Lettera ai cattolici sulla setta dei Donatisti

Indice

Agostino, vescovo, ai carissimi fratelli che appartengono alla cura della sua amministrazione: la salvezza che è in Cristo, la pace dell'unità e della sua carità sia con voi e si conservi integro il vostro spirito, l'anima e il corpo per il giorno del Signore nostro Gesù Cristo.

1.1 - Risposta a Petiliano

Voi ricordate, fratelli, che una volta è capitato tra le nostre mani un frammento della lettera di Petiliano, vescovo donatista di Costantina; e la mia risposta a questo frammento l'ho comunicata alla vostra Dilezione.

Ma poiché, in seguito, i fratelli di quelle zone ce ne hanno trasmesso il testo integrale, mi è parso opportuno ripartire dall'inizio e rispondergli come se stessimo faccia a faccia, nel modo in cui, voi lo sapete, abbiamo sempre desiderato trattare con loro, perché, senza spirito di contesa, fosse a tutti evidente, in un pubblico confronto, quanto diciamo noi e quanto dicono loro.

Siamo infatti venuti a sapere che quella lettera è finita in mano a molti, che ne sanno anche numerosi brani a memoria, pensando che qualche cosa di vero contro di noi egli l'abbia detta.

Ma se ora leggeranno la nostra risposta, sapranno con certezza ciò che devono rifiutare e ciò che devono accettare.

In effetti, non sono opinioni nostre, come essi stessi possono verificare, se vogliono dare un giudizio imparziale; sono tutte citazioni e prove prese dalle sacre Scritture e può respingerle solo chi si professa nemico delle Scritture.

Io comunque già prevedo che cosa potrebbero dire di questo nostro lavoro i difensori più ostinati di una causa tanto perversa: che io ho risposto alla lettera di una persona assente, che non ha potuto ascoltare le mie parole, alle quali avrebbe subito replicato.

Ebbene, difenda pure, egli, i contenuti della sua lettera e, se può, dimostri che con le mie risposte io non li ho confutati e vinti; e se poi questo non gli piace, faccia anche lui a questa mia lettera ciò che io ho già fatto alla sua: risponda.

Egli l'ha scritta ai suoi, come io la scrivo a voi. Se vuole, risponda anche lui.

2.2 - Dov'è la Chiesa? Ecco la questione

La questione che c'è tra noi è questa: dov'è la Chiesa? Presso di noi o presso di loro?

Certo la Chiesa è una sola: ed è quella che i nostri antenati chiamarono " cattolica ", per dimostrare, perfino nel nome, che essa è dappertutto.

In greco infatti " secondo il tutto " si dice: kaq_ o}lon.

Questa Chiesa poi è il corpo di Cristo, come dice l'Apostolo: In favore del suo corpo che è la Chiesa. ( Col 1,24 )

È quindi evidente che chi non è nelle membra di Cristo, non può conseguire la salvezza cristiana.

Le membra di Cristo, poi, sono congiunte mediante la carità dell'unità e, tramite essa, sono unite anche al loro capo, Cristo Gesù.

Di conseguenza, tutto ciò che si predica di Cristo, riguarda il capo e il corpo.

Il capo è Gesù Cristo, l'Unigenito Figlio del Dio vivente, egli stesso Salvatore del suo corpo; ( Ef 5,23 ) colui che è morto per i nostri delitti ed è risuscitato per la nostra giustificazione. ( Rm 4,25 )

Il suo corpo è la Chiesa, di cui è detto: Al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile. ( Ef 5,27 )

Ora, tra noi e i Donatisti la questione verte su dove sia questo corpo, cioè su dove sia la Chiesa.

Che fare, dunque? La cercheremo nelle nostre parole o in quelle del suo capo, il Signore nostro Gesù Cristo?

Penso che dobbiamo cercarla piuttosto nelle sue parole, perché egli è la Verità ( 1 Gv 5,6 ) e conosce molto bene il proprio corpo.

Il Signore infatti conosce quelli che sono suoi. ( 2 Tm 2,19 )

2.3 - Non dobbiamo cercarla nelle nostre reciproche accuse

Quali siano, poi, le nostre parole nelle quali non dobbiamo cercarla, prestate attenzione e vi accorgerete anche qui della differenza che c'è tra le nostre parole e le loro; eppure noi non desideriamo che si cerchi la Chiesa nelle parole nostre.

Tutte le accuse che noi ci scambiamo reciprocamente sulla consegna dei Libri divini, sulla purificazione e sulle persecuzioni, sono tutte parole nostre.

E su tali questioni noi seguiamo questo criterio: o ritenere vere entrambe le accuse, le nostre e le loro, o ritenerle entrambe false; o ritenere vere le nostre e false le loro o, infine, false le nostre e vere le loro.

Ma in ogni caso noi dimostriamo che non esiste nessun crimine del mondo cristiano, con cui noi siamo in comunione.

Se poi sono vere e le accuse che noi rivolgiamo a loro e quelle che essi rivolgono a noi, facciamo quanto dice l'Apostolo: Perdonandoci a vicenda come Dio ha perdonato a noi, ( Ef 4,32 ) di modo che i malvagi, che forse sono stati e sono tra noi, o che sono stati e sono tra voi, non ostacolino la nostra concordia e il vincolo della pace, sempre che si siano corretti dell'unico loro delitto: l'essersi separati senza motivo dall'unità del mondo, pur avendo nel loro seno questi tali.

Se invece si tratta di false accuse, sia quelle che noi rivolgiamo a loro, sia quelle che loro rivolgono a noi, circa la consegna dei Libri e la persecuzione degli innocenti, non vedo altro motivo di contesa che la conversione di coloro che si sono separati senza motivo.

Che se poi noi diciamo il vero, perché gli Atti che produciamo li confermiamo sia con le lettere dell'imperatore, al quale essi stessi prima hanno scritto e poi si sono appellati, sia con la comunione del mondo, e se, invece, si convincono di dire cose false, proprio perché, a quei tempi, quando si trattava lo stesso problema, essi non sono stati assolutamente capaci di vincere la causa, il furore della loro sacrilega ostinazione e la persecuzione di persone innocenti si rivelano più gravi che se essi fossero colpevoli del solo crimine dello scisma.

In realtà, mentre quei crimini non potrebbero attribuirli a tutti, ma solo ad alcuni di loro, come essi vogliono, il crimine dello scisma li coinvolge tutti.

Certo, se essi pretendono di considerare veri i crimini della consegna e della persecuzione, che essi rimproverano a noi, e falsi quelli che noi rimproveriamo a loro, non si liberano così dal crimine dello scisma, poiché questi delitti si possono anche addebitare ad alcuni, ma non a tutto il mondo cristiano.

Se poi essi credono che questo mondo è scomparso a causa del contatto - mi astengo dal parlare delle moltissime sofferenze, a tutti note, che i santi hanno dovuto sopportare nella società per il bene della pace! - mi limito a dire questo: " Ci dimostrino i Donatisti perché essi non sono scomparsi al contatto di quei sacrileghi che profanarono la pudicizia di donne consacrate, che si nascondono o si sono nascosti in mezzo a loro, senza che essi lo sappiano o lo abbiano saputo ".

Risponderanno certamente di non essere stati contaminati proprio perché non lo seppero.

