Relazione di Fratel Gustavo Luigi Furfaro

B209-A4

Prende la parola Fratel Gustavo Luigi Furfaro che svolge la prima relazione: « Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto » ( Gv 19,32 ).

L'Adorazione a Gesù Crocifisso, fulcro della vita cristiana, nella spiritualità lasalliana

1) La novità cristiana

« Il Figlio di Dio, unendo a sé la natura umana e vincendo la morte con la sua morte e risurrezione, ha redento l'uomo e l'ha trasformato in una nuova creatura ». ( L.G. 7 )

In questa breve e densa sintesi il Vaticano II presenta al mondo la novità cristiana.

In essa riassume la vita, l'insegnamento, l'esempio di Gesù e condensa tutto l'insegnamento apostolico e in particolare l'insegnamento di S. Paolo ( Gal 6,15; 2 Cor 5,17 ).

La vita di Paolo si conforma talmente alla novità del Cristo che giunge a parlare della sua trasformazione in nuova creatura: « Non sapete forse che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù, fummo battezzati nella sua morte?

Fummo, col battesimo, sepolti con lui nella morte, affinché come Cristo fu risuscitato da morte dalla potenza gloriosa del Padre, così noi pure viviamo di una vita nuova ». ( Rm 6,3-7 )

E aggiunge: « Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.

Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me ». ( Gal 2,20 )

Il vanto di Paolo: « Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo ». ( Gal 6,14 )

L'insegnamento di Paolo: « Mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio » ( 1 Cor 1,22-24 ).

« Quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parole o di sapienza.

Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi Crocifisso » ( 1 Cor 2,1-2 ).

L'esortazione di Paolo: « Quelli che da sempre egli ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo » ( Rm 8,29 ) « portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo » ( 2 Cor 4,10 ).

Nelle parole di Paolo è l'eco dell'insegnamento di Gesù nelle beatitudini ( Mt 5,3-12 ) e nelle esortazioni: « Chi non prende la sua croce e non mi segue,non è degno di me » ( Mt 10,38 ).

« Se qualcuno vuoi venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua » ( Mc 8,34 ).

2) S. Giovanni Battista De La Salle e la novità cristiana

Tutti i Santi, pur sotto aspetti diversi e con diversa angolatura, hanno realizzato nella loro vita e nel loro insegnamento questa « novità »: nella loro vita spirituale e nella loro missione apostolica.

S. Giovanni Battista de La Salle ci presenta di questa realizzazione aspetti caratteristici, propri di un'anima che nell'unione intima con Gesù ha posto la sorgente della sua duplice fecondità di insegnamento e di realizzazione: unione intima che fu nella sua vita, il segreto della sua grande forza morale.

Nel vasto campo della Parola di Dio a cui S. Giovanni B. de La Salle ispirò la sua spiritualità dell'apostolato, la sua predilezione è proprio per S. Paolo.

Una stessa passione ardente per Gesù e Gesù Crocifisso e per le anime da evangelizzare sta alla base delle loro realizzazioni apostoliche.

Cristo li ha « presi », e quanto per loro poteva sembrare un « guadagno » ( zelo per la legge in Paolo - canonicato, patrimonio … per il La Salle ) viene da loro considerato « una perdita a motivo di Cristo di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui » ( Fil 2,7-9 ).

L'ammirazione e l'amore che il Santo dedica all'Apostolo delle Genti lo induce ad una conoscenza così familiare e approfondita e talmente impregnata della sua dottrina che la sua preghiera spontanea si esprime quasi naturalmente in formule paoline quando si tratta dell'unione con Cristo: « Fa', o mio buon Salvatore che io diventi in te una creatura nuova che io non viva più e non agisca più come figlio di uomo peccatore, ma come figlio di Dio …

Che io non viva più in me, ma in te e per teè, in modo che sii tu che vivi e speri in me … » ( Met. Or. 101 ).

E non soltanto cita S. Paolo più di ogni altro libro della Scrittura, ma stabilisce con lui una comunione di pensieri, una stessa concezione della nuova vita cristiana, uno stesso ideale apostolico, una simile impostazione di vita.

