Sulla cura dovuta ai morti

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16.19 - Così se i martiri intervengono talora nelle cose dei vivi, non è per un loro potere connaturale, ma per un miracolo della potenza di Dio

Con questo esempio si può risolvere la questione di come i martiri, attraverso i tanti benefici che vengono concessi a chi li prega, fanno vedere che si interessano alle cose degli uomini, anche se i morti non sanno quel che succede tra i vivi.

Anche noi siamo venuti a conoscenza non da dicerie stravaganti ma da testimoni sicuri che, quando Nola era assediata dai Barbari, il confessore Felice, di cui ami così devotamente la vicinanza, si è fatto sentire non solo concedendo tanti benefici, ma anche apparendo in sembianze umane.

Sono cose che manifestano chiaramente un intervento divino, ben diverso da come normalmente si comporta l'ordine naturale disposto per i singoli generi delle creature.

Se l'acqua, al comando del Signore, si è cambiata repentinamente in vino, ( Gv 2,9 ) noi non possiamo non distinguere quello che è l'acqua nell'ordine naturale delle cose e questo caso raro, anzi unico dell'intervento divino.

Né perché Lazzaro è risuscitato, ( Gv 11,44 ) ogni morto può risuscitare quando vuole o uno che è spirato può essere rianimato da un vivente allo stesso modo che uno che dorme può essere risvegliato da uno che sta sveglio.

Un conto sono i limiti delle cose umane, un conto i segni della potenza di Dio; un conto ciò che avviene per legge naturale, un conto ciò che avviene come miracolo di Dio, anche se Dio è sempre presente nella natura perché essa continui ad essere e non manchi neanche dei segni di Dio.

E così per il fatto che dei martiri si sonO fatti presenti per guarire o per aiutare qualcuno non si deve pensare che qualsiasi defunto si possa interessare delle cose dei vivi.

Semmai è più giusto pensare che per potenza divina i martiri intervengono nelle cose degli uomini proprio perché i defunti, nella loro condizione naturale, non possono intervenire nelle cose dei vivi.

16.20 - In qual modo i martiri sembrano intervenire in favore di chi li invoca, Agostino confessa di non sapere

Però se diamo per certo che sono proprio i martiri a venire in aiuto a coloro che aiutano, qui c'è una questione che supera le possibilità della mia intelligenza.

Sono essi, i martiri stessi, a presentarsi nel medesimo tempo e nei luoghi più disparati e tanto lontani tra loro, nei pressi delle loro Memorie oppure, indipendentemente da queste, in tutti quei luoghi dove si sente dire che appaiono?

Oppure essi se ne stanno nella pace del posto che conviene ai loro meriti, distaccati da ogni preoccupazione per i mortali, anche se intenti a pregare in modo generale per i bisogni di chi li supplica ( come del resto anche noi preghiamo per i morti senza essere presenti ad essi e senza sapere dove stanno e che cosa fanno ); ma è lo stesso Dio onnipotente, presente dovunque, non mescolato con noi né separato da noi, il quale esaudisce quelle preghiere dei martiri e fa arrivare questi aiuti agli uomini ai quali giudica opportuno mandarli tra le miserie di questa vita e si serve per questo del ministero degli Angeli che si trovano dappertutto?

In tal modo con la sua potenza e bontà mirabili e ineffabili egli esalta i meriti dei suoi martiri dove vuole, quando vuole, come vuole; e questo soprattutto tramite le loro Memorie, perché conosce che è un bene per noi, per edificare la fede di Cristo che essi hanno confessato a prezzo della vita.

Però questa cosa è troppo alta perché io la possa capire e troppo astrusa perché io la possa districare.

Perciò non posso pronunziarmi quale delle due possibilità sia la giusta ( o che magari siano giuste tutte e due ), che cioè a volte queste cose si verifichino con la presenza stessa dei martiri e a volte con la mediazione degli Angeli che si presentano con le sembianze dei martiri.

Mi piacerebbe informarmi presso chi le può sapere.

Non è possibile che non le sappia nessuno: non però presso chi presume di saperle e non le sa.

