita dei loro figli.
I genitori, da parte loro, si lascino effettivamente coinvolgere nella vicenda educativa del seminario e facciano in modo di essere presenti nei momenti più significativi; inoltre, siano particolarmente attenti alle esigenze formative dei figli nei tempi di rientro in famiglia e nei mesi estivi.
In questa prospettiva, è opportuno che si prevedano anche momenti di formazione per aiutare i genitori nel loro compito di educatori nella fede dei figli e per sensibilizzarli e prepararli ad accompagnarne il cammino vocazionale.
Il seminario minore, inoltre, mantiene un rapporto costante con le parrocchie dei seminaristi.
La parrocchia rappresenta per il seminarista la famiglia di Dio nella quale è rinato alla vita nuova ed è stato iniziato alla vita cristiana.
È la comunità di fedeli nella quale è chiamato a vivere l'esperienza della fede e della sequela quando ritorna in famiglia.
Partecipando alla vita della propria parrocchia nelle forme richieste dalla sua età, egli dà testimonianza anche del proprio cammino vocazionale.
Il ruolo dei presbiteri della parrocchia è di grande importanza nella formazione e maturazione del seminarista.
Essi lo presentano al seminario, riconoscendo quel germe di vocazione che il Signore ha seminato nel suo cuore.
Insieme con la famiglia, assicurano la continuità educativa il sabato e la domenica e nei mesi estivi; con loro gli educatori rimangono in dialogo costante, ricevendone i consigli e l'aiuto per il discernimento.
Gli educatori, prima di accogliere un ragazzo, sono tenuti a valutare attentamente la presenza di alcune condizioni, richieste dalla finalità vocazionale del seminario minore.
Anzitutto, essi devono verificare che il ragazzo scelga spontaneamente di far parte della comunità seminaristica e dimostri di possedere, in modo proporzionato all'età, quelle qualità fondamentali di umanità, di fede e di disponibilità che gli permetteranno di accogliere la proposta formativa del seminario;
sono chiamati poi a valutare le doti intellettuali richieste dai futuri impegni di studio, considerare la partecipazione alla vita parrocchiale e fare attenzione all'ambiente familiare.
In presenza di situazioni familiari problematiche o irregolari, dovranno tenere conto della personalità del ragazzo e del carattere propedeutico del seminario minore.
In ogni caso, richiedano sempre il parere del parroco prima di procedere all'ammissione di qualcuno in seminario.
È opportuno che, prima dell'ingresso, i ragazzi partecipino alle attività vocazionali del seminario o a qualche momento della vita dei seminaristi, così da operare una scelta più consapevole.
Queste occasioni offriranno anche agli educatori preziosi elementi di valutazione.
Particolare rilievo acquistano i criteri legati all'orientamento vocazionale.
Nella preadolescenza, il desiderio di conoscere la propria vocazione e l'accoglienza del percorso vocazionale del seminario sono segni sufficienti di disponibilità al progetto del Signore.
Negli anni successivi, l'orientamento al presbiterato deve farsi progressivamente più chiaro e diventare oggetto di discernimento e di preghiera, in vista di una scelta matura e consapevole.
L'autenticità delle intenzioni sarà verificata dalla fedeltà e generosità nella vita quotidiana.
Negli anni dell'adolescenza, vanno comprese con pazienza e lungimiranza le oscillazioni, le crisi e le difficoltà che accompagnano il formarsi della personalità e l'ascolto della chiamata del Signore, soprattutto se rimane l'apertura autentica e il confronto con gli educatori.
Quando un ragazzo, di fatto, rifiuta la proposta del seminario, non accetta il rapporto educativo e non mostra prospettive di cambiamento in tempi convenienti, non ha più senso la sua permanenza in comunità, che risulterebbe inopportuna per lui e per gli altri ragazzi.
Per una valutazione serena e obiettiva del percorso dei singoli seminaristi, è importante che gli educatori si confrontino spesso tra di loro, con la famiglia, la scuola e la parrocchia, soprattutto in coincidenza con le tappe più significative della vita di seminario o qualora emergessero problemi particolari nella crescita umana e cristiana.
Si tenga conto di tutte le dimensioni della formazione, sapendo cogliere anche i segni di una possibile evoluzione.
Il seminario minore può accogliere ragazzi dagli undici ai diciannove anni di età.
È necessario perciò tener conto della varietà delle esigenze educative richieste dalle diverse età, ispirandosi a un criterio di gradualità.
I ragazzi che pervengono al seminario presentano inoltre profonde diversità dovute soprattutto agli ambienti educativi di provenienza: famiglia, scuola e parrocchia.
Anche a queste si dovrà prestare attenzione nell'elaborazione della proposta formativa.
Vengono fornite di seguito alcune indicazioni essenziali per una formazione integrale, lasciando ai singoli seminari il compito di specificare nei loro progetti educativi gli obiettivi e i mezzi dei vari ambiti formativi.
Il seminario minore favorisce nei seminaristi l'impegno ad andare incontro al Signore Gesù, amico e maestro, con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le forze, secondo le trasformazioni tipiche della loro età.
La proposta spirituale aiuta i ragazzi, nel rispetto del criterio di gradualità,
a prendere consapevolezza del proprio mondo interiore per riconoscere e accogliere la chiamata di Dio e rispondervi con generosità;
li educa gradualmente all'ascolto della Parola;
offre loro momenti di preghiera personale e comunitaria, che trovano il loro vertice nell'Eucaristia;
li incoraggia a scoprire la bellezza e la gioia del sacramento della Riconciliazione;
li introduce alla conoscenza del depositum fidei attraverso itinerari di catechesi.
