Discorsi sui Santi

Indice

Nell'anniversario della morte di un Vescovo

1 - Di per sé la morte non ha merito né demerito
2 - Ciò che è buono e ciò che è necessario. Dev'essere amata la vita che non implica condanna
3 - Qui la vita è uno stadio sotto lo sguardo di Dio. Nell'agire di Davide è adombrata la grazia
4 - Cosa ha fatto la divina Sapienza per nutrirci
5 - Davide sostenuto dalla grazia nella sua lotta contro Golia
6 - Vince chi confida in Dio, non in sé

1 - Di per sé la morte non ha merito né demerito

Questa solennità in onore di Dio, fratelli miei, è dedicata alla memoria di un servo di Dio.

Un servo infatti, quando viene onorato, riceve lode nel nome del suo Signore.

Dunque, il beato … servo di Dio, oggi ha deposto il peso della carne ed ha affidato alla terra il corpo che dovrà risorgere.

Terra è stata restituita alla terra, spirito allo Spirito di Dio.

Ma per ogni uomo l'abbandonare la carne è tale quale egli è stato da vivo nel corpo.

In realtà la morte è in certo modo una transizione che, per se stessa, non ha merito, né demerito.

Al sopraggiungere immancabile dell'ultimo giorno di questa vita, distingue e separa le due nature che erano state congiunte insieme: l'anima invisibile dal corpo visibile, l'anima dotata di sensibilità dal corpo entro il quale è l'anima cosciente, poiché la carne senza l'anima è assolutamente inerte.

Perciò, una volta separate queste due nature - congiunte insieme, tra loro affatto dissimili, anima e corpo - ne risulta la morte.

Quindi, la morte, che disgiunge e separa queste due nature, non sembra per se stessa un fattore negativo e neppure positivo, però è vantaggiosa per i giusti e di rovina per i malvagi.

2 - Ciò che è buono e ciò che è necessario. Dev'essere amata la vita che non implica condanna

Avete ascoltato ciò che dice l'Apostolo: Non so che scegliere.

Sono messo alle strette tra queste due cose: da una parte il desiderio di essere sciolto dal corpo ed essere con Cristo, il che sarebbe molto meglio, dall'altra, è necessario per voi che io rimanga nella carne. ( Fil 1,22-24 )

L'una delle due cose è buona, l'altra è necessaria.

Ciò che è buono trae nome da bontà, ciò che è necessario trae nome da necessità.

Se tutti fossero stati catechizzati, quale bisogno c'era che l'apostolo Paolo fosse più a lungo trattenuto in questa vita?

Ma poiché molti erano ancora da formare, veniva trattenuto l'architetto, espertissimo a porre il fondamento, Cristo, nel cuore dei credenti.

Così, anche il Beato … fu ministro della Parola e del Sacramento di Dio finché ha voluto il Signore.

Ma quando al Padre di famiglia è piaciuto richiamare il suo servo dall'abitacolo di argilla e di trasferirlo in cielo, anche quell'abitacolo di argilla è stato affidato alla terra, anzi proprio quell'abitacolo di argilla attende la risurrezione quando potrà vedere il Creatore.

Poiché verrà l'ora - come ha detto il Signore - in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita, quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. ( Gv 5,28-29 )

La vita dev'essere amata e la condanna deve incutere timore.

Quaggiù scegli quel che devi amare, evita ciò che è causa di timore: nessuno infatti evita la condanna per mezzo del timore, ma mediante la rettitudine della vita.

Che giova infatti temere e intanto vivere nel peccato?

Se vivi nella colpa e nel timore, raggiungerai ciò che ami, ma sfuggi a ciò che temi?

3 - Qui la vita è uno stadio sotto lo sguardo di Dio. Nell'agire di Davide è adombrata la grazia

Dunque, la lotta si svolge qui, questa vita è uno stadio sotto lo sguardo di Dio: qui il combattimento, qui costituiscono il fronte di battaglia tutti i vizi e, soprattutto, il principe dei vizi, quasi un Golia.

Il diavolo infatti provoca l'anima quasi a un duello.

