Ai Donatisti dopo la conferenza |
Perché, Donatisti, vi lasciate ancora sedurre dai vostri vescovi?
Le loro oscure trame sono emerse in piena luce, il loro errore è stato smascherato, la loro ostinazione è stata debellata!
Perché lanciano ancora contro di voi le loro vane menzogne? Perché credete ancora a uomini vinti?
Quando vi dicono che il giudice si è lasciato corrompere, inventano qualcosa di nuovo?
Come si comportano abitualmente tutti gli sconfitti che non vogliono arrendersi alla verità, se non imbastendo menzogne sulla disonestà del giudice?
Provate a porgli questa domanda ed esigete un'immediata risposta, se ne sono capaci: come mai hanno osato venire a Cartagine, riunendosi con noi in uno stesso luogo per confrontarci insieme?
Noi, già da qualche anno li avevamo invitati ufficialmente ad una conferenza, per chiarire la verità ed eliminare il dissenso che ci divide; ma essi, indietreggiando proprio di fronte alla verità, consegnarono agli atti la seguente risposta: " È indecoroso che si riuniscano insieme i figli dei martiri e i discendenti dei traditori ".1
Perché, allora, hanno accettato questa volta di incontrarci?
Non credo che avrebbero reputato di fare una cosa indegna, se non avessero riconosciuto che noi non siamo discendenti di traditori.
Quantomeno vi spieghino chiaramente perché, dopo aver detto: " È indecoroso che si riuniscano insieme i figli dei martiri e i discendenti dei traditori ", hanno tenuto in seguito un'assemblea con noi.
Quale fatto ha mai potuto indurli a compiere una cosa indegna?
Infatti, non sono stati trascinati con mani e piedi legati: essi sono venuti in piena libertà!
Se hanno detto: " Perché lo ha ordinato l'imperatore ", allora essi accettano di compiere un atto indegno quando lo ha ordinato l'imperatore?
Perché, dunque, si adirano contro fantomatici traditori che non hanno alcun rapporto con la nostra causa?
Certo, consegnare ai persecutori i Libri del Signore è senza dubbio una cosa indegna, ma non si può incriminare il traditore per questo atto, poiché è l'imperatore che lo aveva ordinato.
Noi qui stiamo ragionando, è chiaro, non tanto secondo un criterio di verità, ma in base alla loro perversità.
Proprio loro lo hanno affermato, e gli atti lo attestano pubblicamente: l'hanno dichiarato davanti al funzionario.
E non è stato uno sconosciuto qualsiasi a dirlo, ma nientemeno che Primiano, il loro vescovo di Cartagine.
Primiano in persona lo ha scritto al magistrato di Cartagine, e lo ha fatto mettere agli atti attraverso il suo diacono: " È indegno che si riuniscano insieme i figli dei martiri e i discendenti dei traditori ".
Ed ecco che ci siamo riuniti in assemblea: che cosa hanno da ridire su questo fatto?
Se dicono: " Non è indegno ", perché allora hanno mentito dicendo: " È indegno "?
Se dicono: " È indegno ", perché hanno fatto ciò che è indegno?
Per loro, c'è un solo modo di sostenere che non hanno fatto nulla di indecoroso, e con quelle parole di Primiano non hanno mentito, se dicono: " È certamente indegno che si riuniscano in assemblea i figli dei martiri e i discendenti dei traditori; ma, se ci siamo riuniti con voi, è perché abbiamo riconosciuto che voi non siete discendenti di traditori ".
Se è davvero così, perché allora hanno lanciato contro di noi una simile calunnia, mentre eravamo già riuniti in assemblea?
Non sarà, forse, perché anche noi potessimo conoscere che essi non erano figli di martiri?
I martiri infatti sono chiamati testimoni.
Ora, i testimoni di Cristo sono testimoni della verità; invece, tra le loro file, sono stati scoperti alcuni falsi testimoni, i quali hanno accusato alcuni di crimini di tradizione commessi da altri, che tuttavia non sono riusciti a provare.
