Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone LXXV

I. Con quali applicazioni si dice: « Sul mio giaciglio ecc. » e perché il ritrovamento è dissimulato

1. Sul mio giaciglio durante le notti ho cercato colui che l’anima mia ama ( Ct 3,1 ).

Il diletto non è tornato alla voce e al desiderio della sposa che lo richiamava.

Perché? Perché cresca il desiderio, perché sia provato l’affetto, perché sia esercitato l’impegno dell’amore.

In realtà si tratta di dissimulazione, non di indignazione, ma resta la possibilità di cercarlo per vedere se, cercato, si lasci trovare colui che chiamato non è venuto, come dice il Signore: Chiunque cerca trova ( Mt 7,8 ).

Ora la parola del richiamo è questa: Ritorna, sii simile o mio diletto alla capriola e al cerbiatto ( Ct 2,17 ).

Non essendo ritornato a questo richiamo, certamente per quelle ragioni che abbiamo addotte, la sposa che ama ha sentito crescere in sé il desiderio, e si è data con tutta avidità a cercarlo, e prima di tutto lo cerca sul suo giaciglio, ma non lo trova.

Allora si alza, gira per la città, passa e ripassa per le piazze e per le strade, ma non lo incontra, né lo scorge.

Vengono interrogati quelli che possono averlo incontrato, ma non se ne ricava nulla di certo.

Questa ricerca senza esito non si compie una sola volta in una sola notte, poiché dice la sposa: L’ho cercato durante le notti.

Che cosa significa questo desiderio e questo ardore che la spinge ad alzarsi di notte, e senza vergognarsi del pubblico, a percorrere la città, a informarsi apertamente qua e là del diletto, senza lasciarsi distogliere per nessuna ragione dal perseguire le sue tracce, non badando a difficoltà, non trattenuta dall’amore del normale riposo, non dalla verecondia di sposa o dal timore della notte?

E tuttavia in tutte queste ricerche il suo desiderio è rimasto frustrato.

Perché mai? A che cosa fa pensare questa pertinace e diuturna frustrazione, nutrice di tedio, fornite di sospetti, istigatrice di impazienza, matrigna dell’amore, madre della disperazione?

Se c’è ancora dissimulazione è troppo molesta.

2. Passi una pia e utile dissimulazione fino a che si trattava di chiamare e richiamare lo Sposo.

Ma ora, quando cercato, e cercato in tale maniera, a che cosa può servire la dissimulazione?

Se si tratta di sposi carnali e di amori vergognosi, come l’esterna apparenza della lettera potrebbe indurre a credere, a me non interessa affatto anche se a loro succedono tali cose: ci pensino loro, ma se devo rispondere e dare soddisfazione, per quel poco che posso, alle menti e agli affetti di anime che cercano Dio, io devo cavare dalla Sacra Scrittura, nella quale confidano di avere la vita, qualche cosa di tanto più vitale quanto più spirituale, perché ne mangino i poveri e ne siano saziati, e i loro cuori abbiano vita.

E chi è così vita dei cuori come il Signore mio Gesù, del quale diceva uno che di lui viveva: Quando apparirà Cristo vita vostra, allora sarete glorificati con lui ( Col 3,4 )?

Egli, dunque, venga in mezzo a noi, perché anche a noi si possa dire in verità: Sta in mezzo a voi uno che voi non conoscete ( Gv 1,26 ).

Sebbene io non sappia come possa essere sconosciuto lo Sposo Spirito a uomini spirituali, i quali abbiano talmente progredito nello Spirito da poter dire con il Profeta: Spirito davanti alla nostra faccia è Cristo Signore ( Lam 4,20 secondo i LXX ).

E con l’Apostolo: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne ora non lo conosciamo più così ( 2 Cor 5,16 ).

Non è forse lui che la sposa cercava? Questi è veramente Sposo, amante e amabile.

Questi, dice, è veramente Sposo, come la sua carne è veramente cibo e il suo sangue è veramente bevanda, e tutto quello che è di lui veramente è, essendo egli non altro che la stessa verità.

3. Ma come mai questo Sposo ricercato non si trova, anche quando è cercato con zelo e alacrità, ora sul giaciglio, ora nelle città o anche nelle piazze e nelle strade, mentre egli dice: Cercate e troverete, e chi cerca trova? ( Mt 7,7-8 ).

E il Profeta dice a lui: Sei buono, o Signore, per l’anima che ti cerca ( Lam 3,25 ), e così il santo Isaia: cercate il Signore mentre si può trovare ( Is 55,6 ).

Come si adempiranno le Scritture?

Colei, infatti, che qui lo cerca non è una di quelle alle quali egli dice: Mi cercherete e non mi troverete ( Gv 7,34 ).

