Formazione dei futuri Sacerdoti

Indice

Introduzione

1. La comunicazione umana, dono di Dio

Dio sommo bene, comunica incessantemente i suoi doni agli uomini, oggetto di sua particolare sollecitudine e amore, prima di comunicarsi più pienamente ad essi nella visione beatifica.

Inoltre, perché la sua immagine nell'uomo riflettesse sempre più la perfezione divina ( cf. Mt 5,48 ), Egli ha voluto associarlo alla propria opera facendolo, a sua volta, messaggero e dispensatore degli stessi beni ai suoi fratelli e a tutta l'umanità.

L'uomo, infatti, per esigenza della sua stessa natura, fin dal mattino della sua esistenza ha preso a comunicare con i propri simili i suoi beni spirituali1 per mezzo di segni sensorialmente percepibili.

Quindi, col tempo, ha via via inventato mezzi e veicoli di comunicazione sempre più atti a superare gli originali limiti di spazio e di tempo, sino ad attuare, con il sempre più rapido sviluppo tecnologico, un'ormai mondiale e istantanea comunicazione di tutta l'umanità mediante gli strumenti della comunicazione sociale, che oggi vanno integrandosi in una onnicomprensiva tele( infor )matica.

2. La rivelazione e la comunicazione

Tale provvidenziale sviluppo della comunicazione non poteva non interessare la Chiesa soprattutto nella trasmissione delle verità rivelate: da Dio comunicate e, per mezzo della Chiesa, da comunicare a tutti gli uomini.

Dio, infatti, "dopo avere, a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei profeti, 'alla fine ( … ) ha parlato a noi per mezzo del Figlio' ( Eb 1,12 )", disponendo "che quanto Egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti rimanesse sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni.

Perciò Cristo Signore ( … ) ordinò agli Apostoli di predicare a tutti il Vangelo ( … ).

Ciò venne fedelmente eseguito tanto dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con gli esempi e le istituzioni, trasmisero ciò che avevano ricevuto dalle labbra, dalla frequentazione e dalle opere del Cristo ( … ), quanto da quegli Apostoli e da uomini della loro cerchia, i quali ( … ) misero in iscritto l'annuncio della salvezza.

Gli Apostoli, poi, affinché il Vangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi, ad essi "affidando il loro proprio posto di magistero".2

3. Dalla "comunicazione" alla "comunione"

In tempi più recenti la Chiesa ha considerato anche gli strumenti della comunicazione sociale quali veicoli provvidenziali per attuare la sua missione di "predicare sui tetti" ( Lc 12,3 ), "a tutte le nazioni" ( Mc 16,15 ), "sino agli estremi confini della terra" ( At 1,8 ), la Parola della salvezza.

Se n'è interessata, inoltre, per promuovere la formazione e la tutela integrale dell'uomo e del cristiano.

Di fatto la Chiesa ha accolto detti strumenti quali "odierne mirabili invenzioni che piú toccano la vita intellettuale e spirituale dell'uomo"3 e quali "meravigliosi frutti dell'ingegno e del lavoro umani, dono di Dio, dal quale ogni cosa buona procede".4

Consapevole, però, dell'ambivalenza culturale e morale degli stessi, "con vigile cura"5 essa non ha mancato di adoperarsi per prevenirne ogni "uso contrario al piano del Creatore"6 e tale da volgerli a danno e rovina dell'uomo.

Il Magistero postconciliare ha additato nella "comunione" il termine ideale di ogni "comunicazione": così interpersonale come "di massa"; e ha messo in risalto analogie e convergenze con due divini esemplari di perfetta comunicazione-comunione.

Il primo è in Gesù Cristo, "Comunicatore perfetto", nel quale il Verbo incarnato fece sua "la natura di quelli che dovevano raccogliere il suo messaggio, da Lui poi espresso con le parole e con tutto il suo modo di vivere: parlando interamente inserito nel suo popolo ( … ), adeguandosi al loro modo di parlare e alla loro mentalità, al loro stato e condizione ( … ).

Inoltre, con l'istituzione dell'Eucaristia dandoci la più perfetta forma di comunione che potesse venir concessa agli uomini ( … ).