Perché date ancora retta alle menzogne degli uomini, e non prestate attenzione alle testimonianze divine?
Perché vi fidate ancora di uomini sconfitti, e non credete alla verità, che non è mai stata vinta?
La verità di Dio - e noi lo abbiamo dimostrato anche nel corso della conferenza - ha reso testimonianza alla sua Chiesa attraverso molteplici testi delle sante Scritture, tratti dagli scritti profetici ed evangelici: essi hanno designato il luogo, da cui la Chiesa di Cristo avrebbe iniziato il cammino, e gli estremi confini della terra ai quali sarebbe giunta.
Il Signore annunziò che la sua Chiesa avrebbe dovuto estendersi fra tutte le nazioni della terra, cominciando da Gerusalemme. ( Lc 24,47 )
Si legge il testo sacro, che descrive il suo inizio in Gerusalemme, ove lo Spirito Santo fu inviato dal cielo sui fedeli, ( At 2,3 ) riuniti per la prima volta.
Si leggono i testi sacri che raccontano come essa si estese da Gerusalemme alle regioni vicine e lontane.
Si citano i nomi dei luoghi, si precisano i nomi delle città, in cui la Chiesa di Cristo è stata fondata grazie alla fatica degli Apostoli: luoghi e città che hanno avuto il merito di ricevere anche le lettere inviate dagli Apostoli.
Lettere che leggono essi stessi durante le vostre assemblee, e tuttavia non sono in comunione con le Chiese di quei luoghi e città, che furono degni di ricevere quelle stesse lettere.
Costoro rimproverano ad esse non so quali misfatti degli Africani, il cui contagio le avrebbe fatte perire, e questo nonostante nel corso della nostra conferenza, che recentemente abbiamo tenuto a Cartagine, abbiano affermato: una causa non deve pregiudicare un'altra causa, né una persona un'altra persona.2
Questo però lo hanno dichiarato3 quando gli abbiamo detto: " Il concilio, che voi citate contro Ceciliano, non danneggia l'assente Ceciliano, così come il consesso, celebrato per la causa di Massimiano, nel quale fu condannato Primiano, non pregiudica l'assente Primiano ".
In effetti, essi citarono un concilio di poco più di settanta vescovi che condannò Ceciliano assente, mentre si parla di un centinaio di vescovi del loro partito che condannarono Primiano assente.
Per questo, dunque, abbiamo contestato loro che quel concilio non danneggiò Ceciliano, come il secondo non nocque a Primiano, in quanto i due concili furono celebrati contro imputati assenti.
Costoro, non sapendo più cosa rispondere e ridotti ad un terribile imbarazzo, sostennero che né una causa pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona.
Questo principio, la Chiesa cattolica lo ha sempre sulle labbra per controbattere tutte le calunnie degli uomini, ma oggi lo sostiene con ben maggiore energia e libertà, ora che la confessione stessa dei suoi nemici è venuta a confermare ciò che la verità ha sempre sostenuto.
Chi, dunque, potrà tollerare senza profonda tristezza, chi reprimerà il proprio gemito, chi non scoppierà in lacrime e in grida di dolore, se considererà degnamente questo fatto?
Eccolo: nel primo caso si tratta di conservare l'episcopato a Primiano, condannato dai vescovi del partito di Donato, o di tutelare la setta di Donato da eventuali reazioni di Primiano per la sua condanna, perché una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona; nel secondo caso, invece, si tratta di spogliare del proprio titolo episcopale Ceciliano, ugualmente condannato in sua assenza dai suoi nemici, e di contaminare con la sua colpa tutti i popoli cristiani fino agli estremi confini della terra, perché una causa pregiudica l'altra causa e una persona pregiudica l'altra persona.
