Sermoni sul Cantico dei Cantici |
1. Non sono un uomo di profondo intendimento né di ingegno così perspicace da poter da me solo trovare qualche cosa di nuovo.
Ma si apre a noi la bocca di Paolo come una fonte grande e inesauribile.
Da essa attingo anche ora per me nella spiegazione delle mammelle della sposa, come anche faccio spesso.
Godere, dice egli, con quelli che godono, piangere con quelli che piangono ( Rm 12,15 ).
Sono qui espressi brevemente i materni affetti, poiché né soffrire, né fare alcunché possono i pargoli, senza colei che li ha generati; in tutti i casi è inevitabile che essa si conformi alle sue viscere.
Pertanto, assegnerò quei due affetti alle due mammelle della sposa, la compassione all’una, all’altra la congratulazione.
Diversamente è piccola e non ancora nubile e non ha ancora messo le mammelle se non si sente pronta a condividere la gioia né disposta a partecipare alle pene.
Una tale persona, nel caso che venisse incaricata dell’ufficio della predicazione, non gioverebbe agli altri, e causerebbe molto danno a se stessa.
Sarebbe pertanto per essa una grave imprudenza ingerirsi in una tale incombenza.
2. Ma torniamo alle mammelle della sposa, e proponiamo diverse specie di latte secondo le diverse mammelle.
La congratulazione invero produce il latte dell’esortazione, mentre la compassione dà quello della consolazione.
Ora, la madre spirituale si sente abbondantemente irrorare il suo petto dal cielo di queste due specie di latte ogni qual volta riceve il bacio.
Eccola che con turgidi seni si china ad allattare i suoi piccoli, e dispensa a uno parole di consolazione, ad altri di esortazione, secondo che vede convenire ai singoli.
Per esempio, se vede uno di quelli che ha generato nel Vangelo scosso da qualche forte tentazione, e, divenuto turbato e triste e pusillanime, per cui non gli riesce di superare la violenza della tentazione, come lo commisera, come lo accarezza, come piange; quante parole trova, dettate dalla pietà, con le quali sollevare il povero afflitto; e invece come esulta, come gli porge salutari ammonimenti, come lo sprona, lo istruisce come può e lo esorta a perseverare e a progredire sempre in meglio, se lo trova pronto, alacre e bene avviato nella via del bene!
A tutti si conforma, fa propri i sentimenti di tutti, insomma si dimostra madre, non meno ai deboli che vengono meno che a quelli che progrediscono.
3. Quanti oggi dimostrano diverse disposizioni, dico tra coloro che hanno assunto l’impegno di governare le anime!
Cosa che non si può dire senza gemere, costoro rendono vani gli obbrobri di Cristo, gli sputi, i flagelli, i chiodi, la lancia, la croce e la morte e li rigettano, li barattano in cambio di un turpe guadagno, e si studiano di raccogliere nelle loro borse il prezzo di tutti, differendo da Giuda Iscariota solo in questo, che egli ottenne come compenso un determinato numero di denari, questi invece con più vorace bramosia di guadagni esigono denaro senza fine.
A questo denaro aspirano con insaziabile desiderio, temono di perderlo ( quando lo posseggono ), e quando lo perdono si rammaricano; nell’amore di esso riposano, per quanto lo permette la preoccupazione di conservarlo o di aumentarlo.
Non badano né alla caduta, né alla salvezza delle anime.
Non sono pertanto costoro madri, in quanto, essendosi con il patrimonio del Crocifisso troppo ingrassati, impinguati, non sentono compassione delle disgrazie di Giuseppe.
Colei che è madre non dissimula; ha le mammelle, e non vuote.
Sa godere con chi gode e piangere con chi piange, e non cessa di spremere dal seno della congratulazione il latte dell’esortazione, e dal seno della compassione il latte della consolazione.
E basti per quello che riguarda le mammelle della sposa e del loro latte.
4. Ora indicherò ancora di quali unguenti queste mammelle esalino il profumo, se tuttavia voi mi aiutate con le vostre preghiere, affinché quanto è stato dato a me di sentire, mi sia anche concesso di esporlo degnamente a utilità di quanti ascoltano.
Altri sono gli unguenti dello Sposo, e altri quelli della sposa, come ognuno di essi ha le sue mammelle.
Ma avendo stabilito sopra dove si tratterà degli unguenti dello Sposo, ora studiamo quelli della sposa; e facciamolo con molta attenzione, in quanto la Scrittura ce li ha raccomandati non solo come buoni, ma come ottimi.
Ed enumero diverse specie di unguenti, onde poi scegliere tra essi quelli che particolarmente convengano alle mammelle della sposa.
C’è l’unguento della contrizione, c’è l’unguento della devozione e quello della pietà.
Il primo unguento causa dolore; il secondo lenitivo attenua il dolore; il terzo curativo espelle la malattia.
Ora parliamo più diffusamente dei singoli.