Seguendo Cristo nel cammino verso la piena maturità umana, il seminario minore porta i ragazzi
ad acquisire e a curare quelle virtù umane che sono necessarie alla costruzione di personalità equilibrate e mature, come la sincerità, l'onestà, la generosità, la responsabilità, la perseveranza, il rispetto per ogni persona e il perdono;
li accompagna nella maturazione di autentiche relazioni amicali,
nell'accettazione e nel rispetto delle regole della comunità,
nella graduale maturazione alla libertà e all'autonomia;
in particolare, li sostiene nel processo di evoluzione affettivo-sessuale, che ha un'importanza determinante negli anni dell'adolescenza.
Suo impegno è aiutarli ad affrontare le fatiche del cambiamento e orientarli a gestire le pulsioni e i sentimenti nella prospettiva del dono di sé.
L'organizzazione della vita quotidiana e settimanale tiene in debito conto la dimensione del gioco e dello sport per uno sviluppo armonico della persona.
La scuola e lo studio sono parte integrante del cammino di crescita armonica e di ricerca vocazionale proprio del seminario minore; essi infatti offrono agli alunni le chiavi interpretative per accostare e affrontare la realtà in modo intelligente e critico.
La proposta scolastica è tesa perciò ad aiutare i ragazzi a studiare con gusto, a organizzare lo studio in maniera sempre più autonoma e responsabile, a maturare la capacità di costanza e concentrazione e ad affrontare la fatica.
Essa inoltre è attenta a recepire e favorire gli interessi dei ragazzi nel campo delle arti e in quello delle comunicazioni sociali.
Laddove è possibile e opportuno, si privilegi l'indirizzo scolastico che faciliterà in seguito l'eventuale accesso agli studi teologici.
Nelle diocesi in cui non è possibile mantenere o costituire il seminario minore, occorre provvedere ad attivare altre forme di accompagnamento vocazionale.
« In questi anni diversi tentativi hanno interpretato coraggiosamente tale bisogno: scuole o centri vocazionali, campi estivi e incontri periodici lungo l'anno, dotati di un progetto, di un accompagnamento e di un coordinamento ben pensati ».92
Tra i vari percorsi, sono da segnalare i gruppi vocazionali per adolescenti e giovani, detti talvolta seminari aperti.
« Pur non essendo permanenti, questi gruppi potranno offrire, in un contesto comunitario, una guida sistematica per la verifica e la crescita vocazionale.
Pur vivendo in famiglia e frequentando la comunità cristiana che li aiuta nel loro cammino formativo, questi ragazzi e questi giovani non devono essere lasciati soli.
Essi hanno bisogno di un gruppo particolare o di una comunità di riferimento cui appoggiarsi per compiere quello specifico itinerario vocazionale che il dono dello Spirito Santo ha iniziato in loro ».93
La preparazione di base richiesta dal progetto educativo del seminario maggiore, la tendenza nei giovani a differire nel tempo le scelte esistenziali, la diversità, la complessità e la frammentazione degli odierni contesti di vita rendono normalmente necessario, per i giovani che non provengono dal seminario minore,94 uno specifico itinerario di introduzione al seminario maggiore.95
Per proporre, garantire e accompagnare tale itinerario, si raccomanda che ogni diocesi, gruppo di diocesi o regione istituisca una comunità propedeutica residenziale.96
Se ciò non fosse possibile a motivo dello scarso numero di vocazioni, non si manchi di attivare percorsi propedeutici personalizzati per i singoli, che potranno risiedere sia in seminario sia in una parrocchia.
Di norma, non si ammetta al seminario maggiore chi, non provenendo dal seminario minore, non abbia compiuto almeno un anno propedeutico residenziale.
Gli obiettivi della comunità propedeutica sono:97
– aiutare i giovani orientati al seminario a immergersi profondamente nel mistero di Cristo e ad assimilare gli elementi essenziali della vita spirituale;
– attivare un iniziale discernimento vocazionale, che verifichi la rettitudine delle intenzioni,98 la fondatezza delle motivazioni e la consistenza della personalità;
– consolidare le condizioni di maturità umana necessarie per abbracciare consapevolmente una formazione di spiccata impronta oblativa, capace di autotrascendenza e di relazioni umane costruttive;
– presentare in modo esauriente la figura del presbitero, secondo l'attuale sensibilità ecclesiale;
– completare la conoscenza dei principali dati della fede e della vita della Chiesa;
– acquisire la base culturale sufficiente per affrontare lo studio teologico.
La configurazione della comunità propedeutica è ancora in fase di sperimentazione.
Tuttavia, le esperienze realizzate in molte diocesi permettono di indicare alcune caratteristiche essenziali che ne precisano l'identità.
La comunità propedeutica:
– è collegata, ma distinta dalla comunità del seminario maggiore; per questo è preferibile, se possibile, che abbia una sede autonoma; in ogni caso deve essere garantita una specifica dinamica formativa;
– è principalmente finalizzata a verificare i segni oggettivi di un effettivo orientamento al presbiterato;99
– tiene conto, per la sua modellazione concreta, « dell'estensione degli adempimenti propedeutici, degli obblighi scolastici o civili dei giovani che intraprendono il cammino, dell'opportunità che si attui subito o si rimandi il distacco da eventuali impegni di lavoro o da responsabilità familiari »;100
– è inserita nella vita della Chiesa particolare, partecipando alle esperienze ecclesiali più rilevanti e proponendosi quale luogo significativo di ricerca vocazionale;
– coinvolge in modo adeguato le famiglie e le parrocchie di origine dei giovani.
La durata dell'esperienza propedeutica può variare da situazione a situazione.