Infine, comunicandoci il suo Spirito vivificante, che è principio di comunione e di unità".7

L'altro "esemplare è nell'altissimo mistero dell'eterna comunicazione-comunione del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, uniti in una sola vita divina".8

4. Strumenti della comunicazione sociale e sacerdozio ministeriale

L'influsso sempre più vasto e profondo che in questi ultimi decenni gli strumenti della comunicazione sociale sono andati esercitando in quasi tutti gli aspetti, i settori e i rapporti della società, creandovi nuovi problemi, ha indotto il Magistero a moltiplicare insegnamenti, esortazioni e norme, a tutela e vantaggio, non solo dei fedeli e di ogni uomo di buona volontà, ma anche di quanti, nel mondo odierno, sono chiamati ad esercitare il sacerdozio ministeriale.9

In conformità di questi orientamenti ufficiali della Chiesa, anche questa Congregazione, fin dal 1970, nella Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis dopo aver fornito indicazioni generali sulla problematica degli strumenti della comunicazione sociale disponeva che nei seminari i futuri sacerdoti venissero formati al retto uso degli stessi, al triplice scopo: "d'imporsi una propria disciplina personale, di poter formare a loro volta i fedeli, e di poterli usare efficacemente nell'apostolato";10 e l'anno seguente, l'istruzione pastorale Communio et progressio ricalcava questo programma, notando: "Per non restare estranei alla realtà della vita e non arrivare impreparati ai loro compiti di apostolato, i futuri sacerdoti, i religiosi e le religiose, nei seminari e nelle case di formazione apprendano come questi mezzi influiscano nella società umana, e anche la tecnica di usarli; e questo apprendimento sia considerato quale parte integrante della loro formazione".11

5. La situazione presente

L'indicazione della Ratio fundamentalis doveva essere quindi tenuta presente dalle competenti Conferenze Episcopali nel preparare le Ratio per le rispettive nazioni, per essere poi specificata ed esplicitata nei programmi di studio e nei regolamenti dei singoli seminari.

Trattandosi di una disposizione riguardante un settore educativo del tutto nuovo, la sua attuazione concreta non poteva essere priva di difficoltà.

Per questa ragione, questa Congregazione nel 1977 avviava un'inchiesta in tutti i seminari, maggiori e minori, per accertare se e come l'iniziazione e la formazione in questo campo fosse di fatto avvertita ed attuata.

Dalle risposte pervenute risultò che nella maggior parte dei centri di formazione ecclesiastica il problema era avvertito; tuttavia, o per erronea individuazione dell'oggetto e dell'ambito specifico di detta iniziazione e formazione, o per mancata distinzione tra i suoi scopi e livelli, ancora difettavano quasi del tutto programmi definiti e organici; inoltre, spesso mancavano persone preparate per approntarli e svolgerli; in molti casi, infine, si è costatata la scarsità dei sussidi tecnici e dei mezzi economici.

6. Questo Documento

A distanza di anni, dette insufficienze non sono state eliminate e, anzi, si rilevano ulteriori ritardi rispetto agli sviluppi nel frattempo segnati dalla comunicazione umana.

Pertanto, questa Congregazione, mentre plaude a quanto di valido già si è andato attuando in vari seminari e istituti d'insegnamento dipendenti dall'autorità ecclesiastica, con il presente Documento consultata la Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali si prefigge di offrire alcuni consigli, proposte e direttive di carattere piuttosto generale, data la fluidità della materia e la diversità delle situazioni locali,12 per impostare rettamente e prontamente, e attuare efficacemente, quanto il Magistero e la citata Ratio fundamentalis hanno disposto o suggerito.

Il Documento s'indirizza in primo luogo alle Conferenze episcopali e agli Ecc.mi Vescovi delle diocesi dei territori di diritto comune; quindi ai Superiori e ai Docenti dei seminari.

Pertanto, soggetti della specifica iniziazione e formazione di cui il Documento tratta, s'intendono innanzi tutto gli alunni dei seminari maggiori e minori di detti territori; tuttavia, esso potrà rendere utili servizi anche ai seminari e agli istituti di formazione sacerdotale che non dipendono dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica.

7. L'oggetto

Oggetto proprio e diretto dell'iniziazione ed educazione specifica al quale il Documento s'interessa sono in primo luogo quei mezzi odierni di comunicazione che spesso qualificati mass media,13 techniques de diffusion, comunicazioni di massa, audiovisuels … e con altri termini più o meno inadeguati il decreto conciliare Inter mirifica, poi assecondato anche dal nuovo Codice di diritto canonico,14 ha più propriamente qualificato "strumenti della comunicazione sociale": "la stampa, il cinema, la radio, la televisione e gli altri simili dalle stesse caratteristiche" ( n. 1 ).

