Evangelizzazione e sacramenti

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III Parte - Indicazioni pastorali

58. - Il rapido esame della situazione italiana in tema di evangelizzazione e sacramenti, ha permesso di individuare non pochi lati positivi, che attestano la tradizione religiosa del nostro popolo, e l'impegno pastorale di quanti ci hanno preceduto; non si può negare però che sia anche emersa la presenza di notevoli difficoltà da superare, di problemi urgenti da risolvere, di qualche errata impostazione da correggere, di pericoli insidiosi da evitare.

59. - E poiché, come è stato sottolineato nella seconda parte di questo documento, si tratta di un compito che investe la missione e la natura stessa della Chiesa, specialmente nel mondo secolarizzato in cui viviamo, si ritiene necessario indicare in proposito alcune linee comuni di azione pastorale, che orientino, sostengano e ravvivino la vita religiosa del nostro Paese.

60. - Non si tratta tanto di piano pastorale vero e proprio.

Questo dovrà, se mai, agganciarsi a una Chiesa particolare, con una propria fisionomia, una sua storia, un suo cammino spirituale.

In essa « i fedeli devono aderire al Vescovo come la Chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre, affinché tutte le cose siano d'accordo nella unità ( S. Ignazio, Ad Eph. 5,1 ) e crescano per la gloria di Dio » ( Lumen gentium, 27 ).

Tuttavia, sempre si dovrà evitare il pericolo di lasciarsi troppo incantare dal fascino della pianificazione, in un campo come quello dell'apostolato, che appartiene all'« ordine della santità », e di cui è protagonista lo Spirito.

È assai utile però potersi orientare, in tutta la Chiesa, in Italia, su direttive fondamentali unitarie, tanto più se avvalorate da scambio di informazioni, di sussidi e di esperienze.

Il primato dell'evangelizzazione

61. - Alla base di tutto, deve essere con insistenza ribadito il necessario primato dell'evangelizzazione, che solleciti una salutare inquietudine di fronte alle mutate condizioni e quindi alle carenze evidenti di certi metodi del passato.

Se ci si limitasse ancora a concentrare l'attenzione quasi unicamente sulla prassi sacramentale, si finirebbe col ridurre il sacramento, avulso dal suo vitale contesto di fede, a un puro gesto di pratica esteriore, senza riflessi concreti e fecondi nella vita.

Solo una convinzione profonda di tutti gli operatori della pastorale sulla priorità dell'evangelizzazione - convinzione continuamente rassodata nella meditazione, nello studio e nell'impegno quotidiano - riuscirà a superare abitudini e stanchezze, e a imprimere una spinta vigorosa all'azione apostolica della Chiesa in tutti i suoi settori.

62. - Una volta radicata questa convinzione, non sarà difficile individuare le varie forme di evangelizzazione, e adottarle o tutte o in parte, con variata insistenza su questa o su quella, ma con non mai diminuita costanza, a seconda dei tempi, delle situazioni, delle ricorrenze, e anche dei gruppi o delle assemblee.

Evangelizzazione e celebrazione dei sacramenti

63. - Tra le varie forme, è fondamentale quella più direttamente legata alla celebrazione dei sacramenti; non solo infatti vi è riaffermato in re l'intimo rapporto tra i due aspetti inscindibili dell'unica missione della Chiesa, ma il rapporto stesso vi appare in tutto il logico sviluppo della sua efficacia; l'evangelizzazione prepara il sacramento e ne accompagna la celebrazione: l'evangelizzazione e il sacramento sfociano poi nella testimonianza cristiana della vita.

Di qui l'importanza grandissima che il sacramento sia debitamente preparato: non tanto né soprattutto nel suo svolgimento esteriore, quanto piuttosto nella sua significazione ecclesiale.

64. - Le introduzioni ai nuovi Riti vi si richiamano tutte con eloquente insistenza, non solo indicando i soggetti - i candidati al sacramento, i genitori e i familiari, l'intera comunità - ma suggerendo anche i modi ( riunioni, incontri, sussidi ) di questa preparazione.

Una pastorale sacramentale impostata a dovere, non può trascurare un compito di tanto rilievo.

