XI stazione |
V/. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.
R/. Quia per sanctam crucem tuam redemisti mundum.
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero Gesù e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra.
Uno dei malfattori disse: « Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ».
Gli rispose: « In verità io ti dico: oggi sarai con me nel paradiso ». ( Lc 23,33.42-43 )
Solo adesso sorridiamo ricordandoci tutte le aspettative che avevamo messo su nostro figlio.
Lo avevamo cresciuto perché fosse felice, perché si realizzasse.
Perché seguisse le orme del nonno.
Sì, forse, avremmo voluto per lui una vita diversa.
Una famiglia, un lavoro, dei figli, dei nipoti.
Insomma la "normalità".
Avevamo già vissuto la sua vita al posto suo.
E invece sei arrivato Tu e hai sconvolto tutto.
Hai distrutto i nostri sogni per qualcosa di più grande.
Hai fatto in modo che la sua vita non seguisse la logica del "si è sempre fatto così" e lo hai chiamato a Te.
Ma come?
Perché proprio lui?
Perché proprio nostro figlio?
All'inizio non l'abbiamo presa bene.
Lo abbiamo contrastato.
Lo abbiamo abbandonato.
Credevamo che la nostra freddezza lo avrebbe fatto tornare sui suoi passi.
Abbiamo provato a insinuare nella sua testa il dubbio che stesse sbagliando tutto.
Come due malfattori.
Ma abbiamo capito che non si può lottare contro di Te.
Noi siamo un vaso e Tu sei il mare.
Noi siamo una scintilla e Tu sei il fuoco.
E allora, come il buon ladrone, anche noi ti chiediamo di ricordarti di noi quando entrerai nel tuo Regno.
Signore Gesù, che sei morto come un malfattore.
R/. Dona nobis pacem.
Tu che hai trasformato la croce in un trono regale.
R/. Dona nobis pacem.
Tu che ci hai aperto le porte del paradiso perduto.
R/. Dona nobis pacem.
Signore Gesù, che ci hai rivelato i misteri del tuo Regno, dove il più grande è colui che serve, ascolta le nostre suppliche: guida i genitori a servire la vocazione dei figli e dona a tutti noi di essere tuoi fedeli discepoli.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R/. Amen.
Tui Nati vulnerati,
tam dignati pro me pati,
pœnas mecum divide.