San Paolo non è per il Santo un comodo repertorio di massime da citare: è un vivente, un grande uomo d'azione, l'operaio di Cristo dallo zelo infaticabile, il modello che vorrebbe sempre dinanzi agli occhi dei suoi Fratelli, ( Med. 140 ).

Accoglie l'invito dell'Apostolo: « Fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo » ( 1 Cor 11,1 ).

S. Paolo non ha voluto sapere altro che Cristo e Cristo Crocifisso ( 1 Cor 2,2 ).

Tutto il suo insegnamento ruota come sul suo asse portante attorno al grande fatto della Incarnazione-Redentrice.

In essa è la sorgente di ogni benedizione per l'umanità e il motivo per eccellenza della nostra fiducia e della nostra speranza.

Quanto alla persona di Gesù quello che colpisce il de La Salle, come l'Apostolo, non è tanto il singolo episodio quanto le due attitudini essenziali dell'Uomo-Dio: la sua umiliazione e la sua obbedienza.

Due testi di S. Paolo ritornano infatti nel Santo ogni volta che parla dell'Incarnazione; quello dei Filippesi ( Fil 2,6-8 ); Il Figlio di Dio, pur essendo di natura divina, umiliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, tranne nel peccato, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce » ( M. 12 - M.O. 71, 79 ecc … ) e il commovente testo della lettera agli Ebrei ( Eb 10,5-7 ) ( di ispirazione paolina se non è di S. Paolo ) in cui il Cristo soffre entrando nel mondo come vittima obbediente per il peccato: « Tu non hai voluto ne sacrificio ne offerta; allora ho detto: Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà » ( R. 167 - M. 112 - M.O. passim. ).

Per S. Paolo tutto il dogma è Cristo; e tutta la morale è Lui.

Non si tratta di praticare una legge o un codice di morale, ma di conoscere, amare, imitare il Cristo per essere conformi a Lui.

Vita nuova in Cristo, ascesi e lotta contro il peccato, azione dello Spirito Santo ecco le idee-forza delle lettere paoline che ritroviamo nella spiritualità lasalliana.

3) Spiritualità lasalliana nella vita, nell'insegnamento, nelle opere

Tale spiritualità il Santo realizza innanzitutto nella sua vita: « nello spirito di martirio che è la scelta radicale di Dio, che è donazione o identificazione con il martire, il Cristo contemplato nella sua vita e nei suoi misteri: il Mistero Pasquale della Passione, Morte e Risurrezione; nello spirito di abbandono mediante il distacco dalle cose per andare agli altri: abbandono della famiglia, del censo, di un nome, di una sicurezza professionale, dei beni, di ogni altra sicurezza, quando con i primi Fratelli fa il voto di abbandonarsi completamente a Dio quand'anche fosse costretto, per tenere le scuole, a mendicare e a vivere di solo pane ».

Tale spiritualità egli tende a realizzare e a inculcare nei suoi Fratelli, oltre che con l'esempio, con l'esortazione, la parola, l'insegnamento.

« Prendete l'obbedienza di Gesù Cristo per modello della vostra e sforzatevi di conformarvi ad essa, considerando quanto dice S. Paolo che Egli è stato obbediente fino alla morte di Croce … » ( R. 157 ).

Quando il Santo parla di « conformità » a Gesù Cristo, nella maggior parte delle esortazioni, è a Gesù Cristo sofferente che egli si riferisce.

« Non si è cristiani che in quanto si è conformi al Salvatore, ed è l'amore delle sofferenze e della mortificazione che ci rende simili a Lui » ( M. 176,3 ).

E si potrebbero moltiplicare citazioni simili.

Questa conformità è partecipazione al mistero dell'Incarnazione, al mistero Pasquale.

La Passione e la morte di Gesù hanno una portata universale.

« Per completare e consumare l'opera della redenzione » occorre che ciascuno unisca « le sue sofferenze a quelle di Gesù Cristo, come essendo una delle sue membra sofferenti in Lui e per Lui » ( M. 195,1 ).

