Discorsi sul Vecchio Testamento

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Discorso tenuto nella Basilica delle tende

In giorno di domenica, su un versetto del salmo 119 e sulle parole dell'Apostolo: "Noi sappiamo che la legge è spirituale io invece sono uomo carnale" ecc.

1 - Il giogo della legge
3 - Volendo il male ho perso la capacità di fare il bene
4 - La lotta fra lo spirito e la carne
5 - L'intervento del medico celeste
6 - Non regni il peccato nel corpo mortale
8 - Cristo soccorre gli oppressi dal male
9 - Cristo si umilia per sollevarci a sé
10 - L'attrattiva del Padre

1 - Il giogo della legge

Senza dubbio, fratelli, un gran peso e un giogo molesto - quello dell'iniquità - voleva evitare colui che diceva a Dio: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità. ( Sal 119,133 )

Vediamo dunque quand'è che sull'uomo domina l'iniquità, per comprendere cosa abbiamo udito dalla bocca di quell'orante e in che senso abbiamo pregato anche noi nella nostra risposta.

Tutti infatti, a quanto credo, abbiamo risposto al santo salmo con animo veramente devoto, pregando e dicendo al Signore Dio nostro: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità.

Dal dominio di questa pessima padrona siamo stati redenti mediante il sangue prezioso [ di Cristo ].

Ancora: cosa ci avrebbe giovato il ricevere una legge capace di comandare e minacciare ma non in grado di soccorrere?

Sotto di lei, prima che fosse intervenuta la grazia di Dio, saremmo stati dei rei.

Vane infatti sono le minacce della legge se [ nell'uomo ] domina l'iniquità.

È vero che la legge non è corporale, non è carnale, ma, senza dubbio, spirituale, avendola data un Dio che è spirito. ( Gv 4,24 )

Tuttavia, cosa dice l'Apostolo? Sappiamo che la legge è spirituale, ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. ( Rm 7,14 )

Non meravigliarti dunque, o uomo venduto schiavo al peccato, se ti domina colui al quale sei venduto.

Ascolta l'apostolo Giovanni: Il peccato è iniquità. ( 1 Gv 5,17 )

Contro una tale padrona invochiamo il Signore quando diciamo: Che non mi domini alcuna iniquità. ( Sal 119,133 )

2 - L'uomo venduto grida; lo esaudisca il Redentore!

L'uomo vendette se stesso all'iniquità, che lo domina, abusando del libero arbitrio e in premio ricevette quel piccolo piacere proibito assaporando dell'albero.

È lui dunque che grida: Raddrizza le mie vie, che io ho rese tortuose; dirigi i miei passi, che io col mio libero arbitrio ho fatto deviare.

Dirigili secondo la tua parola. ( Sal 119,133 )

Cos'è questo: Dirigili secondo la tua parola?

Fa' che siano ben diretti i miei passi, poiché retta è la tua parola. ( Sal 33,4 )

Dice: Io sono diventato tortuoso sotto il peso dell'iniquità, ma la tua parola è norma di verità.

Raddrizza dunque me tortuoso in conformità con la norma, cioè con la tua parola, che è retta.

Sì, dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità.

Io mi sono venduto; riscattami.

Mi sono venduto seguendo il mio libero arbitrio; riscattami col tuo sangue.

In colui che si vendette sia svergognata la superbia; nel Redentore sia glorificata la grazia.

Dio infatti resiste ai superbi, ma dona la grazia agli umili. ( Gc 4,6 )

3 - Volendo il male ho perso la capacità di fare il bene

La legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto sotto il dominio del peccato. Ignoro infatti le opere che compio, in capacità di fare quanto non faccio ciò che vorrei. ( Rm 7,14-15 )

L'uomo carnale dice: Non faccio ciò che vorrei.

Non accusa la legge ma se stesso, poiché la legge, essendo spirituale, non ha colpa.

Chi incorre nella colpa è l'uomo carnale, venduto sotto il dominio del peccato, in quanto non fa ciò che vorrebbe.

Adesso che vuole non può poiché quando poteva non volle.

Per la cattiva volontà perse la possibilità di compiere il bene.

Ormai prigioniero, eccolo parlare.

Dice nella sua prigionia: Non faccio quel che vorrei.

