Il mandato di Gesù agli apostoli

Scheda N° 33

"L'avete fatto a me"

Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si sederà sul trono della sua gloria.

E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capi, e porrà le pecore alla sua destra e i capi alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra:

"Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione dei mondo.

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi".

Allora i giusti gli risponderanno:

"Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere?

Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?

E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti".

Rispondendo, il re dirà loro:

"In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".

Poi dirà a quelli alla sua sinistra:

"Via, lontano da me, maledetti nel fuoco eterno, preparato per il dia volo e per i suoi angeli".

"Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato".

Anch'essi allora risponderanno:

"Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?".

Ma egli risponderà: "In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me".

E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna ( Mt 25,31-46 ).

In sintesi

Cristo Signore regna già attraverso la Chiesa, ma tutte le cose di questo mondo non gli sono ancora sottomesse.

Il trionfo del Regno di Cristo non avverrà senza un ultimo assalto delle potenze del male.

Nel Giorno dei Giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuto insieme nel corso della storia.

Cristo glorioso, venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti, rivelerà la disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo l'accoglienza o il rifiuto della grazia ( Cat. Chiesa Cat. 680-682 ).

Le ultime cose dell'uomo: LA MORTE

La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell'uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo.

Quando è "finito l'unico corso della nostra vita terrena", ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium 48 ) noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene.

"È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta" ( Eb 9,27 ).

Non c'è "reincarnazione" dopo la morte ( Cat. Chiesa Cat. 1013 ).

La visione cristiana della morte ( 1 Ts 4,13-14 ) è espressa in modo impareggiabile nella liturgia della Chiesa:

"Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata;

e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un'abitazione eterna nel cielo" ( Cat. Chiesa Cat. 1012 ).

Cristo con la sua morte ci ha acquistato la vita eterna.

Egli ha trasformato la morte.

Ora essa è, per quelli che muoiono in Cristo, la porta della vita eterna.

Non sappiamo quando, dove e come moriremo.

Una cosa sappiamo: morendo come figli di Dio ci salveremo eternamente, morendo in peccato mortale ci perderemo eternamente.

Perciò dobbiamo vivere sempre come figli di Dio, allora saremo ad ogni momento pronti alla morte.

Con la morte la nostra anima si separa dal corpo.

Il corpo viene messo sotto terra e si decompone.

La nostra anima non può decomporsi perché è spirito.

Tutti gli uomini debbono morire perché Adamo, il primo uomo, ha peccato.

Il giudizio particolare

"Non può morir male chi ha vissuto bene e difficilmente muore bene chi ha vissuto male" ( S. Agostino ).

"Non mi verrà a prendere la morte, ma il buon Dio" ( S. Teresa di Gesù Bambino ).

Come si crede, si vive

Come si vive, si muore

Come si muore, si rimane.

Subito dopo la morte la nostra anima si presenterà al giudizio di Dio.

Dovrà rendere conto a Dio di tutti i pensieri, le parole, le azioni e le omissioni.

Questo è il giudizio particolare.

"È stabilito che gli uomini muoiano una volta; dopo di che ci sarà il giudizio" ( Eb 9,27 ).

Dopo il giudizio particolare, l'anima, se è senza peccato e senza debito di pena, va in paradiso;

se ha qualche peccato veniale o qualche debito di pena, va in purgatorio finché abbia purificato completamente la sua anima;

se è in peccato mortale, qual ribelle inconvertibile a Dio va all'inferno.

Il giudizio finale

Cristo Signore regna già attraverso la Chiesa, ma tutte le cose di questo mondo non gli sono ancora sottomesse

Il trionfo del Regno di Cristo non avverrà senza un ultimo assalto delle potenze del male.

Nel Giorno del Giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia ( Cat. Chiesa Cat. 680-681 ).

La risurrezione di tutti i morti, "dei giusti e degli ingiusti" ( At 24,15 ), precederà il Giudizio finale.

Sarà "l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce [ del Figlio dell'Uomo ] e ne usciranno:

quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna" ( Gv 5,28-29 ).