Partecipando alle sofferenze e alla morte di Cristo si è introdotti nella sua gloria ( M. 93,1-2 ): questa visione cristocentrica della mortificazione da all'insegnamento lasalliano un valore con finalità positiva; la sofferenza è condizione di vita e non ricerca di morte: « La risurrezione di Gesù deve ancora procurarvi questo vantaggio di farvi risuscitare spiritualmente … e cioè di farvi entrare in una vita tutta nuova e tutta celeste …

Mortificate i vostri corpi terrestri, dice l'Apostolo, e spogliatevi dell'uomo vecchio per rivestirvi del nuovo » ( M. 29,3 ).

Nella semplice spiritualità dei suoi Fratelli e discepoli, il Santo assegna alla devozione a Gesù Crocifisso un posto di primo piano.

Non sto a citare le pratiche che lascia ai suoi Fratelli, ricordo solo le Litanie della Passione da recitarsi ogni giorno e due volte al giorno.

Inculcherà di portare sempre con sé il Crocifisso, di contemplarlo e di abbracciarlo spesso ( R. 163 ).

E questo in un secolo e in una nazione, in cui come rileviamo da una lettera di Bossuet, l'opposizione al culto del crocifisso era forte sia per la influenza del Calvinismo sia per quella del Giansenismo: il primo radicalmente avverso alla croce, il secondo negando che il Cristo fosse morto per tutti gli uomini.

Ma naturalmente la spiritualità della Passione si afferma soprattutto nelle Meditazioni e in particolar modo in quelle dedicate al mistero della Passione dal lunedì al sabato santo di cui quella sull'« Abbandono di Gesù Cristo alle sofferenze e alla morte », quella « sulla Passione di Gesù » e la seguente « Le cinque piaghe di Gesù Cristo » ( M. 24, M. 27, M. 28 ) offrono sintesi dottrinali teologiche e mistiche di grandissimo valore.

E d'altronde la spiritualità e la devozione al Crocifisso sono fondamentali e insostituibili nel cristianesimo, presupponendo, e quindi in qualche modo dipendendone la stessa Eucaristia.

Particolarmente il Cristo Crocifisso è considerato come il principio unitario d'azione di ogni singolo membro e della stessa unione comunitaria tra quelli che egli ha scelto per un'opera comune, cui partecipa quello Spirito di unità divina che si realizza nell'unum sint.

Così Gesù è in mezzo alla comunità per dirigere « tutte le loro azioni e tutta la loro condotta » ad un solo centro che è Lui stesso « Gesù Cristo che agisce in essi e per essi » ( M. O. II ).

« Mettiamo, con S. Paolo, tutta la nostra gloria nel portare sul nostro corpo le sacre stigmate delle sue Piaghe, per renderci conformi a Gesù Cristo Crocifisso … » ( M. 165,3 ).

Tale spiritualità egli pone a fondamento e a motivo propulsore per l'impegno nell'opera apostolica, nella missione educativa.

E in questo spirito si deve ricercare la radice, la sorgente dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

La partecipazione alla croce si espande in frutti di salvezza: più gli apostoli di Gesù « sono ricolmi di sofferenze nei loro lavori apostolici » più essi operano efficacemente la salute delle anime ( M. 126,2 ); la loro testimonianza illustra e feconda la loro azione ( M. 166,3 ); le sofferenze li purificano, permettono loro di crescere nell'amore di Dio, nello slancio apostolico, nella speranza della ricompensa celeste ( M. 124 ).

Il Cristo non manca d'altronde di « dare loro la mano » in questi momenti difficili: le persecuzioni non possono separarli dal suo amore ( M. 152,1 ).

Così la sofferenza non è ricercata per se stessa, ma accettata come facente parte del ministero apostolico: accettando la croce si è sicuri di raccogliere i frutti per gli altri e per se stessi.

La partecipazione interiore al Mistero di Gesù orienta e anima la storia quotidiana del Fratello.