Allora, gridino pure, con la voce della stessa unità, le Chiese del Ponto, della Bitinia, dell'Asia, della Cappadocia e delle altre regioni d'Oriente, alle quali scrive ( 1 Pt 1,1 ) il beato apostolo Pietro: " Partito di Donato, noi non sappiamo ciò che voi dite.
Perché non siete in comunione con noi?
Se Ceciliano ha fatto del male, che non ci è stato né provato né dimostrato con chiarezza; sì, se ha commesso del male, in che senso egli ci pregiudica?
Se non ci volete ascoltare, ascoltate almeno voi stessi che dite: Né una causa pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona.
O, forse, è capace di giungere a tanto la vostra perversità, da far valere questo principio per impedire che Primiano vi danneggi, e di non farlo valere perché Ceciliano ci danneggi "?
Gridino ad alta voce anche le sette Chiese d'Oriente, alle quali l'apostolo Giovanni scrive, ( Ap 1,1 ) quella di Efeso, di Smirne, di Tiatira, di Sardi, di Filadelfia, di Laodicea, di Pergamo, e dicano: " Che cosa vi abbiamo fatto, fratelli, che avete preferito appartenere alla comunione del partito di Donato, anziché alla nostra?
Se Ceciliano ha peccato - ma voi non avete potuto esibire le prove del suo misfatto, essendo stato condannato in sua assenza al pari di Primiano -, ebbene, qualunque sia stata la sua condotta, noi che cosa vi abbiamo fatto?
Perché voi, che siete cristiani, non volete vivere in pace con i cristiani, e volete spezzare il vincolo dei sacramenti, comuni a tutti noi?
Che cosa vi abbiamo fatto? Perché la causa di Primiano non pregiudica il partito di Donato, se è vero il principio che avete enunciato: una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona?
Perché mai, dunque, la causa di Ceciliano pregiudica l'eredità di Cristo, nella quale il lavoro degli Apostoli ci ha piantato?
A una di noi, l'apostolo Giovanni scrive che conta in Sardi solo pochi membri che non hanno macchiato le loro vesti; ( Ap 3,4 ) eppure, neanche a causa dei membri impuri di questa Chiesa sono state macchiate le vesti di quel piccolo numero, poiché il principio che voi avete citato è vero: una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona.
Come dunque la causa e la persona di Ceciliano possono arrecare danno a noi?
E, se essa non ci pregiudica, perché vi siete separati da noi? ".
Parlino anche le Chiese, alle quali scrive l'apostolo Paolo: quella dei Romani, dei Corinzi, dei Filippesi, dei Colossesi, dei Tessalonicesi - abbiamo già parlato poco fa dei Galati e degli Efesini; che dicano dunque anch'esse: " Tutti i giorni, fratelli, leggete le lettere indirizzate a noi, voi che volete continuare a far parte del partito di Donato.
Nelle stesse lettere l'Apostolo ci ha salutato con il nome della pace, dicendo: Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo. ( Rm 1,7 )
Perché avete appreso la pace leggendo le nostre lettere e vi rifiutate di mantenerla con noi?
Noi, che ci troviamo in terre così lontane al di là del mare, saremmo responsabili del caso di un africano: Ceciliano?
Senza alcun dubbio, il principio che voi citate è vero: una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona.
Ma, allora, che santificazione privata e peculiare è mai questa, in virtù della quale a voi è permesso di sostenere che la causa dell'africano Primiano non pregiudica il partito africano di Donato, né la persona di Feliciano di Musti pregiudica la persona di Primiano di Cartagine, mentre i fatti pregiudizievoli dell'Africa sono addossati a noi, che siamo così lontane, e così la causa di Ceciliano ci pregiudica tutte? "
Parli anche la Chiesa cattolica, costituita nell'Africa stessa, e unita strettamente a tutte le altre nella comunione attraverso la pace e l'unità di Cristo; anch'essa dica: " La causa di Ceciliano non pregiudica neppure me, contro il quale, in sua assenza, settanta vescovi hanno pronunziato una sentenza di condanna, poiché questa causa non pregiudica affatto la Chiesa che è diffusa in tutto il mondo e con la quale io permango in comunione, altrimenti deve necessariamente pregiudicare il partito di Donato la causa di Primiano, che è stato pure condannato in sua assenza dai suoi colleghi in un concilio ben più numeroso.
