Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se siano stati bene scelti i testimoni della trasfigurazione

In Matth., c. 17

Pare che non siano stati bene scelti i testimoni della trasfigurazione.

Infatti:

1. Ciascuno può testimoniare soprattutto di ciò che sa.

Ma al momento della trasfigurazione di Cristo nessun uomo conosceva per esperienza la gloria futura, che era nota soltanto agli angeli.

Quindi questi, e non gli uomini, dovevano fungere da testimoni della trasfigurazione.

2. Nei testimoni della verità non ci deve essere finzione, ma verità.

Ora, Mosè ed Elia erano lì presenti non realmente, ma in apparenza.

Una Glossa [ ord. ] alle parole di S. Luca [ Lc 9,30 ]: « Essi erano Mosè ed Elia », ecc., dice infatti: « Bisogna sapere che là non apparve né il corpo né l'anima di Mosè e di Elia, ma che quei corpi furono formati da una materia preesistente.

E si può anche pensare che ciò sia avvenuto attraverso il ministero degli angeli, in quanto questi avrebbero assunto il loro aspetto ».

Quindi non pare che quei testimoni siano stati scelti bene.

3. Di Cristo negli Atti [ At 10,43 ] si legge che « tutti i profeti gli rendono testimonianza ».

Quindi dovevano essere presenti come testimoni non solo Mosè ed Elia, ma tutti i profeti.

4. La gloria di Cristo è promessa a tutti i fedeli, che egli mediante la propria trasfigurazione voleva infiammare al desiderio di quella gloria.

Quindi doveva chiamare a testimoni della trasfigurazione non solo Pietro, Giacomo e Giovanni, ma tutti i discepoli.

In contrario:

Basta l'autorità del Vangelo.

Dimostrazione:

Come si è detto sopra [ a. 1 ], Cristo ha voluto trasfigurarsi per mostrare agli uomini la sua gloria e stimolarli a desiderarla.

Ora, Cristo doveva condurre alla gloria della felicità eterna non soltanto coloro che sarebbero vissuti dopo di lui, ma anche coloro che lo precedettero.

Per questo, mentre egli si avvicinava al momento della passione, sia « le turbe che lo precedevano », sia « quelle che lo seguivano, gridavano: Osanna », secondo le parole di S. Matteo [ Mt 21,9 ], come per chiedere a lui la salvezza.

Perciò era opportuno che fra i testimoni ci fossero alcuni che lo avevano preceduto, cioè Mosè ed Elia, e altri che lo avrebbero seguito, cioè Pietro, Giacomo e Giovanni: affinché « sulle parole di due o tre testimoni fosse garantita la realtà del fatto » [ Mt 18,16 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Con la sua trasfigurazione Cristo mostrò ai discepoli la gloria del corpo, che è propria degli uomini.

E così giustamente scelse per testimoni degli uomini e non degli angeli.

2. Quella Glossa pare che sia stata presa dal libro Le Meraviglie della Sacra Scrittura, non autentico, ma falsamente attribuito a S. Agostino.

Quindi tale Glossa non ha valore.

S. Girolamo [ In Mt 3, su 17,3 ] infatti dice: « Bisogna considerare che [ Cristo ] non volle dare alcun segno celeste agli scribi e ai Farisei che lo domandavano.

Qui invece, per accrescere la fede degli Apostoli, dà loro un segno dal cielo, facendo scendere Elia dal luogo dove era asceso, e facendo uscire Mosè dagli inferi ».

Il che non significa che l'anima di Mosè abbia di nuovo assunto il suo corpo, ma solo che essa apparve servendosi di un altro corpo, come fanno gli angeli nelle loro apparizioni.

Elia invece apparve col proprio corpo, non proveniente dall'empireo, ma da un luogo superiore, dove egli era stato trasportato su un carro di fuoco [ 2 Re 2,11 ].

3. Il Crisostomo [ In Ioh. hom. 56 ] afferma che « Mosè ed Elia furono preferiti per diversi motivi ».

Primo, perché « siccome le turbe dicevano che [ Gesù ] era Elia, o Geremia, o un altro profeta, così egli presenta i due profeti principali, affinché almeno in questo modo sia chiara la differenza tra il Signore e i suoi servi ».

Secondo, « perché Mosè aveva dato la legge, ed Elia era stato un grande zelatore della gloria di Dio ».

Per cui la loro presenza assieme a Cristo viene a confutare la calunnia dei Giudei, « i quali accusavano Cristo di trasgredire la legge e di bestemmiare, usurpando per sé la gloria di Dio ».

Terzo, « per mostrare, portando con sé Mosè già morto ed Elia tuttora vivente, che egli era il padrone della vita e della morte, e il giudice dei vivi e dei morti ».

Quarto, perché come dice S. Luca [ Lc 9,31 ] « essi parlavano con lui della sua dipartita che doveva compiersi in Gerusalemme », « cioè della sua passione e morte ».

Quindi, « per confermare in proposito l'animo dei suoi discepoli », prescelse coloro che avevano esposto la loro vita per Dio: Mosè infatti con rischio della vita si era presentato al Faraone [ Es 5ss ], ed Elia al re Acab [ 1 Re 18 ].

Quinto, « perché voleva che i suoi discepoli emulassero la mansuetudine di Mosè e lo zelo di Elia ».

S. Ilario [ In Mt 17 ] porta un sesto motivo: per mostrare che egli era stato preannunziato dalla legge, data da Mosè, e dai profeti, tra i quali Elia occupa il primo posto.

4. I grandi misteri non vanno proposti a tutti direttamente, ma devono giungere a tutti gli uomini a tempo opportuno mediante gli spiriti più eletti.

Perciò il Crisostomo [ l. cit. ] afferma che « ne prese con sé tre come i più qualificati ».

Infatti « Pietro fu grande per l'amore » che nutrì verso Cristo, e per l'autorità ricevuta; Giovanni per il particolare amore che Cristo nutriva per lui a causa della sua verginità, e per la prerogativa della dottrina evangelica; Giacomo per la prerogativa del martirio.

E tuttavia non volle che questi lo comunicassero ad altri prima della sua risurrezione: « Affinché », dice S. Girolamo [ In Mt 3, su 17,9 ], « ciò non paresse incredibile, tanto il fatto era grande, e dopo tanta gloria la croce non fosse uno scandalo »; oppure « perché questa non fosse impedita dal popolo » [ Beda, Hom. 18 ]; infine « perché fossero testimoni di tali avvenimenti spirituali solo dopo essere stati riempiti di Spirito Santo » [ Ilario, l. cit. ].

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