Opera incompiuta contro Giuliano

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Libro II

75 - Hai detto delle vanità

Giuliano. Del resto il peccato originale che voi fingete non può nemmeno trasmettersi per mezzo di un solo uomo, perché la generazione si fa per mezzo di due persone.

Agostino. È già stato risposto. Leggi quello che io ho detto in proposito e troverai che tu hai detto delle vanità.

76 - Peccato originale e morte originale

Giuliano. Né il peccato originale poté mai esistere, se può un giorno non esistere, perché gli elementi naturali perseverano dall'inizio della sostanza al suo termine.

Agostino. Questo lo potresti dire anche della morte, perché anche con essa noi nasciamo: infatti il corpo è morto a causa del peccato. ( Rm 8,10 )

Ma anche se non a causa del peccato, come voi vaneggiate, tuttavia senza dubbio noi nasciamo mortali, e nondimeno un bel giorno la morte e la mortalità non ci saranno più, vivendo noi immortalmente.

Come dunque la morte è originale e tuttavia poté essere e può non essere, rimanendo la nostra natura in una condizione migliore, così anche il peccato originale e poté essere, contratto per generazione, e può non essere, detratto per rigenerazione.

77 - La nascita non si comanda

Giuliano. Né il peccato originale è stato presentato, né poté essere presentato dalla legge, perché un legislatore non si spingerebbe mai a tanta pazzia da comandare a qualcuno: Non voler nascere così o così.

E ciò che non si poté convenientemente proibire, non si può giustamente punire.

Agostino. Non si comanda all'uomo in qual modo nascere, ma gli fu comandato in qual modo vivere, e violò il precetto.

Dal qual genitore si deriva il peccato originale.

Si comanda pure di circoncidere il bambino, sotto pena di condanna se non si circoncide: al bambino tuttavia non solo non si comanda nient'altro, ma nemmeno la circoncisione stessa.

E quindi non si comanda certo ad un uomo in qual modo nascere, tuttavia non è mondo da macchia nemmeno un infante la cui vita sulla terra sia di un giorno soltanto. ( Gb 14,4-5 )

Leggi queste parole del santo Giobbe e troverai che sei mendace, parlandoti uno che Dio disse uomo verace.

78 - Il reato del peccato originale è la morte

Giuliano. E il peccato che esiste fino alla legge, si indica inesistente dopo la legge, si indica infine inesistente dopo il Cristo.

Agostino. Così il reato di questo peccato si indica inesistente dopo l'abolizione dei peccati, alla stessa maniera della morte dopo la risurrezione della carne.

79 - Argomentazione e testimonianza

Giuliano. Quindi, secondo anche la tua argomentazione, il peccato originale un tempo non c'è più; secondo la testimonianza della verità, non c'è stato mai.

Agostino. Oh, se a non esserci foste voi, che contro la testimonianza della verità e dite e per giunta scrivete la testimonianza della vostra falsità!

80 - Definizione di un peccato

Giuliano. E per fissare nella memoria del lettore quello che abbiamo fatto: tu hai definito una volta e ottimamente che il peccato non è altro che la volontà di fare ciò che la giustizia vieta e da cui è libero astenersi.

Agostino. È già stato risposto che questa è la definizione di un peccato, non di quel peccato che sia anche pena del peccato.30

81 - Dio non può punire se non il peccato

Giuliano. La quale definizione ha pure aperto la strada ad intendere la giustizia di Dio, così da pensare noi che non potrebbe sussistere affatto l'equità del giudizio divino, se non imputasse a peccato soltanto ciò da cui sia libero di astenersi chi per questo viene punito.

Agostino. Perché dunque sono puniti i bambini se non hanno nessun peccato di nessuna specie?

Che forse l'onnipotente e giusto Dio non ha potuto tenere lontane da tanti innocenti queste pene ingiuste?

82 - Anche Paolo mi dà ragione

Giuliano. Che poi il Maestro delle Genti, armando la ragione con il privilegio dell'autorità, abbia dichiarato che a causa di un solo uomo entrò in questo mondo la colpa, e che con l'indicazione di un solo uomo egli abbia separato l'opera delle nozze, che non possono essere senza l'attività di due, lo abbiamo messo in risalto, e la ragione per cui dall'Apostolo è stato nominato un uomo soltanto fu che nessuno osasse intendere i due progenitori.

Agostino. È già stato risposto. A te piace garrire continuamente con parole vane.

