Direttorio di pastorale familiare |
La promozione e la realizzazione di una adeguata pastorale familiare non può non fondarsi sulla nitida consapevolezza che « attraverso la famiglia cristiana la Chiesa vive e compie la missione affidatale da Cristo » e che la famiglia è sì « l'oggetto fondamentale dell'evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo ».1
Di conseguenza, la pastorale familiare, oltre a fare di tutte le coppie e famiglie cristiane e di ciascuna di esse il termine delle sue attenzioni e delle sue cure, riconosce nelle stesse coppie e famiglie un soggetto pastorale attivo e responsabile.
Perciò le coinvolge e le impegna a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa e allo sviluppo della società, svolgendovi quei compiti e quel ministero che affondano le loro radici nel sacramento del matrimonio.
Come abbiamo già richiamato in precedenza esponendo alcuni tratti del "Vangelo del matrimonio e della famiglia",2 in virtù del sacramento del matrimonio, « gli sposi sono consacrati per essere ministri di santificazione nella famiglia e di edificazione della Chiesa »3 e ogni famiglia cristiana, costituita come "Chiesa domestica", è vitalmente inserita nel mistero della Chiesa e chiamata a partecipare, nel modo suo proprio, alla vita e alla missione della Chiesa.
I coniugi e i genitori cristiani, infatti, « hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio »4 e « perciò non solo "ricevono" l'amore di Cristo diventando comunità "salvata", ma sono anche chiamati a "trasmettere" ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità "salvante" ».5
La coppia-famiglia cristiana, pur con tutta la sua « "inadeguatezza" a manifestare e a riprodurre, da sola, il mistero della Chiesa in se stesso e nella sua missione di salvezza »,6 si presenta come « un riflesso vivo, una vera immagine, una storica incarnazione della Chiesa.
In tal senso la famiglia cristiana si pone nella storia come un "segno efficace" della Chiesa, ossia come una "rivelazione" che la manifesta e la annuncia, e come una sua "attualizzazione" che ne ripresenta e ne incarna, a suo modo, il mistero di salvezza ».7
La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, pur nelle molteplici forme che essa può assumere,8 deve esprimersi ed attuarsi « in modo proprio e originale », coerente con l'identità della famiglia stessa quale « intima comunità di vita e di amore ».9
La famiglia cristiana, perciò, è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante, comunità in dialogo con Dio e comunità al servizio dell'uomo, innanzitutto con uno stile che dica la sua originaria indole comunitaria: « insieme, dunque, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo ».10
A questo scopo, è opportuno prevedere forme di partecipazione propriamente familiare alla vita della Chiesa, alle sue iniziative e ai suoi organismi, nella consapevolezza che « la presenza delle coppie cristiane come tali, e non semplicemente di un singolo coniuge, nei vari momenti di vita della comunità ecclesiale, nelle diverse forme della missione di salvezza della Chiesa, negli organismi pastorali, realizza e rende visibile il mistero loro proprio entro la Chiesa ».11
Anche riguardo ai contenuti, la famiglia cristiana è chiamata a vivere la sua partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa mediante le realtà che caratterizzano e qualificano la coppia e la famiglia.
« È allora nell'amore coniugale e familiare - vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità - che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa: l'amore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa ».12
Inserita nel mistero della Chiesa, la quale, come vergine e madre, vive e cresce nell'obbedienza della fede e nella sua continua trasmissione a tutti gli uomini e in tutte le culture, la famiglia cristiana è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante.
Come ha incisivamente sottolineato Paolo VI, « la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia.
Dunque nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati.
I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto.
E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita ».13
Ciò che fa della Chiesa la comunità dei credenti è innanzitutto il suo ascolto costante e la sua accoglienza docile della parola di Dio.
Partecipe della vita e della missione della Chiesa, la famiglia nasce e cresce come comunità credente ed evangelizzata nello stesso ascolto orante e nella medesima accoglienza della parola di salvezza.
