"L'Amore di Dio cancella il dolore persino dalla mente"

( Fra Leopoldo Maria Musso )

A fronte della pandemia Covid- 19

( continuazione dal bollettino precedente )

Elargizione della Grazia originaria e Peccato originale.

Avvenimenti storici ( Bibbia e tradizioni ).

Iddio però, nella sua bontà e misericordia, ha gratificato l'uomo rendendolo partecipe della divinità, pur conservandolo nel suo stato naturale di umanità, conferendogli la Grazia santificante, cioè una stretta partecipazione alla sua vita divina, significata nel testo biblico dal Paradiso terrestre, dalla confidenza e dai colloqui dei progenitori con Lui, e per di più con un'assistenza continua, che ne garantisse l'assenza del dolore e l'esenzione da ogni male.

Ma l'uomo disubbidì a Dio violando il suo comando, nel tentativo di emularlo, perdendo di conseguenza la Grazia, e trovandosi quindi sottomesso ai limiti proprii della natura umana, senza più l'immunità dal dolore fisico e morale, e dalla morte.

Il racconto biblico riporta in termini narrativi la disobbedienza di Adamo ed Eva, ad attestazione di un'effettiva ribellione al Creatore, storicamente verificatasi.

Senza soffermarci sul dogma del Peccato Originale, ci limitiamo a rilevare come anche tra i miti e le religioni non cristiane più antiche vi sia traccia della caduta dell'umanità, tendenzialmente motivata per spiegare le calamità che affliggono l'uomo.

Si pensi ad esempio alla mitologia greca relativa all'età dell'oro, alle dottrine delle religioni vedica e brahmanica, indubbiamente risultanze di tradizioni orali, tramandatesi di generazione in generazione dai primi abitanti della terra.

La natura umana, con i suoi limiti, è assunta da Dio in Gesù.

Con la Risurrezione è vinta la morte.

Ma solo il Cristianesimo, nell'esporre le testimonianze bibliche della caduta, ci dichiara il perdurante intervento gratifico di Dio offerto con la Redenzione, attraverso l'Incarnazione del Verbo in Gesù Cristo.

La sopportazione, anzi il superamento interiore del male è un fatto reale nel Cristianesimo, ma implica, con l'aiuto trascendente di Dio, un abbandono a Lui nella fede, nella speranza e nella carità: in definitiva nel vivificare con le virtù teologali il nostro spirito.

Ne abbiamo già fatto cenno nello scorso bollettino con alcune testimonianze: fra Leopoldo, nella sua sapienza divina d'illetterato, afferma che "l'amore di Dio cancella il dolore persino dalla mente",3 e il ven. fr. Teodoreto dichiara che "il dono della fortezza dello Spirito Santo rende l'uomo capace di sopportare ogni sorta di dolore".4

Sono espressioni forti, e non solo di carattere consolatorio , forti come le analoghe e innumerevoli dedizioni di amore a Dio che contrassegnano la santità nella Chiesa e nel mondo"5

Ma il ricorso alla preghiera, e la consapevolezza del valore meritorio presso Dio della sofferenza accolta nell'accettazione della sua Volontà, possono essere un balsamo spirituale per ognuno di noi, e conferire una motivazione positiva anche a ciò che per sua natura è carenza e perdita ( in nota altre due riflessioni riassuntive di mons. Pollano e del beato Rosmini6 ).

I miracoli e il Miracolo dell'Incarnazione Iddio ha continuato e continua a operare miracoli.

Questi costituiscono un'eccezione salvifica all'ordine della natura umana, sospendendone gli effetti manchevoli e dolorosi per l'uomo, nei casi e nelle circostanze in cui la Sapienza e l'Amore infinito di Dio, che è Padre innamorato di ogni sua creatura, lo ritenga necessario.

Anche a questo riguardo tornerebbe opportuna qualche riflessione, ma esse sono comprese, anzi travolte, per così dire, dal Miracolo assoluto, fonte di ogni consolazione: l'Incarnazione e la Risurrezione del Verbo in Cristo Gesù, come attestato nella liturgia pasquale:

« Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte di Cristo.

Felice colpa, che meritò di avere un così Grande Redentore! ».

Sia autentico conforto nel dolore l'imitazione di Gesù, radicalmente sottomesso alla volontà del Padre, così invocato all'inizio della sua passione:

« Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!

Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà » ( Lc 22,42 ).


3 Fra Leopoldo. « L'amor di Dio è sì potente / da cancellar dolor perfin dalla mente, / vera Misericordia, bontà un abisso / si trova nel cuor di Gesù Crocifisso ». ( 19 maggio 1909 )

4 Fr. Teodoreto. « Il dono della fortezza dello Spirito Santo rende l'uomo capace di intraprendere e di condurre a buon fine le più difficili azioni, di sopportare con una instancabile pazienza ogni sorta di dolore e di persecuzione, e di affrontare qualunque pericolo.
È la forza di Dio che opera, è lo Spirito Santo che, con la sua mozione, ci riveste della sua potenza, e ci fa energicamente e costantemente tendere e senza timore verso il nostro fine ». ( Quaderno 1 Cap 5 Arg 4 )

5 Un esempio per tutte, da San Francesco alla Verna: « Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto. ».

6 Mons. G. Pollano: « Fare del sacrificio il cibo della giornata e delle sofferenze l'atteggiamento abituale dell'anima, senza chiedere niente, cercare niente, e aspettare niente fuorchè l'imitazione del Cristo nel dolore ».
Cfr. R. Bertolino, "Un cammino di innamoramento divino. Pensieri di G. Pollano". 2015 Effatà Editrice; Santuario Consolata, Torino.
Beato A. Rosmini: « La possibilità del male è necessaria, data la natura finita.
La limitazione infatti entra in tutte le cose fuori di Dio".
Cfr. "La Divina Provvidenza", pag. 54, dalla Teodicea, a cura di Alfeo Valle. Centro Clesio Rosmini.
« E a Dio solo piacer, patir per Dio, / Gioir nei gusti e nelle pene in Dio ». Affetti spirituali. Ediz. Sodalidas, Stresa.