« L'introduzione, comunque, di un anno propedeutico rappresenta un riferimento interessante e una prima scelta "esemplare" a fronte di esigenze tanto complesse ».101
Gli educatori che guidano la comunità sono il responsabile e il direttore spirituale.
Il responsabile vive con i giovani, condividendone le giornate, le esperienze e i problemi, in un atteggiamento di ascolto e di accompagnamento.
Spetta a lui organizzare la vita in comune e progettare gli itinerari formativi, sia personali che comunitari.
Fa parte dell'équipe educativa del seminario maggiore, al cui rettore fa costante riferimento per concordare le scelte pedagogiche più rilevanti e orientarsi sulle decisioni da prendere, specialmente in ordine all'accoglienza dei giovani in comunità e al loro passaggio al seminario maggiore.
Il direttore spirituale introduce i giovani alla vita spirituale e alla preghiera ed è a disposizione per la direzione spirituale in ordine a un primo discernimento vocazionale circa la fondatezza delle motivazioni.102
Egli, inoltre, si affianca al responsabile nella progettazione degli itinerari formativi personali e comunitari.
Il progetto educativo di una comunità propedeutica è per sua natura molto flessibile, in quanto dipende dalle esigenze reali dei giovani che chiedono di farne parte, dalla loro storia, dalle loro esperienze spirituali ed ecclesiali, dagli studi compiuti.
Tuttavia, esso non può essere vago e improvvisato; alcuni aspetti fondamentali devono essere garantiti e coordinati, pur se adattati di anno in anno alla diversa composizione della comunità.
Essi sono:
– l'esperienza dello stare con il Signore:103 il giovane deve fare un'esperienza spirituale incisiva, per poter dire alla fine: "Sì, dedicherò tutta la mia vita al Signore".
Considerato da questa prospettiva, il periodo propedeutico si caratterizzerà
per l'attenzione al silenzio e al raccoglimento;
per l'iniziazione alla preghiera personale e liturgica, alla lectio divina, all'Eucaristia quotidiana e alla pratica costante del sacramento della Riconciliazione;
per un'accurata direzione spirituale finalizzata al discernimento vocazionale;
– un impegno assiduo nella conoscenza di sé e nella maturazione umana: si tratta di favorire la conoscenza e la verifica degli aspetti fondamentali della personalità, evidenziandone le risorse e le eventuali fragilità.
A tal fine, è raccomandato, nel rispetto della libertà di ciascuno, il ricorso all'apporto della valutazione psicodiagnostica104 e, quando è opportuno, pure all'accompagnamento psicologico;105
– l'integrazione della formazione culturale di base e la preparazione immediata agli studi teologici.106
Come formazione di base, è bene prevedere un percorso catechistico sui temi fondamentali della fede, alcune proposte letterarie, la presentazione di alcuni libri della Sacra Scrittura, anche in sintonia con l'anno liturgico.
Come preparazione alla teologia, è necessario che chi non ha studiato la storia della filosofia, il latino e il greco nel secondo ciclo scolastico possa acquisirne le conoscenze di base; è pure conveniente offrire a tutti la possibilità di approfondire lo studio di una lingua straniera;
– un certo coinvolgimento in esperienze di carità.
Mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie energie a chi è nel bisogno è una verifica importante che manifesta la profondità dell'orientamento oblativo della propria vita;
– il contesto della vita in comune,107 come preparazione all'esperienza del seminario maggiore e poi alla condivisione nel presbiterio diocesano.
Essa si esprime nell'organizzazione delle giornate, dei servizi e della liturgia, nell'accoglienza reciproca, nello scambio spirituale.
L'esperienza del piccolo gruppo, che generalmente è data durante questo tempo previo al seminario maggiore, è ricca di risorse che è necessario riconoscere e valorizzare;
– la possibilità di significative relazioni ecclesiali:108 è bene che ai giovani sia offerta l'opportunità di un adeguato inserimento settimanale ( possibilmente il sabato e la domenica ) presso la parrocchia di origine o un'altra idonea; così pure è utile che essi partecipino alle iniziative diocesane più significative ( specialmente quelle indirizzate ai giovani ), per maturare un più forte senso di appartenenza ecclesiale.
Il Codice di diritto canonico prescrive che « il Vescovo diocesano ammetta al seminario maggiore soltanto coloro che, sulla base delle loro doti umane e morali, spirituali e intellettuali, della loro salute fisica e psichica e della loro retta intenzione, sono ritenuti idonei a consacrarsi per sempre ai ministeri sacri ».109
Gli aspiranti all'ammissione « prima di essere accolti, devono presentare i certificati di Battesimo e di Confermazione e gli altri documenti richiesti secondo le disposizioni della Ratio institutionis sacerdotalis ».110
È opportuno richiedere anche l'autocertificazione dei dati personali e familiari, il certificato degli studi compiuti, un certificato medico che attesti la buona salute, la presentazione del parroco, una domanda di ammissione al seminario.
