Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se sia lecito uccidere i peccatori

Supra, q. 25, a. 6, ad 2; infra, q. 108, a. 3; I-II, q. 100, a. 8, ad 3; C. G., III, c. 146; De Virt., q. 2, a. 8, ad 10; Expos. in Decal., c. De Quinto Praecepto; In Rom., c. 12, lect. 3

Pare che non sia lecito uccidere i peccatori.

Infatti:

1. Il Signore [ Mt 13,29s ] nella parabola evangelica proibisce di estirpare la zizzania, cioè « i figli del maligno » [ Mt 13,38 ].

Ma tutto ciò che Dio proibisce è peccato.

Quindi uccidere i peccatori è peccato.

2. La giustizia umana deve conformarsi alla giustizia divina.

Ma la giustizia divina sopporta i peccatori perché facciano penitenza, secondo le parole della Scrittura [ Ez 18,23; Ez 33,11 ]: « Io non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva ».

Quindi è assolutamente ingiusto uccidere i peccatori.

3. Ciò che in se stesso è un male non può, per un fine buono, diventare lecito, come insegnano S. Agostino [ Contra mend. 7.17 ] e Aristotele [ Ethic. 2,6 ].

Ma uccidere un uomo è in se stesso un male: poiché siamo tenuti ad amare con la carità tutti gli uomini; e secondo Aristotele [ Ethic. 9,4 ] gli amici « vogliamo che vivano ed esistano ».

Perciò in nessun modo è lecito uccidere un peccatore.

In contrario:

Nell'Esodo [ Es 22,17 ] si legge: « Non lascerai vivere colei che pratica la magia »; e nei Salmi [ Sal 101,8 ]: « Sterminerò ogni mattino tutti gli empi del paese ».

Dimostrazione:

In base a ciò che abbiamo detto [ a. prec. ], è lecito uccidere gli animali bruti in quanto essi sono ordinati per natura all'utilità dell'uomo, come le cose imperfette sono ordinate a quelle perfette.

Ora, qualsiasi parte è ordinata al tutto come l'imperfetto al perfetto.

E così la parte è per natura subordinata al tutto.

Per cui vediamo che, qualora lo esiga la salute di tutto il corpo, si ricorre lodevolmente e salutarmente al taglio di un membro putrido e cancrenoso.

Ora, ciascun individuo sta a tutta la comunità come una parte sta al tutto.

Quindi se un uomo con i suoi peccati è pericoloso e disgregativo per la collettività, è cosa lodevole e salutare sopprimerlo, per la conservazione del bene comune; infatti, come dice S. Paolo [ 1 Cor 5,6 ], « un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta ».

Analisi delle obiezioni:

1. Il Signore comandò di non sradicare la zizzania per risparmiare il grano, cioè i buoni.

E ciò è da osservarsi quando non è possibile uccidere i cattivi senza l'uccisione dei buoni: o perché essi sono mescolati con questi, oppure perché, come nota S. Agostino [ Contra Parmen. 3,2.4 ], avendo essi troppi seguaci non possono venire soppressi senza mettere in pericolo i buoni.

Per cui il Signore comanda di tollerare l'esistenza dei malvagi, rinviandone il castigo all'ultimo giudizio, piuttosto che uccidere con essi anche i buoni.

- Quando invece la loro uccisione non costituisce un pericolo, ma è piuttosto una difesa e uno scampo per i buoni, allora è lecito uccidere i malvagi.

2. Secondo l'ordine della sua sapienza, Dio talora sopprime subito i peccatori per la liberazione dei buoni; talora invece concede loro il tempo di pentirsi, in vista della futura salvezza dei suoi eletti.

E la giustizia umana lo imita per quanto è possibile anche in questo: essa infatti sopprime quelli che sono nocivi per gli altri, mentre lascia il tempo di pentirsi a quelli che non recano agli altri gravi danni.

3. Col peccato l'uomo abbandona l'ordine della ragione: egli perciò decade dalla dignità umana, che consiste nell'essere liberi e nell'esistere per se stessi, finendo in qualche modo nell'asservimento delle bestie, che implica la subordinazione all'altrui vantaggio.

Così infatti si legge nella Scrittura [ Sal 49,21 Vg ]: « L'uomo, non avendo compreso la sua dignità, è disceso al livello dei giumenti privi di senno, e si è fatto simile ad essi »; e ancora [ Pr 11,29 ]: « Lo stolto sarà schiavo dell'uomo saggio ».

Quindi, sebbene uccidere un uomo che rispetta la propria dignità sia una cosa essenzialmente peccaminosa, tuttavia uccidere un uomo che pecca può essere un bene, come uccidere una bestia: infatti un uomo cattivo, come dice il Filosofo [ Polit. 1,1; Ethic. 7,6 ], è peggiore e più nocivo di una bestia.

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