II. Sono tre le cause per le quali coloro che cercano sono delusi: il tempo, la tiepidezza, il luogo

Ma badate come vi sono tre motivi per cui quelli che cercano di solito non trovano: quando cioè non cercano nel tempo, o nel modo, o nel luogo debito.

Se, infatti, ogni tempo è adatto per cercare perché mai dice il citato Profeta: Cercate il Signore mentre si può trovare?

Vuol dire certamente che c’è un tempo in cui non è possibile trovarlo; e perciò aggiunge di invocarlo mentre è vicino ( Is 55,6 ), perché capiterà che non sia più vicino.

Da chi, dunque, allora non sarà cercato?

Davanti a me, dice, si piegherà ogni ginocchio, ecc. ( Is 45,24 ).

Né tuttavia sarà trovato dagli empi che dagli Angeli incaricati della vendetta saranno allontanati e tolti perché non vedano la gloria di Dio.

Invano grideranno anche le vergini stolte: non uscirà affatto da loro e la porta resterà chiusa.

Ritengano pertanto esse come detto a sé: Mi cercherete e non mi troverete ( Gv 7,34 ).

4. Del resto ora è il tempo favorevole, ora sono i giorni della salvezza: tempo veramente adatto per cercare e invocare, quando per lo più anche prima che sia invocato si sente che è presente.

Senti quello che promette: Prima che mi invochiate dirò: eccomi ( Is 65,24, come è stato citato nel Prologo della Regola di S. Benedetto ).

Conosceva questa benignità e l’opportunità del tempo, che è questo, colui che diceva nel Salmo: tu accogli Signore il desiderio dei poveri, rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio ( Sal 10,17 ).

Che se con le buone opere si cerca il Signore, mentre abbiamo il tempo operiamo il bene verso tutti, specialmente perché il Signore annunzia apertamente che verrà nella notte, quando nessuno può più operare.

Allora troverai tu un altro tempo nei futuri secoli per cercare Dio e per operare il bene, oltre questo tempo presente che Dio ti ha stabilito, e nel quale si ricordi di te?

E sono perciò giorni della salvezza, perché in questi lo stesso Dio nostro re ha operato la salvezza sulla terra ( Sal 74,12 ).

5. Va’, dunque, tu, e in mezzo alla geenna aspetta la salvezza che è già stata operata sulla terra.

Come ti sogni di poter meritare tra gli ardori sempiterni, quando sarà ormai passato il tempo della misericordia?

Non resta più una vittima per i peccati a chi è morto per i peccati.

Non viene nuovamente crocifisso il Figlio di Dio: è morto una volta sola, ormai non muore più.

Non discende agli inferi il sangue che è stato versato sulla terra.

Ne hanno bevuto tutti i peccatori della terra; non ne resta per i demoni, per spegnere il loro fuoco; e neppure per gli uomini compagni dei demoni.

Una volta sola è scesa laggiù non il sangue, ma l’anima; e questa fu la porzione di coloro che erano in carcere.

Una sola visita che fu fatta allora, quando il corpo pendeva esanime sulla terra.

Il sangue ha irrigato la terra, il sangue ha bagnato la terra e l’ha inebriata; il sangue ha rappacificato le cose che sono sulla terra e quelle che sono nel cielo, ma non quelle che sono presso gli inferi, fatta eccezione di quella sola volta in cui, come ho detto, l’anima di Cristo vi discese e vi operò in parte la redenzione, per non restare neppure in quel momento senza opere di pietà, ma non lo farà più in avvenire.

Dunque, adesso è il tempo favorevole e adatto a cercare, nel quale veramente chi cerca trova, a condizione che cerchi dove e come si deve.

E questa è una delle cause per cui quelli che cercano lo Sposo non lo trovano, quando cioè non lo cercano nel tempo opportuno.

Ma questa non riguarda la sposa, la quale invoca e cerca in tempo giusto.

E neanche essa lo cerca con tiepidezza e negligenza o per pura formalità, ma lo cerca veramente con cuore ardente e infaticabilmente, veramente come conviene.

III. In questo passo si dice che la causa del mancato ritrovamento è stato il luogo

6. Resta che vediamo la terza ragione, che cioè non si cerchi dove si deve.

Nel mio giaciglio ho cercato colui che l’anima mia ama.

Forse non era da cercarsi nel giaciglio, ma nel letto, colui per il quale tutta la terra è angusta?

Ma non mi dispiace il giaciglio perché lo conosco piccolo: Ci è nato un bambino ( Is 9,6 ).

Esulta tu e loda, casa di Sion, perché grande in mezzo a te è il santo di Israele ( Is 12,6 ).

