Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone LXXXIV

I. Un gran bene sia cercare Dio, e a questo l’anima è prevenuta dallo Sposo quando la volontà viene ispirata

1. Nel mio lettuccio per notti cercai l’amato dell’anima mia ( Ct 3,1 ).

È un gran bene cercare Dio, io non lo considero secondo a nessuno dei beni dell’anima.

È il primo tra i doni, ultimo nei profitti.

Non si aggiunge a nessuna virtù, non lascia il posto a nessuna di esse.

A quale virtù si pub aggiungere se nessuna lo precede?

A quale è inferiore, essendo piuttosto la perfezione di tutte?

Quale virtù, infatti, vi può mai essere in colui che non cerca Dio, o quale è la misura della ricerca di Dio?

Cercate, dice, sempre il suo volto ( Sal 105,4 ).

Penso che neanche quando sarà stato trovato si cesserà di cercarlo.

Non con passi materiali, ma Dio si cerca con il desiderio.

E certamente non diminuisce l’acutezza del santo desiderio il fatto di averlo felicemente trovato, ma anzi io dilata.

La consumazione della gioia è forse la distruzione del desiderio?

È piuttosto un olio per esso: esso è, infatti, una fiamma.

È così. Sarà colmata la letizia, ma non ci sarà fine per il desiderio, e per questo non si cesserà di cercare.

Ma tu pensa, se puoi, a questa ricerca appassionata che non viene meno, e a questo desiderio che non rende ansioso: uno viene dalla presenza, l’altro è escluso dall’abbondanza.

2. Ora vedete perché ho promesso queste cose.

Affinché ogni anima tra di voi che cerca Dio non cambi in un grande male un grande bene, e conosca di essere stata prevenuta in lui, e cercata prima che essa lo cercasse.

Così, infatti, da grandi beni sono soliti nascere mali non meno grandi quando, resi illustri dai beni del Signore, usiamo di questi doni come se non li avessimo ricevuti e non diamo gloria a Dio.

E così quelli che sembravano grandi per la grazia ricevuta, per non avere reso grazie a Dio vengono da lui reputati minimi.

Ma io vi risparmio.

Ho usato le parole più modeste con il massimo e con il minimo; ma quello che sento non l’ho espresso.

Non ho chiarito bene la differenza, ma metterò a nudo le cose: avrei dovuto dire ottimo e pessimo, perché certamente uno diventa tanto più pessimo quanto più era ottimo, se ciò per cui è ottimo lo attribuisce a sé.

Questa è pessima cosa.

E se uno dice: Per carità!

Io lo riconosco: Sono quello che sono per grazia di Dio ( 1 Cor 10,15 ), ma poi cerca di acquistarsi un po’ di gloria per la grazia che ha ricevuto, non è costui un ladro e un brigante?

Uno che è cosa si sentirà dire: Dalla tua bocca ti giudico, servo malvagio ( Lc 19,22 ).

Che c’è di più malvagio del servo che si usurpa la gloria del suo Signore?

3. Nel mio lettuccio per notti ho cercato l’amato dell’anima mia.

L’anima cerca il Verbo, ma se prima è stata cercata dal Verbo.

Diversamente una volta uscita o cacciata dalla faccia del Verbo, il suo occhio non tornerà a vedere cose buone se non è cercata dal Verbo.

Quasi che la nostra anima sia un soffio che va e non ritorna se è lasciata a se stessa.

Senti come si lamenti e che cosa chieda un’anima profuga e andata fuori strada: Come pecora smarrita vado errando, cerca il tuo servo ( Sal 119,176 ).

O uomo, vuoi ritornare?

Ma se è questione di volontà, perché chiedi aiuto?

Perché vai mendicando altrove ciò di cui hai abbondanza.

È chiaro che vuole e non può; ed è un soffio che va e non ritorna, anche se è più lontano chi non vuole neppure.

Tuttavia non direi neanche che sia del tutto traviata o abbandonata quell’anima che desidera tornare e chiede di essere cercata.

Da dove infatti le viene questa volontà?

Se non sbaglio dal fatto che è già visitata e cercata dal Verbo, né questa è stata una vana ricerca in quanto ha influenzato la volontà, senza la quale il ritorno non era possibile.

Ma non basta essere cercata una volta sola; è tanto grande la debolezza dell’anima e tanta la difficoltà del ritorno.

Anche se vuole la volontà è a terra quando mancano le forze.

Poiché ho sì la volontà ma nella pratica non riesco a fare il bene ( Rm 7,18 ).

Che cosa chiede, dunque, colui che abbiamo citato dal salmo?

Certamente non altro che di essere cercato, e non lo chiederebbe se non fosse stato cercato, e non lo chiederebbe di nuovo se fosse stato cercato a sufficienza.

Perciò chiede: Cerca il tuo servo, affinché colui che ha dato il volere dia anche di portare a compimento, secondo la buona volontà.

II. A quale anima spetta cercare il Verbo e che cosa significhi essere ricercata dal Verbo; all’anima incombe questa necessità non al Verbo

4. A me, tuttavia, sembra che non si adatti a un’anima del genere questo passo, a un’anima cioè che non ha ancora ricevuto la seconda grazia, che vuole si, ma non è in grado di raggiungere l’amato dell’anima sua.

Come può, in fatti, adattarsi a una tale anima quello che segue: alzarsi, percorrere la città e cercare il diletto per le strade e le piazze, se ha bisogno essa stessa di essere cercata?

