Leggenda perugina

[1556] Una casa costruita dal comune

11. Quanto segue, accadde all'avvicinarsi di un Capitolo; a quei tempi ne veniva celebrato uno all'anno, presso Santa Maria della Porziuncola.

Il popolo di Assisi, considerando che i frati per grazia di Dio si erano moltiplicati e crescevano di giorno in giorno, notò che specialmente quando si riunivano tutti per l'assemblea capitolare, non avevano colà che una angusta misera casetta, coperta di paglia e dalle pareti fatte con vimini e fango: era la capanna che i frati si erano approntata quando erano venuti a stabilirsi in quel luogo.

Allora gli assisani, per delibera dell'arengo, in pochi giorni, con gran fretta e devozione murarono ivi una grande casa in pietra e calce, senza però il consenso di Francesco, che era assente.

Quando egli fu di ritorno da una provincia per partecipare al Capitolo, nel vedere quella casa rimase attonito.

Pensando che con il pretesto di quella costruzione, i frati avrebbero eretto o avrebbero fatto edificare case del genere nei luoghi dove già dimoravano o dove si sarebbero stabiliti più tardi, - poiché era sua volontà che la Porziuncola fosse sempre il modello e l'esempio di tutta la fraternità -, un giorno, prima che il Capitolo avesse fine, salì sul tetto di quella casa e ordinò ai frati di raggiungerlo poi cominciò insieme con loro a buttare giù le tegole, nell'intento di demolirla

Alcuni cavalieri di Assisi e altri cittadini erano presenti in rappresentanza del comune per il servizio d'ordine, al fine di proteggere quel luogo da secolari e forestieri affluiti da ogni parte e che si assiepavano fuori per vedere l'assemblea dei frati.

Notando che Francesco con altri frati avevano l'intenzione di diroccare l'edificio, subito si fecero avanti e dissero al Santo: « Fratello, questa casa è proprietà del comune di Assisi, e noi siamo qui in rappresentanza del comune.

Ti ordiniamo quindi di non distruggere la nostra casa ».

Rispose Francesco: « Va bene, se la casa è di vostra proprietà non voglio abbatterla ».

E subito scese dal tetto, seguito dai frati che vi erano saliti con lui.

Per questo motivo, il popolo di Assisi stabilì, e mantenne per lungo tempo tale decisione, che ogni anno il podestà in carica fosse obbligato alla manutenzione ed eventualmente ad eseguire lavori di riparazione di quell'edificio.

[1557] La casa fatta costruire dal ministro

12. In altra occasione, il ministro generale volle fosse costruita alla Porziuncola una piccola casa per i frati del luogo, dove potessero riposare e dire le Ore.

A quei tempi infatti tutti i frati e le nuove reclute dell'Ordine si dirigevano colà, e per questo i frati residenti nel posto erano molto disturbati quasi ogni giorno.

E per la moltitudine che vi affluiva non avevano un rifugio in cui riposare e dire le Ore, poiché dovevano cedere il posto agli ospiti.

Da ciò derivavano loro molti e continui disagi, giacché, dopo aver duramente lavorato, era loro quasi impossibile provvedere alle necessità del corpo e alla vita spirituale.

La casa era pressoché ultimata, quando Francesco fu di ritorno alla Porziuncola.

Al mattino egli udì, dalla celletta dove aveva riposato la notte, il chiasso dei frati intenti al lavoro, e ne restò stupito.

Interrogò il suo compagno: « Ma cos'è questo tramestìo? Cosa stanno facendo quei fratelli? ».

Il compagno gli riferì ogni cosa con esattezza.

Francesco fece chiamare immediatamente il ministro e gli disse: « Fratello, questo luogo è il modello e l'esempio di tutto l'Ordine.

Per tale ragione io voglio che i frati della Porziuncola sopportino per amore del Signore Dio disturbi e privazioni, piuttosto che godere tranquillità e consolazioni, affinché i frati che convengono qui da ogni parte riportino nei loro luoghi il buon esempio di povertà.

Altrimenti gli altri sarebbero incitati a costruire nei loro luoghi, scusandosi: " A Santa Maria della Porziuncola, che è il primo convento, si erigono abitazioni così.

Possiamo costruire anche noi, poiché non disponiamo di una dimora conveniente " ».

[1558] Non esiste una cella « mia! »

13. Soggiornava in un eremo un frate, uomo di grande spiritualità, al quale Francesco era intimo amico.

Considerando che, se il Santo fosse venuto nel romitaggio, non avrebbe trovato un ambiente adatto ove raccogliersi in orazione, egli fece apprestare, in un angolo solitario, ma non lontano dal luogo dei frati, una celletta, dove il Santo potesse pregare a suo agio quando capitasse colà.

E accadde, che, dopo non molti giorni, giunse Francesco, e quel frate lo condusse a vedere la cella.

Disse il Santo: « Mi pare troppo bella!

Se vuoi che ci passi alcuni giorni, rivestila dentro e fuori con pietrame e rami d'albero ».

Di fatto, la celletta non era costruita in muratura ma in legno.

