Leggenda perugina

[1626] La scienza gonfia, la carità edifica

72. Un giorno che Francesco arrivò all'eremo dove dimorava quel novizio di cui parlammo sopra, questi gli disse: « Padre, sarebbe per me una gran consolazione avere un salterio.

Ma sebbene il ministro generale me lo abbia concesso, io vorrei tenerlo con il tuo consenso ».

Francesco gli diede questa risposta: « Carlo imperatore, Orlando e Oliviero, tutti i paladini e i prodi guerrieri che furono gagliardi nei combattimenti, incalzando gl'infedeli con molto sudore e fatica fino alla morte, riportarono su di essi una gloriosa memorabile vittoria, e all'ultimo questi santi martiri caddero in battaglia per la fede di Cristo.

Ma ci sono ora molti che, con la sola narrazione delle loro gesta, vogliono ricevere onore e gloria dagli uomini ».

Nelle sue Ammonizioni egli spiegò il significato di queste parole, scrivendo: « I santi hanno compiuto le gesta, e noi, raccontando e predicandole, pretendiamo di riceverne onore e gloria ».

Come a dire: La scienza gonfia, la carità edifica.

[1627] L'insidia della scienza

73. Mentre Francesco stava seduto davanti al fuoco per riscaldarsi, quel novizio tornò alla carica con la questione del salterio.

Francesco gli rispose: « Quando avrai ottenuto il salterio, bramerai e vorrai il breviario; avuto il breviario, ti pianterai in cattedra come un prelato e ordinerai al tuo fratello: - Ehi, portami qua il breviario! - ».

E dicendo queste parole, il Santo, acceso in spirito, raccolse della cenere e se la sparse sul capo, dicendo a se stesso: « Io, il breviario! io, il breviario! ».

E intanto che ripeteva questa esclamazione, veniva come frizionandosi la testa.

Il novizio ne rimase allibito e pieno di vergogna.

Francesco gli confidò: « Fratello, anch'io fui tentato di avere libri.

Per conoscere la volontà del Signore su questo punto, presi il libro in cui sono scritti i Vangeli del Signore e lo pregai che mi mostrasse il suo volere alla prima apertura del volume.

Finito che ebbi di pregare, al primo aprire del libro mi venne allo sguardo quel detto di Cristo: A voi è concesso di conoscere il mistero del regno di Dio, ma agli altri viene proposto in parabole ».

E soggiunse: « Molti sono quelli che volentieri si elevano alla scienza; ma beato sarà chi si fa sterile per amore del Signore Dio ».

[1628] Tanto uno sa, quanto fa

74 Passati dei mesi, Francesco soggiornava presso la chiesa della Porziuncola, e stava vicino alla cella che sorge dopo la casa, lungo la via, quando quel frate tornò a parlargli del salterio.

Gli disse Francesco: « Va' e fai come ti dirà il tuo ministro ».

A queste parole, quello cominciò a ritornare per dove era venuto.

Ma il Santo, rimasto sulla strada, cominciò a riflettere su quanto aveva detto, e d'improvviso gridò dietro a colui: « Aspettami, fratello, aspettami! ».

Andò fino a lui e gli disse: « Torna indietro con me, fratello, e mostrami il posto dove ti ho detto di fare, riguardo al salterio, quanto ti dirà il ministro ».

Arrivati a quel posto, Francesco si inchinò davanti al frate e mettendosi in ginocchio disse: « Mia colpa, fratello, mia colpa!

Chiunque vuol essere un minore non deve avere che la tonaca, la corda e le brache, come dice la Regola, e in più le calzature, per chi sia stretto da evidente necessità o malattia ».

A tutti i frati che venivano a consultarlo sull'argomento, dava la stessa risposta.

E diceva: « Tanto un uomo sa quanto fa; e tanto un religioso è buon predicatore, quanto lui stesso agisce ».

Come dire: L'albero buono si conosce al frutto che produce.

[1629] Abusi e sviamenti

75. Nel tempo in cui Francesco dimorava nel palazzo del vescovo di Assisi, un giorno uno dei suoi compagni gli disse: « Padre, perdonami.

Quello che sto per dirti è già stato notato da molti ».

E continuò: « Tu sai come una volta in tutto il nostro Ordine, per grazia di Dio, fioriva la purezza della perfezione.