C’è dunque un unguento che si confeziona l’anima irretita da molti peccati, se, quando comincia a riflettere sulla sua condotta, raccoglie e riunisce e pesta nel mortaio della coscienza le molte e varie specie dei suoi peccati, e nella bollente pentola del suo petto tutti insieme li cuoce con un certo fuoco della penitenza e del dolore, onde poter dire con il Profeta: Ardeva il cuore nel mio petto, al ripensarci è divampato il fuoco ( Sal 39,4 ).
Ecco, questo è un unguento con il quale l’anima peccatrice deve condire gli inizi della sua conversione, e applicare alle sue piaghe ancora fresche; poiché il primo sacrificio da offrire a Dio è uno spirito contrito.
Fino a quando, dunque, non ha, come povero e indigente, di che comporsi un unguento migliore e più prezioso, non trascuri nel frattempo di prepararsi questo, anche se fatto con vili ingredienti, poiché Dio non disprezzerà un cuore contrito e umiliato.
E tanto meno vile apparirà una tale anima agli occhi di Dio, quanto più si sarà resa vile a se stessa nel ricordo dei suoi peccati.
6. Tuttavia se questo invisibile unguento diciamo essere stato raffigurato da quello visibile con il quale dalla peccatrice si riferisce siano stati unti i piedi del Signore, potremo stimano non del tutto vile.
Che leggiamo infatti di quello? E la casa, dice, fu ripiena dell’odore dell’unguento ( Gv 12,3 ).
Veniva versato dalle mani della peccatrice, e spalmato sulle estremità delle membra del corpo, cioè sui piedi; e tuttavia non fu talmente disprezzabile o vile, in quanto la forza e la soavità dell’aroma riempì tutta la casa di profumo.
Che, se pensiamo di quanta fragranza olezza la Chiesa per la conversione di un solo peccatore e a quanti ciascun penitente sia come odore di vita che conduce alla vita, se pubblicamente e perfettamente si pente, diremo senza dubbio anche di queste che la casa è stata ripiena del profumo dell’unguento …
Infine, il profumo della penitenza arriva anche alle superne mansioni dei beati, così che, come attesta la stessa Verità, c’è grande allegrezza tra gli angeli di Dio per ogni peccatore che fa penitenza.
Godete, penitenti, confortatevi o pusillanimi.
Dico a voi che, convertiti di recente dal secolo, e avendo lasciato le vostre vie pessime, avete sentito il vostro animo pentito venire invaso dall’amarezza e dalla confusione, turbato e crucciato da acuto dolore, come da ferite ancora fresche.
Le vostre mani distillino sicure l’amarezza della mirra in questa salutare unzione, perché Dio non disprezzerà un cuore pentito e umiliato.
Questa unzione non è affatto da disprezzare, né da ritenersi vile, dato che il suo odore sprona gli uomini alla correzione e invita a esultare gli angeli.
7. Ma c’è un unguento tanto più prezioso di questo in quanto composto da migliori specie di ingredienti.
Quelli del primo non andiamoli a cercare lontano, sono a nostra portata di mano, e li possiamo trovare senza difficoltà; dai nostri orticelli ne possiamo raccogliere in abbondanza ogni volta che occorre.
Chi, infatti, se è sincero, non trova abbastanza nella sua coscienza, di iniquità e peccati?
Questi sono, come riconoscete, gli ingredienti del primo unguento che abbiamo descritto …
La nostra terra però non produce gli aromi del secondo unguento, ma dobbiamo andarli a cercare lontano e dagli estremi confini.
Infatti, ogni dono ottimo e ogni dono perfetto viene dall’alto, discendendo dal Padre dei cieli ( Gc 1,17 ).
Quest’unguento si confeziona con i benefici divini accordati al genere umano.
Felice colui che si studia di raccoglierli con cura, e riprodurli davanti agli occhi della sua mente con una degna azione di grazie!
Certamente, quando saranno pestati e frantumati nel vaso del cuore con il pestello di un’assidua meditazione, e poi messi tutti a cuocere sul fuoco del santo desiderio, e, infine, conditi con l’olio della letizia, ne risulterà un unguento molto più prezioso ed eccellente del primo.
Basta a dimostrarlo la testimonianza di colui che dice: Il sacrificio di lode mi onorerà ( Sal 50,23 ).
E non c’è dubbio che il ricordo dei benefizi spinge alla lode.
8. Pertanto, testimoniando la Scrittura circa il primo, soltanto che, non sia da disprezzare, è chiaro che il secondo viene maggiormente lodato e onorato.
Il primo, infatti, si cosparge sui piedi, l’altro sul capo.
E se in Cristo il capo si riferisce alla divinità, come dice san Paolo: Il capo di Cristo è Dio ( 1 Cor 11,3 ), è fuori dubbio che unge il capo chi ringrazia, perché tocca Dio, non l’uomo.
Non che non sia uomo colui che è Dio, in quanto Dio e uomo formano un solo Cristo; ma perché ogni bene viene da Dio, non dall’uomo, anche quello che viene somministrato per mezzo dell’uomo.