Siccome però il legname era spianato con la scure e l'ascia, appariva troppo elegante a Francesco.

Quel frate la fece dunque arrangiare secondo aveva detto il Santo.

Quanto più misere e conformi all'austerità religiosa erano le celle e le dimore dei frati, tanto più volentieri Francesco le guardava, e accettava di venirvi ospitato.

Vi dimorava e pregava da alcuni giorni, quando, una volta che era uscito e si trovava presso il luogo dei frati, uno di questi, appartenente a quella comunità, venne da Francesco.

Questi gli chiese: « Donde vieni, fratello? ».

Rispose: « Vengo dalla tua cella».

E Francesco: « Poiché hai detto che è mia, d'ora innanzi ci abiterà un altro, e non io ».

[1559] Noi che siamo vissuti con lui, lo abbiamo udito dire a più riprese quella parola del Vangelo: Le volpi hanno la tana e gli uccelli del cielo il nido, ma il figlio dell'uomo non ha dove posare il capo.

E seguitava: « Il Signore, quando stava in disparte a pregare e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, non si fece apprestare una cella o una casa, ma si riparò sotto le rocce della montagna ».

Così, sull'esempio del Signore, non volle avere in questo mondo né casa né cella, e neanche voleva gli fossero edificate.

Anzi, se gli sfuggiva la raccomandazione: « Preparatemi questa cella così », dopo non ci voleva dimorare, in ossequio alla parola del Vangelo: Non vi preoccupate.

[1560] Vicino a morte, volle fosse scritto nel suo Testamento che tutte le celle e case dei frati dovevano essere costruite con fango e legname, per meglio conservare la povertà e l'umiltà.

[1561] Istruzioni per le dimore dei Frati

14. In altro tempo, trovandosi presso Siena per farsi curare gli occhi, sostava in una cella, dove, dopo la sua morte, fu edificato in sua venerazione un oratorio.

Messer Bonaventura, che aveva donato ai frati il terreno su cui era stato costruito il convento, disse al Santo: « Cosa ti sembra di questo luogo? ».

Rispose Francesco: « Vuoi che ti dica come devono essere fatti i luoghi dei frati? ».

E Bonaventura: « Volentieri, padre ».

Il Santo prese a dire: « Quando i frati arrivano in una città dove non hanno un luogo per loro, trovando un benefattore disposto ad assegnare ad essi un terreno sufficiente per costruirvi il convento con l'orto e le altre cose indispensabili, i frati devono innanzi tutto determinare quanta terra basterà, senza mai perdere di vista la santa povertà che abbiamo promesso di osservare e il buon esempio che siamo tenuti a dare al prossimo in ogni cosa ».

Parlava così il padre santo, perché era sua volontà che sotto nessun pretesto i frati violassero la povertà nelle case e chiese, negli orti e altre cose a loro uso.

Non voleva che possedessero luogo alcuno con diritto di proprietà, e anzi vi abitassero sempre come pellegrini e forestieri.

A tal fine, voleva che nei vari luoghi i frati non fossero numerosi, poiché gli sembrava difficile osservare la povertà quando si è in tanti.

Fu questa la sua volontà, dal momento della conversione fino al giorno della morte che la santa povertà fosse osservata perfettamente.

[1562] 15. Il Santo proseguì: « Poi, si rechino dal vescovo della città e gli dicano: " Messere, un benefattore, per amore di Dio e per la salvezza della sua anima, ha intenzione di offrirci il terreno bastante per costruire un luogo.

Ricorriamo a voi per primo, poiché siete padre e signore delle anime di tutto il gregge affidato a voi, e anche nostro e degli altri frati che risiederanno in questo luogo.

Vorremmo edificare una casa con la benedizione del Signore Dio e vostra ».

Francesco diceva questo perché il bene delle anime, che i frati vogliono realizzare tra il popolo, sarà maggiore se, vivendo in concordia con i prelati e il clero, essi guadagnano a Dio e popolo e clero, che se convertissero solo il popolo scandalizzando prelati e chierici.

Diceva: « Il Signore ci ha chiamati a rianimare la fede, inviandoci in aiuto ai prelati e chierici della santa madre Chiesa.

Siamo quindi tenuti ad amarli, onorarli e venerarli sempre, in quanto ci è possibile.

Per questo motivo sono detti a frati minori ", perché devono essere i più piccoli di tutti gli uomini del mondo, sia nel nome, sia nell'esempio e nel comportamento.

Agli inizi della mia nuova vita, quando mi separai dal mondo e dal mio padre terreno, il Signore pose la sua parola sulle labbra del vescovo di Assisi, affinché mi consigliasse saggiamente nel servizio del Cristo e mi donasse conforto

Per questa ragione e per le altre eminenti qualità che riconosco nei prelati, io voglio amare, venerare e considerare miei signori non soltanto i vescovi, ma anche gli umili sacerdoti ».

[1563] 16. « E dopo aver ricevuto la benedizione del vescovo, vadano e facciano scavare un gran fossato tutto intorno al terreno ricevuto, e vi piantino a guisa di muraglia una spessa siepe, in segno di santa povertà e umiltà.