Perché questi sono doni di Dio che a uno elargisce una cosa, a un altro un'altra, come afferma l'Apostolo che dice che a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito per l'utilità di tutti: A uno, dice, viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza, a un altro invece per mezzo dello stesso Spirito il linguaggio della scienza, a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito, a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito, a uno il potere dei miracoli, a un altro il dono della profezia, a un altro il dono del discernimento degli spiriti, a un altro la varietà delle lingue, a un altro l'interpretazione delle lingue.

Ma tutte queste cose è l'unico e medesimo Spirito che le opera distribuendole a ciascuno come vuole. ( 1 Cor 12,7-11 )

Ora tra tutti questi doni spirituali che ha elencato l'Apostolo colui al quale è dato il discernimento degli spiriti è quello che sa queste cose come bisogna saperle.

17.21 - Su questo gli piacerebbe poter interrogare il monaco Giovanni, che passa per uno che ha il dono della profezia

Uno di questi dovrebbe essere stato quel Giovanni monaco che l'imperatore Teodosio il Grande consultò sull'esito della guerra civile; perché egli aveva anche il dono della profezia.

Io infatti non dubito che dei suddetti doni non ne viene dato solo uno a ciascuno, ma che uno ne può avere anche diversi.

Questo Giovanni, dunque, siccome una donna molto religiosa desiderava insistentemente di vederlo e a questo scopo faceva molte pressioni tramite suo marito, e d'altra parte Giovanni non voleva, perché mai aveva permesso una cosa simile a delle donne: "Va'", gli disse, "di' a tua moglie che mi vedrà questa notte, ma in sogno".

E avvenne proprio così; e le fece molte raccomandazioni su come si deve comportare una fedele sposata.

Svegliatasi, essa raccontò a suo marito di aver visto l'uomo di Dio tale quale egli lo conosceva e tutto quello che le aveva detto.

A me questo l'ha raccontato una persona seria, di alto rango, degnissima di essere creduta, la quale proprio da loro aveva saputo le cose.

Io però, se quel santo monaco l'avessi visto di persona, siccome, si dice che si lasciava interrogare con tanta pazienza e con altrettanta sapienza rispondeva, gli avrei chiesto, riguardo alla nostra questione, se proprio lui, personalmente, fosse venuto nel sogno a quella donna ( cioè il suo spirito nelle sembianze del suo corpo, come succede quando uno sogna se stesso nelle sembianze del proprio corpo ), oppure se, intento ad altre cose o magari dormendo, immerso in altri sogni, la visione di quella donna nel suo sogno si fosse formata per l'intervento di un angelo oppure in qualche altro modo.

E se fu per rivelazione dello Spirito di profezia che egli previde e promise quello che sarebbe successo.

Perché se di persona le si fece presente in sogno, questo poté avvenire per una grazia speciale e non per un fatto naturale, per un intervento di Dio e non per possibilità umane.

Se invece la donna lo sognò mentre egli stava facendo tutt'altra cosa o dormiva ed era occupato in altri sogni, allora è successo qualcosa di simile a quel che si legge negli Atti degli Apostoli, dove il Signore Gesù parla di Saulo con Anania e gli dice che Saulo ha visto Anania che veniva da lui, mentre Anania non ne sapeva niente. ( At 9,10-15 )

Ma qualunque cosa mi avesse risposto quell'uomo di Dio sull'argomento, io anche riguardo ai martiri avrei insistito per chiedere se sono proprio loro a presentarsi nella figura che vogliono a chi li sogna o comunque li vede ( e soprattutto quando ci sono di mezzo dei demoni costretti a confessare di essere da essi straziati negli uomini e li supplicano di essere lasciati in pace ), oppure sono cose che avvengono per disposizione di Dio che si serve di potenze angeliche per onorare e glorificare i suoi santi ad utilità degli uomini, mentre invece essi, ormai fissi nella suprema pace, nella contemplazione di ben altre visioni, sono lontani da noi, anche se pregano per noi.

A Milano presso i santi martiri Protasio e Gervasio i demoni erano costretti a lodare il vescovo Ambrogio, ancor vivo, dicendone espressamente il nome nel modo come dicevano quello di altri morti, e lo scongiuravano che non li tormentasse; e intanto lui chissà cosa faceva e certamente era all'oscuro di queste cose.