83 - Furono in due a peccare

Giuliano. E per la verità io asserisco uno solo l'uomo che l'Apostolo dice uno solo, per insegnare che fu un vizio d'imitazione e non un vizio di generazione, molto più conseguentemente del traduciano, che, nonostante l'indicazione di un solo uomo, del quale si dice sia stato il vestibolo del peccato, accosta ai semi un fatto della volontà: il che la natura della realtà non lo accetta.

Agostino. Smetti di ripetere ciò che abbiamo già confutato.

Perché ci costringi a dare continuamente le medesime risposte contro la tua tanta sapienza, con la quale credi che non si indichi la generazione dove si dice: A causa di un solo uomo il peccato entrò nel mondo, ( Rm 5,12 ) per il fatto che la generazione avviene per mezzo di due persone e non per mezzo di un uomo soltanto, quasi che quel peccato, che voi non volete trasmesso per generazione ma per imitazione, l'abbia commesso uno solo?

Se dunque anche quel peccato fu commesso da due, per quale ragione si dice: A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, se non per la ragione che non dalla donna concepiente e partoriente, ma dall'uomo seminante è l'esordio della generazione, o per la ragione che i due non sono più due quando per mezzo dell'amplesso divengono una carne sola?

84 - È stata messa al sicuro la purezza della nostra fede

Giuliano. Dopo si venne anche alla legge fino al cui tempo l'Apostolo ha scritto che ebbe vigore il peccato, senza essere stato rivelato.

Il quale tempo tu hai cercato di protrarlo fino alla fine della legge, non comprendendo la nullità della tua argomentazione, dal momento che ti dovremmo costringere a provare che questo peccato, di cui falsamente fai parlare Paolo e di cui asserisci il regno fino all'abolizione dell'Antico Testamento, o sia stato imputato o abbia potuto essere imputato sotto la legge.

Oppure ti acquieteresti a concedere che non regna dopo il Cristo, perché la sentenza dell'Apostolo, almeno dopo essere stata piegata violentemente, fosse consona ai tuoi modi di sentire.

Ma nessuna di queste prove può essere data da te.

È stata dunque messa al sicuro la purezza della nostra fede con la quale convengono e le regole della ragione e la dignità della giustizia e le generali certezze dell'Apostolo.

Agostino. Che tu non dica nulla e lo dimostra la risposta che abbiamo già data e lo dimostri tu stesso.

Quello che l'Apostolo dice: Fino alla legge c'era peccato nel mondo, ( Rm 5,13 ) non vuole che s'intenda soltanto del peccato originale, ma di ogni peccato, e la ragione per cui il peccato ci fu fino alla legge è che nemmeno la legge poté togliere il peccato.

La frase fino alla legge è appunto comprensiva della legge stessa.

Come nel Vangelo è detto: La somma di tutte le generazioni da Abramo fino a Davide è di quattordici. ( Mt 1,17 )

Questo numero infatti non lascia fuori Davide, ma include anche lui.

Come dunque quando sentiamo le quattordici generazioni fino a Davide, non eccettuiamo Davide ma computiamo anche lui, così quando sentiamo: Fino alla legge c'era il peccato nel mondo, non dobbiamo lasciare fuori la legge, ma computarla anch'essa.

Perché, come Davide non è fuori dal numero che si dice arrivare fino a lui, così la legge non è fuori dalla permanenza del peccato che si dice essere stato fino ad essa.

Pertanto il peccato che non poté essere portato via nemmeno dalla legge, benché santa e giusta e buona, non lo toglie nessuno all'infuori di colui del quale si dice: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. ( Gv 1,29 )

Li toglie poi in tre modi: e rimettendo i peccati che sono stati fatti, dove si comprende anche il peccato originale; e aiutando perché non si facciano; e portando alla vita dove non potranno assolutamente essere fatti.

85 - Non ha detto: In molti più abbondò

Giuliano. Ma vediamo anche il resto.

Dopo aver detto: Questa figura non combacia su tutti i punti, prosegui dicendo: Onde l'Apostolo aggiunse qui continuando: " Ma il dono di grazia non è come la caduta.

Se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in considerazione di un solo uomo, Gesù Cristo, abbondò in molti ". ( Rm 5,15 )

La quale sentenza la esponi così: Che vogliono dire le parole: " Molto più abbondò "?