Come, dunque, si poté contaminare il mondo intero che non sa, a tutt'oggi, se le accuse mossegli dai Donatisti sono vere?

Immaginiamo pure che noi, oggi, le abbiamo provate e dimostrate: che ne facciamo di tante nazioni?

Le abbandoniamo a loro insaputa?

Dunque abbandoniamo degli innocenti; e poiché da parte loro non v'è stato un crimine, ne commetteremo noi uno molto scellerato.

Oppure dobbiamo correre e informarle di ciò che noi conosciamo? A che scopo? Affinché siano innocenti?

Ma lo sono, perché non lo sanno; non è infatti conoscendo le cattive azioni degli uomini, ma non acconsentendo a quelle conosciute e non giudicando avventatamente quelle sconosciute, che custodiamo l'innocenza.

E perciò, come ho detto, è innocente il mondo, che ignora le accuse da essi lanciate contro alcuni fedeli, anche se fossero vere.

Quanti invece si sono separati da questi innocenti, proprio a motivo del crimine della separazione e dello scisma, hanno perso l'innocenza.

E ora vogliono dimostrarci di dire cose vere contro alcuni, per separarci da quelli contro i quali non hanno niente di vero da dire.

2.4 - Discorso verissimo del mondo cristiano ai Donatisti

Ecco quanto dice di loro il mondo con un discorso molto breve, ma molto denso di verità: Alcuni vescovi africani erano in conflitto tra loro.

Ora, se essi non furono capaci di risolvere al loro interno questa contesa per consentire, con una ricomposizione pacifica o con la deposizione dei litigiosi, ai sostenitori della buona causa, di rimanere nella comunione cattolica mediante il vincolo dell'unità, altro non restava che rimettere il giudizio sui contrasti tra i colleghi africani ai vescovi d'oltremare, dove si estendeva la parte più consistente della Chiesa cattolica: su istanza, s'intende, di coloro che accusavano gli altri del delitto di ordinazione corrotta.

Se questo non lo si è fatto, la colpa è di chi doveva farlo e non della cristianità, all'oscuro di fatti di cui non era stata informata.

E se poi è stato fatto, in che cosa hanno sbagliato i giudici ecclesiastici, che non avevano nessun obbligo di condannare crimini i quali, anche se veri e sottoposti al loro giudizio, non erano però provati?

Potevano forse contaminarli dei malvagi che non si erano rivelati ad essi?

Se poi si sono rivelati ai giudici e questi, per una certa pigrizia o per connivenza, non hanno voluto estrometterli dalla comunione, anzi, con un giudizio iniquo, hanno perfino emesso la sentenza in loro favore, in che ha peccato il mondo, ignaro che quella causa fosse in mano a dei giudici disonesti e convinto che questi avessero dato un giudizio equo su persone che egli non poté giudicare?

Come infatti il delitto dei rei, se rimase nascosto ai giudici, non li poté certamente contaminare, così il delitto dei giudici, se vi fu, dato che rimase nascosto al mondo, non lo poté certamente contaminare.

È con questi innocenti, quindi, che noi siamo in comunione e ignoriamo, oggi, gli avvenimenti di allora.

Perciò, anche se oggi veniamo a conoscere la verità delle loro accuse contro alcuni di noi, non v'è alcun motivo di allontanarci dagli innocenti che le ignorano e passare nelle file di coloro che sono tutti coinvolti nel crimine dello scisma, perché hanno fatto ciò che spingono anche noi a fare: non sopportare i malvagi, ad esempio degli Apostoli, ma abbandonare i buoni, ad esempio degli eretici.

Ma ammettiamo che, per impossibile, oggi il mondo possa venire a conoscere con certezza, insieme a noi, la verità dei crimini di persone da costoro incriminate, potrà questa scoperta renderlo più innocente di prima?

In effetti, come non potevano contaminarli degli ignoti malvagi, anche se fossero ancora vivi, così non possono contaminare quelli che ormai sono morti, anche se vengono scoperti.

Se dunque questa è la questione, come noi la esponiamo, a proposito delle accuse di alcuni che ci muoviamo a vicenda, essa resta comunque invitta, anche se veniamo a sapere oggi che sono false le accuse rivolte contro alcuni di loro e vere quelle rivolte contro alcuni di noi.

Che cosa possono rispondere, posto che siano vere le nostre accuse e false le loro, o che siano entrambe vere o false, dal momento che essi sono perdenti nel pretendere che si creda anche solo a tutti i loro desideri?

3.5 - Ricercare la Chiesa nella Scrittura

Ma, come stavo dicendo, non prestiamo ascolto a: " Tu dici questo, io dico quest'altro ", bensì a: " Così dice il Signore ".

Vi sono i Libri del Signore, alla cui autorità entrambi consentiamo, ci inchiniamo e obbediamo: è in essi che dobbiamo cercare la Chiesa, è in essi che dobbiamo discutere la nostra causa.

A questo punto, forse, ci diranno: " Perché cerchi nei Libri che hai dato alle fiamme? ".

Rispondo: " Perché temi la lettura di questi Libri, se li hai preservati dal fuoco? ".

Allora dobbiamo pensare che a darli alle fiamme sia stato proprio chi non si lascia convincere dalla loro lettura.

Ora, se per caso questi Libri indicano il loro traditore, come il Signore indicò Giuda, vi leggano che Ceciliano e i suoi ordinanti, espressamente nominati, saranno i futuri traditori di questi Libri, e se non li scomunicherò, sarò io stesso giudicato un traditore insieme a loro.

Neppure noi però, troviamo che in quei Libri sono indicati come traditori gli ordinanti di Maggiorino: queste notizie le attingiamo altrove.

Sgombriamo dunque il campo dalle accuse che ci lanciamo contro reciprocamente e che non attingiamo dai Libri canonici, ma altrove.

Se poi i Donatisti si rifiutano di farlo, esaminino i motivi: se le accuse sono vere entrambe, allora non v'era motivo di creare uno scisma per sfuggire quelli che essi stessi avevano; se sono entrambe false, non v'era motivo di fare uno scisma per sfuggire quelli che non trovavano colpevoli di nessun delitto; se poi sono vere le nostre e false le loro, non v'era motivo di fare uno scisma, perché avrebbero piuttosto dovuto correggersi e restare nell'unità.

E se sono false le nostre accuse e vere le loro, non v'era motivo di fare uno scisma, poiché non dovevano abbandonare il mondo innocente, al quale o non vollero o non riuscirono a provarle.

3.6 - La Chiesa è universale

Qualcuno forse mi interrogherà per dirmi: " Ma perché vuoi accantonare queste accuse, visto che la tua comunione, anche di fronte ad esse, resta invincibile? ".

Perché non voglio fondare su argomenti umani, ma su oracoli divini, la santa Chiesa.

Se infatti le sacre Scritture hanno circoscritto la Chiesa alla sola Africa, ai pochi Cutzupitani o Montensi di Roma e alla casa o al patrimonio di una donna spagnola, qualunque altro argomento si possa desumere da altri scritti, la vera Chiesa l'hanno solo i Donatisti.

Se poi la santa Scrittura la riduce a pochi Mauri della provincia Cesariense, bisogna andare dai Rogatisti.

