IX stazione |
V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Seguiva Gesù una grande moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli ». ( Lc 23,27-28 )
Adesso siamo in quattro.
Per lunghi anni siamo stati in due, e abbiamo affrontato la croce della solitudine e la gestazione di una genitorialità diversa da come l'avevamo sempre immaginata.
L'adozione è la storia di una vita segnata dall'abbandono che viene guarita da un'accoglienza.
Ma l'abbandono è una ferita che sanguina sempre.
E l'adozione è una croce che genitori e figli si caricano insieme sulle spalle, sopportandola, cercando di alleviarne il dolore e anche amandola, in quanto parte della storia del figlio.
Ma fa male vedere un figlio che soffre per il suo passato.
Fa male provare ad amarlo senza riuscire a scalfire minimamente il suo dolore.
Ci siamo adottati a vicenda.
E non c'è un giorno in cui non ci svegliamo pensando
che ne è valsa la pena;
che tutta questa fatica non è vana;
che questa croce, anche se dolorosa, nasconde un segreto di felicità.
Signore Gesù, che hai raccolto lo sguardo delle donne di Gerusalemme.
R/. Dona nobis pacem.
Tu che hai asciugato lacrime e consolato cuori.
R/. Dona nobis pacem.
Tu che hai percorso con coraggio la via della croce.
R/. Dona nobis pacem.
Signore Gesù, che sei andato incontro alla croce ad occhi aperti e con cuore pronto, ascolta le nostre suppliche: concedi ai genitori e ai loro figli adottivi di crescere insieme come famiglie accoglienti e a tutti noi di collaborare alla gioia del prossimo.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R/. Amen.
Fac ut ardeat cor meum
in amando Christum Deum,
ut sibi complaceam.