Non significano se non questo: quanti sono liberati per mezzo del Cristo, mentre a causa di Adamo muoiono temporalmente, per lo stesso Cristo vivranno invece senza fine.31

L'Apostolo, sulla cui opinione c'è conflitto tra noi, ha certamente dichiarato che per il conferimento della salvezza opera più efficacemente e più copiosamente la grazia del Salvatore che il peccato di Adamo, per indicare che molto più fortemente il Cristo giovò e a più giovò, perché la sua grazia, per usare la sua stessa espressione, abbondò in molti più di quanto abbia nociuto la prevaricazione del primo uomo, che tu dici abbia legato il peccato ai semi.

Agostino. Ha detto che molto di più abbondò, e non ha detto: In molti più abbondò; non ha detto cioè che abbondò in un numero più grande di persone.

Chi potrebbe infatti non vedere che nel genere umano sono più numerosi quelli sui quali non abbondò?

Questo perché dai più venisse l'indicazione di che cosa sarebbe dovuto per giusto giudizio all'intera massa, se lo Spirito non spirasse dove vuole, se Dio non chiamasse quelli che si degna chiamare, se Dio non facesse religioso chi egli vuole.32

86 - Voi leggete l'Apostolo perversamente

Giuliano. Prova dunque che ciò che ha inteso l'Apostolo collima con i vostri dogmi.

Agostino. Si leggano le sue parole senza quella perversità di lettori quale c'è in voi e non occorrerà nessun'altra prova.

87 - Il peccato di Adamo avvelenò la creazione divina

Giuliano. Se infatti Adamo, come dite voi, per il peccato naturale generò tutti alla condanna e dalle sue viscere diffuse nella prole tanto grande veleno da turbare nella natura dell'uomo tutte le istituzioni di Dio.

Agostino. Quando uno spirito immondo vessa il bambino, ne affligge l'anima e il corpo, ne perverte i sensi e la sanità, non è vero che è turbata tutta la natura del bambino come l'ha istituita Dio?

Né di questo male tanto grande trovate in nessun modo il merito, se negate il peccato originale.

Perché infatti non ti accorgi che qui, nella natura dell'uomo, a causa del veleno del diavolo, sono turbate tutte le istituzioni di Dio?

Dimmi la colpa del bambino, dimmi il reato del neonato a cui toccano questi mali, tu che non vuoi prendere le parole dell'Apostolo come le prende la Chiesa cattolica da quando è stata istituita e come confessa la stessa natura con i suoi mali tanto evidenti.

E tuttavia, a ben considerare, non si turbano in nessun modo le istituzioni di Dio, perché egli costituì tutto prevedendo il futuro, né rende ai singoli tutto quello che merita la creatura " apostatica ", ma disponendo tutto con misura, calcolo e peso ( Sap 11,21 ) a nessuno fa soffrire alcunché di male senza che se lo meriti, sebbene nessuna singola persona patisca tanto quanto si deve alla massa universale.

88 - Dopo il peccato le nozze non possono esistere senza il dono del diavolo

Giuliano. Da non poter le nozze, che Dio aveva create, esistere senza il dono del diavolo, al quale dono tu fai appartenere la libidine sessuale; anzi, volando via quelle nozze che Dio aveva ordinate con l'onore della sua istituzione, costringesse e convincesse a credere opera del diavolo e non di Dio le nozze di ora, delle quali è rimasto l'ordinamento con l'eccitazione dei genitali, con il pudore degli accoppiamenti, con il calore e con l'orgasmo delle membra, con la soddisfazione dei sensi, con l'iniquità dei nascenti.

Agostino. Se distingui dalla bontà delle nature il male dei vizi, che non può esistere se non in qualche bene, né scuserai il diavolo, né accuserai Dio, né scuserai il male della libidine, né accuserai il bene delle nozze.

89 - Anche la libertà è crollata nell'uomo per il peccato

Giuliano. Da far crollare infine con la spinta di un solo peccato la stessa libertà dell'arbitrio, con la conseguenza che nessuno successivamente avesse in potere di respingere i vecchi crimini con la elezione della virtù, ma tutti fossero trascinati alla condanna dall'unico torrente di un'umanità sconvolta.

Agostino. Perché non ti meravigli piuttosto che nell'intero genere umano fin dall'esordio della nascita ci sia tanta miseria da non poter nessuno diventare beato se non da misero, né da sfuggire a tutti i mali se non dopo questa vita colui al quale ciò venga donato per grazia di Dio?

Meravigliandoti di questo ti correggerai e conoscerai nell'afflizione non ingiusta del genere umano il giusto giudizio di Dio, poiché a causa di un solo uomo il peccato entrò nel mondo.