Non compio infatti il bene che vorrei ma compio il male che ho in odio. ( Rm 7,15 )

Non ciò che vorrei. Gli ribatte l'estraneo: "Ma certo che lo vuoi!".

Non faccio quel che vorrei. "Assolutamente, fai proprio ciò che vuoi".

Non faccio quel che vorrei. Credimi, fratello, non faccio quel che vorrei.

"Oh! se lo volessi, certo che lo faresti e, se non fai il bene, è perché non vuoi".

Non faccio quel che vorrei.

Credimi, fratello, io conosco quel che accade in me: Non faccio quel che vorrei.

Tu, rinnegatore della grazia, non sei giudice della [ mia ] coscienza. Io so di non fare ciò che vorrei e tu dici: tu fai quel che vuoi?

Nessuno conosce ciò che accade nell'uomo all'infuori dello spirito dell'uomo che è in lui. ( 1 Cor 2,11 )

4 - La lotta fra lo spirito e la carne

Anche tu sei un uomo. Se non vuoi credere a me, osserva te stesso.

Ma è proprio vero che tu vivi con codesto tuo corpo corruttibile che appesantisce l'anima ( Sap 9,15 ) senza che la carne abbia brame contrarie al tuo spirito, come lo spirito ha brame contrarie alla carne? ( Gal 5,17 )

Questo dissidio non è dunque in te? Non c'è in te alcuna concupiscenza della carne che opponga resistenza alla legge della mente? ( Rm 7,23 )

Se in te non c'è opposizione fra l'una tendenza e l'altra, vedi dove si trovi la totalità [ del tuo essere ].

Se il tuo spirito non dissente dalla carne con le sue concupiscenze, vedi se per caso non tutta la tua mente vada d'accordo con la carne e per questo non ci sia la guerra perché s'è stabilita una falsa pace.

Forse tu sei in tutto d'accordo con la carne, e per questo non c'è in te alcun dissidio.

In tale ipotesi, che speranza hai di poter vincere, se non hai nemmeno cominciato a combattere?

Se al contrario secondo l'uomo interiore provi diletto per la legge di Dio, ( Rm 7,22 ) vedrai sicuramente nelle tue membra un'altra legge che oppone resistenza alla legge della tua mente.

Se di questa ti diletti, sei preso da lei: libero nella mente, servo nella carne.

In tal caso, abbi compassione per l'uomo che dice: Non faccio quel che vorrei. ( Rm 7,15 )

Non vorresti infatti anche tu che non fosse per nulla in te quella concupiscenza che oppone resistenza alla tua mente?

Sei un uomo di cattivi desideri, se non vuoi essere esente da un tale avversario.

Quanto a me, te lo confesso, tutto ciò che in me si ribella alla mia mente e mi fa guerra con attrattive contrarie, qualunque cosa sia, io lo vorrei radicalmente distruggere.

E anche se, con l'aiuto del Signore, adesso gli nego il consenso, mio desiderio è non avere affatto con chi combattere; è per me molto più desiderabile essere esente da nemici anziché vincerli.

Né posso dire che non appartenga a me il fatto che la carne abbia desideri contrari a quelli dello spirito.

O che forse risulto strutturato da una duplice e fra sé contrastante natura?

E l'avere la discordia è roba mia, ed è anche mio il fatto che non consento.

La mia parte libera per un po' resiste alle reliquie della schiavitù; ma io voglio essere tutto sano, poiché tutto l'insieme sono io.

Non voglio che la mia carne si separi in eterno da me, quasi che mi sia estranea, ma voglio che sia tutta sana insieme con me.

Se tu non desideri la stessa cosa, non so quali idee abbia circa la tua carne.

Suppongo che tu ritenga che la carne derivi non so da dove, per esempio da un popolo [ a te ] contrario.

È falso, è eretico, è blasfemo. L'artefice dello spirito e della carne è unico.

Quando creò l'uomo, fu lui a creare e a unire i due elementi.

Assoggettò la carne all'anima, l'anima a sé.

Se questa fosse stata sempre soggetta al suo padrone, anche l'altra avrebbe sempre obbedito alla sua padrona.

Non meravigliarti dunque se vedi colei che abbandonò il suo padrone soffrire per causa di chi le è inferiore.

Infatti la carne ha brame contrarie allo spirito, come anche lo spirito brame contrarie a quelle della carne.

