Conferenza 18/12/1966
1 - L'Immagine della Divozione
2 - La Divozione impegna anche i nostri sensi
3 - Divozione e la Sacra Scrittura
4 - Ritorno a Dio attraverso l'umanità di Cristo
5 - Il senso del nostro Regolamento
6 - La Divozione e le Piaghe di Gesù Crocifisso
7 - Il demonio e il disprezzo delle Piaghe
8 - Le piaghe di Gesù e la Salvezza
Il tema di questa volta continua quello dell'altra: La Divozione a Gesù Crocifisso, ovvero il culto all'umanità di Gesù.
Noi abbiamo la grandissima fortuna di essere invitati ed impegnati giornalmente, attraverso la Divozione - Adorazione a Gesù Crocifisso, a metterci ai piedi della Croce, a rappresentarci nella fede lo spettacolo di Gesù Crocifisso che muore, alla contemplazione di Lui e delle Sue Piaghe.
È un grandissimo dono questo.
Coinvolgere la nostra personalità e i nostri sensi.
La stessa immagine caratteristica della divozione, pur non essendo un'opera d'arte, accettata con semplicità, idealmente, per quello che essa vuol dire e significa, ci dà un richiamo che colpisce anche i sensi e quindi impegna la nostra personalità totale di corpo e di anima a rinnovare un certo atteggiamento a Gesù Crocifisso.
Se noi non avessimo la divozione a Gesù Crocifisso, anche se la Messa è la rinnovazione del Sacrificio della Croce, non avremmo forse una memoria così attuale, così viva del Crocifisso come invece abbiamo con la recita quotidiana della Divozione.
È un grande mezzo. La Provvidenza ce l'ha dato proprio attraverso la Sua divina pedagogia: Gesù vuole, attraverso Fra Leopoldo, che gli uomini, per mezzo della Divozione, abbiano presente anche ai sensi, oltre che alla mente e al cuore, la Sua Passione e Morte e che, riscaldati da questa immagine, essi vadano alla Santa Messa e Lo ricevano nella Comunione.
Memoria e presenza di Gesù Crocifisso, che la recita della Divozione terrà viva in tutta la giornata.
Rendiamoci conto della importanza decisiva della Divozione in quanto impegna i sensi, impegna tutto quanto noi stessi, sia pure per breve tempo, nel portarci quotidianamente ai piedi della Croce.
Se non avessimo la Divozione, nonostante la S. Messa e la Comunione, passeremmo, forse, noi Catechisti del SS. Crocifisso, tutta la giornata senza un pensiero attuale a Gesù Crocifisso.
Proprio noi, che dovremmo sempre essere con Gesù sulla croce, nel Suo Cuore trafitto, sempre immersi nella Sua passione e morte, e guardare dall'interno di questo Cuore, a tutte le nostre cose e alle cose del mondo.
La Divozione e l'Umanità piagata di Gesù Crocifisso
Facciamo l'esame di coscienza, e quindi apprezziamo questa Divozione, cercando di capirla e di penetrarla sempre più.
Essa ci presenta infatti ogni giorno , in forma quasi tangibile, l'umanità sofferente e piagata di Gesù Crocifisso.
Visione essenziale per essere mossi a dei sentimenti adeguati e per aprirci alla redenzione di Gesù Crocifisso.
Mistero della Incarnazione e della Redenzione
La Divozione ci richiama quotidianamente all'essenza del mistero dell'Incarnazione e della Redenzione.
Davanti a Gesù che noi adoriamo dobbiamo in qualche modo riandare alle parole della Scrittura: "E il Verbo si è fatto carne e ha dimorato fra noi e noi abbiamo contemplato la Sua gloria, gloria come unigenito ha dal Padre, pieno di grazia e di verità" ( Gv 1,14 )
Il Verbo espia i nostri peccati
Tutti i giorni dovremmo ricordare che il Verbo si è fatto carne per sostituirci nella espiazione, prendendo su di sé tutte le nostre infermità, i nostri languori, facendosi peccato per noi sulla croce.
Il Verbo si è fatto carne per purificarci e guarire le nostre infermità.
"Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo" ( Gv 1,29 ) così infatti è stato detto da Giovanni Battista, che ha indicato nell'Agnello, il Crocifisso.