65. - Né ci si può contentare, dopo il sacramento, della celebrazione ormai avvenuta.

C'è una forma di evangelizzazione o di catechesi, che prolungando nel tempo l'interesse psicologico sul sacramento ricevuto, non solo ne facilita l'approfondimento biblico-liturgico, ma concorre assai a ravvivarne la grazia e a richiamarne l'impegno per la vita.

Era la prassi illuminata dei Padri della Chiesa, e potrebbe e dovrebbe ridiventare anche la nostra prassi, in vista soprattutto della progressiva formazione « apostolica» e « missionaria» di una comunità cristiana veramente consapevole e viva.

66. - Forma piena di evangelizzazione è la celebrazione stessa dei sacramenti.

Una celebrazione che non sia affrettata, ma preparata con cura, svolta con decoro, accompagnata da opportune didascalie sui testi e sui gesti in cui si esprime, commentata soprattutto dall'omelia sacerdotale, e ravvivata dalla partecipazione attiva e consapevole dei fedeli.

I segni sacramentali, dice il Concilio, « non solo suppongono la fede, ma la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono » ( Sacrosanctum Concilium, 59 ).

67. - Non senza motivo i riti sacramentali sono stati semplificati e chiariti, ed è stata predisposta per ognuno di essi una ricca scelta di letture bibliche dell'Antico e del Nuovo Testamento.

La scelta di tali letture, eventualmente affidata, non senza opportuni indirizzi, ai fedeli stessi più direttamente coinvolti nella celebrazione sacramentale, si può risolvere, per loro e per gli altri, in una efficacissima forma di evangelizzazione: anzi, tanto più efficace, quanto più inserita nel ritmo stesso della celebrazione ( cfr. Principi e norme del Messale Romano, 352 ).

68. - Appunto per favorire insieme, con un'approfondita cognizione del rito, l'efficacia evangelizzatrice della sua celebrazione, non s'insisterà mai abbastanza sull'opportunità di leggere e meditare le introduzioni premesse ai nuovi libri liturgici: i principi teologico-pastorali che vi sono sottesi, e i richiami più direttamente liturgici che innervano tali introduzioni, aiuteranno sia a collocare la celebrazione del sacramento molto al di sopra di una semplice e fredda fedeltà rubricale, sia a evitare il pericolo di svisarne il senso con indebite libertà creative.

Sarebbe, l'una cosa e l'altra, un fatale disimpegno del compito profetico-sacerdotale del ministro del sacramento.

L'omelia

69. - Altra forma insostituibile di evangelizzazione, all'interno stesso della celebrazione del rito sacramentale, è l'omelia.

Non la predica moraleggiante, non il fervorino untuoso e vuoto, non il pezzo più o meno retorico d'occasione, né, tanto meno, l'elucubrazione erudita, ma la vera omelia « ex textu sacro », come si esprime il Concilio ( cfr. Sacrosanctum Concilium, 52; Inter Oecumenici, 54 ): la esposizione cioè semplice e pertinente, che cali nell'esistenzialità dell'assemblea le multiformi ricchezze del mistero di Cristo e del rito sacro in atto.

« Con l'omelia, il ministro competente annuncia, spiega e loda il mistero cristiano che si celebra, perché i fedeli lo accolgano intimamente nella loro vita e a loro volta si dispongano a testimoniarlo nel mondo » ( Il rinnovamento della catechesi, 29 ).

70. - È per questo che tutte le celebrazioni sacramentali, anche nel senso allargato del termine, prevedono l'omelia: dal Battesimo al Matrimonio, ai riti esequiali, alla stessa Unzione degli Infermi rettamente intesa, come il nuovo rito ricorda; la prevede soprattutto la celebrazione eucaristica, che anche per questo aspetto è, come dice il Concilio, « fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione » ( Presbyterorum Ordinis, 5 ).

71. - Di qui non soltanto l'impegno a esservi fedeli, quando l'omelia è direttamente prescritta - nelle Messe festive e nelle celebrazioni sacramentali - ma anche la lodevole e raccomandata iniziativa di pronunziare una breve omelia alla Messa dei tempi forti, specialmente in Quaresima, o quotidianamente o nelle due ferie di maggior rilievo, cioè il mercoledì e il venerdì.