L'esperienza ha precisato ulteriormente tali requisiti e ha individuato i seguenti criteri di discernimento:
– un'esperienza viva di fede e la chiara percezione della chiamata: chi entra in seminario deve anzitutto essere una persona che ha incontrato il Signore nella fede, lasciandosi attrarre da lui e avvertendo la vocazione a seguirlo nel ministero apostolico;
– una positiva esperienza ecclesiale, maturata nel contesto di una parrocchia o di un'altra significativa realtà ecclesiale;
– una personalità sufficientemente sana e ben strutturata dal punto di vista relazionale: prima di ammettere un giovane in seminario, occorre accertarsi, eventualmente con l'ausilio di un'adeguata valutazione psicodiagnostica,111 che sia immune da patologie psichiche tali da pregiudicare un fruttuoso cammino seminaristico;112 inoltre, che la sua capacità relazionale sia già in partenza promettente;
– la passione apostolica e missionaria: può orientarsi con buone prospettive verso il presbiterato solo chi ha dato prova di interesse per la vita pastorale, di amore per i poveri, di zelo per l'annuncio del Vangelo;
– l'orientamento alla vita celibataria: l'orientamento affettivo del dono totale di sé nel carisma verginale deve essere presente fin da quando un giovane decide di entrare in seminario; negli anni successivi egli avrà modo di verificare approfonditamente la consistenza e le motivazioni di tale carisma;
– una sufficiente preparazione culturale: condizione base per intraprendere il cammino in seminario è il diploma scolastico di secondo ciclo, con eventuali integrazioni nelle discipline richieste per lo studio della teologia.
Circa il discernimento specificamente vocazionale, si possono indicare alcuni criteri distinguibili in quattro aree;113
– l'apertura al mistero: « Se la chiusura al mistero, caratteristica di una certa mentalità moderna, inibisce qualsiasi disponibilità vocazionale, il suo contrario, ovvero l'apertura al mistero, è non solo condizione positiva per la scoperta della propria vocazione, ma indice che segnala una sana opzione vocazionale ».114.
Gli atteggiamenti tipici sono la disponibilità alla ricerca, l'affidamento, la speranza, la gratitudine;
– l'identità nella vocazione: « Il secondo ordine di criteri ruota attorno al concetto di "identità".
L'opzione vocazionale infatti indica e implica proprio la definizione della propria identità: è scelta e realizzazione dell'io ideale, più che dell'io attuale, e dovrebbe portare la persona ad aver un senso sostanzialmente positivo e stabile del proprio io ».115
Gli atteggiamenti rivelatori sono la scoperta della propria positività radicale, il coinvolgimento totale della persona, l'oblatività;
– un progetto vocazionale ricco di memoria credente: « La terza area su cui andrebbe concentrata l'attenzione di chi discerne una vocazione è quella relativa al rapporto tra passato e presente, tra memoria e progetto ».116
L'atteggiamento essenziale è la riconciliazione con il proprio passato, la capacità di riappropriarsi, anche negli aspetti negativi, della vita che si vuole donare;
– la docibilitas vocazionale: « L'ultima fase dell'itinerario vocazionale è quella della decisione [ … ].
Il requisito fondamentale è quello della docibilitas della persona, ovvero la libertà interiore di lasciarsi guidare da un fratello o sorella maggiore, in particolare nelle fasi strategiche della rielaborazione e riappropriazione del proprio passato, specie quello più problematico, e la conseguente libertà di imparare e di saper cambiare ».117
Un'area delicata, che richiede una particolare attenzione nell'attuale contesto socio-culturale, è quella affettivo-sessuale.
Anche se l'ingresso in seminario non coincide con l'ammissione agli ordini sacri, tuttavia è necessario essere prudenti e negare o dilazionare l'ingresso in seminario a chi presentasse problemi irrisolti nell'ambito delle relazioni eterosessuali o dell'omosessualità.118
Identità e ministero presbiterale, come è noto, esigono consacrazione a Dio con cuore indiviso, relazioni non possessive, prudenza, capacità di rinuncia e di resistenza a tutto ciò che può costituire occasione di caduta, vigilanza sul corpo e sullo spirito, libertà interiore nelle relazioni interpersonali con uomini e con donne,119 capacità di relazione con l'altro-da-sé.
Al presbitero è chiesto di essere, con l'aiuto della grazia, "l'uomo della comunione".
La carenza oggettiva nelle relazioni con l'altro-da-sé incide in modo negativo sull'esercizio della carità pastorale, della sponsalità e paternità richieste al presbitero in ragione della sua conformazione a Cristo Capo, Pastore e Sposo.
Con l'ingresso nel seminario maggiore i seminaristi compiono una scelta chiara, che, pur nel cammino del discernimento, non ammette comportamenti ambigui nelle relazioni con le persone dell'altro sesso.
Quanto all'orientamento omosessuale,120 esso, anche a causa delle difficoltà che tipicamente l'accompagnano, è obiettivamente incompatibile con il ministero presbiterale e discordante con la figura stessa del presbitero.
Non possono, quindi, essere ordinati presbiteri e, di conseguenza, non devono essere ammessi in seminario coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.121
In presenza di inconsistenze affettivo-sessuali, è possibile consentire l'inizio del cammino formativo del seminario maggiore solo se risultano presenti tutti e tre i seguenti requisiti:
– il giovane sia cosciente della radice del suo problema ( che all'origine spesso non è sessuale );
– avverta la sua debolezza come un corpo estraneo alla sua personalità;
– sia in grado di controllare questa debolezza in vista di un superamento.122
Circa l'ammissione di seminaristi provenienti da altri seminari diocesani o da case di formazione di istituti di vita consacrata, si osservino scrupolosamente le norme del diritto universale e particolare.123
Oltre a colloqui e incontri previi per la conoscenza diretta del soggetto, le principali disposizioni richiedono:
la domanda scritta e motivata dell'interessato con le ragioni che hanno determinato l'abbandono o la dimissione;
l'obbligo per il seminario che accoglie di acquisire tutti gli elementi per la valutazione e l'obbligo per i precedenti superiori del richiedente di fornire tali informazioni;
la comunicazione scritta e motivata dell'eventuale ammissione all'interessato, al rettore del seminario di provenienza, al Vescovo o al superiore proprio.
