Il Popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture

III. Gli Ebrei nel Nuovo Testamento

66. Dopo aver esaminato i rapporti che gli scritti del Nuovo Testamento intrattengono con le Scritture del popolo ebraico, dobbiamo ora considerare i diversi giudizi espressi sugli ebrei nel Nuovo Testamento e, a tal fine, cominciare con l'osservare la diversità che si manifestava allora in seno allo stesso giudaismo.

A. Punti di vista diversi nel giudaismo postesilico

1. Gli ultimi secoli prima di Cristo

« Giudaismo » è un termine appropriato per indicare il periodo della storia israelitica che inizia nel 538 a.C. con la decisione persiana di permettere la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme.

La religione del giudaismo fu, in molti modi, l'erede della religione preesilica nel regno di Giuda.

Il Tempio fu ricostruito; i sacrifici erano offerti; gli inni e i salmi cantati; le feste di pellegrinaggio nuovamente celebrate. Il giudaismo assunse una colorazione religiosa particolare per la proclamazione della Legge da parte di Esdra ( Ne 8,1-12 ) nell'epoca persiana.

A poco a poco le sinagoghe divennero un fattore importante nell'esistenza ebraica.

Il loro diverso atteggiamento nei riguardi del Tempio divise spesso gli ebrei fino al 70 d.C., come si può vedere nella dissidenza samaritana e nei manoscritti di Qumran.

Divisioni basate sulle diverse interpretazioni della Legge esistettero dopo il 70 come prima.

La comunità samaritana costituiva un gruppo dissidente, rinnegato dagli altri ( Sir 50,25-26 ).

Essa si basava su una forma particolare del Pentateuco e aveva rifiutato il santuario e il sacerdozio di Gerusalemme.

Il santuario dei samaritani era costruito sul monte Garizim ( Gv 4,9.20 ).

Avevano un loro sacerdozio.

La descrizione, fatta da Giuseppe Flavio, di tre « partiti » o scuole di pensiero, Farisei, Sadducei ed Esseni ( Ant. 13.5.9; § 171 ), è una semplificazione e va interpretata con cautela.

Si può essere sicuri che molti ebrei non appartenevano ad alcuno di questi tre gruppi.

D'altra parte, le divergenze tra questi andavano al di là del punto di vista strettamente religioso.

L'origine dei Sadducei si situa probabilmente nel sacerdozio sadocita del Tempio.

Come gruppo distinto sembrano apparire al tempo dei Maccabei, a causa dell'atteggiamento reticente di un'altra parte del sacerdozio nei confronti del potere asmoneo.

Le difficoltà della loro esatta identificazione si manifestano quando si studia il periodo che si estende dalle lotte maccabaiche contro i Seleucidi a partire dal 167 fino all'intervento romano nel 63 a.C.

I Sadducei si identificarono sempre di più con l'aristocrazia ellenizzata, che deteneva il potere; si suppone che avessero poco in comune con il popolo.

L'origine degli Esseni si situa, secondo alcuni autori, intorno al 200 a.C., nell'atmosfera delle attese apocalittiche ebraiche, ma la maggior parte la vedono in un'opposizione al cambiamento di situazione concernente il Tempio a partire dall'anno 152, data in cui fu nominato sommo sacerdote Gionata, fratello di Giuda Maccabeo.

Si tratterebbe degli Assidei o « pii » che si erano uniti alla rivolta maccabaica ( 1 Mac 2,42 ) e che si erano poi sentiti traditi da Gionata e Simone, fratelli di Giuda Maccabeo, che avevano accettato di essere nominati sommi sacerdoti dai re seleucidi.

Le nostre informazioni sugli Esseni si sono notevolmente arricchite con la scoperta, a partire dal 1947, di rotoli e frammenti di circa 800 manoscritti a Qumran, presso il mar Morto.

Gran parte degli studiosi ritiene, infatti, che questi documenti provengano da un gruppo di Esseni stabilitisi in questo luogo.

Lo storico Giuseppe offre, nella "La guerra giudaica",307 una lunga descrizione carica di ammirazione per la pietà e la vita comunitaria degli Esseni, che, per certi aspetti, assomigliano a un gruppo monastico.

Disdegnando il Tempio retto da sacerdoti che essi giudicavano indegni, i Qumraniti formavano la comunità della nuova alleanza.

Cercavano la perfezione grazie a un'osservanza estremamente rigida della Legge, interpretata per essi dal Maestro di giustizia.

Attendevano un avvento messianico imminente, intervento di Dio per eliminare ogni iniquità e punire i nemici.

I Farisei non erano un movimento sacerdotale.

Apparentemente, l'assunzione della dignità di sommo sacerdote da parte dei Maccabei non li preoccupava.