Tutti i frati osservavano con fervore e impegno la santa povertà in ogni cosa: negli edifici piccoli e miseri, negli utensili pochi e rozzi, nei libri scarsi e poveri, nei vestiti da pezzenti.

In questo, come in tutto il loro comportamento esteriore, erano concordi nello stesso volere, solleciti nell'osservare tutto ciò che riguarda la nostra professione e vocazione e buon esempio; unanimi erano nell'amare Dio e il prossimo.

Ma da poco tempo in qua, questa purezza e perfezione ha cominciato ad alterarsi, checché i frati dicano per scusarsi, sostenendo che non si può più osservare questo ideale per la moltitudine dei frati.

Molti inoltre credono che il popolo sia meglio edificato da questo nuovo modo di vivere che da quello primitivo, e hanno la sensazione che sia più conveniente vivere e comportarsi così.

Hanno quindi scarsa stima della semplicità e povertà, che sono state ispirazione e base del nostro movimento.

Considerando queste deviazioni, siamo persuasi che dispiacciano anche a te; ma restiamo fortemente stupiti nel vedere che tu le sopporti e non le correggi, se ti dispiacciono ».

[1630] Perché Francesco non interviene

76. Gli rispose Francesco: « Il Signore ti perdoni, fratello, questo tuo volermi essere oppositore e avversario, e di coinvolgermi in questioni che non mi riguardano più ».

Proseguì: « Fin tanto che ebbi la responsabilità dei frati e i frati rimasero fedeli alla loro vocazione e professione, per quanto io abbia sempre avuto scarsa salute sin dalla mia conversione a Cristo, riuscivo senza fatica a soddisfarli con l'esempio e le esortazioni.

Ma quando mi accorsi che il Signore moltiplicava ogni giorno il numero dei frati, e che essi per tiepidezza e languore di spirito cominciavano a deviare dalla strada dritta e sicura che finallora avevano seguito, e a incamminarsi per la via comoda, come hai detto tu, non badando al loro ideale, all'impegno preso, al buon esempio; quando dunque mi resi conto che non lasciavano il cammino sbagliato malgrado le mie esortazioni ed esempi, rimisi l'Ordine nelle mani del Signore e dei frati ministri.

Rinunziai al mio incarico e diedi le dimissioni, adducendo davanti al Capitolo generale il motivo della mia malattia che mi impediva di seguire la fraternità in maniera adeguata.

Tuttavia anche ora, se i frati avessero camminato e camminassero secondo la mia volontà, non vorrei, per loro conforto, che avessero altro ministro che me, sino alla mia morte.

Infatti, quando il suddito è fedele e fervoroso nel conoscere ed eseguire la volontà del suo prelato, questi è in grado di soddisfare all'incarico con poca fatica.

Di più, proverei molta gioia nel vedere i fratelli così ferventi, e sarei tanto consolato nel mirare il mio e loro frutto spirituale che, sia pur giacendo a letto infermo, non mi sarebbe arduo guidarli ».

E soggiunse: « Il mio incarico di governo dei frati è di natura spirituale, perché devo avere dominio sui vizi e correggerli.

Ma se non riesco a farlo con le esortazioni e l'esempio, non posso certo trasformarmi in carnefice per battere e scudisciare i colpevoli, come fanno i governanti di questo mondo.

Quelli che sgarrano ho fiducia nel Signore che saranno puniti dai nemici invisibili, che sono i suoi " castaldi " incaricati di castigare in questo secolo e nel futuro i trasgressori dei comandi di Dio.

Essi saranno puniti dagli uomini di questo mondo, a loro vituperio e vergogna, così che tornino a vivere l'ideale che hanno abbracciato.

Comunque, fino al giorno della mia morte, con l'esempio, non smetterò d'insegnare ai fratelli che camminino per la via indicatami dal Signore e che ho mostrato loro, l'ideale a cui li ho formati, in modo che siano inescusabili dinanzi al Signore, e che non mi tocchi rendere conto al Signore di loro e di me ».

[1631] Opposizione di certuni al Santo

77. Francesco fece scrivere nel suo Testamento che tutte le abitazioni dei fratelli devono essere fatte di fango e di legno, in segno di povertà e umiltà e che le chiese che si fabbricano per loro siano piccole.