Se la riduce a pochi Tripolitani, Bizaceni e provinciali, sono i Massimianisti ad essere approdati alla Chiesa.

Se ai soli orientali, allora bisogna cercarla tra gli Ariani, gli Eunomiani e i Macedoniani ed altri che sono laggiù.

Ma chi potrebbe elencare tutte e singole le eresie che sono in ciascuna nazione?

Se poi i testi divini e certissimi delle Scritture canoniche segnalano la presenza della Chiesa di Cristo in tutte le nazioni, quali che siano le testimonianze e dovunque le abbiano attinte quelli che dicono: Ecco, qui c'è il Cristo, eccolo, è là, ascoltiamo piuttosto, se siamo suo gregge, la voce del nostro pastore che dice: Non gli credete. ( Mt 24,23 )

La verità è che quelle singole chiese non si trovano nelle numerose nazioni dove c'è questa Chiesa; mentre questa, che è dappertutto, si trova anche dove sono quelle.

Cerchiamola dunque nelle Scritture canoniche.

4.7 - Cercare la Chiesa nella Scrittura

Il Cristo totale è capo e corpo.

Il capo è il Figlio unigenito di Dio, il suo corpo è la Chiesa: l'uno Sposo e l'altra Sposa; due in una sola carne. ( Ef 5, 23.30-31 )

Chi è in disaccordo con le sante Scritture circa il Capo, se anche si trova in tutte le zone in cui la Chiesa è segnalata, non è nella Chiesa.

E inoltre, chi è in armonia con le sante Scritture sul capo, ma non è in comunione con l'unità della Chiesa, non è nella Chiesa, poiché circa il corpo di Cristo, che è la Chiesa, discorda con la testimonianza che ne ha dato Cristo stesso.

Per esempio: quelli che non credono che Cristo è venuto nella carne dalla Vergine Maria, dalla stirpe di Davide, come afferma con grande chiarezza la Scrittura di Dio; oppure che non è risorto con quello stesso corpo, con cui era stato crocifisso e sepolto, sebbene si trovino in tutte le nazioni dov'è la Chiesa, sicuramente non sono nella Chiesa, perché non sono uniti al Capo della Chiesa, che è Cristo; e sbagliano non su qualche aspetto oscuro delle divine Scritture, ma si oppongono ai suoi testi più noti e chiari.

Così, quanti credono che Gesù Cristo è venuto nella carne, come ho detto, e che in quella stessa carne, in cui è nato e ha sofferto, è risuscitato, e che egli è il Figlio di Dio, Dio presso Dio, una cosa sola con il Padre, Verbo immutabile del Padre, per mezzo del quale tutto è stato fatto, ( Gv 1,3 ) ma sono in disaccordo con il suo corpo che è la Chiesa, al punto da non essere in comunione con questa Chiesa sparsa dappertutto, bensì con qualche sua porzione separata, è evidente che non sono nella Chiesa cattolica.

Perciò, visto che la nostra controversia con i Donatisti non verte sul capo ma sul corpo, cioè, non su Gesù Cristo Salvatore, ma sulla sua Chiesa, sia proprio il capo, sul quale siamo d'accordo, a mostrarci il suo corpo, sul quale siamo in disaccordo, affinché siano le sue stesse parole a far cessare, ormai, il disaccordo.

Egli poi è il Figlio Unigenito e il Verbo di Dio, e quindi neppure i santi Profeti avrebbero potuto annunciare la verità, se la Verità stessa, che è il Verbo di Dio, non avesse rivelato loro le verità da dire, e ordinato di dirle.

Ecco perché, all'inizio, la parola di Dio risuonò per bocca dei Profeti, poi per se stessa, quando il Verbo si fece carne e abitò tra noi, ( Gv 1,14 ) e infine, per mezzo degli Apostoli, che egli inviò a predicarlo, ( Mt 28,19-20 ) affinché fosse la salvezza fino all'estremità della terra.

È in tutti questi, dunque, che va cercata la Chiesa.

5.8 - Scegliere testi chiari ed evidenti

Ma poiché molte espressioni, dirette contro alcuni e per scopi diversi, spesso i maldicenti le rivolgono a loro piacimento contro altre persone e per altri scopi; e molte altre, espresse in linguaggio figurato e oscuro per esercitare le intelligenze, per la loro forma enigmatica o per l'ambiguità del doppio senso, talvolta sembrano sintonizzare e armonizzarsi con una falsa interpretazione, io premetto e propongo anche di scegliere testi chiari ed evidenti.

Che se nelle sante Scritture questi non si trovassero, non vi sarebbe nessun'altra maniera per aprire quelli ermetici e per chiarire quelli oscuri.

Per esempio, vedete come sia facile, a noi contro di loro e a loro contro di noi, ripetere quanto il Signore disse ai farisei: Siete simili ai sepolcri imbiancati, che dal di fuori appaiono belli agli uomini, dentro invece sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume.

Così voi: di fuori apparite giusti agli uomini, dentro invece siete pieni di ipocrisia e di iniquità. ( Mt 23,27-28 )

Ora, o che noi muoviamo contro di loro queste accuse o che essi le fanno a noi, se prima non si dimostra, con prove molto evidenti, chi sono questi che, essendo ingiusti, si fingono giusti, quale persona, dotata di un po' di buon senso, potrà ignorare che si è spinti a parlare dalla leggerezza che offende più che dalla verità che convince?

Era ben altro lo spirito con cui il Signore diceva queste cose contro i farisei: egli parlava da conoscitore del cuore e da testimone e giudice di tutti i segreti degli uomini. ( Dn 14,42 )

Noi, invece, dobbiamo prima trovare e dimostrare le nostre accuse, per non essere accusati noi stessi, piuttosto, del gravissimo crimine di folle temerarietà.

Certo, se essi per primi ci dimostrano che gli ipocriti siamo noi, noi non dobbiamo assolutamente rifiutarci di essere rimproverati e colpiti da queste parole delle sante Scritture; analogamente, se noi dimostriamo che lo sono loro, avremo eguale diritto di ferire, con questi rimproveri del Signore, quanti sono stati confutati e convinti.

5.9 - Non scegliere testi oscuri e simbolici

Così, dobbiamo parimenti accantonare, per il momento, anche i testi oscuri e avvolti in veli di metafore: essi si prestano ad interpretazioni valide per noi e per loro.

È certamente compito delle menti più acute discernerne e valutarne l'interpretazione più probabile, ma noi non vogliamo impegnare in dispute sottili la discusssione di un affare che interessa la gente.

Noi siamo sicuri che nell'arca di Noè - ammessa la veridicità del fatto in cui si narra che, nella distruzione dei peccatori, la famiglia del giusto Noè è scampata al diluvio - è stata simboleggiata anche la Chiesa.

E forse questa potrebbe sembrare una ingegnosa interpretazione dell'uomo, se non ne parlasse, in una sua lettera, l'apostolo Pietro. ( 1 Pt 3,20-21 )

Però, ed è ciò che Pietro qui non ha detto, se uno di noi sostenesse che la presenza di tutte le specie di animali nell'arca preannunziava la futura diffusione della Chiesa in tutte le nazioni, forse i Donatisti potrebbero essere di diversa opinione ed esigere un'altra interpretazione.