Tuttavia, il loro stesso nome, che implica separazione, risulta probabilmente dal fatto che anch'essi, in definitiva, erano diventati molto critici verso gli Asmonei, discendenti dei Maccabei, e se ne erano dissociati, essendo il loro modo di governare diventato sempre più secolarizzato.

Alla Legge scritta, i Farisei aggiungevano una seconda Legge di Mosè, orale.

Le loro interpretazioni erano meno severe di quelle degli Esseni e più innovatrici di quelle dei Sadducei, che, con spirito conservatore, si attenevano alla Legge scritta.

È così che a differenza dei Sadducei, i Farisei professavano una credenza nella risurrezione dei morti e negli angeli ( At 23,8 ), credenze sorte nel corso del periodo postesilico.

Le relazioni tra i diversi gruppi erano di tanto in tanto estremamente tese, arrivando fino all'ostilità.

È utile ricordarsi di questa ostilità per poter collocare nel suo contesto l'inimicizia che si riscontra nel Nuovo Testamento dal punto di vista religioso.

Alcuni sommi sacerdoti si resero responsabili di molte violenze.

Uno di essi, di cui si ignora il nome, cercò di mettere a morte, probabilmente verso la fine del II secolo a.C., il Maestro di giustizia di Qumran, durante la celebrazione di Kippur.

Gli scritti di Qumran coprono di ingiurie la gerarchia sadducea di Gerusalemme, sacerdoti cattivi accusati di violare i comandamenti, e denigrano ugualmente i Farisei.

Esaltando il Maestro di giustizia, essi qualificano un altro personaggio ( un esseno? ) come arrogante e menzognero, che perseguitava con la spada « tutti quelli che camminano verso la perfezione » ( Documento di Damasco, ms. A, I, 20 ).

Questi incidenti ebbero luogo prima del tempo di Erode il Grande e dei governatori romani in Giudea, quindi prima del tempo di Gesù.

2. Il primo terzo del I secolo d.C. in Palestina

67. Questo periodo è quello della vita di Gesù, iniziata tuttavia un po' prima, essendo Gesù nato prima della morte di Erode il Grande avvenuta nell'anno 4 prima della nostra era.

Alla morte di questi, l'imperatore Augusto divise il regno tra tre figli di Erode: Archelao ( Mt 2,22 ), Erode Antipa ( Mt 14,1; ecc.) e Filippo ( Mt 16,13; Lc 3,1 ).

Poiché il modo di governare di Archelao suscitava l'ostilità dei suoi sudditi, Augusto fece passare ben presto il suo territorio, la Giudea, sotto l'amministrazione romana.

Quale poteva essere la posizione di Gesù in rapporto ai tre « partiti » religiosi che abbiamo menzionato?

Bisogna considerare tre questioni principali.

Al tempo della vita pubblica di Gesù qual era il gruppo religioso più importante?

Giuseppe Flavio dice che i Farisei erano il partito principale, estremamente influente nelle città.308

È forse questa la ragione per cui Gesù viene presentato in opposizione ad essi più che ad ogni altro gruppo, un indiretto omaggio alla loro importanza.

A ciò si aggiunge che questa componente del giudaismo è sopravvissuta meglio delle altre ed il cristianesimo nascente ha dovuto confrontarsi soprattutto con essa.

Quali erano le posizioni dei Farisei?

I vangeli presentano spesso i Farisei come dei legalisti ipocriti e senza cuore.

Si è cercato di confutare questa presentazione sulla base di alcune posizioni rabbiniche attestate nella Mishna, che non sono né ipocrite né strettamente legaliste.

L'argomento non è decisivo, perché una tendenza legalista si manifesta anche nella Mishna e, d'altra parte, si ignora in che misura le posizioni della Mishna, codificate verso l'anno 200, corrispondano a quelle dei Farisei del tempo di Gesù.

Detto ciò, bisogna ammettere che, molto probabilmente, la presentazione dei Farisei nei vangeli è influenzata in parte dalle polemiche più tardive tra cristiani ed ebrei.

Al tempo di Gesù, c'erano certamente dei Farisei che insegnavano un'etica degna di approvazione.

Ma la testimonianza diretta di Paolo, un fariseo « accanito sostenitore delle tradizioni dei padri », mostra a quali eccessi poteva condurre lo zelo dei farisei: « perseguitavo fieramente la Chiesa di Dio ».309

Gesù apparteneva a uno dei tre gruppi?

Non c'è alcuna ragione di fare di lui un sadduceo.

Non era sacerdote.

La credenza negli angeli e nella risurrezione dei corpi così come le attese escatologiche che gli sono attribuite nei vangeli lo avvicinano molto di più alla teologia essena e farisaica.