72. - Naturalmente, perché l'omelia sia davvero all'altezza del suo compito, deve essere preparata con cura.

Una preparazione personale, che iniziata nella preghiera, si avvalga di sussidi adatti; ma anche una preparazione comunitaria, che sappia prestare ascolto alle istanze del popolo di Dio, per tradurle in riflessioni e in esortazioni pertinenti.

Una predicazione omiletica svolta con serietà d'impegno, e condotta metodicamente sulla ricca scelta di letture bibliche predisposte dalla riforma liturgica o sui testi più significativi della celebrazione, può, in breve volgere di anni, sostituire egregiamente una certa forma di catechesi del passato, più legata forse a un freddo schematismo teologico, che all'immediatezza vissuta della celebrazione liturgica.

La predicazione ieri e oggi

73. - Anche altre forme di predicazione, in passato molto più in voga, ma per fortuna non del tutto scomparse - missioni, tridui, novene, ottavari e simili - potranno e dovranno essere adeguatamente valorizzate ai fini dell'evangelizzazione.

Sarebbe segno di ottusa insensibilità pastorale lasciarle cadere senza rimpianto, o non preoccuparsi di ravvivarle a dovere con impostazione nuova, opportunamente armonizzata con la liturgia, e più adatta alle esigenze dei tempi.

E questo sia detto in particolare per due aspetti generalmente assai vivi nella tradizione religiosa del nostro popolo: la devozione alla beata Vergine e il culto dei morti.

Si accantoni pure il folklore, si superi il sentimentalismo, si evitino forme aberranti; ma non si spengano queste luci ancor vive, che possono riaccendere nei cuori la fede, e conservarne e diffonderne il caldo splendore.

74. - Accanto alle antiche, hanno la loro importanza anche le nuove forme, scaturite dalle esigenze e dagli atteggiamenti nuovi del nostro tempo, e specialmente da un sintomatico riaccostamento alla Bibbia e da un più accentuato bisogno di espressioni autentiche e vere.

75. - Vi rientrano le celebrazioni della parola di Dio, le veglie di preghiera, la revisione di vita e simili.

Possono essere particolarmente indicate per gruppi giovanili, anche perché la strutturazione più libera di queste forme rispetto a quelle liturgiche, consente un ampio margine di benintesa creatività, e le rende, almeno come esperienza iniziale, più accettabili e gradite e, quindi veicolo psicologicamente più immediato della evangelizzazione.

76. - Né si possono dimenticare le Messe di gruppo e anche le celebrazioni domestiche, purché svolte nei modi consentiti e secondo le norme stabilite dalla competente autorità.

In questi casi, è l'ambiente familiare ed è l'atmosfera più intima e raccolta che favorisce la trasmissione più personalizzata del messaggio e la più disponibile recettività di coloro che lo ascoltano.

77. - Restano infine le altre forme di evangelizzazione, quelle cioè non legate a una celebrazione liturgica, ma inserite nel contesto della scuola di religione o della catechesi propriamente detta.

Non se ne ignorano le difficoltà, assai grandi, quelle specialmente nella scuola di religione e negli ambienti giovanili delle varie età.

Eppure sarebbe un grave errore disimpegnarsene, col miraggio di altre forme, forse più tranquille, ma certo non più incisive.

78. - Si tratterà piuttosto, anche qui, di rivedere i metodi e ravvivare i contenuti.

Si tratterà, nel caso specifico della catechesi, di orientarne e appoggiarne lo svolgimento sul ciclo stesso dell'anno liturgico, ma sarebbe un vero peccato sottovalutare una forma, in cui evangelizzazione e sacramenti si richiamano e si integrano con induzione reciproca e costante.

Il rinnovamento della catechesi

79. - Resta tuttavia come principale impegno operativo della Chiesa in Italia, emergente dalla riflessione in atto, il rinnovamento della catechesi.

Le linee di tale rinnovamento sono già state proposte dall'Episcopato italiano nell'apposito « documento-base », che prepara e fonda la compilazione e l'accoglienza dei nuovi catechismi.

È però necessario che quegli orientamenti siano concordemente recepiti e tradotti in pratica pastorale.