Se, dunque, essa non può pregiudicare, appunto perché una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra peRsona, a maggior ragione questo criterio di giustizia deve valere in favore dell'unità cattolica di Cristo, se anche il partito di Donato ne reclama l'applicazione in proprio favore ".
Ecco ciò che proclama la Chiesa che è in Africa: " O partito di Donato, tu hai pronunciato queste parole, tu hai riconosciuto come tue queste parole, tu hai sottoscritto queste parole : una causa non pregiudica un'altra causa, né una persona pregiudica un'altra persona.
Io leggo il nome di Ceciliano fra gli elenchi delle anime che riposano da gran tempo, tu vedi tuttora e frequenti fisicamente Feliciano, colui che ha condannato Primiano.
Tu hai condannato Feliciano nella stessa causa di Primiano e poi lo hai unito a Primiano e a te come era prima, cioè nella dignità di vescovo.
Se il principio, che una causa non pregiudica un'altra causa né una persona pregiudica un'altra persona, vale fino al punto che non ti pregiudica la comunione di Feliciano, il quale attualmente vive con te, come può pregiudicarmi la memoria di Ceciliano, morto da tanto tempo? "
Che cosa rispondono al riguardo coloro che continuano a spargere in mezzo a voi vuote menzogne, che potranno pregiudicare la loro stessa salvezza, se non si emendano?
Perché continuano ancora a ripetere che noi abbiamo corrotto il giudice perché si pronunciasse in nostro favore?
Non avremo per caso corrotto anche il vescovo, che gode di tanto merito presso di voi, il vostro brillante avvocato, perché pronunziasse quelle cose in nostro favore?
L'obiettivo, infatti, che noi perseguivamo con la massima energia e puntiglio, era di dimostrare che la causa e la persona di Ceciliano, qualunque fosse la sua condotta, non aveva nulla a che vedere con la causa e la persona della Chiesa, che Dio ha reso salda con le sue divine testimonianze.
Ed era anche quello di dimostrare, partendo dalle parabole evangeliche, che la causa e l'individualità della zizzania non pregiudica affatto la causa e l'individualità del grano, benché ambedue crescano insieme nello stesso campo e con la stessa pioggia fino alla mietitura, quando sarà necessario separarli; ( Mt 13,24-31 ) così pure la causa e l'individualità della paglia non pregiudica la causa e l'individualità del frumento: anche se saranno trebbiati insieme sulla stessa aia, la vagliatura finale li separerà; ( Mt 25,33 ) similmente la causa e l'individualità dei capri non pregiudica minimamente la causa e l'individualità delle pecore: ciascuno è ben custodito nei pascoli comuni, finché l'ultimo giudizio del pastore supremo li separerà, gli uni alla sua sinistra e gli altri alla sua destra; ( Mt 3,12 ) come anche la causa e l'individualità dei pesci cattivi non pregiudica la causa e l'individualità dei pesci buoni: benché siano racchiusi nella stessa rete, saranno separati all'approdo finale sulla riva, ove finisce il mare, cioè alla fine dei tempi. ( Mt 13,49 )
Queste parabole e figure preannunziano la Chiesa, che racchiuderà nel suo grembo buoni e cattivi sino alla fine del mondo, senza che i cattivi possano nuocere ai buoni, sia che siano ignorati sia che siano tollerati per tutelare la pace e la tranquillità della Chiesa - se, cioè, non sarà opportuno denunciarli o accusarli o non sarà possibile provare ai buoni la loro colpevolezza -, fermo restando però che non venga mai meno la vigilanza per emendare la condotta attraverso la correzione, la degradazione, la scomunica, ed ogni altro strumento disciplinare lecito e autorizzato4 che, salvaguardata la pace dell'unità, viene utilizzato quotidianamente nella Chiesa nel rispetto della carità, secondo il precetto dell'Apostolo che dice: Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello. ( 2 Ts 3,14-15 )
In tal modo la disciplina salvaguarda la pazienza e la pazienza stempera la disciplina, e sia l'una che l'altra sono finalizzate alla carità, per evitare che la pazienza senza la disciplina favorisca l'iniquità o la disciplina senza la pazienza dissolva l'unità.