Ma il Nuovo Testamento non menziona mai gli Esseni e non ha alcun ricordo di un collegamento di Gesù con una comunità così specifica.

Quanto ai Farisei, nominati spesso nei vangeli, la loro relazione con Gesù è regolarmente di opposizione, a causa del suo atteggiamento non conforme alle loro osservanze.310

È quindi più probabile che Gesù non sia appartenuto ad alcuno dei partiti che esistevano allora in seno al giudaismo.

Era semplicemente solidale con la maggior parte del popolo.

Ricerche recenti hanno cercato di situarlo in diversi contesti del suo tempo: rabbi carismatici di Galilea, predicatori cinici itineranti o perfino zeloti rivoluzionari.

Ma egli non si lascia racchiudere in nessuna di queste categorie.

Riguardo al rapporto di Gesù con i Gentili e il loro modo di pensare, ci si è ugualmente abbandonati a molte speculazioni, ma le informazioni a disposizione sono pochissime.

In quest'epoca in Palestina, anche nelle regioni in cui la maggior parte della popolazione era ebraica, era forte l'influenza dell'ellenismo, ma non si faceva sentire dappertutto allo stesso modo.

L'influenza esercitata su Gesù dalla cultura delle città ellenistiche come Tiberiade sulla riva del lago di Galilea e Sepforis ( a 6 o 7 chilometri da Nazaret ) resta molto problematica, perché i vangeli non danno alcuna indicazione di contatti di Gesù con queste città.

Né abbiamo indizi che Gesù o i suoi più stretti discepoli parlassero greco in modo significativo.

Nei vangeli sinottici, Gesù ha pochi contatti con i Gentili, ordina ai discepoli di non andare a predicare tra loro ( Mt 10,5 ), vieta di imitare il loro modo di vivere ( Mt 6,7.32 ).

Alcune sue espressioni riflettono il sentimento ebraico di superiorità nei riguardi dei Gentili,311 ma egli sa prendere le sue distanze di fronte a questi sentimenti e affermare, al contrario, la superiorità di molti Gentili ( Mt 8,10-12 ).

Qual era il rapporto dei primi discepoli di Gesù con il contesto religioso ebraico?

I Dodici e gli altri condividevano probabilmente la mentalità galilaica di Gesù, sebbene i dintorni del lago di Galilea dove abitavano siano stati più cosmopoliti di Nazaret.

Il IV vangelo riferisce che Gesù attira alcuni discepoli di Giovanni Battista ( Gv 1,35-41 ), che ha dei discepoli della Giudea ( Gv 19,38 ) e che conquista un intero villaggio di Samaritani ( Gv 4,39-42 ).

È quindi possibile che il gruppo dei discepoli riflettesse il pluralismo allora esistente in Palestina.

3. Il secondo terzo del I secolo

68. Il primo periodo di diretta amministrazione romana della Giudea terminò nel 39-40.

Erode Agrippa I, amico dell'imperatore Caligola ( 37-41 ) e del nuovo imperatore, Claudio ( 41-54 ), diventò re su tutta la Palestina ( 41-44 ).

Egli guadagnò il favore dei capi religiosi ebrei e si sforzò di apparire pio.

In At 12 Luca gli attribuisce una persecuzione e la messa a morte di Giacomo, fratello di Giovanni e figlio di Zebedeo.

Dopo la morte di Agrippa, di cui At 12,20-23 presenta un racconto drammatizzato, iniziò un altro periodo di governo romano.

Fu nel corso di questo secondo terzo del I secolo che i discepoli di Cristo risorto divennero molto numerosi e si organizzarono in « chiese » ( « assemblee » ).

È verosimile che le strutture di alcuni gruppi ebraici abbiano esercitato un'influenza sulle strutture della Chiesa primitiva.

Ci si può domandare se i « presbiteri » o gli « anziani » cristiani siano stati istituiti sul modello degli « anziani » delle sinagoghe e, d'altra parte, se gli « episcopi » (« sorveglianti » ) cristiani siano stati stabiliti sul modello dei « sorveglianti » descritti a Qumran.

La designazione del movimento cristiano come « la via » ( hodos ) riflette forse la spiritualità degli uomini di Qumran, partiti nel deserto per preparare la strada del Signore?

Dal punto di vista teologico, si è creduto di trovare delle tracce dell'influenza di Qumran nel dualismo del IV vangelo, espresso in termini di luce e tenebre, verità e menzogna, nella lotta tra Gesù, luce del mondo, e il potere delle tenebre ( Lc 22,53 ) e nella lotta tra lo Spirito della verità e il Principe di questo mondo ( Gv 16,11 ).

Ma la presenza di temi comuni non implica necessariamente una relazione di dipendenza.