Il Verbo ci manifesta la Verità
E ancora: Il Verbo si è fatto carne per manifestarsi, rendendo come sensibile la verità che è Dio.
Se noi vogliamo conoscere Dio, guardiamo soprattutto al Crocifisso, che possiamo vedere, toccare, perché è una verità tradotta in termini umani, incarnata, Verità raggiungibile da noi, che siamo fatti di anima e di corpo.
Il Verbo ci comunica la Sua vita divina
Il Verbo si è fatto carne per comunicarci la Sua vita divina: "Sono venuto perché abbiano la vita, e l'abbiano abbondantemente" ( Gv 10,10 ) e la sua intimità: "Rimanete in me, che siano uno in me come io e te siamo una cosa sola". ( Gv 17,11 )
Valore della Umanità di Cristo
Pensieri che possiamo attingere dalla nostra Divozione, che ci evidenzia il senso della umanità di Cristo.
Cristo, attraverso la Sua umanità:
1) ci ha rivelato la gloria dell'Unigenito, che altrimenti non avremmo contemplata;
2) ci ha dimostrato la pienezza di grazia che era in Lui, comunicandocela al tempo stesso;
3) ci ha svelato e rivelato Dio, che nessuno conosce tranne il Figlio.
S. Giovanni
Per questo S. Giovanni, esultando, commenta: "Quello che fu da principio, quello che udimmo, quello che vedemmo con gli occhi nostri e contemplammo, e con le nostre mani palpammo di quel Verbo di vita e la vita si è manifestata e vedemmo e attestiamo e annunciamo a voi la vita eterna, la quale era presso il Padre e apparve a noi": ( 1 Gv 1,1-2 )
È essenziale che sia presente al nostro spirito l'umanità di Gesù, poiché senza di essa non si accede alla Sua divinità.
Gesù è segno e figura del Padre
Le parole dell'Apostolo dicono infatti: quello che fu da principio lo udimmo con le orecchie e lo vedemmo con i nostri occhi.
Di Gesù non si dirà soltanto che è segno del Padre, ma anche che ne è figura ed immagine.
Mediante l'umanità di Gesù vedemmo il Verbo, lo contemplammo con la nostra intelligenza, lo palpammo con le mani.
S. Giovanni ha messo addirittura il capo sul petto di Gesù, l'ha toccato col dito, ha sentito i battiti umani del Suo cuore che rivelava l'amore del Verbo.
Comprendiamo così l'esaltazione, il culto, lo slancio di S. Giovanni verso l'umanità del Verbo incarnato.
E ancora ci dice: "E la vita si è manifestata e vedemmo e attestiamo e annunciamo a voi la vita eterna, la quale è presso il Padre e apparve a noi". ( 1 Gv 1,2 )
S. Paolo
San Paolo, nell'Epistola a Timoteo, dice: "Qui apparve la benignità del nostro Dio Salvatore e la sua umanità" ( 2 Tm 1,10 )
Noi dobbiamo ritornare a Dio per lo stesso itinerario con cui Dio si è dato a noi.
Siccome il Verbo di vita si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo, nel seno purissimo della Vergine per manifestarci Dio nel suo piano di misericordia, per renderci accessibile la stessa intimità di Dio uno e trino e poi ancora per elevarci ed innestarci in questa vita divina, occorre che noi facciamo il cammino inverso: attraverso la Sua umanità, per la materna influenza di Maria e nello Spirito Santo che ci illumina e ci riscalda, noi ritorniamo a Dio.
Sbaglierebbe chi pretendesse di avere un contatto con Dio escludendo l'umanità del Verbo incarnato.
La Divozione, in modo sensibile e direi quasi tangibile, ci presenta questa umanità che è tale quando è "carne" crocifissa.
Il grande argomento per dimostrare la concretezza e la umanità di quel corpo è proprio la sua crocifissione.
Ritorno a Dio
Come si concreta il nostro ritorno a Dio nell'umanità e mediante l'umanità di Gesù?
Accettando e incarnando le Sue parole, parole che sono la comunicazione di Gesù all'intelligenza, alla mente.
Parole che sono l'espressione umana e divina: esse hanno infatti alcunché di sensibile e alcunché di ideale.
La parola rivela la struttura dell'uomo, è fatta come l'uomo, ha un aspetto sensibile e un aspetto ideale.