Normalmente si sia molto prudenti nell'accettare un seminarista dimesso da un altro seminario o casa di formazione.
Non si possono, invece, prendere in considerazione le domande di coloro che, dopo il diciottesimo anno di età, per una seconda volta sono stati dimessi o hanno lasciato il seminario o l'istituto religioso.
Circa i casi di vocazioni in età adulta, è doveroso predisporre un accurato discernimento sull'autenticità delle intenzioni e delle motivazioni, accertare che si tratti di persona di buona reputazione, ( Cfr 1 Tm 3,7 ) raccogliere testimonianze attendibili che ne sostengano la candidatura, verificare la sufficiente preparazione culturale di base, ascoltare la comunità di origine e richiedere la presentazione del parroco.
Se questo primo discernimento sarà positivo, bisognerà garantire un adeguato percorso teologico e un idoneo contesto che permettano l'acquisizione di una solida formazione spirituale, umana, teologica e pastorale.125
Quanto al percorso degli studi, se l'aspirante al presbiterato non ha in precedenza compiuto studi teologici, è necessario che li compia, possibilmente frequentando i corsi di teologia con gli altri seminaristi, oppure, se lo si ritiene più conveniente, seguendo un piano di studi personalizzato, ma comunque consistente, sotto la guida di un tutor nominato ad hoc.
Quanto alla formazione spirituale, umana e pastorale, è generalmente opportuno che l'aspirante sia inserito per almeno quattro anni nella comunità del seminario maggiore,126 così da disporre di tempi prolungati di studio e di silenzio, essere formato alla vita comune con i futuri fratelli nel presbiterato, far proprio lo spirito della Chiesa particolare e stabilire un legame più stretto con il Vescovo.
In alcuni casi può essere preferibile, invece, collocarlo in un contesto pastorale, richiedendogli comunque di mantenere significativi contatti con la comunità del seminario maggiore, il cui rettore continua ad essere il responsabile del suo cammino di formazione.
Nei casi di aspiranti al presbiterato in età decisamente adulta, l'ammissione al seminario maggiore comporta normalmente la conclusione dell'attività professionale.
Dal momento che l'eventuale interruzione del percorso formativo potrebbe porli in gravi difficoltà economiche, la loro ammissione deve essere decisa usando particolare prudenza ed esigendo speciali garanzie, così che si possa nutrire la fondata speranza che, salvo eccezionali imprevisti, essi giungeranno alla meta dell'ordinazione.
I giovani che entrano in seminario immediatamente alla fine del normale iter universitario non possono considerarsi vocazioni "adulte".
È bene che il loro curricolo di formazione e di studi sia regolare e comprenda anche l'anno propedeutico.
L'accoglienza di seminaristi provenienti da altri Paesi può costituire un arricchimento per la vita del seminario, favorendone l'apertura alla dimensione universale del ministero ordinato; ma è indispensabile attenersi ad alcune regole.
È quanto mai opportuno, dove è possibile, che il primo discernimento, l'anno propedeutico, almeno i primi due anni del curricolo filosofico- teologico e il rito di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato avvengano nei seminari delle Chiese di origine.127
La richiesta di inserire un seminarista straniero in un seminario italiano, per usufruirne della formazione in vista del ministero nella propria diocesi di origine, dovrà essere formulata dal Vescovo a quo al Vescovo ad quem e dovrà essere accompagnata da una lettera di presentazione del rettore.
Tra le due diocesi dovrà poi essere sottoscritta una convenzione che definisca i tempi, gli oneri e gli impegni reciproci.
Prima del conferimento degli ordini, si ottengano le "lettere dimissorie".128
Se possibile, la liturgia dell'ordinazione presbiterale sia celebrata nella Chiesa particolare del candidato.
Nel caso di seminaristi stranieri accolti per tutto l'iter formativo con l'intenzione di incardinarli in una diocesi italiana, si preveda, prima del loro ingresso in seminario, un tempo di inserimento lavorativo, culturale ed ecclesiale, e si abbia cura di verificarne attentamente la retta intenzione, le attitudini pastorali e l'adeguata conoscenza del contesto italiano.
