Perchè un Dio uomo? |
Bosone - Ciò che dici mi piace. Ma desidero la tua risposta su altri punti.
Infatti, se Dio deve celare il proprio onore, come dici, perché mai permette che, sia pure anche per poco tempo, non venga rispettato?
Se si lascia in qualche modo danneggiare una cosa, non la si custodisce né integralmente né perfettamente.
Anselmo - Preso in se stesso, l'onore di Dio non può essere né aumentato né diminuito.
Egli è a se stesso onore incorruttibile e immutabile.
Tuttavia, quando ogni creatura rispetta il suo ordine - quello stabilito dalla natura o dalla ragione - si dice che essa obbedisce a Dio e lo onora; e lo si dice soprattutto della natura ragionevole, alla quale è dato di capire quello di cui è in debito.
E quando vuole ciò che deve, onora Dio; non perché gli dia qualcosa, ma perché spontaneamente si sottomette al suo volere e al suo comando e conserva, per quanto dipende da lei, il posto assegnatole nella universalità delle cose e la bellezza dello stesso universo.
Quando invece non vuole ciò che deve, per quanto può, disonora Dio, perché non si sottomette spontaneamente al suo comando e disturba, per quanto può l'ordine e la bellezza dell'universo, sebbene in nessun modo danneggi e deturpi il potere e la dignità di Dio.
Se quanto è contenuto nell'ambito del cielo non volesse stare sotto il cielo o volesse allontanarsi da esso, non potrebbe fare altro che stare sotto il cielo né potrebbe fuggire il cielo altrimenti che avvicinandosi ad esso.
Infatti da qualunque posto parta, verso qualunque posto vada, in qualsiasi direzione si muova, rimarrebbe sempre sotto il cielo; e quanto più si allontanasse da una qualsiasi parte del cielo, tanto più si avvicinerebbe alla parte opposta.
Così, sebbene l'uomo o l'angelo cattivo non voglia sottomettersi alla volontà e al comando di Dio, non può tuttavia fuggirli perché se vuole fuggire dalla volontà che comanda, corre verso la volontà che punisce.
Se poi mi domandi per qual via, ti rispondo: assoggettandosi alla volontà permittente.
E la somma sapienza riconduce all'ordine e alla bellezza dell'universo, di cui parliamo, quella stessa volontà o azione perversa.
La stessa soddisfazione spontanea della perversità o l'imposizione del castigo a colui che non soddisfa - pur tenendo presente che Dio in molti modi trae il bene dal male - hanno il loro posto e la bellezza dell'ordine in quel medesimo universo.
E se la divina sapienza non le imponesse, quando la perversità si sforza di turbare il retto ordine nell'universo che Dio deve ordinare, ci sarebbe la deformità derivante dalla deturpazione della bellezza dell'ordine e Dio sembrerebbe difettoso nell'organizzare.
Come queste due cose sono sconvenienti, così sono anche impossibili, ed è necessario che a ogni peccato segua la soddisfazione o il castigo.
Bosone - Hai soddisfatto alla mia obiezione.
Anselmo - É dunque evidente che nessuno può onorare o disonorare Dio, considerato in se stesso; sembra invece che la creatura, guardata in se stessa, faccia questo quando sottomette o sottrae la propria volontà alla volontà di lui.
Bosone - Non so che cosa obiettare.
Anselmo - Ho da aggiungere ancora qualcosa.
Bosone - Di' pure, fino a quando non ne potrò più.
Anselmo - Risulta che Dio si è proposto di ristabilire il numero degli angeli caduti, per mezzo della natura umana creata senza peccato.
Bosone - È quanto crediamo; ma vorrei che tu me ne portassi qualche argomento.
Anselmo - Tu mi inganni. Avevamo stabilito di trattare solamente della Incarnazione di Dio e tu mi proponi altre questioni.
Bosone - Non adirarti. "Dio ama chi dà con gioia" ( 2 Cor 9,7 ).
Nessuno prova di dare con gioia quanto ha promesso, meglio di colui che dà più di quello che ha promesso.
Rispondi dunque volentieri alla mia questione.
Anselmo - Non si può dubitare che le creature razionali, già beate per la contemplazione di Dio o atte a esserlo, siano da lui previste secondo un numero ragionevole e perfetto; numero che non è conveniente né aumentare né diminuire.