In verità è lo spirito che vivifica, la carne non giova a nulla.
Per questo è maledetto colui che pone la sua speranza nell’uomo, poiché, anche se tutta la nostra speranza dipende giustamente dall’uomo Dio, questo non perché è uomo, ma perché è Dio.
Il primo unguento dunque si mette, sui piedi, il secondo sul capo, perché l’umiliazione di un cuore contrito si confà all’umiliazione della carne, mentre la glorificazione conviene alla maestà.
Ecco quale unguento vi ho proposto, con il quale quel Capo terribile ai Principati non ritiene cosa indegna di essere unto, anzi lo considera grande onore, dicendo: Il sacrificio di lode mi onorerà ( Sal 50,23 ).
9. Per la qual cosa, il preparare un tale unguento non è indizio di un povero e misero, ovvero di un pusillanime, per il fatto che questo ha come ingredienti la sola confidenza, che tuttavia deriva dalla libertà di spirito e dalla purezza di cuore.
L’anima pusillanime e di poca fede è preoccupata dalla scarsità della sostanza familiare, e non trova tempo, a causa della povertà, per dedicarsi alla lode divina, né a considerare i benefici che derivano da questa lode.
E se talvolta si sforza di elevarsi, subito viene richiamata alle sue cose dalle cure urgenti delle domestiche necessità.
Se mi si chiede la causa di questa miseria, dirò quello che voi stessi riconoscete, se non erro, essere o essere stato in voi.
Mi sembra che questa tristezza e diffidenza dipenda da due cause, cioè, o dalla recente conversione, o, più sicuramente, da una vita tiepida, anche se la conversione sia avvenuta da molto tempo.
L’una cosa e l’altra umilia e abbatte la coscienza, rendendola inquieta, mentre, sia a causa della tiepidezza, sia perché convertita di recente, sente che le antiche passioni dell’animo non sono ancora morte in lei, ed essendo costretta a lavorare a tagliare dall’orticello del suo cuore le spine dell’iniquità e le ortiche della cupidità, non ha la possibilità di uscire da se stessa.
E che? Chi lavora con fatica e gemendo, potrà forse nello stesso tempo esultare nella lode di Dio?
In che modo dalla bocca di uno che si lamenta e piange risuonerà, come dice Isaia, il ringraziamento e la voce di chi loda? ( Is 51,3 ).
Poiché, come ci dice il Sapiente: Musica in lutto è un discorso importuno ( Sir 22,6 ).
Infine, il ringraziamento segue il beneficio, non lo precede.
Ora l’anima che è immersa nella tristezza non gode del beneficio, ma ne ha bisogno.
Ha dunque motivo di pregare non di ringraziare.
Come infatti ricordi un beneficio che non hai ricevuto?
Giustamente perciò ho detto appartenere a questa povera anima preparare quest’unguento che si deve confezionare dal ricordo dei benefici divini, poiché non può vedere la luce fino a che guarda le tenebre.
È infatti nell’amarezza, e la sua memoria è piena del triste ricordo dei peccati, né le piace pensare contemporaneamente a qualche cosa di lieto.
Perciò a tali persone si rivolge lo spirito profetico dicendo: Invano vi alzate di mattino ( Sal 127,2 ).
Come dicesse: Invano vi alzate prima della luce per contemplare i benefici che dilettano, se prima non ricevete la luce che vi consoli dalle colpe che vi conturbano.
Non è questo, dunque, l’unguento dei poveri.
10. Ma vedete chi siano coloro che, non senza ragione, si gloriano di averne in abbondanza.
Se ne andavano pieni di gioia dal cospetto del consiglio per essere stati fatti degni di patir contumelia per il nome di Gesù ( At 5,41 ).
Veramente essi avevano ricevuto in abbondanza l’unguento dello spirito, tanto che la loro mitezza non venne meno, non dico sotto le ingiurie, ma neppure sotto le percosse.
Erano infatti ricchi in carità che non si esaurisce per nessuna spesa, e con essa erano in grado di offrire facilmente pingui olocausti.
I loro petti ardenti spandevano qua e là un liquore santo, del quale erano strapieni quando proclamavano in varie lingue le meraviglie di Dio, secondo che lo Spirito dava loro di parlare.
Non c’è dubbio che anch’essi abbondassero degli stessi unguenti, per i quali l’Apostolo rendeva testimonianza dicendo: Rendo grazie al mio Dio continuamente per voi per la grazia di Dio che è stata data a voi in Cristo Gesù, perché in tutte le cose siete diventati ricchi in Lui, di ogni ( dono di ) parola e di ogni scienza.
Per le quali cose è stata confermata tra di voi la testimonianza resa a Cristo, di modo che nulla manchi di grazia alcuna a voi ( 1 Cor 1,4-7 ).
Dio voglia che anche per voi io possa rendere le medesime grazie, che possa vedervi ricchi in virtù, ferventi nelle lodi di Dio, ridondanti sempre più abbondantemente di questo spirituale unguento, in Cristo Gesù nostro Signore.
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