Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XXXIX

I. Per quale motivo è detto: « Alla mia cavalleria … » e con quale « ordine » la sposa avanza

1. Ai miei destrieri tra i cocchi del Faraone ti ho paragonata, o amica mia ( Ct 1,8 ).

Prima di tutto, da queste parole veniamo a sapere con piacere che nei Padri antichi vi è stato un tipo della Chiesa, e i sacramenti della nostra salvezza sono stati presignificati nell’uscita di Israele dall’Egitto, e in quel duplice mirabile servizio reso dal mare, che forniva al popolo di Dio un passaggio e al nemico la vendetta, veniva evidentemente adombrata la grazia del battesimo che salva gli uomini e sommerge i crimini.

Tutti, dice san Paolo, attraversarono il mare, e tutti, in rapporto a Mosè, furono battezzati nella nube e nel mare ( 1 Cor 10,1-2 ).

Ma bisogna che seguiamo l’ordine del testo, come siamo soliti fare, e uniamo le parole che seguono a quelle che precedono, e così infine ne caviamo, se ci riesce, qualche cosa di buono, che ci aiuti a migliorare i nostri costumi.

Pertanto, dopo che la presunzione della sposa è stata repressa da un duro e austero rimprovero, affinché non rimanesse troppo nella tristezza, le vengono ricordati alcuni benefici già ricevuti, e promessi altri che non ha ancora ricevuto, e di nuovo viene detta bella e chiamata amica.

« Per il fatto che ti ho parlato con durezza, amica mia, non ti venga sospetto che io abbia per te odio o rancore: infatti quei doni stessi con cui ti ho onorata e ornata sono segni evidenti del mio amore per te.

Né intendo affatto ritirarli, anzi, ve ne aggiungerò di maggiori ».

Ovvero: « Non avere a male, amica mia, di non ricevere adesso quello che chiedi, tu che hai già ricevuto tanti favori da me: e ne riceverai ancora di più grandi se camminerai nei miei precetti, e persevererai nel mio amore ».

Questo per il seguito della lettera.

2. E ora vediamo quali sono i doni che ricorda di averle fatto.

Innanzi tutto l’ha paragonata alla sua cavalleria tra i cocchi del Faraone, liberandola dal giogo del peccato, mortificando tutte le opere della carne, come Israele fu liberata dalla schiavitù d’Egitto, mentre tutti i carri del Faraone vennero rovesciati e sommersi nel mare.

E questo è un atto di grandissima misericordia, della quale anch’io, se volessi gloriarmi, non sarei insipiente, perché direi la verità.

Confesso e confesserò: Se il Signore non fosse mio aiuto, in breve io abiterei nel regno del silenzio ( Sal 94,17 ).

Non sono ingrato, non l’ho dimenticato: Canterò senza fine le grazie del Signore ( Sal 89,1 ).

Fin qui quello che riguarda la sposa si adatta anche a me.

Per il rimanente essa, dopo essere stata per singolare degnazione, liberata, viene scelta come amica, ornata come sposa del Signore, ma per il momento solo sulle guance e sul collo.

Le vengono inoltre promessi come gioielli collane d’oro, perché preziose, ma filettate d’argento, per maggiore bellezza.

A chi non piacerà assai quest’ordine dei doni?

Prima viene, con grande misericordia, liberata, poi con pari degnazione amata, in terzo luogo viene benignamente lavata e purificata, e in ultimo le si promette un ottimo ornamento.

3. Non dubito che alcuni tra voi riconoscono in se stessi quello che stiamo dicendo, e, ammaestrati dalla propria esperienza, precorrono nel comprendere.

Ma in verità, memore di quel versetto: La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici ( Sal 119,130 ), per questi piccoli e semplici credo opportuno spiegare un po’ più ampiamente queste cose.

Benigno è infatti lo spirito di sapienza, e a lui piace il dottore benigno e diligente, che si preoccupa di dare in tal modo soddisfazione ai capaci, da non ricusare di tener conto delle esigenze dei meno dotati.

E poi coloro che mi illustrano, avranno la vita eterna ( Sir 24,31 ), dice la stessa Sapienza, e io non vorrei essere privato di questo premio.

Però anche qui le cose che sembrano facili e piane, talora nascondono tali sensi, che non sarebbe inutile spiegare con maggior diligenza a coloro stessi che sembrano più perspicaci.

II. Come l’anima è paragonata alla moltitudine della « cavalleria »

4. Ma vediamo ora il paragone preso dal Faraone e il suo esercito e la cavalleria del Signore.

Il paragone non è tra i due eserciti, ma è preso da essi, quale rapporto infatti vi può essere tra la luce e le tenebre, e quale collaborazione tra un fedele e un infedele? ( 2 Cor 6,14-15 ).

Ma tra l’anima santa e la cavalleria del Signore c’è la similitudine, come tra Faraone e il demonio e i loro rispettivi eserciti.