Altrimenti, o Dio non sa in qual numero sia più conveniente crearle - e questo è falso - oppure, se lo sa, le creerà nel numero più conveniente.
Quindi, o gli angeli caduti erano stati creati per essere compresi in quel numero; oppure essi caddero necessariamente perché, non essendo compresi in quel numero, dovettero esserne esclusi.
E questo è assurdo.
Bosone - Dici una verità evidente.
Anselmo - Dal momento che essi dovevano appartenere a quel numero o il numero dovrà necessariamente venir ristabilito, o le nature razionali, previste in numero perfetto, dovranno rimanere in numero imperfetto; ora questo non può essere.
Bosone - Certamente devono essere ristabilite nel loro numero.
Anselmo - É dunque necessario che gli angeli vengano sostituiti dalla natura umana, perché i sostituiti non possono venir presi se non di là.
Bosone - Perché gli angeli caduti non possono essere o riabilitati o sostituiti da altri angeli?
Anselmo - Quando vedrai le difficoltà della nostra redenzione, capirai anche l'impossibilità della loro riabilitazione.
D'altra parte non possono neppure essere sostituiti da altri angeli, perché - pur tacendo che questa ipotesi sembra contraria alla perfezione della prima creazione - dovrebbero essere tali e quali sarebbero stati gli altri se non avessero peccato, e cioè dovrebbero non aver costatato la punizione del peccato; ora, dopo la caduta, questo è impossibile.
Infatti non merita la stessa lode colui che persevera nella verità senza conoscere alcun castigo pel peccato e colui che persevera nella verità, avendo sempre davanti agli occhi l'eternità del castigo.
Non si può infatti assolutamente pensare che gli angeli buoni siano stati confermati per la caduta dei cattivi e non per i propri meriti.
Come, infatti, se i buoni avessero peccato coi cattivi sarebbero stati condannati con loro; così i cattivi se avessero perseverato coi buoni sarebbero pure stati confermati con loro.
Che se poi qualcuno di loro doveva essere confermato dalla caduta degli altri, o nessuno sarebbe stato confermato o sarebbe stato necessario che qualcuno cadesse e fosse punito per confermare gli altri: due cose ugualmente assurde.
Quindi, quelli che perseverarono furono confermati nella maniera in cui tutti lo sarebbero stati qualora avessero perseverato.
E di tale maniera ho dato delle spiegazioni, come potei, dove ho trattato della ragione per cui Dio non diede la perseveranza al diavolo.
Bosone - Hai provato che gli angeli cattivi devono essere sostituiti dalla natura umana, e da questo appare che gli uomini eletti non saranno inferiori di numero agli angeli reprobi.
Ma mostrami se puoi, se saranno in numero maggiore.
Anselmo - Se gli angeli, prima che qualcuno di loro cadesse, erano, come abbiamo detto, in numero perfetto e gli uomini sono stati creati per sostituire gli angeli, è evidente che non saranno più di loro.
Se invece tale numero non era raggiunto da tutti gli angeli insieme, deve essere completato dagli uomini, sia nella parte perduta sia nella parte mancante prima; e in tal caso gli uomini eletti saranno più degli angeli reprobi.
Conseguentemente diremo anche che gli uomini non furono creati solamente per ricomporre un numero diminuito, ma anche per completare un numero non ancora perfetto.
Bosone - Cosa è meglio tenere? Che gli angeli sono stati creati secondo il numero perfetto o no?
Anselmo - Dirò quello che mi sembra più opinabile.
Bosone - Non posso esigere di più.
Anselmo - Se l'uomo fu creato dopo la caduta degli angeli cattivi ( e alcuni lo trovano provato nel Genesi ) (cf Gen 1-3 ) non vedo come io possa con questo argomento provare con esattezza una delle due possibilità.
Può essere, penso, che gli angeli siano stati nel numero perfetto e che poi sia stato fatto l'uomo per ripristinare il loro numero diminuito; e può anche essere che non fossero nel numero perfetto perché Dio differiva - come differisce ancora - il completamento di quel numero, riservandosi di creare la natura umana a tempo opportuno.
Quindi, o completerebbe solamente un numero ancora imperfetto o anche lo ripristinerebbe perché è stato diminuito.