Faccia questo quella che può farlo; solamente si ricordi che prima di cercare è stata cercata, come è stata prima amata, e che da questo dipende il fatto che cerca e che ama.

Preghiamo anche noi, carissimi, perché presto ci vengano incontro queste misericordie, perché siamo troppo poveri; non lo dico di tutti noi.

So, infatti, che molti di voi camminano nell’amore con cui Cristo ci ha amati, e lo cercano nella semplicità del cuore.

Ma vi sono alcuni, lo dico con tristezza, che non ci hanno ancora mostrato in sé alcun indizio di questa così salutare anticipazione, e per questo neanche della loro salvezza; uomini che amano se stessi, non il Signore, e che cercano il proprio tornaconto, non l’interesse del Signore.

5. Ho cercato, dice la sposa, l’amato dell’anima mia.

A questo ti spinge la benignità di lui che ti previene, che ti ha cercato per primo, e per primo ti ha amato.

Tu non cercheresti affatto se prima non fossi stata cercata, né ameresti se non fossi stata amata prima.

Sei stata prevenuta, non in una sola ma in due benedizioni, l’amore e la ricerca.

L’amore è causa della ricerca, la ricerca è frutto dell’amore e ne dà anche la certezza.

Sei amata, perché non ti venga il sospetto di essere cercata per il supplizio; sei stata cercata perché non pensi di essere stata amata invano.

L’una e l’altra cosa che ti è dolce constatare ti hanno dato l’ardire e hanno cacciato il timore, convincendoti del suo ritorno e accendendo in te l’affetto.

Di qui lo zelo, di qui questo ardore nel cercare colui che l’anima tua ama, perché né avresti potuto cercarlo non essendo cercata, né ora, cercata, puoi non cercare.

6. Ma non dimenticare da dove sei arrivata qui.

E per riferire piuttosto a me quanto sto per dire è, infatti, casa più sicura sei tu, anima mia, che un bel giorno abbandonato il tuo primo Sposo con il quale ti eri trovata bene, sei venuta meno alla tua prima fede andandotene dietro ai tuoi amanti.

E ora, dopo aver trescato con loro a tuo piacimento, forse perché da loro sei stata disprezzata, osi impudentemente e sfrontatamente voler far ritorno a lui che superbamente hai disprezzato?

E che? Degna delle tenebre cerchi la luce e corri allo Sposo, degna di essere fustigata piuttosto che dei suoi baci?

C’è da stupirsi che tu non trovi un giudice invece di uno Sposo.

Felice colui che a questi rimproveri sentirà l’anima sua rispondere: « Non temo, perché amo, e non lo farei se non fossi amata. Pertanto sono anche amata ».

Nulla da temere per la diletta.

Temano quelle che non amano.

Queste non possono fare a meno di sospettare inimicizie dappertutto.

Ma io, amando, non posso dubitare di essere amata, più che non di amare.

Né posso temere il volto di colui del quale ho sentito l’affetto.

In che cosa? Nel fatto che egli ha cercato una come me, e mi ha amata, assicurandomi con questo di avermi cercata.

Come non gli risponderò nel cercarlo anche da parte mia, mentre gli corrispondo nell’affetto?

Si adirerà forse per essere cercato mentre anche disprezzato ha taciuto?

Anzi non disprezzerà colei che lo ricerca, lui che la cerca quando lo disprezza.

È benigno lo spirito del Verbo e preannuncia cose benigne per me, facendo presente e rendendomi persuasa circa lo zelo e il desiderio del Verbo che non può essere nascosto.

Scruta le profondità di Dio, consapevole di quei pensieri di pace e non di afflizione che pensa.

Come non sarei animata a cercarlo avendone sperimentata la clemenza, persuasa dei suoi pensieri di pace?

7. Fratelli, sentirsi suggerire questo equivale ad essere cercati dal Verbo, esserne persuasi equivale a trovarlo.

Ma non tutti capiscono questo.

Che cosa faremo per i nostri piccoli, parlo di quelli che sono principianti tra di noi, non insipienti però, poiché possiedono l’inizio della sapienza, vicendevolmente soggetti nel timore di Cristo?

Da dove dimostreremo loro, dico, che le cose stanno veramente così nella sposa, non avendo essi ancora sperimentato in se stessi tali cose?

Ma io li rimando a un tale a cui non potranno fare a meno di credere.

Leggano nel Libro quello che non credono succedere in un altro cuore, per il fatto che non lo vedono.

Sta scritto nei Profeti: Se un uomo ripudia la sua donna, che si allontana da lui e si unisce a un altro uomo, ritornerà egli mai da lei?

Forse che una simile donna non é tutta contaminata?

Ora tu hai fornicato con molti amanti; e tuttavia ritorna a me, dice il Signore, e io ti accoglierò ( Ger 3,1 ).

Sono parole del Signore, non è lecito non credervi.

Credano quelli che non ne hanno esperienza, perché per merito della fede conseguano un giorno il frutto dell’esperienza.

Penso di aver chiarito a sufficienza in che cosa consiste l’essere cercato dal Verbo, e quale sia questa necessità, non per il Verbo, ma per l’anima, solo quella che ha sperimentato queste cose le conosce più a fondo e con maggiore felicità.

Rimane da insegnare, nel seguente sermone, alle anime assetate, come cercare colui dal quale sono state cercate, o piuttosto impariamo da colei che in questo passo è descritta mentre cerca l’amato dell’anima sua, Sposo dell’anima Gesù Cristo nostro Signore, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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