Volle anzi che, su questo particolare delle case costruite in legno e fango, come su altri aspetti, la riforma venisse dal luogo della Porziuncola, che è il primo convento in cui i frati si riunirono e dove il Signore cominciò a moltiplicarli.

Voleva che questo luogo fosse per sempre un esempio memorabile, per i fratelli che sono e che entreranno nell'Ordine.

Certuni però protestarono, dicendogli che secondo loro non era conveniente costruire con fango e legno, perché in certe contrade e regioni il legname costa più che le pietre.

Francesco non voleva contendere con costoro, anche perché gravemente malato e ormai vicino alla morte, in effetti sopravvisse ancora ben poco.

Però nel suo Testamento scrisse: « Si guardino assolutamente i frati dal ricevere chiese, abitazioni e ogni altra cosa che sia costruita per loro, se non sono conformi alla santa povertà che abbiamo promesso nella Regola; e sempre vi dimorino come pellegrini e forestieri ».

Noi, che eravamo con lui quando compose la Regola e quasi tutti gli altri suoi scritti, testimoniamo che egli fece inserire nella Regola e negli altri scritti delle prescrizioni alle quali alcuni frati, soprattutto i superiori, fecero opposizione.

Ma proprio le cose che provocarono contrasti tra i frati e Francesco mentr'egli era in vita, adesso che è morto sarebbero molto utili a tutta la fraternità.

Siccome il Santo temeva moltissimo lo scandalo, accondiscendeva suo malgrado al volere dei fratelli.

Tuttavia lo udimmo sovente esclamare: « Guai a quei frati che si oppongono a quello che io so essere volontà di Dio per il maggior bene dell'Ordine, sebbene io mi pieghi di malincuore alle loro volontà ».

[1632] Spesso ripeteva ai suoi compagni: « In questo sta il mio dolore, la mia afflizione: le indicazioni che con intensa preghiera e riflessione ottengo dalla misericordia di Dio per la utilità presente e futura della fraternità, e che Dio mi assicura essere conformi al suo volere, - ecco che alcuni frati le vanificano, fondandosi sull'arroganza e sui lumi della loro scienza, dicendo: - queste direttive vanno mantenute e osservate, e queste altre no - ».

Ma il Santo, come già si è detto, tanto temeva lo scandalo, da permettere che molte cose si facessero, e si adattava alla volontà dei fratelli, per quanto ciò ripugnasse alle sue convinzioni.

[1633] Contro l'ozioso ciarlare

78. Quando Francesco soggiornava alla Porziuncola, soleva ogni giorno dedicarsi dopo il pasto a qualche lavoro manuale assieme ai fratelli, per schivare il pericolo dell'oziosità.

Egli considerava come nefasto per sé e per i suoi fratelli sciupare, con discorsi frivoli e inconcludenti, il bene spirituale ottenuto per grazia del Signore durante la preghiera.

Allo scopo di evitare il danno delle conversazioni futili e vuote, stabilì queste regole, ordinando ai frati di attenervisi: « Se un frate, mentre è in viaggio o mentre è al lavoro, si lascia andare a parole oziose o inutili, sarà tenuto a recitare un Padre nostro con le Laudi di Dio al principio e alla fine di questa orazione.

Se il colpevole se ne accusa spontaneamente, dirà per l'anima propria il Padre nostro e le Laudi; se invece ne viene rimproverato da un fratello, dirà il Padre nostro nel modo indicato, per l'anima del fratello che lo ha corretto.

Se per caso reagisce al rimprovero rifiutandosi di dire il Padre nostro, reciterà due volte tale orazione per l'anima del fratello da cui ebbe la riprensione, a patto che consti dalla testimonianza di quello e magari di un altro fratello che egli ha proferito parole oziose o inutili.

Aggiunga, in principio e in fine della preghiera, le Laudi di Dio a voce alta e chiara, in maniera che tutti i fratelli presenti possano udire e intendere, e stiano ad ascoltarlo in silenzio.

Se poi un fratello, andando contro la prescrizione, non fosse stato zitto, dirà a sua volta il Padre nostro con le Laudi di Dio, per l'anima del fratello che stava pregando.

Infine, ogni frate che, entrando in una cella o nell'abitazione o in altro locale, incontra uno o più frati, deve sempre lodare e benedire il Signore fervorosamente ».