Quando i buoni si comportano così, non sono inquinati dai cattivi, perché rifiutandosi di acconsentire ai loro peccati, non solo non si compromettono con loro, ma si distaccano da loro, se non con il corpo almeno con lo spirito, a causa del diverso tipo di vita e della diversa condotta.
In tal modo essi ottemperano al precetto del Signore che dice: Allontanatevi di là e non toccate l'impuro. ( Is 52,11 )
Infatti coloro che credono di non essere tenuti ad osservare questo comando in senso spirituale, per una sorta di sciocca arroganza, cadono in quell'errore che il Signore detesta per bocca dello stesso profeta: Essi dicono: Sta' lontano!
Non mi toccare, perché sono puro; questo è il fumo della mia indignazione. ( Is 65,5 )
Ecco ciò che i vostri vescovi hanno creduto di dover fare, quando il giudice ci invitò a sedere gli uni accanto agli altri: essi rifiutarono di sedersi con noi,5 dicendo che la Scrittura inibiva loro di sedersi con siffatte persone.
Senza dubbio avevano compreso, non in senso spirituale ma carnale, ciò che viene detto nel Salmo: Io non sederò con gli empi; ( Sal 26,5 ) e tuttavia fecero ciò che nello stesso testo del Salmo viene ugualmente proibito.
Infatti lì il profeta dichiara: E non mi associerò mai con gli operatori di iniquità. ( Sal 26,4 )
Se dunque non vollero sedere con noi perché o ci conoscevano o ci consideravano iniqui, come mai, cosa altrettanto vietata, entrarono per stare con noi, in parte santi e in parte contaminati?
Non sarà forse perché, non avendo compreso le sante Scritture e interpretandole in senso carnale, essi avevano distrutto anche la stessa unità?
No, i cattivi non inquinano i buoni che si trovano nello stesso campo, nella stessa aia, negli stessi pascoli, nelle stesse reti, poiché i buoni non sono in comunione con loro, ma con l'altare e con i sacramenti di Dio.
Sono invece in comunione con i cattivi, coloro che sono conniventi con i loro peccati; è scritto infatti: Non solo coloro che fanno tali cose, ma anche coloro che sono d'accordo con coloro che le fanno. ( Rm 1,32 )
Ma quando i cattivi sono tollerati per la necessità di salvaguardare la pace, non si desidera la loro compagnia per essere complici della loro iniquità, affinché il buon grano assorba insieme alla zizzania la stessa pioggia soave, conservando tuttavia la propria fecondità senza diventare sterile come la zizzania, ma l'uno e l'altra crescano insieme fino alla mietitura, per evitare che, cogliendo la zizzania, si sradichi anche il grano buono.
Quando si tollerano così i cattivi, essi non condividono nulla della salvezza o della perdizione con i buoni: Quale rapporto infatti ci può essere tra la giustizia e l'iniquità?
I cattivi non fanno alcun tipo di società con i buoni, né quella del regno dei cieli, né quella del fuoco eterno: Quale connubio infatti può esserci fra le tenebre e la luce? ( 2 Cor 6,14 )
I cattivi non sono neppure in consonanza di vita o di volontà con i buoni: Quale intesa infatti può esserci fra Cristo e Belial?