Poi si facciano apprestare delle case poverelle, costruite con fango e legname, e alcune cellette separate, dove i frati possano raccogliersi a pregare e lavorare con più devozione e lontano da discorsi oziosi.

Facciano costruire anche la chiesa.

Però i frati non devono far erigere grandi chiese, al fine di predicare al popolo o sotto altro pretesto.

C'è maggiore umiltà e migliore esempio quando vanno a predicare in altre chiese, osservando la santa povertà e mantenendosi umili e rispettosi.

Se talora venissero da loro prelati o chierici, religiosi o secolari, le povere case, le cellette e le chiese dei frati dimoranti nel luogo saranno per gli ospiti una predica, e ne trarranno edificazione ».

Aggiunse: « Molto spesso i fratelli si fanno fabbricare grandi costruzioni, violando la nostra santa povertà, provocando nel prossimo malesempio e mormorazione.

Poi, sotto pretesto di un luogo più comodo o più santo abbandonano il luogo primitivo e i suoi edifici.

Allora quelli che diedero elemosine e la gente, vedendo e udendo ciò, ne restano molto scandalizzati e urtati.

È più conveniente che i frati abbiano luoghi e edifici poveri, restando fedeli al loro ideale e dando buon esempio al prossimo, anziché fare del bene in contrasto con la loro professione religiosa e dando malesempio al popolo.

Allora sì, se accadesse ai frati di abbandonare i luoghi modesti e le abitazioni poverelle in vista di un'abitazione più adatta, il malesempio e lo scandalo sarebbero meno grandi ».

[1564] Ultime volontà

17. In quei giorni stessi e proprio nella celletta dove aveva così parlato a messer Bonaventura, una sera fu preso da conati di vomito, a causa della sua malattia di stomaco.

E nel violento sforzo che fece per rigettare, mandò fuori sangue, e ciò per tutto il corso della notte, fino al mattino.

I suoi compagni, vedendolo in procinto di morire per lo sfinimento e i dolori della malattia, con molta angoscia e piangendo gli dissero: « Padre, che facciamo?

Dona la tua benedizione a noi e agli altri tuoi fratelli.

E lascia ai tuoi fratelli un memoriale della tua volontà, affinché, se il Signore ti vorrà chiamare da questo mondo, possano sempre tenere in mente e ripetere: " Il nostro padre, sul punto di morire, ha lasciato queste parole ai suoi fratelli e figli! ».

Francesco disse: « Chiamatemi frate Benedetto da Piratro ».

Era questi sacerdote, uomo equilibrato e santo, ascritto all'Ordine fino dai primordi, e talvolta celebrava per Francesco in quella stessa cella.

Infatti il Santo, sebbene infermo, sempre e volentieri, quando gli era possibile, voleva ascoltare devotamente la Messa.

Arrivato Benedetto, gli disse Francesco: « Scrivi che io benedico tutti i miei frati che attualmente sono nell'Ordine e quelli che vi entreranno sino alla fine del mondo ».

Era abitudine di Francesco alla fine di tutti i Capitoli, quando i frati erano riuniti, di dare la benedizione a tutti i presenti e agli altri che facevano parte dell'Ordine, e benediceva altresì tutti coloro che vi sarebbero entrati in futuro.

E non solo in occasione dei Capitoli, ma molto di frequente benediceva tutti i frati, sia quelli già nell'Ordine, sia quanti vi sarebbero venuti in seguito.

Francesco riprese: « Siccome per lo sfinimento e le sofferenze della malattia non posso parlare, esprimo brevemente ai miei fratelli la mia volontà in questi tre ricordi.

In memoria della mia benedizione e della mia ultima volontà, i frati sempre si amino e rispettino l'un l'altro; amino e rispettino sempre la santa povertà, nostra signora; sempre siano lealmente sottomessi ai prelati e a tutti i chierici della santa madre Chiesa ».

Era solito ammonire i frati a temere ed evitare il malesempio.

E malediceva tutti quelli che, a causa dei loro pravi e malvagi esempi, provocavano la gente a imprecare contro l'Ordine e i frati, anche quelli santi e pieni di bontà, che così ne soffrivano vergogna e afflizione.

[1565] Pulizia delle Chiese

18. In altro tempo, quando Francesco abitava presso Santa Maria della Porziuncola, e i frati erano ancora pochi, andava talora per i villaggi e le chiese dei dintorni di Assisi, annunziando e predicando al popolo di fare penitenza

E in questi suoi giri portava una scopa per pulire le chiese.

Molto soffriva Francesco nell'entrare in una chiesa e vederla sporca.

Così, dopo aver predicato al popolo, faceva riunire in un posto fuori mano tutti i sacerdoti che si trovavano presenti, per non essere udito dalla gente.

E parlava della salvezza delle anime, e specialmente inculcava loro di avere la massima cura nel mantenere pulite le chiese, gli altari e tutta la suppellettile che serve per la celebrazione dei divini misteri.

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