Ma se tutta la creazione è contemporanea, e se quei giorni - durante i quali, come sembra dire Mosè, questo mondo non è stato fatto tutto in un solo momento - vanno interpretati diversamente da quelli nei quali viviamo noi, non posso capire come gli angeli siano stati fatti in quel numero perfetto.
Se così fosse, mi sembra che o alcuni angeli o uomini dovevano peccare necessariamente o che in quella celeste città avrebbero sorpassato il numero richiesto dalla perfetta convenienza.
Se quindi tutte le cose sono state fatte contemporaneamente, sembra che gli angeli e i primi due uomini fossero secondo un numero imperfetto, così che, se nessun angelo fosse caduto, si sarebbe dovuto completarlo solamente con l'uomo e se qualcuno avesse peccato si sarebbe dovuto provvedere a completare anche ciò ch'era caduto.
Qualora poi la natura umana, che è la più debole, non fosse caduta, avrebbe scusato Dio e accusato il diavolo nel caso che questi avesse imputato la sua caduta alla propria debolezza; che se poi anche essa fosse caduta molto meglio avrebbe difeso Dio contro il diavolo e contro se stessa, poiché, nonostante fosse diventata mortale e maggiormente debole, da tanta debolezza sarebbe salita tra gli eletti a un posto tanto più alto di quello donde era caduto il diavolo, quanto gli angeli buoni, che è chiamata a uguagliare, progredirono dopo la rovina dei cattivi, perché perseverarono.
Questi ragionamenti mi fanno incline a pensare che gli angeli non raggiungessero il numero perfetto con il quale quella città superna sarà completa, poiché questa ipotesi è possibile se l'uomo non fu creato assieme agli angeli; ed è e sembra necessaria se è stato creato assieme - come molti pensano -proprio perché si legge: " Colui che vive in eterno creò tutto nello stesso tempo " ( Sir 18,1 ).
Anche se la perfezione del mondo creato non si deve tanto porre nel numero degli individui quanto nel numero delle nature, è necessario o che la natura umana sia fatta a complemento della stessa perfezione o che sia superflua: e non osiamo affermare questo neppure della natura del più piccolo vermiciattolo.
Quindi nel creato essa è stata posta per se stessa e non solamente per sostituire individui di un'altra natura.
É manifesto quindi che, anche se nessun angelo avesse peccato, gli uomini avrebbero avuto nella città celeste il loro posto, e conseguentemente che, anche prima che qualche angelo peccasse, non c'era tra loro quel numero perfetto.
Altrimenti sarebbe stato necessario che qualche angelo o uomo peccasse non potendo colà rimanere nessuno che non sia compreso nel numero perfetto.
Bosone - Hai fatto qualcosa.
Anselmo - C’è un’altra ragione, mi pare, che suffraga bene la sentenza secondo la quale gli angeli non sono stati creati nel numero perfetto.
Bosone - Dilla.
Anselmo - Se gli angeli fossero stati fatti nel numero perfetto e gli uomini fossero stati creati per riparare il numero degli angeli perduti, è chiaro che gli uomini mai sarebbero saliti alla beatitudine se gli angeli non fossero caduti da essa.
Bosone - Certamente.
Anselmo - Se quindi qualcuno dirà che gli uomini eletti si rallegreranno della perdizione degli angeli quanto godranno della propria elevazione - dal momento che questa non ci sarebbe se non ci fosse stata quella - come potranno essere difesi da questa perversa gioia?
O come potremo dire che gli angeli caduti furono sostituiti dagli uomini, se gli angeli non cadendo sarebbero rimasti senza quel vizio - cioè senza la gioia dell'altrui caduta - mentre gli uomini non potranno essere privi di quel vizio?
Anzi come potranno essere beati con questo vizio?
E con quale audacia diremo che Dio non vuole o non può operare la restaurazione senza che vi sia questo vizio?
Bosone - Non è accaduta la stessa cosa con i Gentili chiamati alla fede appunto perché i Giudei la respinsero?
Anselmo - No! Perché se tutti i Giudei avessero creduto, i Gentili sarebbero stati ugualmente chiamati: "colui che teme il Signore e pratica la giustizia è a lui accetto in ogni popolo" ( At 10,35 ).
Ma, poiché i Giudei disprezzarono gli apostoli, offrirono anche l'occasione che indirizzò gli apostoli verso i Gentili.