Nella e per mezzo della sua attività il Fratello realizza la consacrazione di tutto se stesso a Dio; con Gesù e in Lui egli « offre la sua vita » al Padre per la salvezza degli uomini.

Più che della « sequela Christi », della imitazione di Cristo e anche della conformità al Cristo il de La Salle parla di unione a Gesù Cristo, e cioè di identificazione, di assimilazione a Gesù Cristo.

L'attività stessa del Fratello, nel mondo, le sue relazioni concrete di servizio ai giovani, sono espressione sacramentale dell'amore salvifico del Cristo; nell'azione del Fratello è il Cristo in azione. ( M. 195,3 ).

4) Fratel Teodoreto, figlio di S. Giovanni B. De La Salle

La prima creatura « spirituale » generatasi dal grande tronco lasalliano, è l'Istituto Secolare « Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata » dovuto al Fratel Teodoreto, in quella Torino che tanta storia vanta di devozione al Crocifisso e che conserva la Sindone.

Fratel Teodoreto, per la sua intima ed intrinseca compenetrazione dello spirito del Fondatore, S. Giovanni B. de La Salle e del suo Istituto, reincarna la missione del suo Fondatore e noi siamo sorpresi della lasallianità del suo messaggio e delle sue attuazioni, così da vedere in lui e per lui, quasi come un provvidenziale ritorno alle origini della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

É una prima filiazione dinamica di un corpo religioso che in oltre due secoli di fedeltà raggiunge la continuazione dell'azione apostolica della scuola; non come apporto complementare e sussidiario, ma come azione necessaria che non si limita alla scuola, ma investe tutta la vita di chi è stato « cristianamente educato ed istruito ».

Parte dalla scuola ma ne presenta la continuazione educativa e formativa per la vita.

E questo è profondamente lasalliano: « Nella vostra missione dovete unire lo zelo per il bene della Chiesa e per quello della Società, del quale i vostri allievi cominciano ad essere membri, e devono diventarlo ogni giorno più perfettamente.

Procurate il bene della Chiesa formando dei vostri allievi dei veri cristiani, rendendoli docili alle verità della fede e agli insegnamenti del Vangelo.

Procurate il bene della Società insegnando le scienze profane, o piuttosto insegnando loro tutto ciò che ha attinenza con il vostro ministero.

Aggiungete però sempre alle conoscenze umane la pietà, senza la quale il vostro lavoro sarebbe poco utile » ( M. 160,2 )

Fratel Teodoreto non pensa di fondare un nuovo Istituto, pensa di compiere tutt'intero e fino in fondo il suo dovere educativo.

« Il poco di cristianesimo che c'è nel mondo … » notava il de La Salle nel lontano 1684 di una società che amava dirsi « molto cristiana » porta il Santo a preoccuparsi della formazione dei giovani: « una vita che di cristiano ha poco più che il nome, fatta di mediocrità, di accidia di acquiescenza al male … » nota Fr. Teodoreto a proposito dei « buoni » lo porta a chiedersi perché slanci anche generosi s'intorpidiscono, ed in pratica risultano sterili.

L'uno e l'altro, il Padre e il figlio, sono sedotti da Cristo; l'uno e l'altro trovano nella pratica austera della penitenza, della rinuncia, del sacrificio, della dedizione completa, nella devozione alla Croce lo strumento d'una « redenzione nuova » che li rende idonei a quell'apostolato che non è costituito né dalla scienza, né dall'eccellenza e dal fascino personale.

Nessuno dei due trascura i dati della « realtà umana » ma nessuno dei due pone il dato umano avanti a quello divino; e questo non a parole, ma sinceramente, concretamente, nei fatti come è nella persuasione.

Fratel Teodoreto fu subito tutto a disposizione di Dio.

Non si preoccupò della « novità ».

Egli ripeteva un messaggio antico, l'appello alla santità che S. Giovanni Battista de La Salle già aveva proposto e voluto, pur nella vita laicale e nel mondo per i discepoli dei suoi figli.