Il Verbo in questo mondo ha parlato attraverso la parola umana, parola che, attraverso quella umanità di Gesù, ha rivelato la divinità.
Coloro che volessero prescindere dall'umanità di Gesù, dovrebbero prescindere dal Vangelo, dalla Scrittura, perché la Scrittura non è soltanto il Verbo, ma è il Cristo: uomo - Dio.
Quindi, leggendo la Scrittura per quello che veramente essa è, noi comunichiamo con Dio, ma attraverso l'umanità dell'uomo - Dio, preannunciata prima dai profeti e concretata, presente, realizzata in Gesù Cristo.
La Scrittura ha la dimensione umana e divina.
La Scrittura ha una dimensione "cristica", fatta di divinità e di umanità, e rivela il volto di Dio con parole umane, parole che furono soprattutto dette da Gesù o in vista di Gesù.
Quindi, accettando e incarnando la parola di Gesù, noi attuiamo il Suo ritorno.
Dopo aver udito tale parola, la pensiamo, permettendole così di interiorizzarsi in noi, di strutturarsi, di formularsi, rendendoci simili e conformi a Gesù.
Imitare atti e comportamenti di Gesù
Come possiamo noi attuare il ritorno a Dio nell'umanità e mediante l'umanità di Gesù?
1) Seguendo i Suoi esempi, che erano atti e comportamenti umani e divini nel medesimo tempo.
2) Accondiscendendo alla Sua azione, secondo quanto dice nell'ultima cena: "Io sono la vita, chi crederà in me, chi mangerà di questa carne e berrà di questo sangue vivrà in eterno" ( Gv 6,51 ) e poi dall'alto della croce "quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me e traendo a me redimerò, restaurerò, purificherò, incentrerò, ricapitolerò tutto in me" ( Gv 12,32 )
Azione che è umana e divina e che si continua a esercitare tutt'oggi, nella storia del mondo, di ogni anima, di ogni persona, di ogni uomo.
Che cosa comporta il ritorno a Dio
Il ritorno a Dio attraverso l'umanità di Gesù comporta:
1) la conversione a Gesù, non c'è mai difatti una conversione a Dio che non sia conversione a Gesù;
2) il rinnegamento e l'abnegazione di sé per Gesù, che ha detto: "Chi vuole essere mio discepolo … " ( Mt 16,24 );
3) portare la propria croce come partecipazione alla croce di Gesù;
4) seguire Gesù per Gesù e non per cercare qualche cosa che si spera di ottenere da Gesù
5) amare dell'amore di Gesù. È essenziale.
Dobbiamo amare sempre dell'amore di Gesù se veramente vogliamo ripercorrere il cammino di ritorno al Padre.
Il nostro amore, per essere giustificato, pieno, valido non deve essere ispirato a motivi puramente umani, ma a Gesù.
Il movente che li qualifica questi motivi, non deve essere innanzitutto la nostra commozione, il nostro dolore, ma il dolore e la commozione di Gesù.
E così l'amore che deve uscire dal nostro cuore, che deve prodursi, deve essere l'amore di Gesù a cui noi partecipiamo.
Colla Divozione noi siamo chiamati a sostare soprattutto nel Cuore di Gesù, nella Sua umanità e cui impulsi ci fanno palpitare e muovere.
Attraverso la umanità di Gesù abbiamo accesso alla Sua divinità.
Tutto ciò che abbiamo detto è il senso delle nostre Regole, del nostro regolamento, il cui tema fondamentale è l'affermazione che noi siamo Catechisti del SS. Crocifisso.
Affermazione che rivela il senso profondo di tutte le nostre Regole e disposizioni, il valore dei nostri voti, il significato e la portata del nostro apostolato, della nostra pietà, della nostra riparazione.
Il significato della nostra appartenenza all'Unione Catechisti del SS. Crocifisso ci è spiegata da tutta la spiritualità, dagli insegnamenti e orientamenti dei nostri Servi di Dio.
Il senso del nostro Regolamento è, non tanto l'osservanza meccanica di obblighi e precetti, benché essi costituiscano già un primo passo di buona volontà, ma l'essere sempre di più completamente e profondamente Catechisti del SS. Crocifisso.