Bosone - Non vedo proprio come potrei contraddirti in questo.
Anselmo Da dove ti sembra scaturire la gioia che ognuno prova per l'altrui colpa?
Bosone - Donde se non dal fatto che ognuno è certo che non sarebbe dove è, se l'altro non ne fosse caduto?
Anselmo - Quindi, se nessuno avesse questa certezza nessuno godrebbe dell'altrui danno.
Bosone - Così sembra.
Anselmo - Pensi che, se gli eletti fossero più numerosi degli angeli caduti, qualcuno di loro potrebbe avere tale certezza?
Bosone - Non posso pensare che l'abbia o la possa avere.
Infatti come può uno sapere se è stato fatto per restaurare ciò che era diminuito o se è stato fatto per completare ciò che ancora mancava al numero della città che doveva essere costituita?
Tutti invece avranno la certezza d'essere creati per completare quella città.
Anselmo - Quindi, se saranno più degli angeli reprobi, nessuno potrà o dovrà sapere d'essere stato assunto lì come conseguenza della colpa di un altro.
Bosone - È vero.
Anselmo - Quindi nessuno avrà motivo di godere della perdizione di un altro.
Bosone - È logico.
Anselmo - costatando che, se gli uomini eletti sono più numerosi degli angeli reprobi, non c’è quell'inconveniente che necessariamente ci sarebbe se fossero meno numerosi; costatando inoltre che in quella città è impossibile la presenza di qualsiasi inconveniente, necessariamente appare che gli angeli non sono stati creati nel numero perfetto e che gli uomini beati sono più numerosi degli angeli infelici.
Bosone - Non vedo come lo si possa negare.
Anselmo - Penso che si possa proporre ancora una ragione a favore di questa opinione.
Bosone - Devi esporre anche questa.
Anselmo - Crediamo che la corporea mole del mondo deve essere trasformata in una migliore ( cf 2 Pt 3,13; Ap 21,1 ) e che la trasformazione non avverrà né prima né dopo il completamento del numero degli uomini eletti e quindi del perfezionamento della beata città.
Da qui si può concludere che Dio fin dall'inizio si è proposto di condurre a termine contemporaneamente le due opere.
Per cui la natura inferiore che non percepiva Dio, non sarebbe stata perfezionata prima della natura superiore che doveva godere Dio e, una volta trasformata in meglio nella perfezione della superiore, si sarebbe in qualche modo congratulata secondo una sua propria maniera; anzi tutte le creature si sarebbero rallegrate a modo loro di gioia eterna con lo stesso Creatore, con se stesse e tra di loro per una così gloriosa e ammirabile perfezione.
Poiché quello che la volontà liberamente compie nella natura ragionevole, dovrebbe apparire naturalmente anche nella creatura insensibile, per disposizione di Dio.
Siamo soliti gioire dell'esaltazione dei nostri antenati, come quando per esempio godiamo festivamente nel giorno natale dei santi ed esultiamo della loro gloria.
E questa sentenza sembra suffragata dal fatto che anche se Adamo non avesse peccato, Dio avrebbe ugualmente differito il perfezionamento di quella città fino a che, completato con gli uomini il numero da lui previsto, anche gli uomini fossero trasformati, per così dire, nell'immortale immortalità dei corpi.
Nel paradiso terrestre avevano una certa immortalità, cioè il potere di non morire; ma tale potere non era immortale, perché poteva venire meno, e così non si trovavano nell'impossibilità di morire.
Ora se le cose stanno così, se cioè fin dall'inizio Dio si era proposto di condurre a perfezione la razionale e beata città contemporaneamente alla natura sensibile e corporea, sembra che o quella città non era completa nel numero degli angeli prima della rovina dei cattivi, ma aspettava che Dio la completasse con gli uomini quando avesse mutato in meglio la natura corporea del mondo; oppure, se era perfetta nel numero non lo era nella stabilità, che doveva venire differita, anche se in essa nessuno avesse peccato, fino a quella rinnovazione del mondo che aspettiamo.
Che se poi la stabilizzazione non doveva essere ritardata di molto, bisognava accelerare il rinnovamento del mondo, perché avvenisse assieme a quella.
Non v'è però alcun fondamento per affermare che Dio si fosse proposto di rinnovare subito il mondo appena creato e di distruggere all'inizio - prima che si potesse vedere perché erano state fatte - quelle cose che più non ci saranno dopo questo rinnovamento.
