Summa Teologica - I-II

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Articolo 9 - Se gli atti delle membra esterne possano essere comandati

I, q. 81, a. 3, ad 2; infra, q. 56, a. 4, ad 3; q. 58, a. 2; In 2 Sent., d. 20, q. 1, a. 2, ad 3; De Pot., q. 3, a. 15, ad 4

Pare che le membra del corpo non obbediscano alla ragione nei loro atti.

Infatti:

1. È evidente che sono più lontane dalla ragione le membra del corpo che le potenze dell'anima vegetativa.

Eppure queste ultime, come si è dimostrato [ a. 8 ], non obbediscono alla ragione.

Quindi molto meno obbediranno le membra del corpo.

2. Il cuore è il principio del moto nell'animale.

Ma il moto del cuore non sottostà al comando della ragione: infatti S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 22 ] afferma che « il principio della pulsazione non è docile alla ragione ».

Quindi il moto delle membra del corpo non sottostà al comando della ragione.

3. S. Agostino [ De civ. Dei 14,16 ] scrive che « il moto degli organi genitali è talora importuno, quando uno non lo vuole; talora invece viene a mancare a chi lo vorrebbe, e mentre nell'animo ferve la concupiscenza, il corpo rimane inerte ».

Quindi il moto delle membra non obbedisce alla ragione.

In contrario:

S. Agostino [ Conf. 8,9.21 ] insegna: « L'uomo comanda alla mano di muoversi, ed è tanta la facilità che si riesce appena a distinguere il comando dall'esecuzione ».

Dimostrazione:

Le membra del corpo sono organi delle potenze dell'anima.

Come quindi si comportano le potenze, così si comportano le membra nell'obbedire alla ragione.

E poiché al comando della ragione sottostanno le potenze sensitive e non le potenze naturali o fisiologiche, ne viene che tutti i moti delle membra dovuti alle potenze sensitive obbediscono al comando della ragione; invece i moti delle membra che accompagnano le potenze naturali o fisiologiche non sottostanno a tale comando.

Analisi delle obiezioni:

1. Le membra esterne non muovono se stesse, ma sono mosse dalle potenze dell'anima; alcune delle quali sono più prossime alla ragione che le potenze dell'anima vegetativa.

2. Nel campo dell'intelletto e della volontà troviamo un principio che è primo secondo natura, e dal quale derivano tutte le altre cose: come dalla conoscenza dei primi princìpi, conoscibili per natura, deriva la conoscenza delle conclusioni, e dalla volizione del fine, desiderato per natura, deriva la scelta dei mezzi.

E così anche nei moti corporei il principio è secondo la natura.

Ora, il principio del moto corporeo sta nel moto del cuore.

Quindi il moto del cuore è nell'ordine della natura e non della volontà: infatti accompagna come un accidente proprio la vita, che è data dall'unione dell'anima con il corpo.

Come il moto dei corpi gravi o lievi consegue alla loro forma sostanziale: per cui il Filosofo [ Phys. 8,4 ] può scrivere che essi sono mossi dal generante.

E proprio per questo motivo questo moto è detto « vitale ».

Per cui S. Gregorio di Nissa [ l. cit. ] dice che né il principio generativo e nutritivo, né il principio delle pulsazioni, che è il principio della vita, sono sottoposti alla ragione.

E chiama principio delle pulsazioni il moto del cuore, manifestato appunto dalle vene pulsanti.

3. S. Agostino [ De civ. Dei 14, cc. 17,20 ] spiega che il fatto che il moto degli organi genitali non obbedisca alla ragione è una conseguenza penale del peccato: in quanto cioè l'anima viene a subire la pena della sua disobbedienza a Dio specialmente in quelle membra che servono a trasmettere ai posteri il peccato originale.

Ma poiché per il peccato di Adamo, come spiegheremo in seguito [ q. 85, a. 1, ad 3 ], la natura è stata lasciata a se stessa, con la sottrazione dei doni soprannaturali concessi all'uomo da Dio, bisogna ricercare la ragione naturale della mancata sottomissione alla ragione proprio in queste membra.

Ora, Aristotele [ De animal. mot. 11 ] ne dà la ragione affermando che « i moti del cuore e dei genitali non sono volontari » poiché, sebbene queste membra si alterino in seguito a determinati atti conoscitivi, in quanto cioè l'intelletto e la fantasia presentano oggetti da cui derivano le passioni che provocano i suddetti moti, tuttavia esse non si muovono al comando della ragione o dell'intelletto, poiché il loro moto richiede un'alterazione naturale o fisiologica, cioè il passaggio dal freddo al caldo, che non sottostà al comando della ragione.

E ciò avviene in modo speciale in questi due organi poiché sia l'uno che l'altro sono come animali distinti, in quanto sono princìpi di vita, e il principio è virtualmente già il tutto.

Infatti il cuore è il principio dei sensi, e dall'organo genitale esce la virtù seminale, che virtualmente è l'animale intero.

Quindi i due organi hanno i loro moti dalla natura: poiché i princìpi, come si è detto [ a. 2 ], devono essere di ordine naturale.

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