Si vince in posizione di tenace resistenza, ma nel nome del Signore, non per la capacità del combattente.

Perciò, tutto quanto di male e di seducente si può essere insinuato nel tuo cuore, tutto quanto è proprio della maligna concupiscenza dalla tua carne, è potuto venir su a porsi di fronte alla tua mente equivale alle frecciate di quel nemico che ti sfida a batterti in duello.

Tieni presente che devi combattere.

Il nemico è invisibile, ma anche chi ti protegge è invisibile.

Tu non vedi con chi combatti, ma credi in colui dal quale sei protetto.

Anzi, se hai gli occhi della fede, lo vedi pure: infatti ogni fedele, con gli occhi della fede, scorge l'avversario che lo sfida ogni giorno.

Ma con quali armi devi combattere? Che ne pensi? Ecco come fece Davide.

Dal greto di un fiume scelse cinque pietre levigate.

Il fiume è il passaggio attraverso le cose temporali: in questo passare attraverso le cose temporali, l'anima umana ha ricevuto una legge da Dio.

E, poiché la legge è contenuta da principio nei cinque libri di Mosè, scelse cinque pietre dal fiume.

E si dicono levigate perché chi ne usava era dolce, perché era mite, perché era mansueto, perché era sottomesso: Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero. ( Mt 11,30 )

Ma che aiuto può dare la legge se non è presente la grazia?

4 - Cosa ha fatto la divina Sapienza per nutrirci

Mise perciò quelle cinque pietre in un'ampolla piena di latte, perché il latte significa la grazia che si dà gratuitamente.

Una madre ha preso dei cibi: quegli elementi che sono necessari al nutrimento del corpo si mutano in liquido di carne, tutti gli altri non assimilati si separano per le vie appropriate, il liquido latteo affluisce alle mammelle per nutrire gratuitamente i piccoli affamati.

Infatti una madre ha mammelle rigonfie di latte e vuole farlo suggere alle labbra; quanto al latte, se nessuno lo avrà sorbito, è un peso per la madre.

Allo stesso modo, i Santi di Dio, nei loro petti, sono portatori della grazia di Dio: cercano a chi spremerla sulle labbra.

E notate che cosa ha fatto il Signore stesso per nutrirci in certo qual modo del suo latte.

Quanto alla sua Sapienza, nessuno di noi potrebbe intenderla, così come cibo solido, ma sono capaci gli Angeli di riceverla, infatti gli Angeli vivono proprio di questo cibo.

Ma poiché gli uomini sono deboli e non possono alimentarsi di un tale cibo, Dio allora non ha agito diversamente da una tenera madre.

Dal momento che il bimbo neonato non può assumere un cibo solido, la madre tramuta la consistenza del cibo in carne e la rende tale da essere adeguata alle esigenze del piccolo.

Così Dio ha incarnato il Verbo per renderlo accessibile a noi in quanto piccoli.

Ecco il cibo solido: In principio era il Verbo e il Verbo era Dio. ( Gv 1,1 )

Gli Angeli mangiano questa sostanzialità: se ne cibano e si ristorano e non si riduce quello di cui si nutrono.

Chi di noi, nella debolezza di questa intelligenza e di questa carne potrebbe farsi avanti e cibarsi là di ciò di cui è stato detto: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.

Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto.

Ciò che è stato fatto in lui è la vita.

E la vita era la luce degli uomini, e la luce risplende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno accolta? ( Gv 1,1.3-5 )

A tale pienezza sostanziale quale umana fragilità può farsi vicina?

Quale apertura della nostra mente può farsene capacità?

Ma non lasciatevi abbattere dal timore, voi, moltitudine di piccoli.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. ( Gv 1,14 )

5 - Davide sostenuto dalla grazia nella sua lotta contro Golia

Perciò, a significare questa grazia, il servo di Dio depose cinque pietre nella secchia in cui viene raccolto il latte nella mungitura e venne avanti a combattere con le armi della grazia, e tanto più invincibile quanto più costante.

Golia lo maledisse in nome dei suoi dèi, ( 1 Sam 17,43 ) costui non rese maledizione per maledizione, ma se quello parlò, questi si sentì sicuro.