Segue dunque che gli angeli non furono creati in numero perfetto, cosicché la loro confermazione non ammettesse lunghe dilazioni, perché altrimenti anche il mondo appena fatto avrebbe dovuto essere subito rinnovato: e questo non conviene.
Così pure non sembra conveniente che Dio abbia voluto rinviare alla futura rinnovazione del mondo la loro confermazione, soprattutto perché in alcuni la realizzò molto presto, e perché si può pensare che l'avrebbe realizzata nei primi uomini al momento del peccato, se non avessero peccato; come del resto fece con gli angeli che perseverarono.
Infatti i nostri progenitori non erano stati innalzati all'uguaglianza con gli angeli, ma dovevano arrivarvi quando fosse stato perfetto il numero che essi stessi dovevano fornire.
Sembra tuttavia che se avessero vinto e se, nonostante la tentazione, non avessero peccato, sarebbero stati confermati assieme a tutta la loro discendenza in quella giustizia in cui si trovavano, e in modo tale che non avrebbero più potuto peccare.
Siccome invece furono vinti e peccarono, divennero così deboli che, per quanto sta in loro, non possono essere senza peccato.
Chi oserebbe dire che l'ingiustizia nel rendere schiavo l'uomo accondiscendente alla sua prima sollecitazione è più forte della giustizia nel confermare nella libertà l'uomo se alla prima tentazione si fosse appoggiato a essa?
Come infatti la natura umana, essendo tutta nei primi progenitori, venne totalmente vinta col peccato - eccezion fatta solamente per quell'uomo, che come Dio seppe far nascere da una Vergine senza seme umano, così seppe preservare dal peccato di Adamo - così in loro avrebbe totalmente vinto se non avessero peccato.
Dunque non resta che concludere che la superna città non era completa nel primo numero degli angeli, ma doveva essere completata dagli uomini.
E se ciò è certo, gli uomini eletti saranno di più degli angeli reprobi.
Bosone - Le cose che hai detto mi sembrano molto ragionevoli.
Ma come interpreteremo il passo dove è scritto: Dio "ha fissato i confini dei popoli secondo il numero dei figli d'Israele?" ( Dt 32,8 ).
Alcuni poi, dal momento che invece "dei figli d'Israele" trovano "degli angeli di Dio", interpretano nel senso che il numero degli uomini eletti e innalzati sia uguale al numero degli angeli buoni.
Anselmo - Questa interpretazione non contraddice la sentenza esposta, se non è certo che caddero tanti angeli quanti rimasero.
Infatti, se gli angeli eletti sono più dei reprobi, è anche necessario che gli uomini eletti sostituiscano gli angeli reprobi, e potrebbe accadere che eguaglino il numero dei beati: così ci sarebbero più uomini giusti che angeli ingiusti.
Ma ricordati a qual patto cominciai a rispondere alla tua questione: che cioè se dirò qualcosa che non è confermato da una maggiore autorità - anche se appare approvato dalla ragione - non sia accettato con altra certezza di quella che deriva dal fatto che frattanto così a me sembra, finché Dio in qualche modo non me lo sveli meglio.
Infatti sono certo che se dico qualcosa che apertamente va contro le sacre Scritture, ciò è falso; e appena lo conoscerò non lo voglio tenere.
Ma dove si possono senza pericolo avere diverse opinioni, come è nella presente di cui trattiamo, - infatti nel non sapere se gli uomini da eleggersi siano più degli angeli perduti o non lo siano, e nel preferire una possibilità piuttosto che l'altra, penso che non ci sia nessun pericolo per l'anima - se, dico, in queste cose esponiamo i detti divini in modo che sembrano favorire diverse sentenze e se non si trova in alcun posto qualcosa che determini ciò che si debba con certezza tenere, penso che ciò non sia riprovevole.
Riguardo poi a quanto hai detto: "Ha fissato i confini dei popoli" cioè dei gentili "secondo il numero degli angeli di Dio"; o ascoltando un'altra versione "secondo il numero dei figli d'Israele" ( Dt 32,8 ) si deve notare che le due versioni si riferiscono alla stessa cosa o a cose diverse ma non contraddittorie.