In tal modo la catechesi adempirà il suo compito che è quello di portare alla maturità della fede mediante una conoscenza sempre più profonda e personale del mistero di Cristo e di un'iniziazione alla vita ecclesiale ( cfr. Il rinnovamento della catechesi, 36-47 ).

Gli strumenti della comunicazione sociale

80. - Altra forma di particolare importanza, soprattutto per i nostri tempi, è quella basata sugli strumenti della comunicazione sociale.

Il Concilio afferma in proposito che la Chiesa « ritiene suo dovere servirsi degli strumenti della comunicazione sociale per predicare l'annuncio della salvezza » ( cfr. Inter mirifica, 3 ).

È giusto che mentre altri si servono di questi strumenti per fini assai meno nobili, noi vi ricorriamo « per diffondere e consolidare il regno di Dio » ( Inter mirifica, 1 ).

La televisione specialmente e la stampa, l'una con la trasmissione di rubriche religiose accuratamente predisposte e di celebrazioni liturgiche davvero esemplari, l'altra con la pubblicazione di scritti sostanziosi e incisivi, possono essere di validissimo aiuto per tutto il lavoro di evangelizzazione e di catechesi.

Evangelizzazione e promozione umana

81. - Rientra infine nel contesto globale dell'evangelizzazione, l'avvertita presenza e la conseguente valorizzazione di tutti quegli aspetti di promozione umana, a cui sono tanto sensibili gli uomini del nostro tempo.

Tali aspetti restano alla base del messaggio del Vangelo e sono reincarnati e rivissuti nella vita stessa della Chiesa.

La realtà sacramentale, adatta com'è all'uomo nel suo essere concreto, se intesa in tutta la profondità della sua struttura, non fa che riconoscere e propugnare nel segno le giuste esigenze di questa promozione: liberazione, giustizia, pace.

Non c'è che da saperle cogliere e puntualizzare, così come è ribadito dal Concilio e dal Sinodo dei Vescovi ( cfr. Apostolicam actuositatem, 5; La giustizia nel mondo ).

Catechesi permanente o catecumenato

82. - Nella nostra situazione italiana la maggior parte di adulti hanno già ricevuto il Battesimo e sono avviati, in qualche modo, alla vita cristiana.

Molte volte, però, tutto questo avviene più per un fatto di tradizione che per una scelta e una convinzione di fede.

83. - Si impone pertanto un'azione pastorale che conduca alla riscoperta o alla consapevolezza progressiva e personale della propria fede.

Tutto questo è possibile mediante una catechesi permanente o catecumenato, che segua gradualmente il cristiano dall'infanzia alle successive fasi della vita e in particolare dai sacramenti dell'iniziazione cristiana fino ai sacramenti dell'Ordine e del Matrimonio.

84. - Questa catechesi permanente o catecumenato, in una accezione molto ampia ed analogica, si presenta come il cammino di fede e di conversione con cui l'uomo, mosso dall'annuncio della Buona Novella, viene gradualmente introdotto nel mistero di Cristo e nella vita della Chiesa.

85. - L'anno liturgico ha mantenuto, nel suo ritmo sacramentale, la struttura dell'antica istituzione del catecumenato: la Quaresima ne costituisce il tempo forte e la Pasqua il culmine.

È questo l'itinerario catecumenale proprio dell'intera comunità, e adatto a tutte le età della vita umana.

Iniziazione cristiana e itinerari catecumenali

86. - L'Orda initiationis christianae adultorum, recentemente pubblicato, prevede l'introduzione nella nostra pastorale di vari itinerari ca tecumenali.

Non si tratta evidentemente di rievocare metodi di altri tempi, né proporre ricette, o introdurre rigide strutture: bensì di suscitare uno spirito, una mentalità, che possa tradursi in forme diverse di applicazione, ma che animi tutto l'impegno di catechesi, cui è particolarmente chiamata la Chiesa oggi in Italia.

87. - Tali itinerari catecumenali potranno applicarsi: agli adulti non ancora battezzati; agli adulti battezzati che chiedono di ricevere la Cresima o di celebrare il Matrimonio; ai ragazzi e agli adolescenti che non hanno ricevuto il Battesimo o che si preparano all'Eucaristia e alla Confermazione.