Ma lo stesso Signore che è grande in Sion presso di noi è un bambino, presso di noi si è visto debole, bisognoso di giacere come un bambino, di giacere in un piccolo letto come infermo.

Non fu un piccolo letto l’utero della Vergine?

Il seno, infatti, del grande Padre non è un piccolo letto, ma un letto e un letto grande, del quale dice al Figlio: Dal seno prima dell’aurora io ti ho generato ( Sal 110,3 ).

Sebbene non sia da ritenere degnamente neppure un letto quel seno, che è luogo di reggitore più che di uno che giace.

Restando, infatti, nel Padre regge con il Padre tutte le cose.

E, infine, la fede certa ci presenta il Figlio non che giace, ma che siede alla destra del Padre; ed egli dice che il cielo è la sua sede, non il suo letto, perché tu sappia che in casa sua, cioè nei cieli, egli non ha dei sollievi per la sua infermità, ma delle insegne di potestà.

7. Giustamente, pertanto, la sposa parlando di letto dice « il suo » perché tutto ciò che in Dio c’è di debole, è chiaro che non proviene da lui, ma dalla nostra natura.

Da noi ha assunto la natura umana per soffrire per noi: per noi è nato, fu allattato, morì, fu sepolto.

È mia la mortalità del nato, mia la fragilità del pargolo, mio lo spirare del crocifisso, mio il sonno del sepolcro, tutte cose che sono passate, ed ecco ora tutto è nuovo.

Nel mio giaciglio ho cercato colui che l’anima mia ama.

E che? Cercavi nel tuo giaciglio colui che era tornato alla sua sede?

Non avevi visto il Figlio dell’uomo salire dove era prima?

Ormai ha cambiato la tomba e la stalla con il cielo, e tu ancora lo cerchi sul tuo giaciglio?

È risorto, non è qui.

Come cerchi nel letto colui che è il forte, nel piccolo letto il grande, il glorificato nella stalla?

È entrato nella potenza del Signore, si è rivestito di splendore e di fortezza; ed eccolo che siede sui Cherubini, lui che giacque sotto la pietra della tomba.

Da ora però non giace più ma siede; e tu gli prepari l’occorrente per giacere?

E per dire tutta la verità, ora o siede per giudicare, o sta in piedi per recare aiuto.

8. Così voi, o buone donne, perché vi alzate di buon mattino?

Per chi comprate aromi e preparate unguenti?

Se sapeste quanto sia grande questo morto, che pure è libero tra i morti, che voi andate ad ungere, forse voi chiedereste piuttosto di essere unte da lui.

Non forse lui il suo Dio ha unto con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali?

Beate sarete voi se, tornando, vi potrete gloriare dicendo: Dalla pienezza di lui anche noi abbiamo ricevuto ( Gv 1,16 ).

E in realtà è avvenuto così: tornano realmente unte quelle che erano venute per ungere.

Come non unte dalla notizia così lieta della nuova e odorosa resurrezione?

Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di pace, un lieto annunzio di bene! ( Rm 10,15 ).

Mandate dall’Angelo fanno opera di evangeliste, e divenute apostole degli Apostoli, mentre si affrettano ad annunziare nel mattino la misericordia del Signore dicono: Siamo corse all’odore dei tuoi unguenti ( Ct 1,4 ).

Dunque, da allora in poi inutilmente lo Sposo è stato cercato nel giaciglio, perché anche se la Chiesa l’aveva conosciuto secondo la carne, cioè secondo l’infermità della carne, ora però non lo conosce più così.

Infine, fu cercato dopo da Pietro e Giovanni ugualmente nel sepolcro, ma non fu trovato.

Vedi ora se ciascuno di costoro abbia potuto dire, applicandosi a proposito la parola della sposa: Ho cercato nel mio giaciglio colui che l’anima mia ama; l’ho cercato e non l’ho trovato.

Infatti, prima di andare al Padre la carne che non era dal Padre per la gloria della risurrezione depose ogni infermità, si cinse di potenza, si rivestì di luce come di un vestito, cioè si ornò di quella gloria con cui era conveniente che si presentasse agli occhi del Padre.

IV. Perché è detto: « Colui che l’anima mia ama » e quali sono le notti nelle quali ha cercato lo Sposo

9. Molto a proposito la sposa non dice « colui che io amo », ma colui che l’anima mia ama, perché veramente e propriamente appartiene all’anima quella dilezione con cui ama spiritualmente qualche cosa, Dio, per esempio, o un Angelo, un’anima.

Ma anche amare la giustizia, la verità, la pietà, la sapienza e le altre virtù è la stessa cosa.