Così la frase si deve interpretare in modo che gli angeli di Dio e i figli d'Israele significhino o i soli angeli buoni o i soli uomini eletti o gli angeli e gli uomini eletti assieme, cioè tutta quella superna città.
V'è anche un'altra maniera d'interpretare, e cioè gli angeli di Dio possono indicare solamente gli angeli santi e i figli d'Israele solamente gli uomini giusti, o al contrario i figli d'Israele solamente gli angeli e gli angeli di Dio solamente gli uomini giusti.
Se con l'una e l'altra frase vengono designati solamente gli angeli buoni, è come se si parlasse degli angeli di Dio.
Se invece viene designata tutta la città celeste, il senso è questo: i popoli cioè le schiere degli uomini eletti saranno reclutati, o i popoli saranno in questo mondo fino a quando il numero prestabilito ma non ancora perfetto di quella città sia completato con degli uomini.
Però ora non vedo come la frase "i figli d'Israele" possa riferirsi solamente agli angeli o nello stesso tempo agli angeli e agli uomini santi.
Infatti non è strano che gli uomini santi vengano chiamati figli d'Israele o figli di Abramo.
Anzi giustamente possono essere chiamati angeli di Dio dal momento che imitano la vita angelica, viene loro promessa la somiglianza e l'uguaglianza con gli angeli in cielo ( cf Lc 20,36 ) e tutti coloro che vivono nella giustizia sono angeli di Dio, per cui sono chiamati anche confessori o martiri.
Chi infatti attesta e confessa la verità di Dio è suo nunzio, cioè suo angelo.
Se del resto l'uomo cattivo è soprannominato diavolo - così il Signore chiamò Giuda ( cf Gv 6,70-71 ) - perché gli assomiglia nella malizia, perché l'uomo buono non sarà chiamato angelo perché ne imita la giustizia?
Penso possiamo dire che Dio ha fissato " i confini dei popoli secondo il numero" degli uomini eletti, perché in questo mondo ci saranno i popoli e la procreazione degli uomini fino a che il numero degli stessi eletti sia completo.
E una volta completato, la procreazione degli uomini che avviene in questa vita cesserà.
Se invece per angeli di Dio intendiamo solamente gli angeli santi e per figli d'Israele solamente gli uomini giusti, il versetto "Dio ha fissato i confini dei popoli secondo il numero degli angeli di Dio" può essere interpretato in due maniere: o sarà presa tanta gente, cioè tanti uomini, quanti sono i santi angeli di Dio o ci saranno i popoli fino a quando il numero degli angeli di Dio non sarà completato con gli uomini.
Ma vedo una sola maniera di interpretare la frase: "ha fissato i confini dei popoli secondo il numero dei figli d'Israele" e cioè che in questo mondo, come è già stato detto, i popoli ci saranno fino a quando il numero dei santi uomini sia completo; e da ambedue le versioni risulterà che saranno reclutati tanti uomini quanti angeli buoni sono rimasti.
Da questo tuttavia non si può concludere che gli angeli caduti eguaglino quelli rimasti perseveranti, anche se devono essere sostituiti dagli uomini.
Se però nonostante questo si sceglie tale posizione, si dovrà mostrare l'infondatezza delle ragioni esposte prima, le quali sembrano provare che gli angeli non erano, prima della caduta di alcuni di loro, nel numero perfetto di cui parlai, e ci sono più uomini eletti che angeli cattivi.
Bosone - Non mi pento d'averti costretto a esporre queste cose sopra gli angeli.
Ora ritorna pure all'argomento dal quale è partita questa digressione.
Anselmo - É chiaro che Dio progettò di sostituire gli angeli caduti con gli uomini.
Bosone - É certo.
Anselmo - Quindi gli uomini che in quella superna città sostituiranno gli angeli devono essere quali dovevano essere quelli in sostituzione dei quali saranno colà, cioè quali sono ora gli angeli buoni.
Altrimenti quelli che caddero non si potranno dire sostituiti e ne seguirà che o Dio non potrà ultimare il bene che ha cominciato, o Dio si pentirà d'avere cominciato un bene così grande: ma ambedue le supposizioni sono assurde.
Bosone - Certamente è necessario che gli uomini siano uguali agli angeli buoni.
Anselmo - Gli angeli buoni peccarono?
Bosone - No!