Quegli dèi meritavano di essere maledetti, il nostro Dio era degno della fiducia riposta in lui.

Con una sola pietra atterrò il nemico di eccezionale statura e che incuteva terrore, il quale ricevette il colpo sulla fronte dove non aveva il sigillo della grazia.

Davide si affrettò e si pose su quello prostrato ma non ancora del tutto finito - era a giacere, ma gli restava una qualche vitalità - e con la stessa spada di lui gli spense gli ultimi aneliti di vita.

Anche questo ha un significato.

Fratelli miei, al primo intervenire del Signore nostro Gesù Cristo, come quel Davide spirituale che era venuto dalla stirpe di Davide, il nostro nemico ricevette un colpo in fronte e fu atterrato.

Cadde ogni superstizione dei Pagani, che in seguito non ebbe più la forza di imporsi alla Chiesa di Dio perché, quando si risollevava - ed allora era essa a colpire -, il martirio riceveva però la corona.

Quindi, poiché quel Golia portava quella specie di spada a doppio taglio, o asta che sia, spada smisurata - l'eloquenza di questo mondo che si conquistava molte intelligenze - con il diffondersi della Chiesa, molti servi di Dio appresero quell'eloquenza, così che Golia poté essere ucciso con la sua stessa spada.

Di quale eloquenza non fu san Cipriano!

Quanto, nelle sue lettere, si rivelò fulgente la sua spada!

È la spada di Golia, strappata a chi era ormai a terra, perché il nemico fosse definitivamente estinto.

Proprio con tale eloquenza combattiamo ogni giorno contro Golia e voglia il cielo che ci tocchi la vittoria per averlo ucciso.

Ma ogni giorno, con il residuo delle sue forze, lotta nei cuori degli uomini: quanto a noi, nel nome del Signore possiamo essere più forti di lui.

6 - Vince chi confida in Dio, non in sé

Nessuno, fratelli miei, proprio nessuno conduca interiormente la lotta contro qualche vizio e faccia affidamento nelle proprie forze.

Non trascurate di affrontare la lotta, ma non siate superbi fino alla presunzione.

Quella che ti turba, qualunque sensazione sia, derivi dall'ignoranza o dalla passione, tu pensa alla lotta, non essere indolente, ma invoca l'aiuto di colui che sta a guardare perché soccorra chi è nell'affanno.

Così tu vinci. Altrimenti non vinci perché tu non vinci.

Infatti, fu Davide forse a vincere?

Riflettete alle sue parole e vi accorgete che non fu egli a vincere.

Disse appunto: È la battaglia di Dio. ( 1 Sam 17,47 )

Che sta a dire "Questa è la battaglia di Dio" se non che è Dio a dar battaglia per mio mezzo?

Si serve di me come di un suo strumento; egli atterra il nemico, egli libera il popolo, egli dà gloria, non a noi, ma al suo nome.

In tal modo, lottando e confessando, giungiamo al termine di questa vita e, conclusa la guerra, troviamo riposo in seno alla quiete santa, dove riposa il Beato …. certamente dopo lotte sfibranti, certamente dopo battaglie ben condotte.

Infatti l'uomo talora combatte con un altro uomo che non vede quali pensieri ti procurano angustie, sotto quali suggestioni ti trovi in pericolo, da quali passioni sei sollecitato.

Alcune blandiscono, altre incutono terrore: bisogna che ti guardi dal cadere in balia di quelle che lusingano, perché tu non sia fiaccato da quelle che atterriscono.

In questa guerra che resta da dire se non lo vincerò nel nome del Signore Dio mio? ( 1 Sam 17,45-46 )

in questa guerra che cosa resta da dire se non: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome da' gloria? ( Sal 114,1 )

Se sarete ben fermi in queste cose, conservando la legge nella secchia del latte, sarete invincibili.

Facilmente può essere abbattuto tutto ciò che vi aggredisce perché colui che vi ha chiamati alla lotta e assista chi combatte e sostenga chi vi si impegna a fondo e coroni i vincitori.

Indice