Per un migliore accompagnamento formativo e per un coinvolgimento più fruttuoso nella comunità del seminario, si accolgano seminaristi stranieri e di altre diocesi in numero proporzionato alle dimensioni della comunità
Indice |
65 | Pastores dabo vobis, 38 |
66 | Nuove vocazioni, 26. Cfr Comunicare il Vangelo, 51: « Ci pare opportuno chiedere per gli anni a venire un'attenzione particolare ai giovani e alla famiglia [ … ]. In questa direzione, avvertiamo la necessità di favorire un maggior coordinamento tra la pastorale giovanile, quella familiare e quella vocazionale: il tema della vocazione è infatti del tutto centrale per la vita di un giovane » |
67 | Le vocazioni al ministero ordinato, 9 |
68 | Ibidem. |
69 | Nuove vocazioni, 22 |
70 | Cfr OT, 2 |
71 | Ibidem. La pastorale dovrà tener conto delle crescenti situazioni problematiche delle famiglie e, a volte, dell'ostilità dei genitori nei confronti della scelta vocazionale dei figli |
72 | Le vocazioni al ministero ordinato, 18 |
73 | Ibidem, 20. È da segnalare l'augurio espresso più avanti: « Il nostro auspicio è che tale fecondità perduri, mentre ricordiamo quanto sia importante la testimonianza di comunione fra queste aggregazioni ecclesiali e la Chiesa particolare, e in essa la parrocchia, luogo naturale di incontro, di verifica e sintesi dei diversi itinerari di fede. Le vocazioni che sbocciano nell'ambito delle aggregazioni devono peraltro essere aiutate a maturare nel senso di una sincera apertura e responsabilità verso la totalità della Chiesa » |
74 | Il Centro diocesano vocazioni è « organismo di comunione e strumento a servizio della pastorale vocazionale della Chiesa locale. [ … ] Testimonia e anima l'unità di tutte le vocazioni, dagli sposi ai consacrati, e tutte le rappresenta. Esso promuove itinerari vocazionali specifici e coordina le iniziative di pastorale vocazionale esistenti nella Chiesa particolare; forma gli animatori vocazionali e ha cura che nel popolo di Dio si diffonda una cultura vocazionale; partecipa all'elaborazione del progetto pastorale diocesano e collabora in particolare con la pastorale familiare e con quella giovanile » ( Ibidem, 25 ) |
75 | Cfr Congr. Chiese Orientali, i Religiosi, l'evangelizzazione, l'educazione ( a cura di ), Sviluppi della cura pastorale delle vocazioni nelle Chiese particolari, 41: esperienze del passato e programmi per l'avvenire. Documento conclusivo del II Congresso internazionale di Vescovi e altri responsabili delle vocazioni ecclesiastiche ( Roma, 10-16 maggio 1981 ), ( 2.V.1982 ) |
76 | Cfr Le vocazioni al ministero ordinato, 14 |
77 | Il quarto capitolo della Pastores dabo vobis, dopo aver commentato l'icona evangelica "Venite e vedrete" di
Gv 1,39 (
n. 34 ), illustra il rapporto tra la Chiesa e il dono della vocazione ( n. 35 ), approfondisce il mistero della vocazione come dialogo ineffabile tra Dio e l'uomo ( nn. 36-37 ), indica i contenuti, i mezzi e i responsabili della pastorale vocazionale ( nn. 38-41 ) |
78 | Il documento della Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche è il frutto del Congresso sulle vocazioni al sacerdozio e la vita consacrata in Europa, celebrato a Roma dal 5 al 10 maggio 1997. Dopo aver descritto l'odierna situazione vocazionale europea, esso presenta tre ampie e valide trattazioni sulla teologia, la pastorale e la pedagogia delle vocazioni |
79 | Cfr Presidenza CEI,
Educare i giovani alla fede. Orientamenti della XLV Assemblea Generale ( 27.II.1999 ) |
80 | Le vocazioni al ministero ordinato, Parte seconda |
81 | Cfr ibidem, Parte terza. Nel percorso del "pregare" si fa riferimento ad alcune esperienze che ben fotografano una comunità concorde nella preghiera per le vocazioni: "monastero invisibile", "giovedì vocazionale", giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, giornata del seminario; nel percorso del "testimoniare" si ricordano alcuni momenti di vita ecclesiale particolarmente segnati dal passaggio dello Spirito: esperienze di fraternità sacerdotale e di formazione permanente dei presbiteri, celebrazione di ordinazioni, professioni, anniversari e memoria di figure esemplari, accoglienza nelle comunità monastiche; nel percorso dell'"evangelizzare" si segnalano alcune iniziative che rafforzano l'annuncio del Vangelo della vocazione: la scuola della Parola ( lectio divina ), la settimana vocazionale parrocchiale, il volontariato caritativo, educativo e missionario, gli itinerari per cresimandi e cresimati, il gruppo dei ministranti, l'animatore vocazionale parrocchiale; nel percorso del "chiamare" si propongono veri e propri itinerari vocazionali specifici suggeriti dallo Spirito e frutto della passione di tanti educatori: i gruppi vocazionali per giovani e ragazze ( ad es. gruppo Diaspora, Samuel, Se vuoi … ) che si propongono tra l'altro di arrivare alla pratica della direzione spirituale e di far comprendere l'importanza di una personale "regola di vita", gli esercizi spirituali vocazionali, il campo scuola vocazionale, la comunità di accoglienza vocazionale |
82 | Cfr Linee comuni, 30 |
83 | In molte diocesi italiane, di fatto, è venuto meno il servizio dei seminari minori, ovvero essi hanno assunto forme diversificate. Ne va tuttavia ribadita la validità e, dove è possibile, promossa l'attuazione |
84 | Cfr OT, 3; CIC, can. 234; Pastores dabo vobis, 63; Linee comuni, 24-26 |
85 | Cfr Linee comuni, 24 |
86 | Ibidem, 25 |
87 | Ibidem. |