90 - I cocci di Adamo

Giuliano. Dirò: se l'iniquità del primo uomo rovesciò tutti questi mali sull'immagine di Dio, apparisce manifestamente troppo debole nei suoi doni la grazia del Cristo, non avendo essa trovato nulla che rimediasse a mali così numerosi ed enormi; o, se l'ha trovato, affermalo.

Confrontiamo ora infatti i singoli mali con i singoli rimedi.

Se al di fuori delle opere della volontà Adamo ha sovvertito le istituzioni della stessa natura, nient'altro avrebbe dovuto fare il Cristo più di questo: riparare i cocci di Adamo ricalcando esattamente le tracce della sua rovina.

Agostino. Lo fa, ma non nel modo che vuoi tu. Chi infatti ha mai potuto conoscere il pensiero del Signore?

O chi mai è stato suo consigliere? ( Is 40,13; Rm 11,34 )

91 - Un esempio

Giuliano. Per esempio, far sì che nelle nozze dei battezzati non si senta affatto la libidine, e far sì che i genitali dei battezzati non si muovano alla stessa maniera in cui si muovono in tutte le altre genti.

Agostino. Non dovrebbero dunque le donne battezzate partorire con dolore, poiché questa, e non lo puoi negare, è una pena di Eva peccatrice.

92 - Altri esempi

Giuliano. Infine dopo il dono della grazia receda il pudore da coloro che si accoppiano, né serpeggi per le loro membra una imitazione di quiete, né soffrano i sensi gli oneri della dolcezza; si restituisca infine ai battezzati il libero arbitrio, in modo che, espulsa la legge del peccato per mezzo della correzione della natura, tu confessi essere possibile ai mortali tanto il rifulgere dello splendore delle virtù quanto il rabbrividire per le sordidezze dei vizi.

Anzi in modo assoluto coloro che ricevono i sacramenti non dovrebbero essere più nemmeno mortali.

Agostino. E tuttavia, Giuliano, non ti vergogni di ammettere nel paradiso tali nozze da confessare in esse il pudore di coloro che si uniscono.

Esisteva dunque qualcosa di cui aver pudore là dove nulla che non fosse da lodarsi aveva istituito il Creatore, che è da lodarsi al di sopra di tutto?

Ma chi può sapere e dire questo se non chi non ha il pudore di lodare ciò che suscita pudore?

93 - La rimozione del peccato che ha causato la morte, deve abolire la morte

Giuliano. Se infatti la medicina combatte contro la piaga e la morte si dice avvenuta a causa del peccato, la rimozione del peccato deve operare l'abolizione della morte.

Agostino. Certamente voi dite ancora che Adamo fu creato così che sarebbe morto ugualmente, sia che peccasse sia che non peccasse.

Ma nel dire questo vi ha già condannati nel giudizio episcopale palestinese il vostro stesso maestro Pelagio, e non senza condannare se stesso poiché non si corresse.33

Però non è in questo secolo maligno che Dio beatifica i suoi, ai quali qui rimette i peccati e dona il pegno dello spirito della grazia.

Per questo a coloro che anche dei mali di questo secolo, o dilettevoli o duri e aspri, in parte non fanno uso e in parte fanno buon uso, ha promesso il secolo futuro, dove non patiranno mali di nessun genere; dove sarebbero anche le nozze tali, quali avrebbero potuto essere in quel paradiso, se nessuno avesse peccato, tali da non esserci nulla di cui vergognarsi, ma allora le nozze non esisteranno più nemmeno così belle, perché cesserà la stessa generazione, quando sarà completo il numero dei beati, cui sono necessarie le nozze.

94 - Devi negare che nel sacramento del battesimo ci sia qualcosa di medicinale

Giuliano. Ebbene, poiché risulta che ai corpi dei battezzati non viene nessuno dei benefici suddetti, e d'altra parte la verità più chiara del sole ha mostrato che tutto non sarebbe potuto, cioè non sarebbe dovuto, avvenire diversamente con questi modi della medicina, o devi confessare che i mali da noi enumerati sopra non accaddero per causa del peccato e quindi non sono stati delle ferite della natura, perché sia salva la ragione della grazia, in dipendenza della quale è manifesto che la natura non fu rimossa dai suoi ordinamenti; oppure devi negare che ci sia qualcosa di medicinale nei misteri del Cristo, i quali di tanti morbi, come li chiami tu, non hanno potuto sanarne nemmeno uno.