Analogamente, se essi un testo oscuro e ambiguo, lo interpretassero a favore della loro tesi, mentre per noi è evidente che vuol dire una cosa diversa e a favore nostro, dove si andrà a finire?

Un certo loro vescovo, infatti, parlando qui ad Ippona davanti al popolo, come mi è stato riferito, ha sostenuto che l'arca di Noè era stata spalmata di bitume dentro, proprio per impedire che dall'interno uscisse acqua, e fuori, proprio per impedirne infiltrazioni dall'esterno.

Certamente egli volle che questa interpretazione potesse impedire di credere che il battesimo può uscire fuori dalla Chiesa, oppure di accettare quello dato da fuori.

Sembrò di dire una cosa importante; perciò venne applaudito da quanti lo ascoltavano con piacere, ma senza riflettere attentamente a quanto sentivano, per rendersi conto di una cosa tanto facile: è impossibile che una costruzione di legni lasci penetrare acqua dall'esterno, se non la lascia uscire dall'interno.

Se, al contrario, esce l'acqua dall'interno, è logico che penetri anche dall'esterno.

Ma, anche volendo ritenere esatta l'interpretazione di quel vescovo su questo legno ben compaginato, chi potrebbe impedirmi, se ne fossi capace, di darne una diversa circa quest'arca spalmata di bitume dentro e fuori?

Non è assurdo infatti dire, anzi è molto più probabile, che con il bitume, colla molto forte e sostanza bruciante, sia stata significata la carità.

Perché il salmo dice: La mia anima si è attaccata a te, ( Sal 63,9 ) se non per l'ardente carità?

Visto che ci è stato comandato di avere questa carità, tra di noi e verso tutti, per questo l'arca è stata spalmata di bitume dentro e fuori.

E poiché è scritto: La carità tutto sopporta, ( 1 Cor 13,7 ) la forza della tolleranza che conserva l'unità è stata significata per mezzo del bitume, con cui l'arca è stata spalmata dentro e fuori, proprio perché i malvagi dobbiamo tollerarli dentro e fuori, per non distruggere la pace.

Risparmiamoci, dunque, simili interpretazioni in questa nostra disputa e ricerchiamo qualche chiaro testo che ci manifesti la Chiesa.

5.10 - Il messaggio di Gdc 6,34-36

In verità, nel libro dei Giudici è scritto: E Gedeone disse al Signore: Poiché tu salverai Israele per mia mano, come hai detto, ecco io stenderò un vello di lana sull'aia; e se si troverà rugiada soltanto sul vello, mentre il resto del terreno resterà al secco, saprò che tu salverai Israele per la mia mano, come hai detto.

E così avvenne. L'indomani all'alba, Gedeone si alzò, strizzò il vello e ne fece scorrere la rugiada: un catino pieno d'acqua.

E Gedeone disse al Signore: Non si adiri contro di me la tua collera, Signore: parlerò ancora una volta e ancora una volta riproverò con il vello.

Resti al secco soltanto il vello, mentre sul resto della terra scenda la rugiada.

E Dio fece così quella notte: soltanto il vello rimase al secco, mentre su tutto il terreno cadde la rugiada. ( Gdc 6,36-40 )

Io non vi vedo altra figura ed altra profezia che intendere per l'aia, il mondo intero, e per il luogo in cui c'era il vello, il popolo di Israele.

Noi sappiamo infatti che una volta questo popolo è stato irrorato dalla grazia del sacramento divino come da una rugiada celeste, mentre tutt'intorno, in nazioni prive di questo dono, vi era la siccità.

Quel popolo, comunque, possedeva questo dono nel vello, come avvolto, cioè, in un velo e nella nube del mistero, perché ancora non era stato svelato.

Ora invece vediamo che il mondo, svelatasi ormai la rugiada, si nutre del Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, che allora era figurato nel vello; mentre il popolo d'Israele, perso il sacerdozio che aveva, per non avere riconosciuto il Cristo nelle Scritture, è rimasto come in un vello asciutto.

Non in questi simboli, tuttavia, benché io non riesco a cogliervi altro significato, desidero che si cerchi la Chiesa.

Insomma, i testi che richiedono una interpretazione, per adesso accantoniamoli: non perché siano false le soluzioni che questa interpretazione trae da essi come da un involucro, ma poiché richiedono almeno un interprete, io non voglio che le nostre intelligenze si confrontino su di esse, ma che la verità gridi con voce chiara, risplenda, irrompa nelle orecchie otturate, colpisca gli occhi di quanti fingono di non vedere - nessuno cerchi, nei suoi anfratti, un nascondiglio per la propria falsa opinione -, confonda essa ogni tentativo di contraddizione, abbatta ogni ostacolo di impudenza.

6.11 - La promessa contenuta nella Gen 22,16-18

O Donatisti, leggete la Genesi!

L'ho giurato per me stesso, dice il Signore: perché tu hai eseguito questo comando, e per me non hai risparmiato il tuo dilettissimo figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e moltiplicherò senza fine la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare.

E la tua discendenza possederà in eredità le città dei nemici; e saranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché hai obbedito alla mia voce. ( Gen 22,16-18 )

Che cosa replicate a questo testo? Volete forse discutere con noi animati dalla perversità dei Giudei, fino a dire che per discendenza di Abramo si deve intendere solo il popolo nato da Abramo secondo la carne?

Ma almeno i Giudei non leggono, nelle loro Sinagoghe, l'apostolo Paolo, come invece fate voi nei vostri conciliaboli!

Ascoltiamo, allora, quanto dice l'Apostolo - stiamo infatti cercando il senso dell'espressione " discendenza di Abramo " -.

Egli disse: Fratelli, io parlo secondo gli uomini.

Un testamento legittimo, benché ratificato solo da un uomo, nessuno lo può invalidare o farvi aggiunte.

Ora, è ad Abramo e alla sua discendenza che sono state fatte le promesse.

E non dice la Scrittura: " e ai tuoi discendenti ", come se si trattasse di molti, ma " e alla tua discendenza ", come a uno solo, cioè Cristo. ( Gal 3,15-16 )

Ecco in quale discendenza tutte le genti sono benedette, ecco il testamento di Dio.

Aprite le orecchie: Un testamento legittimo, benché ratificato per mano di un uomo, nessuno lo può invalidare o farvi aggiunte.

Perché voi dunque invalidate il testamento di Dio dicendo che esso non è stato eseguito in tutte le nazioni, ma anzi ha ormai perso il suo valore in quelle nazioni dove c'era la stirpe di Abramo?

Perché vi inserite delle clausole dicendo che in nessun angolo della terra Cristo è ancora erede, se non là dove ha potuto avere come coerede Donato?

Noi non invidiamo nessuno. Leggeteci voi queste stesse cose, nella Legge, nei Profeti, nei Salmi, nel Vangelo stesso e nelle Lettere degli Apostoli.

Leggetecele, e noi vi crediamo; come noi vi leggiamo nella Genesi e nell'Apostolo, che nella discendenza di Abramo, cioè Cristo, sono benedette tutte le nazioni.

6.12 - Che cosa è stato promesso ad Isacco

Ed ora state a sentire questo stesso testamento, confermato ad Isacco, figlio di Abramo: Scoppiò poi una carestia nel paese oltre quella che v'era stata ai tempi di Abramo.

Isacco andò da Abimelech, re dei Filistei, in Gerar.