Allora Cristo "verrà nella sua gloria, con tutti i suoi angeli…

E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra…

E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna" ( Mt 25,31.32.46; Cat. Chiesa Cat. 1038 ).

Davanti a Cristo che è la Verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio ( Gv 12,49 ).

Il Giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena:

"Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa.

Il giorno in cui Dio non tacerà ( Sal 50,3 )… egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro:

"Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi.

Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame.

Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono, sarebbe giunto fino al capo.

Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro:

voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me"" ( S. Agostino; Cat. Chiesa Cat. 1039 ).

Il Giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo.

Soltanto il Padre ne conosce l'ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta.

Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia.

Conosceremo il senso ultimo di tutta l'opera della creazione e di tutta l'Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la Provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo.

Il Giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte ( Cat. Chiesa Cat. 1040 ).

Cristo glorioso, venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti, rivelerà la disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo l'accoglienza o il rifiuto della grazia ( Cat. Chiesa Cat. 682 ).

Il cielo

Coloro che muoiono nella grazia e nell'amicizia di Dio e che sono perfettamente purificati, vivono per sempre con Cristo.

Sono per sempre simili a Dio, perché lo vedono "così come egli è" ( 1 Gv 3,2 ), faccia a faccia ( 1 Cor 13,12; Ap 22,4):

"Con la nostra apostolica autorità definiamo che, per disposizione generale di Dio, le anime di tutti i santi morti prima della passione di Cristo… e quelle di tutti i fedeli morti dopo aver ricevuto il santo Battesimo di Cristo, nelle quali al momento della morte non c'era o non ci sarà nulla da purificare, oppure, se in esse ci sarà stato o ci sarà qualcosa da purificare, quando, dopo la morte, si saranno purificate…, anche prima della risurrezione dei loro corpi e del giudizio universale - e questo dopo l'Ascensione del Signore e Salvatore Gesù Cristo al cielo - sono state, sono e saranno in cielo, associate al Regno dei cieli e al Paradiso celeste con Cristo, esse hanno visto e vedono l'essenza divina in una visione intuitiva e anche a faccia a faccia, senza la mediazione di alcuna creatura" ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium 49; Cat. Chiesa Cat. 1023 ).

Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata "il cielo".

Il cielo è il fine ultimo dell'uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva ( Cat. Chiesa Cat. 1024 ).

Vivere in cielo è "essere con Cristo" ( Gv 14,3; Fil 1,23; 1 Ts 4,17 ) .

Gli eletti vivono "in lui", ma conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome ( Ap 2,17; Cat. Chiesa Cat. 1025 ).

Il paradiso è il godimento eterno di Dio, nostra felicità, e, in Lui, di ogni altro bene, senza alcun male.

Il Purgatorio

Avendo Giuda Maccabeo vinto i Siri, dopo la battaglia i suoi soldati pregarono Iddio perché perdonasse i peccati dei caduti.

Inoltre Giuda raccolse una grande quantità di monete d'argento e le mandò a Gerusalemme affinché fosse offerto un sacrificio per i caduti ( 2 Mac 12,32-46 ).

Chi muore in grazia di Dio, ma non è libero da ogni peccato e dalle pene dei peccati, non può entrare subito in Cielo.

S. Giovanni scrive della città celeste.

"In essa non entrerà nulla d'impuro" ( Ap 21,27 ).

Chi deve ancora espiare i suoi peccati va prima in un luogo di purificazione: Il Purgatorio.

Il purgatorio è patimento temporaneo della privazione di Dio, e di altre pene che tolgono dall'anima ogni resto di peccato per renderla degna di veder Dio.

Le anime sante del purgatorio sono piene di amore, di pentimento per i loro peccati, e di un ardente desiderio di Dio santo e buono.

Con grande sofferenza debbono scontare le pene dei peccati da loro commessi.

Il dolore più grande delle anime del purgatorio è che non contemplano ancora Dio, la loro più grande consolazione è che lo vedranno presto e saranno salvate per sempre.