È evidente che in tutti questi casi la preparazione non può essere improvvisata o affrettata.

88. - Si tratta, in ogni modo, di una progressiva esperienza di vita di fede, intimamente connessa e sostenuta dai sacramenti dell'iniziazione cristiana.

Essa si compie mediante:

- la conoscenza della storia della salvezza, che ha il suo centro in Cristo morto e risorto e la sua perenne attualizzazione nella vita e nella missione della Chiesa;

- un progressivo cambiamento di mentalità e di costume, ispirato all'insegnamento di Cristo;

- l'accettazione delle prove e dei sacrifici, che si accompagnano sempre alla vita umana, con la coscienza di partecipare, in modo più diretto, alla passione di Cristo;

- l'iniziazione alla preghiera e alla celebrazione liturgica, che attualizza la salvezza di Cristo e abilita all'impegno e alla testimonianza.

Tutto questo cammino deve realizzarsi all'interno della comunità cristiana ed implica un inserimento progressivo nel mistero di Cristo.

89. - È necessario pertanto che questo itinerario catecumenale coinvolga la famiglia e l'intera comunità dei fedeli.

« Non va dimenticato che la Chiesa locale fa catechesi principalmente per quello che essa è, in progressiva,'anche se imperfetta coerenza, con quello che dice » ( Il rinnovamento della catechesi, 145 ).

90. - Quanto mai urgente appare un catecumenato post-crismale, che segua cioè i nuovi cresimati e li aiuti ad inserirsi con responsabilità nella Chiesa, assumendo l'impegno cristiano nel loro ambiente di vita.

In tal modo si eviteranno quei « vuoti » tanto deleteri e purtroppo presenti nella nostra attuale prassi pastorale.

91. - Molto opportunamente le tappe di questo itinerario posto battesimale, che arriva fino alla giovinezza e oltre, saranno contrassegnate dalla preparazione del cristiano a una professione di fede, sempre più cosciente e più matura, da rinnovarsi con una certa frequenza, in situazioni di particolare impegno e significato.

92. - Soprattutto attraverso questa permanente catechesi si aiuteranno i ragazzi e i giovani alla ricerca e alla scoperta della propria vocazione personale e saranno accompagnati nelle scelte fondamentali della vita.

In modo particolare sarà impegno della comunità e, all'interno di essa, precipua cura dei sacerdoti, degli educatori e dei genitori, cercare, incoraggiare, sostenere le vocazioni sacerdotali e religiose.

La Chiesa locale e la famiglia

93. - Tutta l'attività evangelizzatrice e missionaria trova il suo centro propulsivo e unificatore nella Chiesa locale, dove l'economia della salvezza entra più concretamente nel tessuto della vita umana.

Intorno al pastore, in comunione e in stretta collaborazione con il suo presbiterio, si fonda, si alimenta e si manifesta la vita del popolo di Dio, perché ivi si celebra con tutta pienezza il mistero di Cristo ( cfr. Sacrosanctum Concilium, 41 ).

94. - L'attività evangelizzatrice e missionaria trova il suo centro nella parrocchia, la quale è luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità.

Infatti l'evangelizzazione qui più che altrove può diventare insegnamento, educazione ed esperienza di vita.

È nella parrocchia, in particolare, che l'esperienza catecumenale, soprattutto in vista della celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione, trova la sua attuazione ordinaria, pur nella diversità di forme, determinate dalla molteplicità delle situazioni pastorali.

95. - La famiglia è chiamata ad essere il primo luogo di annuncio del messaggio cristiano e di educazione permanente alla fede.

I genitori infatti sono per i figli « i primi araldi della fede e gli educatori; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano e favoriscono con ogni diligenza la sacra vocazione eventualmente scoperta » ( Apostolicam actuositatem, 11 ).

96. - In particolare, la partecipazione attiva dei genitori è insostituibile nell'itinerario catecumenale dei sacramenti della iniziazione cristiana.

Infatti ogni avvenimento sacramentale esprime e consacra pure la loro fede personale, nella quale si sviluppa e cresce quella dei figli.