Gli apparve il Signore e gli disse: " Non scendere in Egitto, abita invece nel paese che io ti indicherò; rimani in questo paese e io sarò con te e ti benedirò.

A te infatti e alla tua discendenza darò tutto questo territorio, e rinnoverò il giuramento che ho fatto ad Abramo tuo padre, e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e darò a te e alla tua discendenza tutto questo territorio.

Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, poiché Abramo, tuo padre, ha obbedito alla mia voce ed ha osservato i miei comandamenti, i miei statuti, e le mie leggi ". ( Gen 26,1-5 )

Replicate a queste parole! La stirpe di Abramo è la stessa di Isacco, cioè Cristo.

E come Cristo, dalla tribù di Giuda, venne nella carne per mezzo di una Vergine, chi, per quanto poco cristiano, lo ignora?

6.13 - Che cosa a Giacobbe

Ed ascoltate anche questo stesso testamento, promesso a Giacobbe: Giacobbe se ne partì dal Pozzo del giuramento e si diresse verso Carran.

Giunse in un certo luogo e qui decise di dormire, perché si era al tramonto del sole.

Prese una pietra tra quelle che erano lì, vi appoggiò il capo e si addormentò in quel luogo.

Ed ebbe una visione: ecco, una scala poggiava sulla terra e la sua cima raggiungeva il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.

E il Signore si sporgeva da essa, e disse: " Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre, il Dio di Isacco; non temere, la terra sulla quale tu sei coricato io la darò a te e alla tua discendenza.

La tua discendenza sarà come la polvere della terra e si moltiplicherà al di là del mare, verso l'Africo, l'Aquilone, e l'Oriente.

E in te e nella tua discendenza saranno benedette tutte le tribù della terra.

Ed ecco, io sono con te e ti proteggerò nel cammino, ovunque tu andrai; e poi ti ricondurrò in questo paese, poiché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto ciò che ti ho detto ". ( Gen 28,10-15 )

Ecco a quale promessa vi opponete; ecco quale stabile testamento invalidate!

Il Signore dice: Non ti abbandonerò senza avere fatto tutto ciò che vi ho detto, e voi lo contraddite, invitandoci piuttosto a credere alle accuse criminali che voi movete contro un mondo che ignorate e che vi ignora; mentre ci esortate a non credere a Dio che dice: Non vi abbandonerò senza che l'abbia fatto.

6.14 - I Donatisti portino anche essi testi chiari per provare le loro accuse

Leggeteci dalle Scritture canoniche che i traditori dei Libri divini sono coloro che voi accusate per nome.

Leggeteci testi chiari come quelli che vi abbiamo letto noi dal Genesi.

Non vi chiediamo il significato di quella pietra sulla quale Giacobbe appoggiò il capo per dormire; della scala poggiata sulla terra la cui cima raggiungeva il cielo; degli angeli di Dio che salivano e scendevano su di essa.

Facciano queste ricerche uomini più saggi e dotti e ne parlino ad un popolo in pace dove, non s'oda lo strepito di una opposizione ingiusta, che arma la propria impudenza dell'oscurità del mistero e della enigmaticità dei testi.

Non mancano certo fedeli che hanno l'animo come quel tale di cui il Signore, nel Vangelo, dice: Vedendo l'Israelita nel quale non c'era inganno, ( Gv 1,47 ) perché Giacobbe, che vide questa scala, è chiamato, lui stesso, Israele.

Non mancano dunque di questi fedeli, come quelli di cui parla qui il Signore.

Veramente nel Vangelo egli dice: Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio scendere e salire sopra il Figlio dell'Uomo, ( Gv 1,51 ) cioè sopra la discendenza di Abramo nella quale sono benedette tutte le nazioni.

Ma io non impongo, a chi le rifiuta, queste interpretazioni.

Ascoltate questo ora: La tua discendenza sarà come la polvere della terra e si moltiplicherà al di là del mare, verso l'Africo, l'Aquilone e l'Oriente; in te e nella tua discendenza, saranno benedette tutte le tribù della terra. ( Gen 28,14 )

Datemi questa Chiesa, se c'è tra voi; mostratemi di essere in comunione con tutte le nazioni, che costatiamo già benedette in questa discendenza.

Datemela questa Chiesa, o meglio, deposta la vostra ira, ricevetela, non da me però, ma da colui nel quale tutte le nazioni sono benedette.

Penso che l'avere richiamato questi testi del primo libro della legge potrà bastarci; molti di più, certo, verranno alla luce per chi lo legge senza spirito di empia contraddizione e con religioso affetto.

7.15 - Testimonianze dei Profeti sulla universalità della Chiesa futura

Che cosa leggiamo nei Profeti? Come sono numerose e chiare le testimonianze sulla diffusione della Chiesa tra tutte le nazioni della terra!

Ne ricorderò solo alcune, lasciandone molte altre ai lettori timorati di Dio.

Prendiamo le divine parole proclamate per bocca del santo Isaia e consultiamo i suoi responsi come oracoli di Dio.

Tacciano gli animosi e dannosi scontri delle umane contese.

Porgiamo l'orecchio alla parola di Dio; ci dica Isaia dove ha previsto, per rivelazione di Dio, la santa Chiesa; in modo da poter scorgere fin da ora, nelle parole di uno che annunzia il futuro, il presente: Tutta la terra - egli disse - è stata riempita della conoscenza del Signore, come la massa d'acqua copre il mare.

In quel giorno spunterà la radice di Iesse, colui che sorgerà per avere il potere sui popoli.

In lui i popoli riporranno la loro speranza. ( Is 11,9-10 )

Che la radice di Iesse sia Cristo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, nessun cristiano, per quanto poco lo sia, lo ignora.

Se poi si tratta di un tipo litigioso, litighi pure con l'Apostolo che, nelle sue Lettere, fa uso di questo passo. ( Rm 15,12 )

Dice ancora Isaia: Germoglierà e fiorirà Israele, e tutto il mondo si riempirà dei suoi frutti. ( Is 27,6 )

Israele, come sappiamo, era figlio di Isacco, nipote di Abramo, al quale venne promesso che nella sua discendenza sarebbero state benedette tutte le nazioni; e questa discendenza è, per l'Apostolo, Cristo.

Ora, Cristo è venuto dalla stirpe di Abramo per mezzo di Isacco, per mezzo di Israele e così via, come troviamo nella genealogia della nascita di Cristo narrataci dall'evangelista. ( Mt 1 )

Chi dunque vuol sostenere il contrario, contraddica il Vangelo e neghi che dalla stirpe di Israele è venuto il Cristo, per poter negare queste parole di Isaia: Germoglierà e fiorirà Israele e il mondo si riempirà dei suoi frutti, e queste altre: Io sono Dio, il Primo, e sono anche in mezzo agli avvenimenti futuri.

Le nazioni hanno visto e i confini della terra hanno tremato. ( Is 41,4-5 )

E questo è ciò che altrove la Scrittura dice: Io sono il primo e l'ultimo; ( Ap 22,13 ) ossia egli è l'Alfa e l'Omega, le due lettere conosciute da tutti come simbolo di Cristo.

Infatti, dove qui troviamo: Ultimo, in Isaia troviamo: E anche in mezzo agli avvenimenti futuri, io sono.