E questo anche nella spiritualità della Croce da cui derivò lo « spirito di martirio ».

Egli non era alla moda come neppure il suo Santo Fondatore era alla moda, ma era nella via tracciata da Gesù.

Fratel Teodoreto aveva gli occhi fissi al de La Salle: è naturale che la conformità del figlio con il Padre dovesse portare Fratel Teodoreto a cogliere del pensiero e dell'opera lasalliana il dato più profondo e genuino.

Fratel Teodoreto trova nel suo S. Fondatore un'ardente devozione alla Passione, trova un pressante invito ad uno sviluppo devozionale nel senso della Adorazione alle cinque Piaghe di Gesù, nella Meditazione per il Sabato Santo ( M. 28 ).

Vi trova queste espressioni: « Adorate le cinque Piaghe di Gesù Cristo nostro Signore e pensate che egli non le ha conservate nel suo sacro Corpo che come segni gloriosi della vittoria riportata sull'inferno e sul peccato …

Fissate sovente gli occhi su di esse … considerate le piaghe del corpo del vostro Salvatore come tante voci che vi rimproverano i vostri peccati … il frutto che la contemplazione delle piaghe di Gesù deve produrre in noi è quello di allontanarci per sempre dal peccato, di mortificare le passioni, di combattere le inclinazioni troppo umane e naturali …

Prostratevi sovente davanti alle divine piaghe; consideratele come la sorgente della vostra salvezza; mettete la mano nella piaga del Costato con S. Tommaso, non tanto per fortificare la vostra fede, quanto piuttosto per penetrare se è possibile fino al Cuore di Gesù e per far passare di là nel vostro cuore i sentimenti di una pazienza tutta cristiana, di una intera rassegnazione, di una perfetta conformità alla volontà di Dio e per attingere un coraggio che vi porta a ricercare le occasioni di soffrire ». ( M. 28 )

Queste esortazioni del suo Fondatore, con tutto un programma di vita non di ripiegamento ma di « coraggio » poteva costituire l'« humus » ricettivo e fecondo di un germe che Dio gli fa incontrare nel suo cammino di attesa di un segno che gli aprisse la via per la realizzazione di un progetto che serbava nel cuore fin dal suo Secondo Noviziato e cioè da oltre 6 anni.

E il germe fu l'incontro provvidenziale con Fra Leopoldo Maria Musso dei Frati Minori da cui accetta la Divozione a Gesù Crocifisso.

Ma vi sono delle perplessità, delle remore, dei dubbi.

Fratel Teodoreto « per uscire dal dubbio di recarmi o no a farne la conoscenza ( di Fra Leopoldo ) entrai nella chiesa di S. Francesco d'Assisi e praticai la Divozione dinanzi al miracoloso Crocifisso che si venera in detta chiesa nella cappella o atrio accanto alla sagrestia.

Appena terminata la pia pratica, svanì in me ogni perplessità e mi recai alla vicina chiesa di S. Tommaso dove fui ricevuto cordialmente da Fra Leopoldo » ( Il Segretario del Crocifisso - pag. 119 ).

E così Fratel Teodoreto riceve la Divozione tramite la Divozione.

« Il giorno 23 aprile 1913, alle ore 17, gli esposi ( a Fra Leopoldo ) l'idea « di formare un'associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico » e aggiunsi: « Abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere, che mi spiacerebbe iniziarla e poi, dopo breve tempo, doverla sciogliere » ( id. pag. 120 ).

Ne riceve la risposta: « Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente » che Gesù Sacramentato fa udire a Fra Leopoldo la sera stessa alle ore 21.

Nel piano di Dio si incontravano la spiritualità francescana e la spiritualità lasalliana nella comune base di una spiccata divozione al Signore Crocifisso.

Fratel Teodoreto, consciamente o inconsciamente, ma certo provvidenzialmente sentì, oltre che nello spirito, anche nella formulazione della Divozione le stesse parole del suo Fondatore: « Adorate … prostratevi … amabile … ( M. 24 e M. 28 ) quanto ha sofferto per cancellare i miei peccati … ( M. 28 ) e allontanarvi per sempre dal peccato … ( M. 28 ).

