Santo Domingo

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La metodologia di Santo Domingo

2 Anche a Santo Domingo, come a Puebla, il cuore della missione della Chiesa è l'evangelizzazione.

Tant'è vero che l'Evangelii nuntìandi di Paolo VI - ispiratrice della III Conferenza - viene esplicitamente citata nel DF, e lo stesso Giovanni Paolo II la ritiene indispensabile, come risulta da quanto detto sia alla CAL ( 14 giugno 1991 ), sia nel Discorso inaugurale ( 12 ottobre 1992 ).

Infatti, tenendo presente le trasformazioni sociopolitiche ( fine delle dittature militari e avvento del neoliberismo ) e religiose ( invasione delle sette ), è più che mai urgente annunciare Cristo e il suo Vangelo di liberazione.4

Come disse il Papa nel Discorso inaugurale, « la nuova evangelizzazione è da considerarsi l'idea centrale di tutta questa Conferenza » ( n. 6 ).

Perciò, attraverso un rinnovato annuncio del Cristo risorto, la nuova evangelizzazione simultaneamente catechizza, promuove e incultura ( paragrafi 4-6 ).

La metodologia adottata a Santo Domingo ha dunque come sfondo una grande esigenza kérigmatica.

L'attenzione dei vescovi è rivolta principalmente sul « come » e « cosa » annunciare, sicché presentare il kérygma è esigenza concreta del momento storico-religioso del continente.

Le mutate situazioni, soprattutto di carattere religioso ( DF 139-145 ), e la scarsa stima per il dono della vita ( DF 219, DF 235 ) hanno indotto l'Assemblea a riaffermare innanzitutto e ovunque la professione di fede e l'illuminazione teologica su tutto ciò che riguarda la vita del popolo latinoamericano.

Perciò il modo di procedere non ricorre più - come nelle passate Conferenze e nel DT - al vedere-giudicare-agire.

Il DF descrive le varie tematiche presenti nelle sue tre Parti sempre a partire dal giudizio che viene dalla fede nel Cristo pasquale ( illuminazione teologica ), successivamente analizza le sfide pastorali ( segni dei tempi ), cui risponde mediante le linee pastorali.

Sembra quindi di poter dire che tale cambiamento metodologico ( dall'approccio fenomenologico a quello teologico ), più che una abolizione è una variante integrativa del metodo precedente.

Infatti, per la diffusione del Vangelo e la salvaguardia della cultura della vita i vescovi formulano in modo nuovo il kérygma di sempre.

« A partire dalla situazione generalizzata di molti battezzati che in America Latina non hanno dato la propria adesione personale a Gesù Cristo al tempo della prima conversione, nel ministero profetico della Chiesa si impone, in maniera prioritaria e fondamentale, l'energica proclamazione dell'annuncio di Gesù morto e risorto ( kérygma ) (cf RMi 44), "radice di ogni evangelizzazione, fondamento di ogni promozione umana e principio di ogni autentica cultura cristiana" ( Discorso inaugurale, 25 ) » ( DF 33 ).

Più volte nel DF appare il termine kérygma ( indice analitico ): ciò vuole dire che la Chiesa latinoamericana e dei Caraibi proclama innanzitutto la sua fede in Gesù Cristo ieri, oggi e sempre ( Eb 13,8 ).

Con tale professione di fede è possibile impegnarsi per una nuova evangelizzazione, una promozione umana integrale e una inculturazione adeguata della fede corrispondenti alle sfide odierne.

Nel DF è evidente l'amara constatazione delle cause e degli effetti negativi provocati dalla nuova situazione religiosa del continente: « In America Latina numerosi battezzati non orientano la propria vita secondo il Vangelo.

Molti di loro si allontanano dalla Chiesa o non si identificano con essa.

Tra questi, anche se non esclusivamente, ci sono molti giovani e in generale persone particolarmente critiche riguardo all'azione della Chiesa.

Vi sono altri che, essendo emigrati dalle proprie regioni di origine, si sono sradicati dal proprio ambiente religioso » ( DF 130 ).

Perciò i vescovi propongono di « promuovere un nuovo impulso missionario verso questi fedeli andando loro incontro.

La Chiesa non deve restare tranquilla con coloro che la accettano e la seguono con maggiore facilità »; è necessario dunque raggiungere i lontani e « predicare loro, in forma viva e gioiosa, il kérygma » ( DF 131 ).

Come già detto, proclamare Gesù Cristo e la passione per il suo Regno è l'orizzonte della IV Conferenza.

Ma questo partire dal riferimento di fede non significa chiudersi dinanzi alla realtà, bensì affermare l'identità con cui essa viene letta.

Leggere ( o vedere ) la storia e gli avvenimenti presenti in essa attraverso l'ottica pasquale abilita i credenti a « vedere - giudicare - agire » in una prospettiva genuinamente pastorale.

A tale proposito, il DF afferma che « la nuova evangelizzazione sorge in America Latina come risposta ai problemi che presenta la realtà di un continente nel quale esiste una separazione tra fede e vita che arriva fino a produrre clamorose situazioni di ingiustizia, diseguaglianza sociale e violenza » ( DF 24 ).

Tutto ciò significa che la nuova evangelizzazione è assolutamente inscindibile dalla promozione umana e dall'inculturazione della fede.

Nella nuova metodologia le brevi premesse biblico - teologiche che introducono i vari argomenti si prefiggono di dare, attraverso il kérygma, l'autorevolezza necessaria nel leggere i « segni dei tempi » ( sfide pastorali ) e nell'indicare le relative linee pastorali come risposta della comunità ecclesiale.

La lettura della realtà, quindi, non solo non viene ridimensionata rispetto al passato ( Medellin e Puebla), ma valorizzata, in quanto la realtà, letta nell'ottica della fede pasquale, viene assunta e redenta.

Perciò la nuova metodologia, oltre a riferirsi continuamente alle precedenti Conferenze ( per esprimere la continuità ), rappresenta una forma aggiornata di recepito latinoamericana.5

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4 « La Chiesa ha il dovere di annunciare la liberazione di milioni di esseri umani.
[…] Ha il dovere di aiutare questa liberazione a nascere, di testimoniare per essa, di fare sì che sia totale. Tutto ciò non è estraneo alla evangelizzazione » ( EN 30 ).
5 L'attuale metodologia parte dall'illuminazione teologico dottrinale, che corrisponde al precedente momento del giudicare; le sfide che la Chiesa latinoamericana assume come segni dei tempi corrispondono al momento del vedere; infine le linee pastorali prioritarie corrispondono all'agire della, comunità cristiana nel promuovere il Regno e la vita.
Conviene anche notare che il DF 119 menziona esplicitamente il « vedere - giudicare - agire » nell'ambito dell'educazione, quando riafferma la scelta preferenziale dei giovani e ne promuove, col processo educativo, l'assunzione di responsabilità per costruire un futuro diverso.