In tal modo « non solo i figli vengono adeguatamente introdotti nella vita ecclesiale, ma tutta la famiglia vi partecipa e cresce: i genitori stessi annunciando ascoltano, insegnando imparano » ( Il rinnovamento della catechesi, 152; cfr. Gaudium et spes, 48 ).

I religiosi e le religiose

97. - Un ruolo veramente prezioso è rappresentato dai religiosi e dalle religiose, in vario modo presenti ed operanti nelle nostre Chiese particolari.

Molte parrocchie sono anzi affidate alla cura pastorale di religiosi dei diversi Ordini.

La loro attività, armonicamente promossa ed unitariamente coordinata, non mancherà di dare frutti preziosi anche in ordine al piano pastorale di evangelizzazione e sacramenti, che costituisce un vero « salto di qualità » per tutta la Chiesa in Italia.

98. - Si avverte l'importanza che le religiose continuino a dare il loro apporto qualificato e competente nell'ambito della catechesi nelle sue forme più varie ( cfr. Il rinnovamento della catechesi, 194 ).

In particolare la preparazione alla celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana può trovare in esse delle ottime catechiste.

99. - I religiosi, oltre che nella loro attività di pastori d'anime o di educatori, sono quanto mai preziosi nelle svariate attività che svolgono come predicatori di missioni, di corsi di esercizi spirituali, di convegni di studio e di aggiornamento, ecc.

Una loro attiva accoglienza di questo piano pastorale darà alle varie Chiese particolari, nelle quali essi operano, anzi all'intera Chiesa in Italia, un apporto di inestimabile valore.

Le associazioni e l'Azione Cattolica

100. - Nella vita della Chiesa e nell'ambito della sua missione apostolica, non poca importanza hanno tutt'oggi le associazioni e i gruppi associativi.

Nella loro variata e molteplice articolazione possono esercitare una feconda funzione mediatrice in ordine a tutta la comunità, per una crescita capillare dell'esperienza di fede e per uno sviluppo dell'azione evangelizzatrice.

101. - Particolare attenzione nella nostra situazione italiana merita l'Azione Cattolica, il cui fine immediato « è il fine apostolico della Chiesa, cioè l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo da permeare di spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti » ( Apostolicam actuositatem, 20/a ).

Facendo proprio il programma pastorale delle Chiese particolari su evangelizzazione e sacramenti, e apportandovi il loro specifico contributo, le associazioni di Azione Cattolica ritroveranno, in chiarezza, il loro autentico volto e riprenderanno, con rinnovato fervore, un ruolo, non facilmente sostituibile, nell'ambito della comunità ecclesiale.

102. - La catechesi di associazione, legata e riferita a quella della famiglia, della parrocchia, della scuola, del mondo del lavoro e delle realtà terrene, porrà l'Azione Cattolica in stato di servizio, ecclesiale e umano, favorendo la maturazione spirituale del gruppo « per mettere in grado i soci di vivere con libertà e generosità là propria vocazione, a vantaggio di tutta la comunità » ( Il rinnovamento della catechesi, 153 ).

I catechisti

103. - Per una catechesi permanente e generalizzata, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati: essi sono i catechisti.

« Nell'assolvimento del loro compito, i catechisti fanno molto più che insegnare una dottrina.

Sono testimoni di un mistero, che essi stessi vivono e che comunicano agli altri con amore » ( Il rinnovamento della catechesi, 185 ).

Dalla presenza di tali catechisti dipende, in modo decisivo, la vitalità di una parrocchia o di un gruppo ecclesiale.

Essi vanno, perciò, ricercati, preparati, seguiti e sostenuti col massimo impegno.

104. - Già il Concilio ( Lumen gentium, 29 ) provvedendo alla restaurazione del Diaconato permanente, ha offerto alla Chiesa la possibilità di avvalersi del ministero diaconale per l'animazione della comunità cristiana e per la evangelizzazione dell mondo, in collaborazione e convergenza col ministero presbiterale ( cfr. Lumen gentium, 29; Sacrum Diaconatus Ordinem, art. V ).

105. - Il Sinodo dei Vescovi del 1971 ha auspicato l'estensione ai laici di « ministeri » non ordinati da esercitarsi come compito e missione all'interno delle comunità della Chiesa; il Motu proprio Ministeria quaedam ne ha autorizzata e aperta l'attuazione.