Una prima osservazione da fare è la seguente: chi non si ancora a qualcosa di sensibile ( in questo caso all'umanità di Gesù, corre il rischio di avere il senso di un Dio tutto interiorizzato, costruito quasi completamente dalla sua sensibilità.
Un dio davanti al quale non ci si piega, perché fatto e costruito da noi; che lo si dica inconoscibile o conoscibile, che lo si dica lontano o vicino, molto difficilmente si potrà fare l'esperienza dell'alterità di Dio, quindi della Sua trascendenza e dell'adorazione fondamentale che gli si deve.
Diventa un Dio a nostro uso e consumo, anche se diciamo di Lui che è inconoscibile, che è inaccessibile, che è trascendente.
L'alterità di Dio
Invece, attraverso l'umanità di Gesù, abbiamo il senso della concretezza e dell'alterità di Dio: l'Altro con la "A" maiuscola, l'Altro con il quale noi possiamo sviluppare il rapporto fondamentale di tutta la vita, e che è l'anima di tutti gli altri rapporti.
L'Altro che non viene mai meno, l'Altro che è mentre noi diveniamo.
L'Altro che è la nostra causa, il nostro fine.
Soltanto chi ha un rapporto illuminato ed approfondito con l'ALtro, riesce a dare un senso alla propria vita, a giustificare il rapporto con gli altri, ad illuminarlo nel giusto modo e a ricevere gli altri con la "pietas" reverenziale che scaturisce dal considerarli rappresentanti dell'Altro.
Un modo per esprimere l'amore verso l'Altro.
Intimità di Dio
L'esperienza della alterità di Dio si ha soprattutto nella concretezza della Incarnazione.
Così per l'esperienza dell'intimità.
Chi non ama Gesù non conosce intimità vara e profonda, intimità con un Altro che ci penetra fin nell'intimo del nostro essere e col quale possiamo proprio combaciare cuore a cuore.
Chi non ama Gesù, conosce soltanto la ricerca di se stesso, il dialogo disperato con se stesso.
La fede
L'umanità di Gesù favorisce e aiuta la fede, come risulta dalle parole di Gesù a Tommaso. "Metti qui il tuo dito e guarda la mia mano e stendi la tua mano e mettila nel mio costato e non voler essere incredulo, ma credente" ( Gv 20,27 ).
E ancora: "Tu hai creduto, perché hai veduto, beati quelli che non vedono e crederanno". ( Gv 20,29 )
Quindi l'umanità di Gesù non fa ostacolo alla Sua divinità
Chi ha difficoltà a credere nella umanità di Gesù è, quasi certamente, ostacolato dall'amor proprio.
La speranza
L'umanità piagata di Gesù aiuta la fede e la speranza.
Come no sperare dalla bontà di un Dio fatto uomo, e morto sulla croce per noi?
La carità
Essa aiuta la carità, perché Gesù ha amato anche con un cuore umano ed ha assunto, divinizzato, i nostri sentimenti, quello che proviamo, il modo umano di amare.
Impariamo quindi a non insospettirci sempre rispetto alla nostra possibilità di amore, temendo la corruzione dei nostri sentimenti.
Siccome Gesù ha amato divinamente, in carne umana, esprimendo il Suo amore divino con amore umano, ci dà un incoraggiamento a non considerare con sospetto l'affetto del nostro cuore.
Abbiamo rispetto del nostro affetto quando è mosso da Lui, perché è destinato a Lui.
Gesù vuole muovere ed esprimere il Suo amore divino verso noi stessi e verso gli altri, nel nostro amore umano.
Difatti Egli dice: "Amatevi gli uni gli altri come io vo ho amati" ( Gv 13,34 ), parole che ci incitano ad un amore umano purificato ed elevato, ispirato e mosso dall'amore divino.
La Divozione ci presenta l'umanità di Gesù tutti i giorni, in modo scoperto e circostanziato.
Essa ci invita al culto e alla adorazione dell'umanità crocifissa di Dio, adorazione ostacolata a volte da persone appartenenti alla chiesa stessa!
È una adorazione che ci porta non semplicemente alla divinità di Gesù, ma nella Sua umanità, altrimenti questa sarebbe un puro strumento.
L'Umanità piagata di Gesù
Perciò noi adoriamo le piaghe di quella umanità: "adoro profondamente prostrato la piaga della mano destra" dice la nostra Divozione, che accentua l'adorazione alla piaga, all'umanità piagata di Gesù.