Né ti stupirai che una sola anima è assimilata a una moltitudine di cavalieri, se rifletti che in una sola anima, che sia veramente santa, vi sono palestre, di innumerevoli virtù: quanto ordine negli affetti, quanta disciplina nei costumi, quale armatura nelle orazioni, quanta forza nelle azioni, quanto terrore nello zelo, quanta, infine, assiduità negli scontri con il nemico, e quale frequenza di trionfi!

E poi andando avanti si legge: Terribile come schiere a vessilli spiegati ( Ct 6,3 ).

E ancora: Che cosa vedrai, dice, nella Sulammita, se non cori militari? ( Ct 7,1 ).

Ovvero, se non ti piace questo, sappi che una tale anima non è mai senza scorta di angeli che la custodiscono, che sono gelosi di lei di una gelosia divina, solleciti di custodirla e presentarla come vergine casta a Cristo suo Sposo.

E non dire in cuor tuo: « Dove sono? Chi li ha visti? ».

Li ha visti il Profeta Eliseo, il quale con la preghiera ha ottenuto che li vedesse anche Giezi.

Tu non li vedi perché non sei Profeta, né servo di Profeta.

Li vide il Patriarca Giacobbe e disse: Questi sono gli accampamenti di Dio ( Gen 32,2 ).

Li vide anche il Dottore delle genti, il quale diceva: Non sono forse tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza? ( Eb 1,14 ).

5. Sorretta dunque dal ministero degli angeli e circondata dalle schiere celesti, la sposa avanza come la cavalleria del Signore, quella cavalleria che un giorno, con stupendo miracolo del divino aiuto, trionfò contro i cocchi del Faraone.

Se infatti osservi bene, troverai che quelle meraviglie che furono allora compiute, si ripropongono qui alla tua ammirazione.

Anzi, ora il miracolo è più stupendo, perché le cose che allora corporalmente precedettero come figure, si compiono qui spiritualmente.

Non ti sembra infatti un’impresa molto più grande e gloriosa sconfiggere il diavolo che il Faraone e debellare le potestà dell’aria più che rovesciare i cocchi del Faraone?

Là si è combattuto contro la carne e il sangue, qui contro i Principati e le Potestà, contro i reggitori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti celesti della nequizia ( Ef 6,12 ).

E considera con me le singole parti del raffronto.

Là il popolo fu fatto uscire dall’Egitto, qui l’uomo viene salvato dal secolo; là viene prostrato il Faraone, qui il demonio; là vengono rovesciati i cocchi del Faraone, qui vengono sommersi i desideri carnali che combattono contro l’anima; quelli nei flutti, questi nelle lacrime: marini quelli, amare queste.

Penso che anche adesso se i demoni incontrassero un’anima tale griderebbero: Fuggiamo di fronte a, Israele, perché il Signore combatte per lui ( Es 14,25 ).

III. Descrive i tre principi del faraone, i loro cani e i loro addobbi a mo’ di esempio

Vuoi che ti indichi con i loro nomi alcuni dei principi del Faraone, e ti parli dei cocchi, di modo che da questi tu possa da te stesso trovare gli altri, se ve ne sono?

Un grande principe spirituale, e pertanto invisibile, del re di Egitto è la Malizia, un altro grande è la Lussuria, un altro grande è l’Avarizia.

E questi hanno i loro confini sotto il loro re, secondo che sono stati assegnati a ciascuno.

Cosi la Malizia domina in tutta la regione dei malefici e dei delitti; la Lussuria presiede a tutte le immondizie e turpitudini della carne, l’Avarizia ha il principato nel campo della rapina e della frode.

6. Considera ora quali cocchi abbia fornito il Faraone a questi suoi principi per correre dietro al popolo di Dio.

La Malizia ha un cocchio con quattro ruote: la Crudeltà, l’Impazienza, l’Audacia e l’Impudenza.

Questo cocchio è infatti molto veloce e adatto a spargere sangue in quanto né si ferma davanti all’innocenza, né viene ritardato dalla pazienza, né frenato dal timore, né inibito dal pudore.

Ed è trainato da due pericolosi cavalli, prontissimi a ogni strage: la terrena Potenza e la Pompa secolare.

Questa quadriga della Malizia corre assai velocemente, mentre da una parte subisce gli effetti della Potenza che la spinge a mettere in opera i suoi maliziosi progetti, dall’altra ha l’approvazione della Pompa che plaude alle perpetrate scelleratezze, di modo che si adempie quello che sta scritto: Il peccatore viene lodato nei desideri del suo cuore, e l’iniquo è benedetto ( Gv 15,25; Sal 10,2 ).

E altrove dice ancora la Scrittura: Questa è l’ora vostra, è l’impero delle tenebre ( Lc 22,53 ).

Guidano poi i due cavalli due cocchieri, il Gonfiore e il Livore.

Il Gonfiore guida la Pompa, il Livore la Potenza.

Colui infatti che si gonfia nel suo cuore, rapidamente viene portato dall’amore delle diaboliche pompe.

Chi invece sta fermamente compresso dal timore, modesto per la sua gravità, solido nell’umiltà, sano per la sua purità, non viene portato via facilmente da quest’aura di vanità.