106. - Nell'impegno di tutte le Chiese particolari di giungere alla realizzazione del Diaconato permanente e dei ministeri laicali non ordinati è da prevedere un salutare risveglio della catechesi, come itinerario di fede e di esperienza cristiana, esteso a tutte le componenti e a tutte le concrete situazioni della comunità ecclesiale.

107. - Sulla stessa linea dei ministeri e come loro remota preparazione è da porsi l'ufficio dei catechisti.

Ogni Chiesa particolarre dovrà, con maggiore urgenza e più largo impegno, costituire centri o scuole per la loro formazione dottrinale e spirituale, ben sapendo che il compito dei catechisti non dovrà limitarsi a tenere « lezioni di catechismo », ma dovrà estendersi a seguire i ragazzi nell'itinerario di fede e guidarli a una graduale esperienza di Cristo e della Chiesa.

Il rinnovamento della catechesi, assunto come punto focale del programma triennale su evangelizzazione e sacramenti, è fortemente condizionato dal reperimento e dalla formazione di autentici catechisti.

L'evangelizzazione di particolari ambienti

108. - Alcuni luoghi possono dirsi dei « corocevia » della vita umana: ospedali e case di riposo, centri turistici e termali, e anche molti santuari e case religiose.

Accade talvolta che in questi luoghi non esiste affatto alcuna forma di evangelizzazione; altre volte invece essa si riduce a pura amministrazione dei sacramenti.

I laici stessi che vi svolgono la loro attività siano responsabilmente chiamati a dare una testimonianza autentica, sia dal punto di vista umano e professionale, sia dal punto di vista evangelico e cristiano.

Tale testimonianza è particolarmente attesa da coloro che esercitano il ministero della Parola.

Essi devono avere un'adeguata preparazione a portare l'annuncio del Vangelo in quegli ambienti, spesso difficili, dove persino il rischio della strumentalizzazione può prevalere e rendere vano e controproducente lo stesso ministero pastorale.

109. - Meritano un rilievo particolare quelle situazioni che riguardano settori determinati della società civile in genere, e della nostra società italiana in specie.

Il mondo del lavoro, anzitutto.

È un mondo nel quale, anche tra le inquietudini e l'atteggiamento areligioso che spesso lo distinguono, fermentano principi fondamentali del messaggio cristiano.

La missione evangelizzatrice della Chiesa non può disinteressarsi dei lavoratori; spesso sono proprio loro che desiderano e apprezzano la presenza e l'azione del sacerdote, purché svolga non altre mansioni, ma il compito che gli è strettamente proprio.

110. - Anche tra i giovani militari arruolati nel servizio di leva può essere particolarmente efficace la missione del sacerdote.

Si trova non di rado tra questi giovani un'insospettata recettività alla parola di Dio, e una disponibilità sincera alla pratica sacramentale; anzi, il facilitato accostamento al sacerdote può in molti casi correggere eventuali prevenzioni, o supplire carenze precedenti.

111. - Vivamente sentito dovrà essere l'impegno dell'evangelizzazione verso gli emigrati, si tratti di migrazione interna o verso Paesi stranieri.

È questo un settore di particolare importanza nella situazione sociologica del nostro Paese; l'azione pastorale dovrebbe seguire gli emigrati sia nel luogo in cui si sono trasferiti per necessità di lavoro, sia nel luogo d'origine, dove ritornano periodicamente per le ferie o le visite ai parenti.

Tale azione pastorale è particolarmente delicata e impegnativa per quanto riguarda i sacramenti dell'iniziazione cristiana per i figli degli emigrati e, quindi, la doverosa catechesi che ne deve precedere e accompagnare la celebrazione; s'impone quindi un lavoro armonicamente concordato tra i pastori direttamente interessati, e da tutti poi metodicamente condotto.

112. - Anche la situazione dei carcerati deve essere opportunamente puntualizzata e seguita; non di rado, proprio nell'ascolto della parola di Dio e nella pratica sacramentale il carcerato ritrova quella serenità e quel desiderio di ripresa, che gli sono tanto necessari per un dignitoso reinserimento nella società.

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