I procuratori romani degli anni 44-66 furono uomini senza levatura, corrotti e disonesti.

Il loro cattivo governo suscitò la comparsa dei « sicari » ( terroristi armati di pugnale ) e degli « zeloti » ( impietosi fanatici della Legge ) e provocò, alla fine, una grande rivolta ebraica contro i Romani.

Per domare questa rivolta furono impiegati rilevanti forze armate romane e i migliori generali.

Per i cristiani, un evento notevole fu la messa a morte di Giacomo, « fratello del Signore », nell'anno 62, in seguito a una decisione del Sinedrio convocato dal sommo sacerdote Ananus ( Anna ) II.

Questo sommo sacerdote fu destituito dal procuratore Albino per aver agito illegalmente.

Solo due anni più tardi, dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64, l'imperatore Nerone ( 54-68 ) perseguitò i cristiani nella capitale.

Secondo una tradizione molto antica, gli apostoli Pietro e Paolo furono martirizzati in tale occasione.

Ne consegue che, parlando in modo approssimativo, l'ultimo terzo del I secolo può essere chiamato periodo post-apostolico.

69. 4. L'ultimo terzo del I secolo

La rivolta ebraica nel 66-70 e la distruzione del Tempio di Gerusalemme provocarono un cambiamento nella dinamica dei raggruppamenti religiosi.

I rivoluzionari ( sicari, zeloti e altri ) furono sterminati.

L'insediamento di Qumran fu distrutto nel 68.

La cessazione dei sacrifici nel Tempio indebolì la base del potere dei dirigenti sadducei, appartenenti alle famiglie sacerdotali.

Non sappiamo in che misura il giudaismo rabbinico sia erede dei Farisei.

Ciò che è certo è che, dopo il 70, alcuni maestri rabbini, « i saggi d'Israele », furono a poco a poco riconosciuti come guide del popolo.

Quelli che erano radunati ad Jamnia ( Yavneh ), sulla costa palestinese, furono considerati dalle autorità romane i portaparola degli ebrei.

Dal 90 al 110 circa, Gamaliele II, figlio e nipote di celebri interpreti della Legge, presiedeva l'assemblea di Jamnia.

È possibile che gli scritti cristiani risalenti a questo periodo, quando parlano di giudaismo, siano stati influenzati, in modo crescente, dai rapporti con questo giudaismo rabbinico in via di formazione.

In certi settori, il conflitto tra i dirigenti delle sinagoghe e i discepoli di Gesù era acuto.

Lo si vede dalla menzione dell'espulsione dalla sinagoga inflitta a « chiunque avrebbe confessato che Gesù è il Cristo » ( Gv 9,22 ) e, come contropartita, dalla forte polemica antifarisaica di Mt 23 nonché dal riferimento, fatto dall'esterno, alle « loro sinagoghe », designate come luoghi in cui i discepoli di Gesù saranno flagellati ( Mt 10,17 ).

Spesso viene menzionata la Birkat haminim, « benedizione » sinagogale ( in realtà una maledizione ) contro gli eretici.

La sua datazione all'anno 85 è incerta e l'idea che si trattasse di un decreto ebraico universale contro i cristiani è quasi certamente un errore.

Ma non si può seriamente mettere in dubbio che a partire da date diverse a secondo dei luoghi, le sinagoghe locali non abbiano più tollerato la presenza dei cristiani facendo loro subire vessazioni che potevano arrivare fino alla messa a morte ( Gv 16,2 ).312

Gradualmente, a partire dall'inizio del II secolo, una formula di « benedizione » che denunciava eretici o devianti di ogni tipo fu compresa come riferita anche ai cristiani e, molto più tardi, come riferita specialmente ad essi.

Verso la fine del II secolo, le linee di demarcazione e di divisione tra ebrei che non credevano in Gesù e i cristiani erano dappertutto chiaramente tracciate.

Ma testi come 1 Ts 2,14 e Rm 9–11 dimostrano che la divisione era già percepita chiaramente molto prima di questo tempo.

Indice

307 Guerra 2.8.213; § 119-161
308 Guerra 2.8.14; § 162; Antichità 18.13; § 14
309 Gal 1,13-14; Fil 3,5-6; cf At 8,3; At 9,1-2; At 22,3-5; At 26,10-11
310 Mt 9,11.14 e par; Mt 12,2.14 e par; Mt 12,24; Mt 15,1-2 e par; Mt 15,12; Mt 16,6 e par; Mt 22,15 e par
311 Mt 5,47; Mt 15,26 e par
312 Nel II s., il racconto del martirio di Policarpo testimonia dell'« abituale » ardore degli ebrei di Smirne nel cooperare per la messa a morte dei cristiani ( Martyrium S. Polycarpi », XIII,1 )