L'Inferno

L'inferno è il patimento eterno della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene.

Non possiamo essere uniti a Dio se non scegliamo liberamente di amarlo.

Ma non possiamo amare Dio se pecchiamo gravemente contro di lui, contro il nostro prossimo o contro noi stessi:

"Chi non ama rimane nella morte.

Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna" ( 1 Gv 3,15 ).

Nostro Signore ci avverte che saremo separati da lui se non soccorriamo nei loro gravi bisogni i poveri e i piccoli che sono suoi fratelli ( Mt 25,31-46 ).

Morire in peccato mortale senza esserne pentiti e senza accogliere l'amore misericordioso di Dio, significa rimanere separati per sempre da lui per una nostra libera scelta.

Ed è questo stato di definitiva auto-esclusione dalla comunione con Dio e con i beati che viene designato con la parola "inferno" ( Cat. Chiesa Cat. 1033 ).

Gesù parla ripetutamente della "Geenna", del "fuoco inestinguibile" ( Mt 5,22-29; Mt 13,42-50 ), che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo.

Gesù annunzia con parole severe che gli "manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno… tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente" ( Mt 13,41-42 ), e che pronunzierà la condanna:

"Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!" ( Mt 25,41; Cat. Chiesa Cat. 1034 )

È una terribile disgrazia morire in peccato mortale.

Chi fino all'ultimo ha respinto da sé l'amore e la misericordia di Dio ed è morto in peccato mortale si è separato da se stesso eternamente da Dio, e va all'inferno.

I dannati nell'inferno non potranno mai contemplare Dio glorioso e buono, ma sono respinti in eterno da Lui;

ecco la più grave pena dell'inferno.

Sono anche separati da Cristo, esclusi dalla comunione dei Santi.

Inoltre essi soffrono il supplizio del fuoco infernale, vengono tormentati sempre dalla loro cattiva coscienza, e stanno in compagnia degli spiriti maligni e degli altri dannati.

Sulla terra hanno creduto di poter vivere senza Dio;

ora provano che è impossibile vivere felicemente senza di Lui.

Essi si maledicono, e sono tormentati da una continua disperazione.

La punizione non avrà mai fine; dura per tutta l'eternità.

Il Signore dice a quelli che stanno alla Sua sinistra:

"Andatevene lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato al diavolo e agli angeli suoi".

E se n'andranno costoro al supplizio eterno ( Mt 25,41-46 ).

I dannati non soffrono tutti ugualmente.

Dio è giusto; chi ha peccato più gravemente viene punito più duramente.

Cristo parla dell'inferno eterno non per spaventarci, ma per ammonirci e per salvarci.

Egli ama i peccatori e vuole indurli alla conversione, finché ne hanno ancora tempo.

Chi va all'inferno?

Va all'inferno chi è morto in peccato mortale.

Qual è la peggiore pena dell'inferno?

I dannati non potranno mai contemplare Dio, ma sono respinti in eterno da Lui.

"È cosa terribile cadere nelle mani del Dio vivente" ( Eb, 10,31 ).

"Tutti costoro subiranno la pena della dannazione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dallo splendore della Sua potenza" ( 2 Ts 1,9 ).

Quotidianamente la Chiesa prega prima della consacrazione:

"preservaci dall'eterna dannazione".

"Guai a colui che si ride dell'inferno e che dovrà sperimentarlo in se stesso prima che vi creda" ( Eusebio di Cesarea ).

"…quelli che muoion ne l'ira di Dio

tutti convengon qui d'ogni paese".

( Dante, Divina Commedia, Inferno, III, 122-123 )

L'inferno è il patimento eterno della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene.

È certo che esistono il paradiso e l'inferno?

È certo che esistono il paradiso e l'inferno:

lo ha rivelato Dio, spesse volte promettendo ai buoni l'eterna vita, e il suo stesso gaudio, e minacciando ai cattivi la perdizione e il fuoco eterno.

Quanto dureranno il paradiso e l'inferno?

Il paradiso e l'inferno dureranno eternamente.