Essi infatti si distinguono per una loro rilevante tecnicità, quindi anche per una propria ed altissima idoneità di comunicazione, che è fattore primario del fenomeno tutto odierno della socializzazione.15

Sono anche oggetto del Documento i problemi socio-culturali e morali-pastorali strettamente connessi con gli stessi strumenti, primi, tra questi, quelli che rientrano, da una parte, nella più generale comunicazione umana e, dall'altra, nella tecnologia, soprattutto oggi, microelettronica.16

Tuttavia, insieme a quest'oggetto proprio e diretto dei presenti Orientamenti, le necessità pastorali richiedono che ci si interessi occasionalmente anche allo studio e alla pratica di altri mezzi e strumenti di espressione e di comunicazione, quali il teatro, le arti figurative e altri, anche se esorbitino dal quadro sopra tracciato.

8. Criteri redazionali

Il Documento si astiene di proposito dal trattare questioni tecniche e teorie sui mass media e sui fenomeni socio-culturali connessi; sulle quali, peraltro, gli esperti non di rado discordano.

Inoltre, avendone raccolto in Appendice ( n. I ) i documenti più significativi, non si dilunga su quanto il Magistero in cinque decenni è andato insegnando e disponendo al riguardo.

Infine, esemplifica in altra Appendice ( n. II ) i temi e gli argomenti particolari da eventualmente trattare nei tre diversi livelli dell'iniziazione ed educazione.

Indice

1 Cf. Pio XII, Miranda prorsus
2 Cf. Dei verbum, n. 4 e n. 7
3 Cf. Inter mirifica, n. 1
4 Pio XII, Miranda prorsus, n. 1
5 Pio XI, Vigilanti cura, n. 1
6 Inter mirifica, n. 2
7 Istruzione pastorale Communio et progressio, n. 11
8 Ibid., n. 8
9 Cf. la silloge che ne viene data nell'Appendice I
10 Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 68,
cf. I Appendice, n. 18
11 Istruzione pastorale Communio et progressio, n. 111,
cf. ibid., n. 22
12 Conforme alla cit. Communio et progressio: "Questa Istruzione pastorale dà in proposito alcuni consigli e proposte, ovviamente di carattere generale, perché la fluidità della situazione nel settore non ne permette di particolari e di minute [ … ].
Ed è evidente che tutte le pratiche applicazioni concrete dei principi e delle norme pastorali devono tener conto, da una parte, delle condizioni dei singoli paesi, diversi per sviluppo tecnologico, sociale e culturale; dall'altra, del variare del ruolo degli strumenti della comunicazione nella società umana [ … ]; sicché precisazioni e determinazioni ulteriori dipenderanno dai futuri cambiamenti" ( n. 183 ).
13 Il secondo Schema di Costituzione conciliare sugli strumenti della comunicazione sociale, discusso in Aula conciliare nel I Periodo ( 1962 ), recava la presente Declaratio: "Necessarium visum est Secretariatus sodalibus peritorum in hac re virorum sententiae obsecundare atque ad designanda nova haec inventa nomen proponere Instrumenta Communicationis Socialis, in posterum etiam in iurisprudentia ecclesiastica et in pastoralibus documentis utendum.
Quod nomen, in primis annuit instrumentorum originem cum technicis artibus conexam; deinde actionem instrumentalem qua contentum spirituale, ab auctore humano compositum, aliis communicatur; deinde vim quam celeriter in totam societatem exercet" ( Acta Synodalia S.ti Concilii Oecumenici Vaticani II, vol. V, Periodus Prima, Pars III, p. 375 ).
14 Dei nove che ne trattano ( cf. I Appendice, n. 41 ), in sette canoni 761, can. 779, can. 804, can. 822, can. 823, can. 1063 e can. 1369, ricorre la dizione esatta "instrumenta communicationis socialis" e solo nei can. 666 e can. 747 ricorre il meno esatto "media"
15 Dagli estensori del cit. secondo Schema il termine socializzazione venne inteso nell'accezione usata da Giovanni XXIII nella Mater et Magistra, n. 58: "Uno degli aspetti tipici della nostra epoca è la socializzazione [ … ]: il progressivo moltiplicarsi dei rapporti di convivenza, con varie forme di vita e di attività associata, ed istituzionalizzazione giuridica, privata e pubblica"; poi più o meno ripresa nella Gaudium et spes, n. 6, n. 25, n. 42 e n. 75.
Così gli strumenti della comunicazione sociale vennero ritenuti, da una parte, fattori primari di questa socializzazione e, dall'altra, comunicazione tipica di complessi umani già fortemente socializzati.
16 Così precisata questa più esatta terminologia conciliare, nel linguaggio corrente niente vieta di usare, per brevità, la più comune dizione mass media ( e mass-mediologia ).
Come, del resto, avviene in non pochi documenti del Magistero, e in questo stesso Documento.