Anselmo - Si può pensare che l'uomo, il quale un giorno ha peccato, non ha ancora dato a Dio la soddisfazione per il peccato ed è lasciato senza castigo, sia uguale all'angelo che non ha mai peccato?
Bosone - Posso pensare e riferire simili frasi, ma non posso penetrarne il significato, come non posso capire che la falsità sia la verità.
Anselmo - Non è dunque conveniente che Dio, per sostituire gli angeli caduti, prenda l'uomo che ha peccato e non ha soddisfatto, perché la verità non permette di dire che tale uomo è elevato all'uguaglianza con gli angeli beati.
Bosone - Così dice la ragione.
Anselmo - Considera ora soltanto l'uomo, prescindendo dal fatto che deve essere reso uguale agli angeli, e guarda se Dio lo debba promuovere a una beatitudine sia pure simile a quella che aveva prima di peccare.
Bosone - Tu di' quello che pensi e io ti seguirò come potrò.
Anselmo - Supponiamo che un signore tenga nella sua mano una perla preziosa che non è mai stata insudiciata; supponiamo che nessuno gliela possa togliere senza il suo permesso; supponiamo infine che decida di porla nello scrigno dove custodisce ciò che ha di più caro e prezioso.
Bosone - Lo vedo come fosse qui davanti a noi.
Anselmo - Supponi ora che, pur potendolo impedire, permetta che gli sia presa la perla di mano e gettata nel fango da un invidioso; egli dopo la raccolga sporca e, senza lavarla, la riponga in un luogo pulito e caro per conservarla così.
Dimmi ora se lo stimi prudente.
Bosone - E come lo potrei? Non sarebbe infatti stato molto meglio tenere la perla pulita e conservarla così piuttosto che sporca?
Anselmo - Non avrebbe agito così Dio?
Lui nel paradiso teneva come nella sua mano l'uomo senza peccato, quello che doveva dare come compagno agli angeli e permise - se avesse voluto infatti impedirlo, il diavolo non avrebbe potuto tentare l'uomo - che il diavolo acceso d'invidia gettasse nel fango del peccato l'uomo sia pure consenziente.
Non avrebbe agito così Dio se avesse ricondotto l'uomo macchiato dalla sporcizia del peccato, senza alcuna purificazione cioè senza alcuna soddisfazione, nel paradiso dal quale era stato cacciato perché vi rimanesse sempre in quello stato?
Bosone - Non oserei negare il paragone, se Dio agisse così; ma appunto per questo non ammetto che egli possa farlo.
Sembrerebbe infatti o che non abbia potuto compiere ciò che s'era proposto o che si sia pentito del buon proposito: e questo non può accadere in Dio.
Anselmo - Abbi dunque per cosa certissima che senza soddisfazione - cioè senza spontanea soluzione del debito - né Dio può lasciare il peccato impunito, né il peccatore può raggiungere la beatitudine; sia pure quella che aveva prima di peccare.
In questo modo l'uomo non verrebbe riabilitato né posto in quello stato nel quale era prima del peccato.
Bosone - Non posso in alcun modo contraddire le tue ragioni.
Ma cosa intendiamo quando diciamo a Dio "Rimetti a noi i nostri debiti" ( Mt 6,12 ) e cosa intende la gente che rivolge a Dio, nel quale crede, la preghiera di rimetterle i peccati?
Se diamo quello a cui siamo tenuti, perché preghiamo che rimetta?
Forse che Dio è ingiusto ed esige nuovamente ciò che è Stato pagato?
Se poi non paghiamo, perché lo preghiamo invano di fare ciò che egli non può fare, perché non conveniente?
Anselmo - Chi non paga, invano dice: "rimetti".
Chi ha pagato supplica, perché anche la supplica fa parte di quanto deve essere pagato.
Infatti Dio non deve nulla ad alcuno; ogni creatura invece deve a Lui; e quindi l'uomo non può trattare da pari a pari con Dio.
Ma su questo non è necessario che ti dia una risposta.
Quando conoscerai perché Cristo è morto, forse da te vedrai ciò che chiedi.
Bosone - Per ora mi basta dunque ciò che mi rispondi su questa questione.
Hai spiegato così chiaramente come nessun uomo possa giungere alla beatitudine col peccato o essere liberato dal peccato senza che prima abbia pagato ciò che ha rubato peccando, che anche se lo volessi non potrei dubitarne.
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