« Adorate con tutti i Santi la Santa Umanità di Gesù Cristo … unitevi a loro per mostrare la vostra gratitudine e il vostro rispetto tanto quanto esso lo merita » ( M. 40,2 ).

E con il consenso dei suoi Superiori la praticò, la fece praticare dai suoi Fratelli e nelle adunanze « parlò ai giovani della Divozione a Gesù Crocifisso che divenne poi, sia per la pratica, sia per la propaganda, una delle principali attività dell'erigenda Associazione » ( II Segretario pag. 120 ).

La pratica della Divozione non fu solo forma di preghiera, ma nella meditazione, divenne motivo di riflessione e spinta di azione.

Come pregare per la Chiesa, per i peccatori, per le anime consacrate, per i fratelli e non sentire la voce che da tutti sale per un impegno di apostolato?

A che serve contemplare un Crocifisso che tengo in mano, passare di piaga in piaga chiedendo l'estensione della Redenzione a tanti che la attendono, e non sentirmi impegnato per contribuire all'opera redentiva di Gesù Crocifisso?

Per questo la Divozione portò alla lettura e allo studio del Vangelo e questo richiese il Catechismo per rendersi atti e preparati a portare la Parola di Gesù a chi non la conosce.

Per lo studio della religione s'impose la coerenza di vita cristiana, che in un mondo « per metà ateo e per metà laicista » non può più realizzarsi che piantando solidamente la croce nel cuore, superando il proprio comodo, l'egoismo ignaro di chi crede che basti « scandalizzarsi » e non espiare, condannare e non riparare, chiudersi in sé e non vedere le necessità del mondo.

E ancora seguiva in questo le indicazioni del suo Fondatore: « Sarebbe stato poco utile se gli Apostoli avessero istruito i primi fedeli nelle verità essenziali della nostra religione e non li avessero guidati a vivere una vita cristiana conforme a quella che essi avevano vissuto con Gesù Cristo.

Per questo non si limitavano ad insegnare le verità speculative, ma ponevano ogni cura nell'avviarli alla pratica » ( M. 200,2 ).

Così l'Adorazione a Gesù Crocifisso divenne regola di vita, divenne spinta di apostolato.

Mezzo facile e intuitivo e tale da soddisfare ad un tempo il bisogno della pietà e ridestare e approfondire lo spirito e la vita cristiana nei singoli, la « Divozione » costituiva anche il fondamento d'una forma associativa che per la sua universalità potesse unire l'alunno, l'ex-alunno, il maestro, la famiglia, ovunque e sempre all'opera dei suoi educatori e tutti sostenere e spronare in quella catechesi di testimonianza e di opere che è la presenza del cristiano nel mondo.

« Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto » ( Gv 19,32 ).

Ad imitazione della Vergine Immacolata questo sguardo diventi un programma di vita nella carità: « Cristo ha dato tutto se stesso per noi »; diventi un messaggio di fede, diventi un motivo di gioia perché è beato chi non prende scandalo dalla croce ( Gv 7,23 ).

Bibliografia:

Fr. Emiliano - Giuseppe Savino - Articoli vari sul Bollettino « L'Amore a Gesù Crocifisso » - Unione Catechisti.

Fr. Alphonse fsc. - A' l'école de Saint Jean-Baptiste de La Salle - Ligel 77, rue de Vaugirard - Paris Vie - 1952.

Il Segretario del Crocifisso - Fratel Teodoreto fsc. - LDC - Torino - 1944.

Fr. Leone di Maria - Fratel Teodoreto ( Prof. Giovanni Garberoglio ) - A & C - Torino - 1956.

La Relazione è seguita con vivo interesse e profonda attenzione dai presenti che riscoprono nel messaggio di Fratel Teodoreto una continuità veramente impressionante dell'insegnamento, dell'esempio, della spiritualità del Santo de La Salle.