In tale ottica, agli sposi e ai genitori cristiani - che già lungo il cammino di preparazione al matrimonio si sono impegnati a vivere un itinerario di fede e che nella stessa fede hanno celebrato il sacramento nuziale quale rivelazione e compimento del disegno sapiente e amoroso di Dio - è chiesto di continuare a vivere nell'obbedienza della fede sostenendosi a vicenda e l'intera famiglia è chiamata a lasciarsi evangelizzare continuamente e intensamente, attraverso una permanente educazione nella fede.
Gli sposi cristiani e l'intera comunità familiare, perciò, « sono chiamati ad accogliere la parola del Signore, che ad essi rivela la stupenda novità - la buona novella - della loro vita coniugale e familiare, resa da Cristo santa e santificante.
Infatti, soltanto nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia, costituendoli segno e luogo dell'alleanza d'amore tra Dio e gli uomini, tra Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa ».14
L'ascolto e la lettura della parola di Dio costituiscano il nutrimento di ogni famiglia cristiana.
Genitori e figli insieme, con gradualità e nel rispetto delle età e delle capacità di ciascuno, attuino qualche forma di meditazione della Parola: da quella della preparazione o ripresa settimanale dei brani biblici proclamati nella messa domenicale a quella più frequente o quotidiana almeno in alcuni periodi forti dell'anno liturgico, a quella praticata in ogni giorno dell'anno in modo più sistematico e puntuale secondo il metodo della "lectio divina".
La comunità cristiana, da parte sua, non tralasci di educare ogni famiglia e di accompagnarla e aiutarla con opportuni sussidi perché l'ascolto, l'accoglienza e la pratica della parola di Dio costituiscano la solida roccia su cui viene fondata la casa ( cf Mt 7,21-27 ).
Secondo il dinamismo tipico di ogni esperienza cristiana ed ecclesiale, da comunità credente ed evangelizzata, la famiglia cristiana diventa comunità evangelizzante.
Lo diventa realmente « nella misura in cui accoglie il Vangelo e matura nella fede ».15
Lo diventa per una vocazione radicata nel battesimo e precisata e corroborata col dono sacramentale del matrimonio.
Lo diventa, innanzitutto, con il suo stesso "esserci" come famiglia cristiana: come tale, infatti, essa è partecipe del mistero dell'amore di Dio e del suo pieno compimento nella Pasqua di Cristo.
Nell'ottica della nuova evangelizzazione, il contributo delle famiglie per la testimonianza e l'irradiazione del Vangelo assume grande importanza e può rivestire diverse forme.
In particolare, risulta opportuna l'opera di coppie e famiglie che mettono a disposizione la loro casa per momenti di ascolto della Parola di Dio e sanno chiamare a questo confronto altre coppie e famiglie del quartiere o del vicinato.
Il dono e il contenuto tipico dell'opera evangelizzatrice della famiglia cristiana consiste proprio nell'annuncio e nella testimonianza, attraverso il vissuto quotidiano, della grandezza di questo mistero e di questo amore totale, fedele, definitivo e datore di vita: la sua speciale vocazione, soprattutto oggi, è quella di « essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo ».16
Prima e più di intraprendere qualsiasi altra iniziativa, ogni famiglia cristiana e in essa ogni coppia di sposi sappia riscoprire la grandezza e l'originalità di questa chiamata a partecipare all'opera evangelizzatrice della Chiesa.
Confidando nel dono dello Spirito che la accompagna e la sostiene, si impegni ogni giorno a vivere secondo le dimensioni e le caratteristiche proprie dell'amore coniugale e familiare.
Con gioiosa e umile fierezza, in una società che sempre più va smarrendo queste certezze, testimoni a tutti la possibilità e la bellezza di un amore che rimane fedele e vero in ogni situazione della vita.
L'intera comunità cristiana, d'altra parte, sappia riconoscere e accogliere con gratitudine questa preziosa testimonianza offerta dalle famiglie e si interroghi costantemente sui modi per illuminarle e sostenerle nella loro missione evangelizzatrice.
La famiglia cristiana vive in modo privilegiato e originale il suo compito di evangelizzazione al suo interno, in particolare nel rapporto genitori-figli.
I coniugi cristiani, infatti, « sono cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari.
Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono, con ogni diligenza, la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta ».17
Tale ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani non è altro che logica conseguenza e naturale dimensione della nativa esigenza educativa iscritta nel loro essere genitori.
L'originario rapporto educativo che, in virtù della generazione, li lega ai figli esige, infatti, che i genitori rispettino e promuovano pienamente l'identità personale, sociale ed ecclesiale dei figli.
In tale prospettiva la loro opera educativa ha come scopo irrinunciabile anche la formazione di ogni figlio quale membro vivo e vitale della Chiesa di Cristo.
Lo stesso ministero di evangelizzazione, inoltre, proprio perché vissuto dalla famiglia e nella famiglia, nel rispetto e nella valorizzazione della sua originalità specifica, « assume le connotazioni tipiche della vita familiare, intessuta come dovrebbe essere d'amore, di semplicità, di concretezza e di testimonianza quotidiana ».18
In ogni famiglia cristiana, con la parola e con la testimonianza, i genitori svolgano il loro servizio educativo e mettano in atto i loro carismi così da aiutare i figli a vivere nella fede, nelle varie tappe della loro crescita.
Siano per loro i primi maestri della fede, perché fin dalla più tenera età imparino a « percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo ».19
Li accompagnino nel cammino di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana,20 sia riprendendo e riproponendo nel contesto familiare i contenuti della catechesi vissuta in parrocchia, sia partecipando cordialmente agli incontri e alle iniziative che dalla parrocchia stessa vengono proposti e promossi appositamente per i genitori.
Siano presenti con generosa e discreta disponibilità nei diversi luoghi educativi ecclesiali e vi attuino autentiche forme di corresponsabilità, evitando di delegare totalmente ad altri ( sacerdoti, religiosi e laici ) il loro diritto-dovere anche di educatori nella fede.
Si adoperino perché la catechesi familiare sia in grado di precedere, accompagnare e arricchire ogni altra forma di catechesi.21
A tale scopo è indispensabile che in famiglia ci sia una vera e propria comunicazione nella fede, attuata non solo nel dialogo esplicito sui temi della fede, ma anche e soprattutto vivendo secondo il Vangelo sia le scelte più semplici di ogni giornata, sia quelle legate ad alcuni particolari avvenimenti della stessa vita familiare.
Condividano l'importanza e ritrovino la semplicità di alcuni segni visibili da mettere in risalto nella casa ( dal crocifisso a un quadro religioso, dal libro della sacra Scrittura al segno che ricorda il battesimo … ) e di alcuni gesti concreti da vivere con gioiosa e intelligente fedeltà ( dal segno di croce, alla preghiera prima e dopo i pasti, ad alcune espressioni di attenzione, di carità, di aiuto e di festa che le varie tradizioni locali e familiari sanno indicare e suggerire … ).
Formino « i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio ».22
Consapevoli della fondamentale responsabilità della famiglia in proposito,23 attraverso l'ascolto della parola di Dio, la vita di preghiera, l'esercizio della carità, una condotta vigile e sobria, una generosa partecipazione alla vita ecclesiale, i genitori creino le premesse per scelte vocazionali mature e responsabili.
Non ostacolino, ma rispettino, condividano e accompagnino con trepida e fiduciosa gioia il cammino di quei figli che intendessero verificare e seguire una vocazione al sacerdozio, alla consacrazione religiosa o secolare, o alla vita missionaria.
Poiché l'universalità e la missionarietà costituiscono l'orizzonte e il dinamismo propri di ogni evangelizzazione, « anche la fede e la missione evangelizzatrice della famiglia cristiana posseggono questo respiro missionario cattolico.
Il sacramento del matrimonio, che riprende e ripropone il compito, radicato nel battesimo e nella cresima, di difendere e diffondere la fede, costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo "fino agli estremi confini della terra", veri e propri "missionari" dell'amore e della vita ».24
Diversi sono gli ambiti in cui può essere vissuto questo intrinseco dinamismo missionario: all'interno stesso della propria famiglia, in particolare quando qualche suo membro non ha la fede o non vive in coerenza con essa; verso altre famiglie in formazione o già formate, siano coerenti o no con la fede e con il sacramento del matrimonio; mediante qualche forma di impegno diretto in luoghi di missione.