È dunque a questa rivelazione che si oppongono quelli che non vogliono credere, anzi che non vogliono vedere il compimento delle parole seguenti: Hanno visto le nazioni e hanno tremato i confini della terra.

Così poco dopo: Giacobbe è mio figlio, ed io lo accoglierò.

Israele è il mio eletto, e la mia anima lo ha accolto.

Ho posto il mio spirito su di lui: egli porterà la giustizia alle nazioni.

Non griderà, né alzerà il tono, non si udirà fuori la sua voce.

Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà il lucignolo fumigante, ma proclamerà il giudizio con verità.

Egli risplenderà e non sarà abbattuto, finché non avrà stabilito sulla terra la giustizia: e nel suo nome le nazioni troveranno speranza. ( Is 42,1-4 )

Questo testo va riferito a Cristo e lo ritroviamo nel Vangelo. ( Mt 12,18-21 )

Chi osa, lo contesti; chi invece non osa, si unisca alle nazioni per sperare in lui e non si separi dall'unità delle nazioni che sperano in lui; e se poi se ne è separato, ritorni per non perire.

7.16 - Testo di Isaia sulla diffusione della Chiesa

Dice ancora Isaia: Ed ora ecco che cosa dice il Signore che mi ha plasmato suo servo nel grembo materno, per ricondurre a lui Giacobbe e Israele.

Mi avvicinerò a lui e sarò onorato davanti al Signore, e il Dio mio sarà la mia forza.

Egli mi ha detto: Questo sarà il tuo più grande onore: essere chiamato mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre la discendenza di Israele.

Ti ho stabilito come Alleanza della razza, luce delle nazioni, perché tu sia la salvezza fino alle estremità della terra. ( Is 49,5-6 )

E poco dopo: Così dice il Signore di Israele: Nel tempo più propizio ti ho ascoltato e nel giorno della salvezza ti ho aiutato. ( Is 49,8 )

Certo, citando queste parole, l'apostolo Paolo mostra che esse si sono realizzate solo nei cristiani.

Infatti continua dicendo: Ecco ora il tempo propizio, ecco ora il giorno della salvezza. ( 2 Cor 6,2 )

Ma sentiamo il seguito di Isaia: Ti ho posto come Alleanza delle nazioni per abitare la terra e possedere l'eredità devastata; ( Is 49,8 ) e pochi righi dopo prosegue dicendo: Ecco, questi vengono da lontano e quelli dall'Aquilone e dal mare, e altri, poi, dal territorio dei Persi.

Giubila, o cielo, e rallègrati, o terra.

Prorompano le montagne in grida di gioia, perché Dio ha avuto pietà del suo popolo e ha consolato gli umili della sua nazione.

Disse poi Sion: Il Signore mi ha abbandonata e Dio si è dimenticato.

Si dimentica forse una donna del suo figlio o può succedere che non abbia compassione del frutto delle sue viscere?

Ebbene: anche se essa si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai, dice il Signore.

Ecco, ho disegnato sulle palme delle mie mani le tue mura; sei davanti a me, sempre, e presto sarai ricostruita da quegli stessi che ti hanno distrutta. ( Is 49,12-17 )

Ora, poiché la parola dell'Apostolo non ci consente di riferire questo testo al popolo giudaico, ma a quello cristiano, come interpreteremo le ultime parole di Isaia: E presto sarai riedificata da quelli stessi che ti hanno distrutta, se non che era stato predetto, tanto tempo prima, che i re della terra, i quali in un primo tempo perseguitavano la Chiesa, in seguito l'avrebbero aiutata?

Ma poiché molti di loro sarebbero morti nei loro peccati, il profeta aggiunge dicendo: E quelli che ti hanno abbandonata, si allontaneranno da te. ( Is 49,14 )

Poi prevedendo l'unione con la Chiesa di tutte le nazioni, prosegue dicendo: Alza i tuoi occhi intorno e vedi tutti costoro.

Vivo io, dice il Signore. Ti vestirai di tutti loro e ne disporrai come l'ornamento di una sposa novella, poiché ciò che in te era deserto, devastazione e rovine, sarà ora una dimora troppo stretta per quelli che vi abitano.

Lontano da te stiano coloro che ti divoravano.

Diranno infatti ai tuoi orecchi i figli che tu hai perduti: troppo stretto è per noi questo luogo; fateci pertanto ancora un luogo in cui poter abitare.

Ma tu dirai nel tuo cuore: chi mi ha generato costoro, ben sapendo di essere senza figli e vedova?

Chi dunque mi ha allevato questi? Io infatti ero rimasta sola e costoro dove erano per me?

Così dice il Signore: Alzerò le mie mani verso le nazioni e verso le isole il mio vessillo, e ricondurrò nel seno i tuoi figli; porteranno sulle spalle anche le tue figlie, e i re saranno i vostri tutori e le regine le vostre nutrici; chinando il volto verso la terra ti scongiureranno e baceranno le orme dei tuoi piedi; saprai che io sono il Signore e non arrossirai.

E poco dopo aggiunge: Ascoltatemi, ascoltatemi, popolo mio, e voi re fate attenzione, poiché da me uscirà la legge e il mio giudizio sarà luce per le genti.

Si avvicina, in fretta, la mia giustizia; la mia salvezza sta per partire e il mio braccio salverà le genti.

Che significa questo " braccio "? Consultiamo gli scritti degli Apostoli.

Quando infatti l'apostolo Paolo volle introdurre una testimonianza di questo stesso profeta circa l'infedeltà dei Giudei, per spiegare come mai Cristo non si era rivelato a loro, citò questo testo: Chi ha creduto alla nostra predicazione?

E a chi si è manifestato il braccio del Signore? ( Rm 10,16; Gv 12,36; Is 53,1 )

Inoltre, Isaia aggiunge queste parole: Scoppiate di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha avuto pietà di lei: egli riscatta Gerusalemme e snuderà il suo braccio santo davanti a tutte le genti.

E tutte le nazioni fino ai confini della terra vedranno la salvezza che viene da Dio. ( Is 52,9-10 )

Ora, chi è tanto sordo, tanto folle, tanto accecato nello spirito da contraddire testimonianze così evidenti, se non chi non sa che cosa dire?

7.17 - Testi più chiari sul simbolo di Cristo sposo

Ma veniamo a testi più chiari. Sappiamo molto bene che nelle Scritture si parla di nozze santissime, di uno Sposo e di una Sposa, di Cristo e della Chiesa.

Isaia li descrive entrambi, per non farci sbagliare su uno di loro: in tal caso, si perderebbero entrambi, poiché di questo sposalizio è stato detto nel mistero, come attesta l'Apostolo: Saranno due in una sola carne. ( Ef 5,31 )

Ed ecco, innanzi tutto, come Isaia descrive lo Sposo: delle molte cose da lui dette, da far zittire anche gli stessi Giudei, per non dilungarmi troppo nel citarle tutte, prestate un po' attenzione a questo testo: Egli porterà i loro peccati; per questo possederà molti in eredità e si dividerà le spoglie dei forti.

Perciò la sua anima fu abbandonata alla morte e fu annoverato tra i malfattori; egli portò su di sé i peccati di molti e fu tradito a causa delle nostre iniquità. ( Is 53,11-12 )

Via, riconoscete che queste sono predizioni e profezie, fatte tanto tempo prima, sul nostro Signore Gesù Cristo!