In conclusione, se queste cose avvengano a volte con la presenza dei martiri e a volte con quella degli Angeli; se sia possibile per noi distinguere questi due casi e in base a quali segni; oppure se non sia possibile sentirli e giudicarli se non da chi possiede quel dono per mezzo dello Spirito di Dio che distribuisce a ciascuno come egli vuole; questi argomenti avrebbe trattato con me quel Giovanni per lungo e per largo, ne sono sicuro: e così alla sua scuola o avrei imparato e riconosciuto come vere e certe le cose che diceva, oppure avrei creduto cose che non sapevo per il fatto che me le diceva lui che le sapeva.

Oppure se, prendendo dalla Sacra Scrittura, mi avesse risposto dicendo: Non cercare le cose troppo difficili per te, non indagare le cose per te tropo grandi, ma le cose che ti ha comandato il Signore quelle considera sempre, ( Sir 3,22 ) anche questo lo avrei accolto con gratitudine.

Perché non sarebbe piccolo frutto se, di tante cose oscure e incerte che non riusciamo a capire, ci diventa chiaro e certo che non è bene indagare; e di tante cose che uno vorrebbe imparare pensando quanto gli sarebbe utile saperle, impari almeno che non è un danno ignorarle.

18.22 - Epilogo:

Per aiutare i defunti nulla c'è di meglio che le Messe, le preghiere e le elemosine.

Senza trascurare anche le onoranze funebri.

In conclusione non pensiamo di poter essere di aiuto ai morti che ci stanno a cuore, se non suffragandoli devotamente con i sacrifici delle Messe, delle preghiere e delle elemosine, anche se non giovano a tutti coloro per i quali si fanno, ma solo a quelli che durante la vita si sono meritati che gli giovassero.

Però siccome non possiamo sapere quali siano costoro, bisogna che siano fatti per tutti i battezzati, perché non sia trascurato nessuno di coloro a cui questi aiuti possono e debbono arrivare.

Perché è meglio che sovrabbondino a quelli a cui non fanno né male né bene, anziché manchino a quelli a cui farebbero bene.

Certo queste cose uno le fa con maggiore diligenza per i suoi cari, meritando che poi si faccia così anche per lui.

Riguardo poi alle onoranze del corpo qualunque cosa si faccia, non porta un vantaggio alla sua salvezza, ma è un dovere di umanità per quell'affetto naturale per cui nessuno mai ha avuto in odio la propria carne. ( Ef 5,29 )

Perciò bisogna che ognuno quanto meglio può si prenda cura della carne del prossimo quando ormai quello che la portava non c'è più.

E se questo lo fanno coloro che non credono alla risurrezione della carne, quanto più debbono farlo coloro che ci credono, cosicché questo religioso dovere, compiuto per un corpo già morto ma che risusciterà e che rimarrà vivo in eterno, sia anch'esso in qualche modo una testimonianza di questa fede.

Che poi uno venga sepolto presso i sepolcri dei martiri, a me pare che al defunto porti questo solo vantaggio che, raccomandandolo così al patrocinio dei martiri, aumenti anche il desiderio che si preghi per lui.

18.23 - Saluti e convenevoli

Ai quesiti che hai creduto sottopormi questa è la mia risposta, come ho potuto dartela.

Se essa è più prolissa di quanto occorreva, mi scuserai: ciò è dovuto alla gioia che avevo di parlare più a lungo con te.

Ti chiedo di farmi sapere con un tuo scritto come la tua venerabile carità abbia accolto questo libro, che certamente ti renderà ancor più gradito colui che te lo porterà, cioè il nostro fratello e compresbitero Candidiano che, conosciuto attraverso la tua lettera, ho accolto con tutto il cuore e ora mi dispiace farlo partire.

La sua presenza nella carità di Cristo è stata per noi di grande gioia e, bisogna che te lo dica, anche per le sue insistenze ti ho accontentato.

Perché il mio spirito è pressato da tante occupazioni che, se le sue continue sollecitazioni non me le avessero fatte dimenticare, di certo alla tua domanda la risposta non sarebbe arrivata.

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