Poiché, quando l’anima ama qualche cosa secondo la carne, o piuttosto l’appetisce, come il cibo per esempio, il vestito, il dominio e altre simili cose corporali e terrene, è un amore piuttosto della carne che non dell’anima.

E per questo la sposa, con espressione meno usuale ma molto propriamente dice che l’anima sua ama lo Sposo, mostrando in tal modo che lo Sposo è Spirito e che ella ama di un amore spirituale, non carnale.

E dice bene di averlo cercato durante le notti.

Poiché se, come dice Paolo, coloro che dormono dormono di notte, e quelli che sono ubriachi lo sono di notte ( 1 Ts 5,7 ), così si può dire, penso, quelli che ignorano Cristo, di notte lo ignorano, e perciò quelli che lo cercano lo cerchino di notte.

Chi infatti cerca uno che ha già presente?

Ora, il giorno rivela quello che la notte nasconde, e così di giorno tu trovi quello che cercavi di notte.

Notte è, infatti, per tutto il tempo in cui si cerca lo Sposo, perché se fosse giorno uscirebbe fuori e non sarebbe affatto cercato.

E di questo basta; sennonché, forse l’aver usato « notti » al plurale indica qualche cosa da cercare ancora.

10. E a me sembra, se non si ha un’altra interpretazione migliore, che questa ne sia la ragione.

Questo mondo ha le sue notti, e non poche.

Che dico che il mondo ha le notti?

Esso è quasi tutto una notte, ed è sempre tutto immerso nelle tenebre.

È notte la giudaica perfidia, notte l’ignoranza dei pagani, notte la malizia degli eretici, notte anche la condotta carnale e animale di certi cattolici.

Non è forse notte dove non si percepiscono le cose dello Spirito di Dio?

E anche presso gli eretici e gli scismatici quante sono le sette, altrettante le notti.

Invano, durante queste notti, cercate il sole di giustizia e la luce della verità, vale a dire lo Sposo, perché non vi è alcuna società tra la luce e le tenebre.

Ma qualcuno dirà che la sposa non è tanto stolta o cieca da cercare la luce nelle tenebre, da cercare il diletto presso gli ignoranti e quelli che non lo amano.

Quasi che dica di cercarlo adesso nelle notti e non piuttosto di averlo cercato.

Non dice « lo cerco » ma ho cercato nelle notti colui che l’anima mia ama, e questo è il senso: quando era bambina aveva gusti da bambina, pensieri da bambina, e cercava la verità dove non era, errando e non trovando, secondo il detto del Salmo: come pecora smarrita andai errando ( Sal 119,176 ).

E infine ricorda che era ancora nel giaciglio, perché ancora fragile per l’età e bambina per i sentimenti.

11. Se invece intendi in questa maniera: nel mio giaciglio sottintendi « stando » o « giacendo » ho cercato colui che l’anima mia ama.

Non l’ho cercato nel letto, ma stando nel mio letto l’ho cercato; ossia, quando ancora ero inferma e invalida e affatto capace di seguire lo Sposo ovunque va, di seguirlo nelle cose ardue e sublimi, incontrai molti i quali conoscendo il mio, desiderio mi dicevano: Ecco, Cristo è qui, ecco è là ( Mc 13,21 ); e non era né qui, né là.

Ho incappato in costoro e non con mio danno.

Poiché, quanto più mi avvicinai ed esplorai con maggiore diligenza, tanto più presto e sicuramente conobbi che presso di loro non era affatto la verità.

Ho, infatti, cercato e non ho trovato, e compresi che erano notti quelli che si chiamavano giorni.

12. E dissi: Mi alzerò e farò il giro della città, per le strade e per le piazze cercherò colui che l’anima mia ama.

Vedi adesso che giace colei che dice: Mi alzerò: Bene davvero.

Come non alzarsi quando ho saputo della risurrezione del diletto?

Del resto, o beata, se sei risorta con Cristo devi pensare alle cose di lassù, non alle cose terrene, ma è necessario cercare in su Cristo, dove siede alla destra del Padre.

Ma farò il giro della città, dici. A che pro?

In giro camminano gli empi ( Sal 12,9 ).

Lascia questo ai Giudei, ai quali il loro Profeta ha vaticinato che patiranno la fame come cani e si aggireranno per la città ( Sal 59,7 ).

E se entrerai nella città ecco gli orrori della fame ( Ger 14,18 ), come dice un altro Profeta, il che non sarebbe se vi fosse stato in essa il pane della vita.

È risorto dal seno della terra, ma non restò sulla terra.

Ascese dove era prima.

Poiché colui che discese è lo stesso che è asceso, pane vivo che è disceso dal cielo e che è egli medesimo lo Sposo della Chiesa Gesù Cristo nostro Signore, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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