E perché questo sposo fu consegnato a morte? Perché fu annoverato tra i malfattori?

Che cosa ha fatto umiliando tanto la sua grandezza? Che cosa ha ottenuto?

Chi è tanto sordo da non sentire queste parole? Chi tanto ottuso da non capirle? Chi tanto cieco da non vedere?

Perciò - disse il profeta - egli possederà in eredità molti e si dividerà le spoglie dei forti.

Per questo la sua anima è stata abbandonata alla morte e tra i malfattori è stato annoverato.

Perché, o eretici, vi gloriate di essere in pochi, se il Signore nostro Gesù Cristo è stato consegnato alla morte proprio per possedere in eredità molti?

E chi sono questi molti? E quanto è estesa la terra che occupano? Ascoltiamo quanto segue.

7.18 - La Sposa di Cristo è universale: parola di Isaia

Annunciato e presentato lo Sposo, venga avanti, nelle parole di Isaia, la Sposa.

Andiamo a leggerla nella verità delle sante pagine e individuiamola nel mondo.

C'è la testimonianza di una profezia sulla santa Chiesa, che anche l'apostolo Paolo riporta; per cui non trovano scampo i litigiosi indugi degli eretici.

Eccola: Rallègrati, o sterile, che non partorisci, grida di gioia tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. ( Is 54,1; Gal 4,27 )

Che motivo, dunque, voi avete di vantarvi del vostro piccolo numero?

Non sono forse molti quelli, dei quali poco prima è stato detto: Perciò egli possederà in eredità molti?

Qual è la sua eredità se non la Chiesa? Molti - disse - sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito.

Evidentemente si voleva riferire alla sinagoga, la quale aveva un marito perché aveva ricevuto la legge.

Già da questo testo possiamo valutare le nostre posizioni.

Confrontino, i Donatisti, la folla dei loro fedeli, presenti tra gli Africani e in Africa, con la moltitudine dei Giudei presenti in tutto il mondo, ovunque essi sono dispersi, e vedano quanto siano molto pochi, essi, in confronto a loro.

Come potranno, quindi, applicare a se stessi questo detto: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito?

Inoltre, confrontino la moltitudine di cristiani in tutte le nazioni con le quali non sono in comunione e vedano come sono pochi, tutti i Giudei, in questo confronto.

E capiscano, finalmente, che è nella Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo che si è adempiuta questa profezia: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha marito.

Chi sia poi questa donna maritata superata, nel numero dei figli, da quella abbandonata, è un mistero, è un enigma.

Che tuttavia sia la Chiesa di Cristo quella di cui è detto: Molti sono i figli della abbandonata, più di quelli della donna che ha un marito, chiunque lo contraddice, non contraddice me, ma l'Apostolo.

7.19 - I figli della Chiesa sono in tutto il mondo

Come poi, questo gran numero di figli, essa li avrebbe avuti, Isaia aggiunge: Il Signore ha detto: Allarga lo spazio della tua tenda e delle tue dimore; fissa i teli - senza risparmio -, allunga le tue cordicelle e rinforza i tuoi paletti; allàrgati ancora a destra e a sinistra.

La tua discendenza possederà le genti e abiterai città deserte.

Non temere, perché prevarrai e non dovrai vergognarti di essere stata disonorata.

Dimenticherai una interminabile confusione e non ricorderai più la vergogna della tua vedovanza.

Poiché sono io il Signore che ti ho fatto, Signore è il suo nome, e colui che ti libererà, sarà chiamato Dio d'Israele di tutta la terra. ( Is 54,1-5 )

Vedi fin dove le è stato ordinato di estendere le cordicelle, fino a che il suo Dio sarà chiamato Israele di tutta la terra.

È di essa, infatti, ed è ad essa che il profeta dice in un altro passo: Per amore di Sion non tacerò e per amore di Gerusalemme non avrò pace, finché sorga, come stella, la mia giustizia e la mia salvezza risplenda come una fiaccola e tutte le genti vedranno la tua giustizia e i re la tua gloria.

E ti si chiamerà con un nome nuovo che il Signore indicherà e sarai una corona di bellezza al suo cospetto e un diadema regale nelle mani del tuo Dio.

E non sarai più chiamata abbandonata e la tua terra non sarà detta più un Deserto.

Tu infatti sarai chiamata Mio Compiacimento e la tua terra il mondo. ( Is 62,1-4 )

Quale linguaggio più chiaro si deve ancora pretendere?

Notate quanti particolari, quanta chiarezza, in un solo profeta!

Eppure si resiste e si contraddice non un qualunque uomo, ma lo Spirito di Dio e l'evidenza della verità.

Eppure coloro che pretendono vantarsi del nome cristiano sono invidiosi della gloria di Cristo, al punto da non credere che queste profezie nei suoi riguardi, fatte tanto tempo prima, si sono avverate, quando ormai esse non sono più preannunziate, ma si mostrano, si vedono e si toccano.

Del resto, se io volessi fare una raccolta, in questa sola lettera, delle testimonianze di tutti i Profeti che prefigurano la Chiesa, che sta sotto i nostri occhi così come la leggiamo, temo di passare io stesso per uno che giudica poche tanto numerose testimonianze che, a volerle raccogliere tutte solo da Isaia, supererei i limiti di questo discorso.

8.20 - L'universalità è anche nei Salmi

Ed ora ascoltiamo alcuni versetti di salmi, che già da tanto tempo vengono cantati, ed esultiamo nel vederli ora realizzati.

Incominciamo, innanzi tutto, dal salmo che Petiliano ha citato nella sua lettera, con che faccia non saprei; ascoltino essi e giudichino: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.

Chiedimi, e ti darò in tua eredità le genti, e in tuo possesso i confini della terra. ( Sal 2,7-8 )

Quale cristiano ha mai messo in dubbio che queste parole sono state predette di Cristo, o ha interpretato questa eredità come una realtà diversa dalla Chiesa?

E poiché essa avrebbe contenuto, dentro un'unica rete dei sacramenti, buoni e cattivi, disse: Li governerai con la verga di ferro, li stritolerai come un vaso di creta. ( Sal 2,9 )

In verità, è sempre la stessa giustizia, ferma ed inflessibile, che governa i buoni e schiaccia i cattivi.

8.21 - La Chiesa celebra la gloria di Cristo in tutta la terra

Chi è tanto sviato e lontano dalla parola di Dio, da non riconoscere la voce del Vangelo nel canto di questi versetti del salmo: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa.

Essi poi mi hanno guardato ed osservato, hanno diviso tra loro le mie vesti, e sul mio vestito hanno tirato a sorte, ( Sal 22,17-19; Gv 19,24 ) se anche l'evangelista, nel racconto della crocifissione, si ricordò di questo testo?