Dice: Questi due sono in contrasto fra loro, di modo che non facciate quel che vorreste. ( Gal 5,17 )

Perciò anche il nostro [ diceva ]: Non faccio quel che vorrei. ( Rm 7,15 )

La carne ha brame contrarie a quelle dello spirito, e io vorrei che non le avesse.

Mi ritengo fortunato se non consento, ma vorrei esser del tutto esente [ dalla lotta ].

Dunque: Non faccio quel che vorrei.

Vorrei infatti che la carne non avesse brame contrarie allo spirito, ma non mi è possibile.

Questo significano le mie parole: Non faccio quel che vorrei.

5 - L'intervento del medico celeste

Quale calunnia mi apponi? Io dico: Non faccio quel che vorrei, tu dici: Fai proprio quello che vuoi.

Che calunnia mi apponi? Ingrato verso il tuo medico, che calunnia apponi a me malato?

Lasciami pregare il medico: Liberami dalle calunnie degli uomini e osserverò i tuoi precetti. ( Sal 119,134 )

Li osserverò fidando nella tua redenzione, non nelle mie facoltà.

Non mi arrogo una salute che ancora non posseggo, tant'è vero che mi raccomando al medico.

Tu invece ti ergi a difensore della natura; e oh! magari tu fossi tale non intraprendendo una difesa falsa d'una natura supposta sana ma ti mettessi a pregare il medico in favore d'una natura ancora malata!

Tu dunque ti fai difensore della natura, ma sei piuttosto suo nemico, in quanto, mentre lodi il Creatore di una natura supposta sana, allontani il Salvatore da colei che è malata.

Colui che l'ha creata, sana colei che di per se stessa va in rovina; la solleva lui direttamente.

Questa è la fede; questa è la verità; questo è il fondamento della fede cristiana.

Uno e uno. Uno l'uomo, ad opera del quale avvenne la caduta; un altro l'uomo ad opera del quale avviene la restaurazione.

Per causa di quel primo la caduta; per opera di questo secondo la restaurazione.

Colui che non restò saldo cadde; colui che non cadde [ ti ] risolleva.

Quegli cadde perché abbandonò colui che sta saldo; l'altro, pur restando [ sempre lo stesso ], discese a salvare colui che era prostrato.

6 - Non regni il peccato nel corpo mortale

Capita dunque che la carne abbia desideri contrari a quelli dello spirito, ( Gal 5,17 ) sicché in questa [ discordia ] tu non fai quel che vorresti, in quanto vorresti che tali desideri non ci fossero ma non puoi impedirli.

Tieni almeno salda la tua volontà nella grazia del Signore e persevera nel suo aiuto.

Ripetigli le parole del cantico: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità. ( Sal 119,133 )

Che significa: Non mi domini alcuna iniquità?

Ascolta l'Apostolo: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale. ( Rm 6,12 )

Che significa: Regni? Sicché obbediate ai suoi desideri.

Non ha detto: Non avere desideri cattivi.

Come farò infatti a non avere desideri cattivi se sono in questa carne mortale, che ha desideri contrari a quelli dello spirito come lo spirito desideri contrari a quelli della carne? ( Gal 5,17 )

Ottieni almeno questo risultato: Non regni il peccato nel vostro corpo mortale sì che obbediate ai suoi desideri. ( Rm 6,12 )

Sebbene i desideri siano in voi, non obbedite loro sì da far dominare l'iniquità.

Non offrite le vostre membra in armi di iniquità al peccato. ( Rm 6,13 )

Le tue membra non diventino armi di iniquità: così non ti dominerà alcuna iniquità. ( Sal 119,133 )

Ma anche questo risultato, che cioè le tue membra non siano armi di iniquità, forse che lo consegui con le tue forze?

Lo ripeto: questo stesso risultato, che cioè le tue membra non siano armi di iniquità, forse che lo consegui con le tue forze?

Quando le tue membra non diventano armi di iniquità, l'iniquità effettivamente resta nelle tue membra, nei desideri tuoi illeciti, anche se non vi regna.

Come regna chi non ha le armi?

La tua carne è una parte di te; la concupiscenza della tua carne si ribella contro di te perché è malata.

Questa malattia è un tiranno.

Se vuoi vincere il tiranno, invoca Cristo imperatore.