Queste « Laudi » il padre santo era solito recitarle sempre e aveva volontà ardente e desiderio che anche gli altri fratelli amassero dirle con zelo e devozione.

[1634] Francesco vuole recarsi in Francia

79. Al tempo in cui fu celebrato alla Porziuncola il Capitolo generale, nel quale si prese la decisione di inviare per la prima volta i frati nei paesi d'oltremare, sciolta che fu l'assemblea, Francesco restò in quel luogo con alcuni frati, e disse loro: « Carissimi fratelli, io devo essere modello ed esempio per tutta la fraternità.

Se dunque ho inviato i miei frati in terre lontane ad affrontare fatiche e umiliazioni, fame e altre avversità di ogni sorta, sento doveroso e conveniente di partire a mia volta verso qualche regione lontana, affinché i miei frati sopportino con maggior pazienza la penuria e le tribolazioni, sapendo che anch'io patisco le stesse asprezze ».

Disse perciò: « Andate e pregate il Signore che mi ispiri di scegliere il paese dove io possa meglio lavorare a lode sua e a profitto e salvezza delle anime, e per l'esempio dell'Ordine ».

Era infatti abitudine del Santo, non solo quando era in procinto di recarsi a predicare in terre lontane, ma anche quando voleva percorrere una regione vicina, di pregare il Signore e invitare i fratelli a pregare affinché Dio dirigesse il suo cuore a portarsi là, dove fosse meglio secondo la volontà divina.

Andarono i frati a pregare, e quando ebbero finita l'orazione fecero ritorno a lui, che disse: « Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo e della gloriosa vergine Madre e di tutti i santi, io scelgo la terra di Francia, dove vive un popolo cattolico, soprattutto perché, fra tutte le nazioni della santa Chiesa, testimonia una venerazione grande per il corpo di Cristo, cosa che mi sta vivamente a cuore.

Per questo motivo vivrò più volentieri insieme a questo popolo ».

[1635] Venerazione per l'Eucaristia

80. Francesco sentiva tanta riverenza e devozione per il corpo di Cristo, che avrebbe voluto scrivere nella Regola che i frati ne avessero ardente cura e sollecitudine nelle regioni in cui dimoravano, ed esortassero con insistenza chierici e sacerdoti a collocare l'Eucaristia in luogo conveniente e onorevole.

Se gli ecclesiastici trascuravano questo dovere, voleva che se lo accollassero i frati.

Anzi, una volta ebbe l'intenzione di mandare, in tutte le regioni, alcuni frati forniti di pissidi, affine di riporvi con onore il corpo di Cristo, dovunque lo avessero trovato custodito in modo sconveniente.

Sempre ispirato dalla reverenza al santissimo corpo e sangue di Cristo, avrebbe voluto inserire nella Regola l'esortazione: « Dovunque i frati trovassero degli scritti con le parole e i nomi del Signore non dignitosamente conservati o giacenti dispersi in luoghi impropri, li raccogliessero e mettessero da parte, per onorare il Signore nelle parole da Lui pronunciate.

Molte cose infatti sono santificate per mezzo della parola di Dio, e in virtù delle parole di Cristo viene attuato il sacramento dell'altare ».

Queste direttive non furono però accolte nella Regola, perché i ministri non giudicarono opportuno di farne un obbligo ai frati.

Tuttavia il Santo volle lasciare, nel Testamento e in altri suoi scritti, l'espressione della sua volontà su questo punto.

Volle inoltre che altri frati percorressero tutte le regioni della cristianità, muniti di belli e buoni ferri per far ostie.

[1636] Com'ebbe scelto il gruppo che intendeva portare con sé Francesco disse a quei fratelli: « Nel nome del Signore, andate due a due per le strade, con dignità, mantenendo il silenzio dal mattino fino a dopo l'ora di terza, pregando nei vostri cuori il Signore.

Nessun discorso frivolo e vacuo tra di voi, giacché, sebbene siate in cammino, il vostro comportamento dev'essere raccolto come foste in un eremo o in cella.

Dovunque siamo o ci muoviamo, portiamo con noi la nostra cella: fratello corpo; l'anima è l'eremita che vi abita dentro a pregare Dio e meditare.

E se l'anima non vive serena e solitaria nella sua cella, ben poco giova al religioso una cella eretta da mano d'uomo ».

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