Agostino. Tutto il contrario: se voi viveste con mente sveglia, dovreste riconoscere quanto sia stato grande quel peccato che a causa di un solo uomo entrò nel mondo e passò con la morte in tutti gli uomini, dal fatto stesso che anche i battezzati, pur rimosso il reato, non sono sottratti a tutti i mali di questo secolo, con i quali nascono gli uomini, se non dopo questa vita, durante la quale è necessario che ci esercitiamo ancora con l'esperienza dei mali, anche dopo che ci sono stati promessi i beni.

Se infatti si rendesse subito alla fede la ricompensa, la fede non sarebbe più nemmeno fede.

Essa proprio perché attende fiduciosamente e pazientemente i beni promessi che non vede, tollera con animo pio i mali presenti che vede.

95 - Danni temporali e benefici eterni

Giuliano. Finora ho agito come se la forza dei doni e delle ferite, sebbene con effetti contrari, fosse tuttavia dall'Apostolo stimata pari.

Ma cresce senza dubbio la sublimità della sana fede da noi difesa, quando si considera che Paolo, non solo non ha messo il malanno delle colpe al di sopra dei rimedi della grazia, ma anche più copiosi ha giudicato i benefici a confronto dei danni.

Agostino. È vero: i danni dei rigenerati sono appunto temporali, i benefici invece saranno senza dubbio eterni.

Ma i danni, che i neonati attestano piangendo, dite per quale merito sotto il giudice più giusto e più onnipotente s'infliggano a loro, se non contraggono nessun peccato.

96 - La grazia abbondò di più, non in più

Giuliano. Avverta dunque il prudente lettore che cosa abbia concluso anche questa discussione.

L'Apostolo ha detto che la donazione del Cristo abbondò per la salvezza in persone più numerose di quelle alle quali ha nociuto la colpa di Adamo.

Agostino. Non ha detto questo, ma: Molto di più la grazia abbondò in molti. ( Rm 5,15 )

Cioè: la grazia abbondò di più, non: abbondò in più.

Ossia non abbondò in persone più numerose, come è già stato risposto.34

97 - Tra te e Paolo c'è tanta discordia

Giuliano. Per la quale colpa tu dici accaduti alla natura i disastri che abbiamo enumerati sopra e dei quali consta che nemmeno uno viene riparato in coloro che accedono ai sacramenti del Cristo, e quindi tu asserisci che l'iniquità del primo uomo ebbe nel rovinare molta più forza di quanta ne ottiene la grazia del Cristo nel riparare.

Da questa conclusione è stato reso chiaro che tra te e l'apostolo Paolo c'è tanta discordia quanta tra i cattolici e i manichei.

Agostino. La grazia del Cristo toglie il reato del peccato originale, ma questo reato invisibile lo toglie in modo invisibile.

Rimette anche tutti i peccati che gli uomini hanno aggiunti al peccato originale vivendo malamente.

Il giudizio di condanna viene appunto da un solo delitto, perché anche quel solo peccato che traggono i nascenti trae alla dannazione eterna se non è rimesso.

Né tuttavia la grazia rimette questo solo peccato: altrimenti essa varrebbe quanto quel peccato.

Ma insieme al peccato originale la grazia rimette pure tutti gli altri peccati, e quindi vale più del peccato originale.

Per questo è scritto: Il giudizio parte da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. ( Rm 5,16 )

La grazia dona altresì che lo spirito concupisca contro la concupiscenza della carne, e se talvolta il fedele è vinto venialmente in questa battaglia, la grazia gli rimette i debiti se dice l'orazione; e quando è vinto condannabilmente gli dà una penitenza ancora più umile a cui tributare l'indulgenza.

La grazia dona in ultimo e all'anima e al corpo la vita eterna, dove quali e quanti siano i beni chi lo potrebbe immaginare?

In che modo dunque l'iniquità del primo uomo ha fatto più danneggiamento che giovamento la bontà del secondo uomo, cioè del Cristo, quando il primo ha danneggiato temporalmente, il Cristo invece e aiuta temporalmente e libera e beatifica eternamente?

Stando così le cose, la nostra sentenza è cattolica e non manichea, e quindi non è neppure pelagiana perché cattolica.

98 - Si crede piú alla carezza che alla coerenza

Giuliano. Farei certo ottimamente a disprezzare la tua frivola spiegazione a questo testo e a passare sotto silenzio senza ribatterla, quasi troppo terra terra, se non temessi che si creda più alla carezza che alla coerenza.