Cosi il giumento della terrena Potenza, non è forse guidato dall’invidia, e spinto di qua e di là da una specie di speroni del Livore che sono il sospetto di decadimento e la paura di soccombere?

Una cosa infatti è sospettare un successore, e un’altra temere un invasore.

Da questi stimoli la Potenza terrena è continuamente agitata.

Questo per quanto riguarda il cocchio della Malizia.

7. Il cocchio invece della Lussuria scorre sulle quattro ruote dei seguenti vizi: l’Ingordigia del ventre, la Libidine sessuale, la Mollezza delle vesti e la Rilassatezza dell’ozio e del sonno.

È trainato anch’esso da due cavalli, la Prosperità della vita e l’Abbondanza delle sostanze, e questi due cavalli sono guidati da due cocchieri, il Torpore dell’ignavia e l’infida Sicurezza, poiché l’Abbondanza scioglie l’ignavia, e secondo la Scritturala prosperità degli stolti è causa della loro rovina ( Pr 1,32 ), non per altro motivo certamente se non perché li rende malamente sicuri.

E quando diranno: pace e sicurezza, allora li colpirà d’improvviso la rovina ( 1 Ts 5,3 ).

Costoro non hanno speroni né fruste, ma in cambio hanno ombrelli per far ombra e ventagli per fare fresco.

Pertanto l’ombrello è la Dissimulazione, che fa ombra e protegge dall’ardore delle preoccupazioni.

È proprio infatti di un’anima molle e delicata dissimulare anche le preoccupazioni necessarie, e per non sentire il bruciore delle sollecitudini, nascondersi al riparo della Dissimulazione.

Ventaglio invece è l’Effusione, che porta il vento dell’adulazione.

Gonfi sono infatti i lussuriosi e comprano con oro il vento della bocca di chi li adula.

E di questo basta.

8. Anche l’Avarizia corre sulle ruote di quattro vizi, che sono la Pusillanimità, la Disumanità, il Disprezzo di Dio, la Dimenticanza della morte.

I giumenti che la tirano sono la Tenacia e la Rapacità, e a questi due presiede un solo cocchiere, la Brama di avere.

La sola Avarizia infatti, non sopportando di avere parecchi servitori, si contenta di uno solo.

Ma questi è molto pronto nel compito assegnatogli, e infaticabile nell’eseguirlo, e nello spronare i giumenti che tirano usa fruste asprissime, che sono la Cupidigia nell’acquistare e il Timore di perdere.

IV. I nomi dei restanti principi del Faraone, e come da questi principi spirituali Israele sia liberato

9. Vi sono anche altri principi del re di Egitto, provvisti anch’essi dei loro cocchi nella spedizione del loro padrone, come la Superbia, che è uno dei principi maggiori, come l’Empietà, nemica della fede, che tiene anch’essa un posto importante nella casa e nel regno del Faraone, e molti altri ancora di ordine inferiore, satrapi e cavalieri innumerevoli nell’esercito del Faraone; lascio a voi di cercare i loro nomi e uffici, nonché le armi e l’apparecchio bellico, affinché vi esercitiate nei vostri studi.

L’invisibile Faraone, scorazzando ovunque tramite questi forti principi e i loro cocchi con tutte le forze di cui dispone, infuria in tutta la famiglia del Signore con fare da tiranno, e con essi, anche ai nostri giorni, insegue Israele che esce dall’Egitto.

Ma questa, né trasportata su cocchi, né protetta dalle armi, rafforzata dalla sola mano del Signore canta sicura: Voglio cantare in onore del Signore, perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere ( Es 15,1 ).

E ancora: Chi si vanta dei carri e dei cavalli, noi siamo forti nel nome del Signore nostro Dio ( Sal 20,8 ).

Tutto questo abbiamo detto per spiegare il paragone addotto della cavalleria del Signore e dei cocchi del Faraone.

10. Inoltre la sposa viene chiamata amica.

Lo Sposo infatti, anche prima della liberazione, era amico: se no non avrebbe liberato colei che non amava; ma quella con il beneficio della liberazione, è stata presentata per essere sua amica.

Senti come lo confessa: Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è stato Lui che per primo ci ha amati ( 1 Gv 4,10 ).

Mi ricordo ora di Mosè e della donna Etiope, e riconosco prefigurato fin da allora in essi, lo sposalizio tra il Verbo e l’anima peccatrice, e cerco di discernere, nella considerazione di questo soavissimo sacramento, se sia più dolce l’estrema benignità della degnazione del Verbo, o l’inestimabile gloria dell’anima, o l’insperata fiducia donata al peccatore.

Ma Mosè non ebbe il potere di mutare la pelle della donna etiope, Cristo poté farlo.

Segue infatti: Belle sono le tue guance, come di tortora ( Ct 1,9 ).

Ma riserviamo questo a un altro sermone, affinché prendendo sempre con avidità quelle cose che ci vengono servite dalla mensa dello Sposo, diventino sulla nostra bocca materia di lode e gloria per lui.

Gesù Cristo nostro Signore, che è Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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