In particolare, le famiglie cristiane sappiano riconoscere che il campo più immediato e connaturale nel quale si compie la loro opera evangelizzatrice sono le altre coppie e famiglie.25
Di conseguenza, secondo le loro possibilità e capacità, si rendano disponibili per la preparazione dei fidanzati al matrimonio, l'animazione dei gruppi familiari, la catechesi familiare e parrocchiale soprattutto degli adulti, la vicinanza alle coppie e alle famiglie in difficoltà.
Le stesse famiglie cristiane si lascino interrogare seriamente sulla possibilità di qualche forma più diretta di presenza, almeno per un certo periodo di tempo, nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo l'uomo con l'amore di Gesù Cristo.26
I genitori educhino i figli al servizio degli altri, alla mondialità e all'accoglienza di persone di altre razze e culture.
In questa linea le famiglie sappiano essere segno profetico di una nuova società mondiale, attraverso uno stile di vita sobrio ed improntato a modelli di consumo rispettosi della dignità di ogni uomo.
I genitori formino nei figli un'autentica coscienza missionaria, favorendo in ciascuno di essi la convinzione che l'annuncio e la testimonianza del Vangelo è frutto e garanzia della sua vera accoglienza, e coltivino tra di essi le vocazioni missionarie.
Poiché « la Chiesa, comunità credente ed evangelizzante, è anche popolo sacerdotale », la partecipazione della famiglia alla sua vita e alla sua missione comporta anche l'offerta della propria esistenza e la preghiera.
« È questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo ».27
Interiormente plasmati e continuamente vivificati e corroborati dall'Eucaristia e dalla fedele e attiva partecipazione ad essa, come pure profondamente rinnovati dal sacramento della penitenza che ricostruisce e perfeziona l'alleanza coniugale e la comunione familiare,28 i coniugi e i genitori cristiani ricevono dal sacramento del matrimonio la grazia e il compito di trasformare tutta la loro vita in un continuo "sacrificio spirituale a Dio gradito" ( 1 Pt 2,5 ).29
È necessario, quindi, che ogni coppia e ogni famiglia cristiana riscopra nel sacramento del matrimonio, che la costituisce e la fonda, la sua nativa e insopprimibile vocazione alla santità: « una vocazione che si esprime e si attua non al di fuori della vita coniugale, bensì all'interno delle molteplici realtà e dei vari doveri del matrimonio ».30
Espressione privilegiata e irrinunciabile del compito sacerdotale della famiglia cristiana è la preghiera, quale dialogo orante col Padre per Gesù Cristo nello Spirito Santo.
Si tratta di una « preghiera fatta in comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme », e di una preghiera che « ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello ».31
Tale preghiera in famiglia è intrinseca esigenza che scaturisce dalla natura della famiglia stessa quale "Chiesa domestica";
è impegno derivante dal sacramento del matrimonio, che chiama i coniugi a esercitare il loro sacerdozio battesimale anche attraverso la celebrazione della liturgia familiare della preghiera e l'educazione dei figli a parteciparvi consapevolmente e liberamente con devozione;
è espressione e alimento di quell'intima comunione di vita e di amore che definisce l'alleanza coniugale e informa e anima la comunità familiare.
La preghiera familiare, inoltre, è aiuto e forza perché ciascuno, secondo la propria vocazione, possa sviluppare le intrinseche virtualità di grazia e le radicali esigenze di crescita che gli sono affidate; è, infine, invito e sprone continuo per ogni famiglia all'impegno nelle diverse forme di evangelizzazione e di promozione umana.
Preparatisi fin dal tempo del fidanzamento, gli sposi cristiani si impegnino a vivere qualche momento di preghiera comune.
Non aspettino per questo la nascita e la crescita dei figli, ma fin dal primo giorno della loro vita a due comincino a pregare anche insieme, e così i figli man mano che crescono si uniranno con naturalezza e spontaneità alla loro preghiera, trasformandola da preghiera coniugale in preghiera familiare.