Tu dunque parli in questo modo: Che vogliono dire le parole: " Molto di più abbondò ", ( Rm 5,15 ) se non che quanti sono liberati per mezzo del Cristo, mentre a causa di Adamo muoiono temporalmente, per mezzo dello stesso Cristo vivranno invece senza fine?35

Dal quale modo di ragionare, se tu ne avvertissi la conseguenza, confesseresti abbattuta tutta la tua rocca, cioè la " traduce ".

Dici infatti che in tanto la grazia del Cristo abbondò molto di più in quanto per essa si conferisce la vita eterna, mentre per il peccato di Adamo si deve subire la corruzione temporale.

Se dunque nient'altro che la morte del corpo apportò Adamo, contro il quale il Cristo con un beneficio ancora più copioso conferì la vita che dura senza fine, apparisce che non passò ai posteri il peccato di Adamo, ma la morte.

Agostino. Quello che apparisce è che per questo tu hai irriso o piuttosto hai finto d'irridere quanto io ho detto, perché a quelli che non ti capiscono tu sembrassi dire qualcosa, mentre non dicevi nulla.

Prima di tutto perché io ho detto che Adamo ha nociuto con la morte temporale a quanti libera la grazia del Cristo: gli altri infatti che non libera per la verità di un giudizio occulto, sì, ma giusto, sono colpiti dalla morte eterna, anche se muoiono da bambini.

In che modo dunque apparisce di qui che non passò nei posteri il peccato di Adamo ma la morte, se non perché vuoi far credere a ciò che strepitano le tue parole e non a ciò che è conseguente alle mie parole?

In verità noi diciamo che la morte e il peccato passarono ambedue e gridiamo che ambedue si tolgono dal Cristo: cioè il reato del peccato con la pienissima remissione dei peccati, la morte invece con la beatissima risurrezione dei santi.

La quale non si dà subito ai rigenerati, perché si eserciti la fede che spera ciò che non vede; i fedeli infatti sono autentici fedeli quando ciò che non si vede lo sperano e in se stessi e nei loro bambini.

Ecco quello che noi diciamo, ecco quale verità cattolica voi contraddite.

Ma più contro voi stessi che contro la verità voi dite tutto ciò che dite con le vostre discussioni eretiche.

99 - Non ci può essere il peccato tradotto

Giuliano. Risulterà poi per conseguenza logicissima che la morte perpetua, cioè la pena sempiterna, non è stata trasmessa a noi, e quindi non può esistere il peccato della " traduce ".

Perché infatti apparisca in breve quanto risulta doversi ritenere: l'Apostolo giudica i doni del Cristo superiori al peccato del primo uomo; tu per questo tuo peccato, cioè per il peccato della " traduce ", dici che è passata una sola morte o due morti?

Se una sola morte, e precisamente quella corporale, come hai confessato qui, risulta che la grazia del Cristo supera il peccato del primo uomo e nessuno allora nasce peccatore; perché se, come hai detto sopra, il regno del peccato consiste nel fatto che l'uomo venga precipitato nella morte seconda, cioè nella pena perpetua, e dici che ad opera di Adamo fu apportata solamente la morte del corpo, allora a causa di Adamo non si trasmette ai posteri né il peccato né la morte eterna.

Agostino. È già stato risposto: non dici nulla. Il regno del peccato infatti precipita anche nella morte eterna, se il peccato non è rimesso per mezzo della grazia del Cristo, ma tuttavia non esisterebbe nemmeno questa morte temporale, se Adamo non avesse perduto per merito del peccato la possibilità di non morire.

Tale morte temporale la minacciò infatti Dio al peccatore dicendogli: Dalla terra tu vieni e alla terra tornerai. ( Gen 3,19 )

Questa morte si degnò assumerla senza merito di peccato il Cristo, perché morendo di tale morte egli tornasse, sì, alla terra, ma risorgendo levasse la terra al cielo e, distrutta così la morte eterna, non volle togliere ai fedeli la morte temporale allo scopo preciso che contro di essa si esercitasse la fede della risurrezione nel combattimento di questa vita.

Indice

30 Sopra 1,74
31 De nupt. et concup. 2,46
32 De pecc. mer. et rem. 1, 14;
Ambrosius, In Luc. 7, 27
33 De gestis Pel. 23-24. 57
34 De pecc. mer. et rem. 1, 14
35 De nupt. et concup. 2,46