I buoni non condividono con i cattivi né la pena del peccato, né il premio della pietà: Quale parte infatti può avere il fedele con l'infedele? ( 2 Cor 6,15 )
Mentre si trovano insieme nelle stesse reti, finché non giungono a riva, entrambi ricevono gli stessi sacramenti divini, ma gli uni sono uniti e gli altri sono separati, qui c'è il consenso e là il dissenso; gli uni fruiscono della misericordia, gli altri del giudizio.
Poiché la Chiesa canta al Signore la misericordia e il giudizio, ( Sal 101,1 ) chi mangia indegnamente, mangia la condanna, non per gli altri ma per sé. ( 1 Cor 11,29 )
Dello stesso pane, infatti, offerto dalla mano stessa del Signore, Giuda ricevette una parte e Pietro l'altra; e tuttavia quale consorzio, quale accordo, quale partecipazione in comune fra Pietro e Giuda, dal momento che una causa non pregiudica un'altra causa né una persona pregiudica un'altra persona?
Dunque, escano pure dalla Chiesa, sia coloro di cui sta scritto: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri, ( 1 Gv 2,19 ) sia coloro che sembrano restare dentro, di cui il beato Cipriano parla in termini molto netti quando dice: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, essa tuttavia non deve costituire un impedimento per la nostra fede o carità, tale da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania ".6
A queste parole i vostri vescovi non hanno osato dare la minima risposta, malgrado abbiano inutilmente e a lungo sostenuto che l'immagine della zizzania non era mai stata predetta e applicata alla Chiesa, poiché il Signore ha detto: Il campo è questo mondo, ( Mt 13,38 ) e non: " Il campo è la Chiesa ".7
Noi, al contrario, affermavamo che in questo caso il mondo significava la Chiesa, e così lo intese anche Cipriano, poiché la parabola prefigurava la Chiesa che si sarebbe diffusa nel mondo intero.
Su questo punto essi sostenevano che il termine mondo aveva sempre un significato peggiorativo, e fornivano alcuni testi presi dalle Scritture, come questo: Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui, ( 1 Gv 2,15 ) e altri simili; noi invece rispondevamo che le Scritture impiegano la parola mondo, non solo in senso negativo ma anche positivo, e ricordavamo tra l'altro il testo seguente: È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo, ( 2 Cor 5,19 ) Lui che certamente non riconcilia a sé se non la Chiesa.
Dunque, sia che i cattivi escano fuori sia che restino dentro in modo occulto o palese, la misericordia e la giustizia di Dio fanno sì che i cattivi non nuocciano ai buoni, i quali non acconsentono alle loro opere, ma ambedue portino il proprio fardello, ( Gal 6,5 ) e che neppure il figlio si veda addebitare i peccati del padre, a meno che non lo abbia imitato nel male; insomma, solo l'anima che ha peccato, essa stessa morirà. ( Ez 18,4 )
Pertanto, chiunque è connivente con i cattivi per compiere il male, fa già causa comune con loro e forma un'unica persona con tutta la società dei malvagi.
Per questo preciso motivo, quando essi periscono insieme e insieme sono dannati, è la propria causa e la propria persona che ciascuno pregiudica, non quella degli altri.
Quando invece i buoni e i cattivi ascoltano insieme la medesima parola di Dio e ricevono insieme i sacramenti di Dio, e tuttavia differiscono le cause delle proprie azioni, quindi le persone sono distinte per la loro differente volontà: gli uni mangiano degnamente lo stesso cibo santo e gli altri indegnamente, perché una causa non pregiudica un'altra causa né una persona pregiudica un'altra persona.
Quali che siano, dunque, le testimonianze delle divine Scritture che i vostri vescovi abbiano potuto addurre, le quali preannunziavano una Chiesa immune da qualsiasi commistione con gli uomini malvagi, non si trattava certo della Chiesa allo stato attuale, ma di quella che sarà, dopo questa vita mortale, nella vita eterna.