La prima adorazione alle piaghe di Gesù l'ha fatta San Tommaso stesso quando, in ginocchio, guardando alle piaghe, ha detto: "Mio Signore, mio Dio". ( Gv 20,28 )
S. Giovanni
E ricordiamo le parole di S. Giovanni: "Giunti a Gesù, vedendolo già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli trafisse il costato con una lancia e subito ne uscì sangue ed acqua e chi ha veduto ne fa testimonianza e la sua testimonianza è veritiera ed egli sa che dice il vero, affinché voi crediate". ( Gv 19,33-35 )
E ancora: "Questo infatti accadde perché si adempisse la Scrittura: non gli sarà spezzato un solo osso" e poi "Vedranno Colui che hanno trafitto". ( Gv 19,36-37 )
Ed è proprio attraverso quelle trafitture che si penetrerà nella Sua umanità e si attingerà la Sua divinità.
Sono quelle trafitture che rivelano l'amore di Gesù che dà il Suo sangue per noi.
La Chiesa nasce dalle trafitture di Cristo
Molti scritti dei Santi Padri hanno evidenziato il valore del sangue e dell'acqua usciti dal costato ferito di Cristo, dando così origine alla dottrina secondo cui la Chiesa nascerebbe dalle trafitture di Gesù.
La porta di Gesù sono le Sue Piaghe
Quindi le Piaghe di Gesù e in particolare quella del Costato, sono la porta della Fede, della Speranza, della Verità e dell'Amore.
Ho letto in uno scritto di un'anima illuminata queste frasi profondamente vere: "Dopo la sua caduta - si parla dell'uomo - e a causa della sua stessa caduta, il demonio non ha che un solo scopo: disprezzare le Piaghe di nostro Signore, disprezzarle, nasconderle, come qualche cosa che non conviene all'intelligenza della creatura e alla grandezza di un Dio.
Egli fa questo in molti modi, assai sottili, che si possono riassumere in questo: Attingete Dio per mezzo della vostra intelligenza e voi diventerete come Dio, non arrestatevi a considerare ad una ad una le Piaghe di nostro Signore; questo modo di procedere nel dettagli è infantile e disdicevole, esso rivela dei sentimentalismi.
Allorché egli giunge a togliere allo spirito di un uomo la presenza del Santo Crocifisso, egli lo tiene in suo potere e lo condurrà, di abisso in abisso, nella via dell'orgoglio, dandogli l'impressione continua che egli invece progredisce verso Dio.
Guai se il nostro andare a Dio non presuppone anche il piegarsi davanti ad un uomo: difatti non riserveremmo a Dio la pietas, la commozione , la commiserazione, l'amore che sentiamo verso l'uomo sofferente.
Il nostro amore, se non potesse esprimersi verso una umanità, non riuscirebbe ad esprimersi interamente.
Lo spettacolo delle Piaghe è salvifico
Lo spettacolo delle Piaghe di Gesù, diversamente compreso dai diversi uomini, è sempre salvifico, anche per coloro che ancora non credono, purché vi sia un minimo di buona volontà, un minimo di capacità di amore.
Questo sguardo di commiserazione e di amore, anche se non illuminato e consapevole del Cristo, costituisce un inizio di elevazione e di salvezza.
Difatti nel dolore dell'uomo, in questo caso nel dolore di Cristo sulla croce, nel dolore dell'Innocente, l'uomo si riconosce, si ritrova.
Contemplare il Crocifisso nelle Sue Piaghe è indispensabile, specialmente per le anime consacrate, affinché vivano nella Sua intimità e cessino di considerare Gesù come un Dio invisibile, astratto e lontano.
Tutto quello che noi facciamo, secondo il nostro Regolamento, ha come scopo di realizzare la nostra vocazione, facendoci vivere sempre più con Lui, nell'intimità della Croce, nelle Sue Piaghe, specialmente nel Suo Cuore trafitto, scaldati dal Suo Amore, sotto l'impulso della Sua umanità.
Il Natale
Approfondiamo questi pensieri mentre siamo nella novena del Natale, che rappresenta l'Incarnazione, la nascita del Figlio di Dio fatto uomo, il quale ha già disegnati nel Suo cuore i futuri patimenti ed il segno della Croce.