7 - So infatti ciò che stavi per dirmi o, meglio, ciò che adesso tu vai dicendo dentro di te stesso.

Chiunque tu sia che ti trovi qui e mi ascolti, io conosco cosa ti dica interiormente l'iniquità.

Sei infatti ancora sotto il giogo dell'iniquità, finché non valuti a dovere il prezzo sborsato dal Redentore.

So quel che tu vai dicendo: Ecco, la mia carne ha desideri contrari al mio spirito.

Desidera commettere un adulterio; ma io non consento, non dico di sì, non approvo.

Non solo non lo faccio ma neppure vi acconsento.

Non solo non lo compio all'esterno, abusando del mio corpo ma nemmeno con la mente vado appresso a colei che si ribella.

Consentire a chi mi combatte, cedere a chi lotta contro di me? Non lo faccio.

Ecco non domina su di me alcuna iniquità. ( Sal 119,133 )

È proprio così? È vero tutto questo? Se le cose stanno davvero così, ringrazia colui che ti ha donato il successo.

Non attribuirlo a te, perché non abbia a perdere ciò che hai ricevuto e cominci a pregare inutilmente. ( Mt 13,12 )

Non temi la parola: Dio resiste ai superbi, mentre agli umili dà la grazia? ( Gc 4,6 )

8 - Cristo soccorre gli oppressi dal male

Dunque saresti proprio tu a somministrarti le forze per cui l'iniquità non ti domina?

Se corrispondesse a verità questa tua presunzione, sarebbe vana la nostra preghiera in cui abbiamo detto a Dio: Non mi domini alcuna iniquità.

Le hai cantate oggi queste parole o no? Eri qui quando tutti dicevamo: Dirigi i miei passi secondo la tua parola, e che non mi domini alcuna iniquità?

Certo che c'eri, e hai cantato tali parole. Suppongo che non vorrai negarlo.

Hai dunque cantato insieme col popolo di Dio e hai pregato Dio dicendo: Dirigi le mie vie secondo la tua parola affinché non mi domini alcuna iniquità. ( Sal 119,133 )

Se un tale risultato lo potevi raggiungere da solo, perché pregavi con me?

Ti ho presente in atto di pregare e di invocare; ti convinco ad ammettere che sei fra gli stenti.

Ascoltiamo quindi insieme colui che dice: Venite a me voi che siete oppressi. ( Mt 11,28 )

Ascoltiamolo e avviciniamoci. Che vuol dire: Avviciniamoci?

Avanziamo mediante la fede, avviciniamoci ringraziando, arriviamo perseverando.

Andiamo da colui che ci dice: Venite a me voi tutti che siete oppressi. Oppresso tu, oppresso io.

Ascoltiamo lui, andiamo da lui. Perché litigare fra noi? Ascoltiamo insieme, perché insieme siamo oppressi.

Perché litighiamo fra noi? Forse per non ascoltare il medico che ci chiama? O infelice malattia!

Il medico chiama a sé e il malato perde tempo a litigare.

Osserva cosa dice nel chiamare: Venite a me voi tutti che siete oppressi. ( Mt 11,28 )

Oppressi da che cosa se non dal peso dei peccati, se non perché sottoposti al giogo di quella cattiva padrona che è l'iniquità?

Venite dunque a me voi tutti che siete oppressi e gravati [ dagli affanni ] e io vi ristorerò.

Io, che vi ho creati, vi ricreerò. Io, dice, vi ricreerò, perché senza di me non potete far nulla. ( Gv 15,5 )

9 - Cristo si umilia per sollevarci a sé

Come vi ricreerò? Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me. ( Mt 11,29 )

Cosa impareremo da te? Ti conosciamo, Signore.

Tu sei il Verbo che era in principio, Verbo Dio, Verbo presso Dio. ( Gv 1,1-3 )

Sappiamo che tutte le cose sono state create ad opera tua, tanto le cose che vediamo quanto quelle che non vediamo.

Cosa impareremo da te? È vero che siamo tuoi discepoli, discepoli cioè di colui che è l'artefice e il creatore del mondo, ma non per questo costruiremo un altro mondo.

L'unico mondo l'hai creato tu; tu hai fatto il cielo e la terra, abbellendo l'uno e l'altra con le loro creature e la loro ornamentazione.