In forza della loro dignità e missione, i genitori cristiani assumano e vivano con gioia la loro responsabilità di educare i figli alla preghiera.
A tal fine coltivino nelle loro case quegli atteggiamenti di ammirazione, stupore, lode, ringraziamento, supplica, intercessione, ascolto, richiesta di perdono e offerta, che sono alla base di ogni preghiera.
Sappiano creare in seno alla famiglia un'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso il prossimo, promuovano l'ascolto docile della Parola di Dio e la capacità di discernere la voce dello Spirito anche attraverso un'attenta lettura dei segni dei tempi, così da aiutare i figli a rimanere aperti alla volontà del Padre e ad accogliere i suoi doni e la sua chiamata.
Insegnino ai figli non solo la preghiera che si esprime nelle formule consacrate dall'approvazione della Chiesa e dalla tradizione, ma anche quella libera da formule, come il cuore la detta nelle diverse circostanze; soprattutto insegnino a pregare con l'esempio.
Non si deve, infatti, dimenticare che « elemento fondamentale e insostituibile dell'educazione alla preghiera è l'esempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare ».32
Oltre all'osservanza amorosa e fedele, se possibile lodevolmente praticata insieme dall'intera comunità familiare, del precetto della Chiesa che chiama a partecipare all'Eucaristia domenicale e festiva facendo memoria della Pasqua del Signore, ogni famiglia sappia riscoprire e valorizzare anche altre forme di preghiera, destinate a preparare e a continuare in famiglia la liturgia celebrata nella comunità ecclesiale.
Tra l'altro, ad esempio, tutti i membri della famiglia leggano nella fede, ascoltino nel silenzio la parola di Dio, specialmente le pagine del Vangelo, e ad essa siano docilmente attenti nell'amore.
Distinguano il venerdì, giorno memoriale della morte del Signore, con gesti di preghiera e di penitenza compiuti e ravvivati secondo lo spirito e la lettera delle prescrizioni ecclesiali.
Accordino particolare valore al ritmo quotidiano della preghiera mattutina e serale e di quella intorno alla mensa.
In occasione di particolari avvenimenti lieti o tristi della vita familiare, sappiano sostare più lungamente per una riflessione, una lode, una supplica, un'invocazione.
Tra le forme di devozione mariana, riscoprano e valorizzino il rosario e lo facciano diventare espressione frequente e gradita di preghiera contemplativa.
Le coppie e le famiglie più disponibili siano guidate ed educate a distinguere certi giorni o certi periodi della loro vita familiare ricorrendo alla Liturgia delle Ore, almeno per qualche sua parte, secondo le possibilità aperte dalle direttive del Concilio.33
Poiché la preghiera domestica non chiude ma, al contrario, apre a una più vasta preghiera comunitaria, gli sposi cristiani e le loro famiglie partecipino volentieri a momenti di preghiera e di celebrazione proposti e realizzati nei gruppi, nella comunità parrocchiale, nelle diverse espressioni della Chiesa locale.
Quando possibile, colgano l'opportunità di una visita e di una sosta in qualche monastero di clausura, per favorire anche così il recupero della dimensione contemplativa dell'esistenza.
In particolare gli sposi, di quando in quando, accolgano volentieri la proposta di qualche "momento forte" di preghiera, quale una giornata di ritiro spirituale o di un corso di esercizi spirituali.
Per parte sua, la comunità cristiana proponga senza sosta e incoraggi la preghiera familiare e la favorisca anche con opportuni sussidi, adatti alla cultura e alla sensibilità degli uomini di oggi.34
Nella medesima linea, le case e gli istituti religiosi mettano cordialmente a disposizione persone e strutture per momenti di forte esperienza spirituale anche a beneficio degli sposi e delle famiglie.
La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa non è completa se non fiorisce e fruttifica nella carità.
Secondo il dinamismo tipico di ogni esistenza cristiana animata dalla legge personale dello Spirito Santo, in continuità con il battesimo e in virtù del sacramento del matrimonio, anche la coppia e la famiglia cristiane trovano nello Spirito di Gesù la loro guida e la loro norma.