88 | Il seminario minore, in dialogo con le varie parrocchie della diocesi, promuove la conoscenza del seminario stesso e la sensibilità vocazionale, specialmente dei ragazzi e degli adolescenti. Per questo, è opportuno che accolga volentieri quei ragazzi che, singolarmente o in gruppo, desiderano condividere alcuni momenti con i seminaristi, pregando e confrontandosi con loro. I seminaristi potranno recarsi insieme in qualche parrocchia per condividere la propria esperienza e tenere vivo il dialogo con i coetanei. Può essere utile anche che i sacerdoti educatori offrano la loro collaborazione in alcuni settori della pastorale diocesana ( come la catechesi e la pastorale giovanile ), dove terranno vivi l'attenzione e l'interesse per la vocazione presbiterale |
89 | Le loro competenze specifiche si desumono, con i dovuti adattamenti, da ciò che è detto per gli educatori del seminario maggiore: cfr i successivi nn. 66-71 |
90 | Cfr Pastores dabo vobis, 66, che richiama la Lettera apostolica
Mulieris dignitatem, 29-31 ( 15.VIII.1988 ), dove, in particolare, al
n. 30 si afferma: « La forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l'uomo, l'essere umano. Naturalmente, Dio affida ogni uomo a tutti e a ciascuno. Tuttavia, questo affidamento riguarda in modo speciale la donna – proprio a motivo della sua femminilità – ed esso decide in particolare della sua vocazione. [ … ] La donna è forte per la consapevolezza dell'affidamento, forte per il fatto che Dio "le affida l'uomo", sempre e comunque, persino nelle condizioni di discriminazione sociale in cui essa può trovarsi. Questa consapevolezza e questa fondamentale vocazione parlano alla donna della dignità che riceve da Dio stesso, e ciò la rende "forte" e consolida la sua vocazione. In questo modo, la "donna perfetta" ( cfr Pr 31,10 ) diventa un insostituibile sostegno e una fonte di forza spirituale per gli altri, che percepiscono le grandi energie del suo spirito» |
91 | LG, 11 |
92 | Linee comuni, 27 |
93 | Pastores dabo vobis, 64 |
94 | Gli educatori possono comunque valutare se richiedere anche a chi proviene dal seminario minore ( a motivo, per esempio, della sua indecisione o immaturità ) di compiere un'ulteriore esperienza propedeutica prima dell'ingresso nel seminario maggiore |
95 | Notizie sulle esperienze in atto nelle diverse Chiese sono contenute nel Documento informativo della Congregazione per l'Educazione Cattolica
Il periodo propedeutico ( 1.V.1998 ). A questo argomento è dedicato il secondo capitolo delle Linee comuni per la vita dei nostri seminari |
96 | « I periodi propedeutici di carattere diocesano sono quindi di grande utilità e attualità, anche se la loro istituzione non sempre è facile, a causa della scarsità di sedi adatte, di formatori e di mezzi finanziari. In numerosi paesi infatti le circostanze concrete sono tali da rendere indispensabile una cooperazione interdiocesana, per creare delle propedeutiche regionali o nazionali, sotto la responsabilità dei Vescovi delle rispettive regioni o Conferenze Episcopali » ( Congr. Educazione Cat., Il periodo propedeutico, III, 5 ) |
97 | Cfr Linee comuni, 28 |
98 | Con "intenzioni" si vuole indicare ciò che il candidato intende onestamente con la sua decisione vocazionale; con "motivazioni" ci si riferisce alle dinamiche profonde di natura umana e spirituale che motivano quelle intenzioni |
99 | Cfr Linee comuni, 30 |
100 | Ibidem, 29. Al n. 30 si raccomanda che la decisione di cessare eventuali studi universitari molto avanzati sia valutata senza ombra di leggerezza, tenendo conto di tutti gli elementi in gioco nella storia della persona |
101 | Ibidem. |
102 | Si auspica che il direttore spirituale sia stabilmente residente in comunità, specialmente in presenza di un numero significativo di giovani |
103 | « È questo il punto di raccordo tra un cammino di fede vissuto in una comunità cristiana o in un gruppo ecclesiale e l'approdo nel contesto comunitario del seminario. Ciò chiede attenzione ai contenuti essenziali dell'esperienza cristiana e una loro verifica: l'ascolto della Parola di Dio, l'attitudine alla preghiera personale e liturgica, la buona conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica, la disposizione ad un vissuto relazionale aperto agli altri nella carità » ( Linee comuni, 30 ) |
104 | La valutazione psicodiagnostica della personalità è intesa a riconoscere nel momento presente gli elementi che manifestano la disponibilità effettiva della persona ( o le eventuali resistenze consce o inconsce ) a lasciarsi plasmare dalla grazia. Tale discernimento a livello psicologico riguarda quattro tipi di problemi: di psicopatologia, di sviluppo, di inconsistenza e integrazione vocazionale, di carattere spirituale ( cfr Ibidem, 15 ) |
105 | Il percorso di accompagnamento psicologico ha lo scopo di aiutare il giovane ad acquisire una maggiore consapevolezza delle forze umane e spirituali a sua disposizione, oltre che delle debolezze cui far fronte; a integrare più efficacemente i valori vocazionali nella propria concreta situazione di vita; ad allargare l'area della propria libertà nella donazione consapevole a Dio e nella responsabilità verso se stesso e verso la Chiesa |
106 | « Essendo diverse le provenienze e molto differenziati i dati di esperienza, [ la proposta culturale ] dovrà variamente articolarsi nelle aree della riflessione filosofica e della problematica culturale emergente, della conoscenza elementare della lingua latina e greca in vista dell'approccio ai testi fondamentali del lavoro teologico, dell'esercitazione a tener viva o a incrementare la conoscenza della lingua italiana e l'uso delle lingue straniere » ( Ibidem, 30 ) |
107 | « Essa rappresenta la condizione per introdursi alla preghiera liturgica e personale, per meglio conoscersi, in virtù delle molteplici relazioni quotidiane, e per assimilare i presupposti obiettivi di un reale affidamento di sé all'opera dello Spirito e alla pedagogia della Chiesa » ( Ibidem. ) |
108 | Cfr Ibidem. |
109 | CIC, can. 241, § 1 |
110 | CIC, can. 241, § 2 |
111 | Cfr nota 104 |
