Summa Teologica - I-II |
Pare possibile che la volontà di un solo uomo possa volere simultaneamente più cose come fini ultimi.
1. S. Agostino [ De civ. Dei 19,1 ] scrive che alcuni hanno riposto il fine ultimo dell'uomo in queste quattro cose: « nel piacere, nella tranquillità, nei beni di natura e nella virtù ».
Ora, qui è evidente che si tratta di più cose.
Quindi un medesimo uomo può stabilire più cose come fine ultimo del suo volere.
2. Cose che tra loro non si oppongono, neppure si escludono.
Ma nella realtà ci sono molte cose che non si oppongono.
Se quindi una di esse costituisce l'ultimo fine della volontà, non per questo si escludono le altre.
3. La volontà non perde la sua libertà per il fatto che ha posto il suo ultimo fine in un dato oggetto.
Ma prima di fissare in esso, p. es. nel piacere, il suo ultimo fine, poteva fissarlo in un oggetto diverso, p. es. nelle ricchezze.
Quindi, dopo aver stabilito il fine ultimo della propria volontà nel piacere, un uomo rimane libero di stabilirlo simultaneamente nelle ricchezze.
E così è possibile che la volontà di un uomo possa volere insieme oggetti diversi come ultimi fini.
L'oggetto nel quale uno stabilisce il suo ultimo fine domina totalmente l'affetto di un uomo: poiché da esso questi prende la norma di tutta la sua vita. Infatti, a proposito dei golosi, S. Paolo [ Fil 3,19 ] scrive: « Hanno come Dio il loro ventre », vale a dire: nei piaceri del ventre hanno riposto il loro fine ultimo.
Ma « nessuno », come dice il Vangelo [ Mt 6,24 ], « può servire a due padroni », i quali cioè non siano subordinati tra loro.
Quindi è inconcepibile che uno stesso uomo possa avere più fini ultimi non subordinati fra loro.
È impossibile che la volontà di un uomo si trovi a volere diversi oggetti come fini ultimi.
E possiamo dimostrarlo con tre argomenti.
Primo. Un uomo desidera quale ultimo fine ciò che vuole come bene perfetto e completivo di se medesimo, poiché ogni cosa desidera la propria perfezione.
Per cui S. Agostino [ De civ. Dei, 19,1 ] scrive: « Chiamiamo qui fine dell'uomo non ciò che si consuma fino a non essere, ma ciò che si perfeziona per essere pienamente ».
È perciò necessario che l'ultimo fine riempia talmente l'appetito dell'uomo da non lasciare nulla di desiderabile all'infuori di esso.
E ciò non potrebbe avvenire se si richiedesse qualche altra cosa per la sua perfezione.
Quindi non può verificarsi che la volontà voglia contemporaneamente due oggetti come se l'uno e l'altro fossero per essa il bene perfetto.
Secondo. Come nel processo della ragione il principio è ciò che è conosciuto naturalmente, così nel processo dell'appetito razionale, che è la volontà, il principio deve essere ciò che è desiderato naturalmente.
Ma questo oggetto deve essere unico: poiché la natura tende a un unico termine.
D'altra parte il fine ultimo ha funzione di principio nel processo dell'appetito razionale.
Quindi è necessario che sia unico l'oggetto verso cui tende la volontà come al suo ultimo fine.
Terzo. Le azioni volontarie ricevono la loro specie dal fine, come si è già dimostrato [ a. 3 ]: è quindi necessario che esse ricevano il loro genere dal fine ultimo allo stesso modo in cui gli esseri materiali vengono classificati in un genere secondo una ragione formale comune.
Ora, siccome tutti gli oggetti razionalmente appetibili appartengono, come tali, a un unico genere, è necessario che unico sia il fine ultimo.
E specialmente se consideriamo che ciascun genere ha un unico primo principio, e d'altra parte l'ultimo fine, come si è detto, ha ragione di primo principio.
Ora, il fine ultimo di un dato uomo sta a questo uomo particolare come il fine ultimo dell'uomo in generale sta a tutto il genere umano.
Come quindi ci deve essere per natura un unico fine ultimo per tutti gli uomini, così è necessario che la volontà di ciascun uomo sia determinata a un unico fine ultimo.
1. Tutte quelle cose venivano considerate, da coloro che riponevano in esse il loro fine ultimo, come un solo bene perfetto risultante dalla loro somma.
2. Benché si trovino molte cose che non si oppongono tra di loro, tuttavia si oppone alla nozione di bene perfetto l'esistenza di elementi capaci di integrarlo dall'esterno.
3. La volontà non può arrivare al punto di ridurre gli opposti a esistere simultaneamente.
Il che avverrebbe, come si è visto [ nel corpo e ad 2 ], se essa potesse perseguire oggetti disparati come fini ultimi.
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