L'amore purificato e salvato dei coniugi cristiani, infatti, è frutto dello Spirito che agisce nel cuore dei credenti e lo stesso amore appare come il comandamento fondamentale rivolto alla loro libertà personale.35
Di conseguenza, la famiglia cristiana viene « animata e guidata con la legge nuova dello Spirito ed in intima comunione con la Chiesa, popolo regale, è chiamata a vivere il suo "servizio" d'amore a Dio e ai fratelli ».36
Poiché l'alleanza coniugale nasce dall'amore di Dio per l'umanità e di Gesù Cristo per la Chiesa e ne è ripresentazione sacramentale, come tali, il matrimonio e la famiglia sono annuncio della carità di Dio.
Da questa stessa carità si lasciano plasmare e guidare, così da realizzarla e testimoniarla nella vita di ogni giorno attraverso un'esistenza condotta secondo la logica e le esigenze del comandamento nuovo dell'amore, in uno stile di sobrietà, giustizia e povertà.
In forza di tutto questo, la famiglia cristiana « è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea » nel rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra giovani e anziani.37
Come già negli altri ambiti della partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, anche nella condivisione della potestà regale di Cristo comunicata alla sua Chiesa, la modalità e i contenuti del servizio all'uomo da parte della famiglia sono innanzitutto quelli propri e originali dell'esperienza coniugale e familiare, quali:
il rapporto di reciproca carità tra l'uomo e la donna,
la fedeltà coniugale,
la paternità e maternità responsabili e generose,
l'educazione delle nuove generazioni,
l'accoglienza degli anziani,
l'impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà.
Per essere, quindi, segno e strumento dell'amore di Dio e realizzare un autentico servizio all'uomo, ogni famiglia si impegni quotidianamente a vivere l'amore al suo interno, così da promuovere una vera comunità di persone tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari.
I genitori vivano con generosità e responsabilità il loro servizio alla vita, sia trasmettendo la vita e riconoscendo nei « figli il preziosissimo dono del matrimonio »,38 sia assumendosi e vivendo fino in fondo il loro compito educativo.
Le coppie e le famiglie cristiane si educhino a vivere forme quotidiane di solidarietà e vicinanza verso altre famiglie in difficoltà materiale o spirituale.
Illuminate dalla carità, « in ciascuno, soprattutto nel povero, debole, sofferente e ingiustamente trattato », sappiano « scoprire il volto di Cristo e un fratello da amare e da servire »;39 lasciandosi guidare dal realismo tenace della carità, si aprano anche a forme più dirette e precise di impegno sociale e politico.
I coniugi siano premurosi nell'ospitalità ( cf Rm 12,13 ), riconoscendo in essa una forma eminente della loro missione ecclesiale: aprano, perciò, le porte della propria casa e, ancor più, del proprio cuore alle necessità dei fratelli e attuino forme concrete di accoglienza ai minori, alle persone in difficoltà e ad altre famiglie, fino a trovare il modo di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere.40
Modalità particolari attraverso le quali la famiglia, nell'ottica specifica e propria dell'amore e della vita, può realizzare il servizio all'uomo sono l'affidamento e l'adozione di quei figli che sono privati dei genitori o da essi abbandonati.
Le famiglie sperimentino l'adozione e l'affidamento come « segni di carità operosa e di annuncio vissuto della paternità di Dio »,41 li riconoscano e li vivano come una forma di "fecondità spirituale", che nasce dalla « disponibilità ad accogliere e ad aiutare anche i figli degli altri, nella consapevolezza che tutti sono figli di Dio, unico e universale Padre », e che mira ad offrire il calore affettivo di una famiglia a chi ne è rimasto privo definitivamente o temporaneamente.42
A tale riguardo, sappiano prepararsi e educarsi a vivere secondo le specifiche diverse attitudini richieste dalla scelta dell'adozione o dell'affidamento.
L'attuale situazione sociale nel nostro mondo occidentale, con il progressivo invecchiamento della popolazione e il naturale susseguirsi delle generazioni, sollecita con urgenza le famiglie a vivere il loro servizio all'uomo anche mediante l'accoglienza, l'attenzione, la vicinanza agli anziani.