E che cosa si è acquistato, con il prezzo di questa croce, con la profonda umiliazione di una grandezza così eccelsa, col sangue innocentissimo e divino, se non ciò che dicono i versetti successivi: Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra e si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli, poiché del Signore è il regno ed egli dominerà le genti? ( Sal 22,28-29 )

E non ha forse spiegato, l'Apostolo, che è stato detto per i predicatori del nuovo Testamento questo versetto: Per tutta la terra si è diffuso il loro suono e fino ai confini del mondo le loro parole? ( Sal 19,5; Rm 10,18 )

E a chi, se non a Cristo, si riferisce quest'altro testo: Il Dio degli dèi, il Signore, ha parlato ed ha chiamato la terra dal sorgere del sole fino al suo tramonto: da Sion rifulge lo splendore della sua bellezza? ( Sal 50,1-2 )

E di chi, se non di Cristo, è questa voce: Ho dormito turbato?

E perché turbato? Lo dice dopo: I figli degli uomini hanno i loro denti come lance e saette, e la loro lingua come spada affilata. ( Sal 57,5 )

Chi ha questa lingua, se non quelli che hanno gridato: Crocifiggilo, crocifiggilo? ( Lc 23,21 )

E perché tutto questo? Per quale vantaggio, per quale profitto?

Ascolta il seguito: Innàlzati sopra i cieli, o Dio, e si diffonda, su tutta la terra, la tua gloria. ( Sal 57,6 )

Ecco, vi trovi che Cristo dormì nella passione e nella resurrezione ascese sopra i cieli.

Come mai la sua gloria è diffusa su tutta la terra, se non perché la sua Chiesa è estesa in tutta la terra?

Ora, su queste due brevissime frasi, o eretici, io vi pongo una domanda che riguarda l'intera questione che c'è tra noi.

Egli dice: Innàlzati sopra i cieli, o Dio, e si diffonda, su tutta la terra, la tua gloria.

Perché proclamate il Signore, il Cristo, innalzato sopra i cieli e non siete in comunione con la sua gloria diffusa su tutta la terra.

8.22 - Il Salmo 72 parla di Cristo e della Chiesa

Il salmo settantunesimo è intitolato: Per Salomone.

Ma poiché vi si dicono cose tali, che non possono applicarsi a questo re temporale, che poi peccò gravemente, si sostiene con prove davvero invincibili, anche contro gli stessi Giudei, che esse sono state predette di Cristo.

Nessun cristiano, viceversa, lo nega: vi si dicono, infatti, cose tali, da non poter dubitare che riguardino Cristo.

Vi si incontrano anche espressioni in cui è possibile riconoscere la Chiesa diffusa in tutto il mondo, essendo stati assoggettati a Cristo perfino tutti i re: Egli dominerà da mare a mare - dice - e dal fiume fino ai confini del mondo. ( Sal 72,8 )

Dal fiume, certo, dove lo Spirito Santo sotto forma di colomba e la voce dal cielo lo manifestarono.

Poi continua: Davanti a lui cadranno gli Etiopi e i suoi nemici baceranno la terra.

I re di Tarsi e le isole offriranno tributi, i re degli Arabi e di Saba porteranno doni.

E lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti serviranno a lui. ( Sal 72,9-11 )

E poco dopo: E in lui saranno benedette tutte le tribù della terra, tutte le nazioni lo magnificheranno.

Benedetto il Signore, Dio d'Israele, che solo ha compiuto prodigi, e benedetto il nome suo glorioso in eterno e nei secoli dei secoli; e tutta la terrà si riempirà della sua gloria: Così sia, così sia. ( Sal 45,18 )

Ed ora, o Donatisti, andate e gridate pure: " Non è così, non è così ".

Vi ha sconfitti la parola di Dio che dice: È così, è così.

Ecco: è stata rivelata nei salmi la Chiesa diffusa in tutta la terra, sulla quale riposa la gloria del suo Re.

Perciò la stessa regina è la sua Sposa, e di lei si dice nel salmo quarantaquattro: Sta la regina alla tua destra vestita d'oro, e avvolta in un manto variopinto; ( Sal 45,10 ) e per esortarla le viene subito rivolta la parola di Dio: Ascolta, figlia, guarda e porgi l'orecchio e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, poiché il re si è invaghito della tua bellezza.

Egli infatti è il tuo Dio. ( Sal 45,11-12 )

Notate con quali termini la divina profezia inizia il suo discorso alla Sposa di Cristo: Ascolta, o figlia, e guarda.

Voi invece né volete ascoltarle, queste predizioni, né vederne il compimento; e tuttavia, vostro malgrado, le ascoltate e le vedete.

Ascoltate dunque che cosa si dice della Sposa, poco dopo; ascoltatene la predizione dalla divina pagina e vedetene il compimento in tutta la terra: In luogo dei tuoi padri - è detto - ti sono nati i figli: li costituirai principi su tutta la terra. ( Sal 45,17 )

Quante testimonianze delle Scritture su questo argomento io tralascio!

Lo sanno quelli che leggono; e lo so anche io. Ma non voglio appesantire la lettera alla quale chiedo una risposta.

9.23 - Dunque: le profezie dell'A. T. sono vere e chiare

Che cosa risponderanno, i Donatisti, a queste nostre citazioni della Legge, dei Profeti e dei Salmi circa la Chiesa di Cristo che si diffonde nel mondo, con la quale essi preferiscono essere in contrasto, restando malvagi, piuttosto che essere in comunione, correggendosi?

Che cosa, ripeto, risponderanno? Che sono false o oscure?

Che sono false, non ardiscono dirlo: sono infatti schiacciati dal peso di tanta autorità.

Dunque, pur riconoscendole vere, sostengono che non si possono adempiere.

Come se accusare una profezia del crimine di falsità sia diverso dal dire che le sue predizioni non si possono realizzare: in effetti, è come dire che essa non è una profezia, ma una pseudoprofezia.

Quando poi chiedi loro: " Perché non si possono adempiere? ", ti rispondono: " Per il rifiuto degli uomini.

L'uomo, si sa, è creato con il libero arbitrio, per cui, se vuole, crede in Cristo, se non vuole, non crede; se vuole, persevera in questa fede, se non vuole, non persevera.

Pertanto, pur avendo la Chiesa iniziato a crescere in tutto il mondo, gli uomini non vollero perseverare e così la religione cristiana venne meno in tutte le nazioni, eccetto che nel partito di Donato ".

Parlano come se lo Spirito di Dio non avesse conosciuto il futuro volere degli uomini!

E chi è tanto folle da dirlo? Ma perché allora non ha predetto quanto sapeva che sarebbe accaduto delle volontà degli uomini?

Certo, se queste profezie sono state fatte come credono essi, chi vuole può essere un profeta e così, quando le sue profezie non si avverano, rispondere: " Gli uomini non hanno voluto; è con il libero arbitrio che si è cristiani ".

Con questo criterio si sarebbe potuto profetizzare che Cristo non avrebbe sofferto sulla croce, ma che sarebbe morto di spada e così, quando i fatti fossero stati diversi, rispondere: " E che c'entro, io?

Gli uomini dotati di libero arbitrio non hanno voluto trattarlo come io avevo predetto, ma hanno fatto ciò che essi hanno voluto ".

Ora, a chi non viene in mente quante profezie si potevano fare o anche si possono fare, in questo modo, da un qualsiasi uomo?

Chi potrebbe dubitare, infatti, che se Giuda non avesse voluto, certamente non avrebbe tradito Cristo, e che se Pietro non avesse voluto, non avrebbe rinnegato per tre volte il Signore?

Perciò la predizione di questi fatti fu certa, perché Dio prevede anche le volontà future.

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