Cosa impareremo da te? Dice: Imparate da me. ( Mt 11,29 )

Essendo in principio Dio presso Dio, ( Gv 1,1 ) io vi ho creati.

Non è questo però che io voglio impariate da me.

Poi divenni ciò che avevo creato, affinché colui che avevo creato non andasse perduto.

Ma come sono diventato ciò che avevo creato?

Annientò se stesso prendendo la forma dello schiavo, diventando simile agli uomini e riscontrato nelle sembianze uguale all'uomo: umiliò se stesso. ( Fil 2,7-8 )

Questo imparate da me. Umiliò infatti, come dice, se stesso.

Imparate da me che sono mite ed umile di cuore.

Dice: Non vi do insegnamenti [ circa la gloria divina ], quasi che voi una qualche volta abbiate avuto la natura di Dio e abbiate potuto considerare non essere per voi una rapina la vostra uguaglianza con Dio. ( Fil 2,6 )

La divinità era una proprietà che competeva a lui solo; per lui non era una rapina poiché era la sua stessa natura.

Egli era nato dal Padre nell'uguaglianza col Padre.

Cosa tuttavia ha fatto per te? Annientò se stesso prendendo la forma dello schiavo, diventando simile agli uomini e riscontrato nelle sembianze uguale all'uomo. ( Fil 2,7 )

Ecco, per te Dio si è fatto uomo; e tu, essendo uomo, non vuoi riconoscere chi tu sia?

Ecco, per te egli si è fatto uomo senza peccato, e tu non ti vuoi riconoscere inficiato di peccato?

Se lo facessi, potresti accorrere da colui che diceva: Venite a me voi tutti che siete oppressi e gravati [ da affanni ] e io vi ristorerò.

Prendete su di voi il mio giogo. ( Mt 11,28-29 )

10 - L'attrattiva del Padre

Ti sei imposto questo giogo? te lo sei imposto? ti sei mai accorto di avere uno che segga sulle tue spalle?

Ti sei imposto questo giogo? Rispondi: Me lo sono imposto.

Ti sei accorto d'avere uno che ti cavalca e ti dirige? Replichi: Me ne sono accorto.

Ebbene, di' a lui: Dirigi i miei passi secondo la tua parola. ( Sal 119,133 )

Egli ti sostiene sotto il suo giogo e sotto il suo peso.

Difatti, perché ti fosse leggero il suo peso e soave il suo giogo, ( Mt 11,30 ) egli ti ha ispirato l'amore.

Per chi ama è soave, per chi non ama è gravoso.

Per chi ama è soave: Il Signore ha dato la soavità. ( Sal 85,13 )

O che forse, perché ascoltando il Venite a me ( Mt 11,28 ) sei di fatto venuto, pretenderai d'attribuire a te questo risultato, d'essere cioè venuto [ da lui ]?

Dici: Ecco, io sono arrivato fino a lui in forza del mio libero arbitrio, della mia volontà.

Per essere io arrivato, egli mi rinnova; per essere io arrivato, egli mi impone un giogo soave.

In quanto ciò che mi dà è l'amore, egli impone a me, innamorato e spinto da dilezione, il suo peso leggero.

Tutte queste cose egli ha potuto operare in me, ma perché io sono giunto da lui.

Questa dunque è la tua convinzione: che l'essere potuto arrivare te lo sei procurato da te?

Ma di': Cosa hai che non l'abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )

Come sei venuto? Sei venuto credendo, sebbene all'ultima meta ancora non sia arrivato.

Siamo ancora in via: abbiamo avanzato, ma non siamo arrivati alla fine.

Servite il Signore nel timore ed esultate a lui con tremore, affinché il Signore non si adiri e voi periate dalla via giusta. ( Sal 2,11-12 )

Temi che, mentre arrogantemente attribuisci a te l'aver trovato la via giusta, per questa tua arroganza non abbia a perire smarrendo la via giusta.

Io - ribatte - sono giunto, sono giunto per una mia decisione, sono giunto con le forze della mia volontà.

Cos'è mai codesto tuo inalberarti? codesto tuo gonfiarti?

Vuoi vedere come anche questo ti sia stato donato?

Ascolta colui che ti ha chiamato: Nessuno viene a me se non l'attira il Padre che mi ha mandato. ( Gv 6,44 )

Rivolti al Signore!

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