La loro presenza in famiglia, oggi resa spesso difficile anche da motivi di abitazione, è di fondamentale importanza per rendere viva e reale la comunità familiare, nell'accoglienza e nella condivisione delle varie età della vita, in un clima di interscambio e di arricchente comunicazione.
Ogni famiglia, perciò, sappia riconoscere e accogliere il dono della sapienza maturata nel cuore degli anziani nei lunghi anni della loro esistenza.
Si adoperi perché l'anziano,
nei limiti del possibile, possa trascorrere gli anni della sua vecchiaia nell'ambito naturale della famiglia, circondato dalla stima e dall'affetto dei suoi;
qualora si rendesse necessario qualche tipo di ricovero, esamini innanzitutto l'opportunità di forme di assistenza medico-sociale di tipo "aperto";
nel caso in cui il ricovero a tempo pieno si imponesse, continui ad assicurare il suo compito assistenziale affettivo, che certo non può essere delegato all'istituto e al suo personale.
In ogni caso, le famiglie si facciano promotrici di una sorta di "nuovo patto sociale" tra generazioni, in modo tale che i genitori anziani, giunti al termine del loro cammino, possano trovare nei figli quell'accoglienza e quella solidarietà che essi hanno vissuto nei confronti dei figli quando questi si sono affacciati alla vita: è quanto richiesto anche dal comando divino di onorare il padre e la madre ( Es 20,12; Lv 19,3 ), che riguarda innanzitutto i rapporti tra figli adulti e genitori anziani o malati.
Indice |
1 | Giovanni Paolo II, Omelia alla Messa di apertura del V Sinodo dei Vescovi, n. 2 |
2 | Cf sopra, ai nn. 8-22 |
3 | Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 104 |
4 | Lumen gentium, n. 11 |
5 | Familiaris consortio, n. 49; cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 47 |
6 | Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 6 |
7 | Ivi, n. 5 |
8 | Cf, ad esempio, Evangelizzazione e sacramento del matrimonio,
nn. 102-106; Familiaris consortio, nn. 51-64 |
9 | Cf Familiaris consortio, n. 50 |
10 | Ivi. |
11 | Evangelizzazione e sacramento del matrimonio,
n. 109; cf Matrimonio e famiglia oggi in Italia, n. 16 |
12 | Familiaris consortio, n. 50 |
13 | Evangelii nuntiandi, n. 71 |
14 | Familiaris consortio, n. 51 |
15 | Ivi, n. 52 |
16 | Cf Ivi, n. 52; cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, nn. 102-103 |
17 | Apostolicam actuositatem, 11 |
18 | Familiaris consortio, n. 53 |
19 | Gravissimum educationis, n. 3 |
20 | Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio,
n. 104 In questo contesto, siano debitamente usati e valorizzati i vari volumi dei Catechismi per la vita cristiana pubblicati dalla Conferenza Episcopale Italiana. |
21 | Cf Catechesi tradendae, n. 68 |
22 | Familiaris consortio, n. 53 |
23 | Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 104 |
24 | Familiaris consortio, n. 54 |
25 | Cf Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 106 |
26 | Cf Familiaris consortio, n. 54 |
27 | Ivi, n. 55 |
28 | Cf Ivi, nn. 57-58 |
29 | Cf Ivi, n. 56 |
30 | Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 53 |
31 | Cf Familiaris consortio, n. 59 |
32 | Ivi, n. 60 |
33 | Cf Principi e norme per la Liturgia delle Ore, n. 27 |
34 | Cf Pregare in famiglia. Sussidio dell'Ufficio Liturgico Nazionale della C. E. I. |
35 | Cf Familiaris consortio, n. 63 |
36 | Ivi. |
37 | Cf Evangelizzazione e testimonianza della carità, n. 30 |
38 | Cf Gaudium et spes, n. 50 |
39 | Cf Familiaris consortio, n. 64 |
40 | Cf Ivi, n. 44; Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 105 |
41 | Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, n. 105 |
42 | Cf Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente,
n. 35; Familiaris consortio, n. 41 |