112 | « Sono da considerare alcuni segni o sintomi che possono essere indicativi di qualche patologia grave, presenti anche in persone fornite di un buon modo di presentarsi e, sotto alcuni aspetti creative e intellettualmente capaci. Si tratta di segni o sintomi che indicano una fragilità strutturale importante e diffusa della persona, e che si possono ben distinguere da alcune difficoltà limitate a qualche area specifica. Non rappresentano forme psicotiche manifeste, la cui evidenza è clamorosa, ma segnalano disturbi della personalità, che come tali tendono a ostacolare anche considerevolmente rapporti interpersonali normali e produttivi. Alcune scuole molto attendibili forniscono a questo proposito qualche importante esemplificazione: - perdurante instabilità della vita: è il caso di una persona costantemente incerta nelle scelte, negli impegni, nel lavoro, negli ideali, nelle relazioni; - incapacità di intuire i sentimenti degli altri e i loro problemi; - mancanza di senso di colpa, in presenza almeno di alcune azioni morali oggettivamente gravi e lesive dell'altro; - azioni impulsive di carattere aggressivo o sessuale senza alcun controllo, passività e mancanza quasi assoluta di iniziativa, molta difficoltà alla concentrazione e alla riflessione per una certa durata; - onnipotenza e grandiosità con sopravvalutazione delle proprie responsabilità e competenze, e sottovalutazione della situazione reale e delle reazioni degli altri nelle relazioni sociali; - esaltazione irrealistica o critica totale, unilaterali e frequenti, di persone e situazioni, passando dal "tutto bene" al "tutto male" nei riguardi della stessa persona, con conseguenti relazioni parziali, incapaci di tenere insieme aspetti positivi e negativi di una persona o situazione. La presenza relativamente regolare e frequente di alcuni di questi segni o sintomi chiede di essere presa in seria considerazione, in quanto può pregiudicare un fruttuoso cammino seminaristico » ( Linee comuni, 16 ). « Ci sono poi dei segni o sintomi di disturbi psicologici più lievi e moderati, che si manifestano nell'irrigidimento o nel funzionamento improprio dei normali processi di adattamento della persona ( modi di sentire, di pensare, di agire ). Alcune caratteristiche di questo stile che potremmo definire difensivo e che riguarda forse soltanto settori parziali della persona e non la sua struttura, possono essere così descritte: - evitare le scelte, apparendo rigidi e bisognosi di essere sempre rassicurati da norme esteriori; - essere spinti dal passato, con comportamenti conservatori finalizzati all'assicurazione di una vacillante identità; - deformare considerevolmente aspetti non marginali delle esigenze che la realtà pone; - avere un pensiero schematico, poco attento alla realtà e tendente a includere elementi soggettivi estranei alla situazione; - affidarsi al presupposto che deve essere possibile rimuovere e cancellare, quasi magicamente, elementi disturbanti; - cercare e concedersi gratificazioni con il sotterfugio e bugie infantili. La presenza di questi e analoghi sintomi, benché non possa essere considerata sempre allarmante, può indicare situazioni trattabili che richiedono però un intervento specifico a livello psicologico, soprattutto quando tali sintomi sono percepiti dal soggetto con sofferenza. Opportunamente affrontati, questi disagi non precludono il cammino seminaristico. Il candidato dovrà verificare nel dialogo con i formatori i segni di un effettivo cambiamento nel tempo, comprovato dal confronto con le esigenze e i compiti concreti della vita: preghiera, lavoro, relazioni » ( Nuove vocazioni, 17 ) |
113 | Cfr ibidem. |
114 | Ibidem. |
115 | Ibidem. |
116 | Ibidem. |
117 | Ibidem. |
118 | Cfr Congr. Vita Consacr., Potissimum institutioni. Direttive sulla formazione negli Istituti religiosi, 39 ( 2.2.1990 ); Nuove vocazioni, 37. Per nessuna ragione, evidentemente, può essere presa in considerazione la domanda di coloro che manifestassero tendenze pedofile |
119 | Cfr Pastores dabo vobis, 44 |
120 | Con "orientamento omosessuale" si intende qui la condizione della persona che, in modo stabile, esclusivo o predominante, si trova orientata sessualmente verso persone dello stesso sesso, indipendentemente dal fatto che questo orientamento porti ad atti sessuali conseguenti |
121 | Cfr Congr. Educazione Cat., Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro
ammissione al Seminario e agli Ordini sacri, 2 ( 4.XI.2005 ). Si veda anche Congr. Educazione Cat., A memorandum to Bishops seeking advice in matters concerning homosexuality and candidates for admission to Seminary ( 9.VII.1985 ); Congr. Culto, Lettera ( 16.V.2002 ): Notitiae 38 (2002), 586 |
122 | Cfr Nuove vocazioni, 37. Si può dire che c'è un controllo delle debolezze in vista di un superamento sia se « di fatto ( il soggetto ) ci cade sempre meno », sia se « tali inclinazioni disturbano sempre meno la sua vita ( anche psichica ) e gli consentono di svolgere i suoi doveri normali senza creargli tensione eccessiva né occupare indebitamente la sua attenzione » ( Ibidem ) |
123 | CIC, can. 241, § 3; Congr. Educaziobe Cat., Istruzione alle Conferenze Episcopali circa l'ammissione in Seminario dei candidati provenienti da altri Seminari o Famiglie religiose ( 9.X.1986 e 8.III.1996 ); C. E. I., Decreto generale circa l'ammissione in seminario di candidati usciti o dimessi da altri seminari o famiglie religiose ( 27.III.1999 ), riportato in Appendice II |
125 | Cfr Pastores dabo vobis, 64; Linee comuni, 31 |
126 | CIC, can. 233, § 2 |
127 | Questa disposizione è motivata dalla difficoltà del discernimento in un altro contesto culturale ed ecclesiale e dalla necessità di favorire un inserimento almeno iniziale nella propria Chiesa particolare, in vista della formazione di un presbitero destinato a essere incardinato nella diocesi di origine |
128 | CIC, can. 1052, § 2 |