Così pure, quali che siano le testimonianze delle Scritture che hanno citato a proposito dei figli, i quali, secondo loro, facevano causa comune con i loro genitori, precisamente per la colpevolezza dei loro padri, e benché non li avessero imitati nel male, costoro, non interpretando correttamente le testimonianze divine, le costringevano a cozzare fra loro, anziché ricondurle a una perfetta concordanza, distinguendo bene nei diversi testi quando Dio parlava di differenti condizioni di tempi, cause e persone.
E così, come si opponevano a noi, altrettanto pretendevano che i testi divini fossero in contrapposizione fra loro.
Non c'era da meravigliarsi se non comprendevano l'armonia delle Scritture di Dio coloro che non erano in pace con la sua Chiesa!
Noi, invece, accettando i due gruppi di testimonianze, dimostravamo anche la loro vicendevole concordanza.
Infatti, accettavamo come riferito alla Chiesa sia il testo che avevano citato nella loro lettera: Mai più entrerà in te incirconciso e impuro,8 sia l'altro: Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura, ( Mt 13,30 ) però affermavamo che quest'ultimo riguarda il campo, mentre il primo si realizzerà nel granaio.
Così, dopo aver polemizzato lungamente con noi nel sostenere che la zizzania, lasciata crescere con il grano fino alla mietitura, si trovava nel mondo e non nella Chiesa, finirono per trovarsi in disaccordo anche con ciò che intendeva il martire Cipriano, il quale disse: " Anche se si nota nella Chiesa la presenza della zizzania, questo tuttavia non deve costituire un impedimento per la nostra fede o carità, tale da farci abbandonare la Chiesa perché in essa abbiamo scoperto la zizzania ".9
Inoltre, non accettano di ammettere che il termine mondo possa significare la Chiesa, malgrado si trovino in disaccordo con le parole dell'Apostolo: Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, ( 2 Cor 5,19 ) e contro l'affermazione del Signore stesso: Il Figlio dell'uomo non è venuto per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. ( Gv 3,17 )
Come potrebbe, infatti, il mondo essere riconciliato con Dio e salvato da Cristo, se il termine mondo non significasse qui la Chiesa, unica ad essere salvata, in quanto riconciliata con lui per mezzo di Cristo?
Tuttavia, circa quella parabola evangelica da noi citata, che, tanto i pesci buoni quanto i cattivi, sono mescolati insieme nelle stessi reti finché non verranno separati sulla riva, cioè alla fine del mondo, ( Mt 13,47-50 ) i vostri vescovi, vinti dall'evidenza della verità, hanno dovuto ammettere che, sì, nella Chiesa si incontrano cattivi mescolati ai buoni sino alla fine del mondo, ma essi sono occulti,10 poiché i sacerdoti ignorano la loro presenza, così come i pescatori ignorano quali pesci siano nelle reti finché sono nel mare.
Ma, allora, come si può applicare alla Chiesa del tempo presente il testo del profeta che essi avevano inserito nella loro risposta: Mai più entrerà in te incirconciso e impuro, ( Is 52,1 ) se la Chiesa è raffigurata nelle reti, tuttora sommerse nel mare, nelle quali hanno ammesso che si trovano alla rinfusa pesci buoni e pesci cattivi, senza che si possano distinguere?
La cosa è dunque chiara: soltanto nel secolo futuro, dopo il giudizio, nessun circonciso e impuro passerà per la Chiesa.
Oh, violenza della verità, che torce i suoi nemici non nella carne, ma nel cuore, fino al punto che essi sono costretti a confessarla contro la loro volontà!
Indice |
1 | Brevic. 3, 4, 4 |
2 | Brevic. 3, 16, 28 |
3 | Ibidem |
4 | Brevic. 3, 9, 16 |
5 | Brevic. 3, 9, 18 |
6 | CYPR., Ep. 54, 3 |
7 | Brevic. 3, 9, 15 |
8 | Is 52,1; Brevic. 3, 9, 16 |
9 | CYPR., Ep. 54, 3 |
10 | Brevic. 3, 8, 10 |