Relazione generale 1966-1972

6.00 I rapporti con l'Istituto dei Fratelli e la Scuola Cristiana

( cfr. cap. V Deliberazioni Assemblea 1966 )

Durante il decorso sessennio i rapporti intercorsi con l'Istituto dei Fratelli si possono raggruppare in tre tempi distinti.

Il primo tempo si conclude con il 39° Capitolo generale dei Fratelli.

Il secondo periodo va dalla conclusione del 39° Capitolo generale sino all'istituzione dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri.

Il terzo tempo, successivo, giunge sino ai nostri giorni.

6.01 Sino al 39° Capitolo generale dei Fratelli

Il primo tempo è stato caratterizzato da intense relazioni della Presidenza dell'Unione con il Regime dell'Istituto allo scopo di favorire decisioni risolutive e provvedimenti conseguenti nei riguardi dell'Unione da parte del 39° Capitolo Generale dei Fratelli tenutosi a Roma dall'ottobre al dicembre del 1967. ( Lettera a Fr. Charles Henry )

Come è stato già ricordato con la Circolare interna n. 5 l'importanza del 39° Capitolo Generale è stata assai grande.

Infatti, i suoi lavori, confortati dalla canonizzazione del Fratello Benildo ( la prima canonizzazione fatta dal Santo Padre Paolo VI ), hanno dato le nuove Regole all'Istituto che è stato la culla dell'Unione e con il quale l'Unione deve rimanere intimamente unita.

Il 14 giugno 1967 il Presidente generale e l'Assessore generale dell'Unione hanno presentato al Regime dell'Istituto, dopo esserne stati invitati, il pensiero del Fratello Teodoreto circa i rapporti vicendevoli tra Unione e Istituto dei Fratelli.

Il Regime allora decide di affidare all'Assistente Generale Fr. Paulus di approfondire l'argomento allo scopo di redigere un documento da presentare all'approvazione del Capitolo Generale dei Fratelli.

Il 20 giugno ha luogo il primo incontro con il Fr. Paulus, giunto appositamente da Roma, incaricato di chiarire i suddetti rapporti e di esaminare le nostre proposte in merito.

Il Fr. Paulus si dimostra ben diposto, ma gli è assai difficile comprendere davvero l'Unione.

Dal 7 al 10 luglio 1967 mi sono poi recato con il Fr. Gustavo in Spagna per illustrare l'Unione ai Fratelli Baschi.

Le relazioni sono state tenute a vari gruppi di Fratelli e precisamente a 120 Fratelli in Vittoria e a 140 Fratelli in Bilbao, oltre a gruppi minori incontrati nelle varie case durante gli spostamenti.

I temi trattati sono stati: l'Unione opera di perseveranza della Scuola Cristiana, la Sezione giovanile dell'Unione, l'Unione Istituto Secolare, la Devozione a Gesù Crocifisso e l'apostolato dell'Unione, i gruppi dell'Unione, mezzi di formazione dell'Unione.

Il viaggio, come al solito, si è concluso con la visita alla tomba del Fr. Jeronimo, sepolto nel cimitero di Irun.

Intanto il Regime dell'Istituto dei Fratelli, incarica il Fr. Paulus di presentare l'Unione al 39° Capitolo Generale.

Il Fr. Paulus invita l'Unione a formulare meglio le sue richieste, per cui viene rielaborata una nota di presentazione già preparata in precedenza.

Il Fr. Paulus ritiene tuttavia opportuno che per intanto l'Adorazione a Gesù Crocifisso non venga presentata al Capitolo.

In tempo successivo, il Consiglio Generalizio dell'Unione esamina le proposte circa l'Unione che il Fr. Paulus intende presentare ai Fratelli capitolari.

La canonizzazione del Fr. Benildo mi offre, nel frattempo, la possibilità di parlare di persona a numerosi Fratelli capitolari ritenuti amici dell'Unione, sempre con la speranza di favorire decisioni veramente utili ed efficaci da parte del 39° Capitolo Generale.

Su richiesta dell'Istituto vengono poi fornite copie di stampati illustrativi dell'Unione a tutti i Fratelli capitolari.

Purtroppo, le deliberazioni del 39° Capitolo risultano, sull'argomento dell'Unione, solo in parte corrispondenti alle nostre attese.

Come accoglimento dei voti espressi dalla nostra Assemblea Generale del 1966 viene stabilito che il Fratello Assistente per l'Italia sia incaricato dei rapporti tra l'Unione e il Consiglio Generalizio dell'Istituto, che il Fratello Superiore Generale nomini un Fratello Assessore Generale dell'Unione e precisi le sue altre attribuzioni nell'Istituto.

Le due successive deliberazioni mentre da un lato esprimono una certa buona volontà nei confronti dell'Unione, ribadiscono per l'Unione la necessità di adattare la sua spiritualità al rinnovamento attuale della Chiesa e il suo apostolato alle esigenze dei tempi moderni.

1. Che il Fratello Assistente dell'Italia sia incaricato del collegamento tra l'Unione e il Consiglio Generalizio.

2. Che il Fratello Superiore nomini un Fratello Assessore Generale dell'Unione, e precisi per obbedienza le sue diverse attribuzioni in seno all'Istituto.

3. Che l'Istituto sia pronto ad aiutare l'Unione Catechisti nel suo studio della chiamata spirituale che è all'origine della sua fondazione e nell'adattamento della sua spiritualità al rinnovamento attuale della Chiesa.

4. Che l'Istituto accolga con favore tutti gli sforzi compiuti dalla Unione per estendere la propria attività apostolica a nuovi Paesi, e per adattarla alle esigenze dei tempi moderni.

Il Consiglio Generalizio dell'Unione è consapevole della necessità di tale rinnovamento spirituale e apostolico.

Quello che desta non poche perplessità e amarezze è che si intuisce come l'orientamento per rinnovamento richiestoci non è nel senso del carisma dell'Unione, non è secondo la mente del nostro Fondatore, non è secondo il disegno di Dio, di cui in realtà nemmeno si rispetta l'esistenza.

Appare chiaramente che il Capitolo ha voluto considerare l'Unione come una realtà "buona" esistente accanto all'Istituto dei Fratelli, non invece come un'Opera voluta da Dio attraverso modi e circostanze che debbono essere dai Fratelli convenientemente riesaminate per cogliere tutta la ricchezza e la fecondità del disegno di Dio.

Quello che sconcerta i catechisti è il presentimento che i successivi rapporti tra Unione e Istituto dei Fratelli invece di svilupparsi in senso positivo, finiranno col subire una pesante involuzione.

Così come è puntualmente accaduto.

6.02 Sino alla costituzione dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri

I Catechisti nonostante e malgrado la loro delusione e i loro timori, accettano il punto di vista del 39° Capitolo e sollecitano l'aiuto da parte dell'Istituto per poter procedere al rinnovamento spirituale e apostolico dell'Unione.

La visita del Fr. Henry, Superiore Generale dei Fratelli alla Casa di Carità, sembra contraddire alle suddette pessimistiche previsioni.

Tuttavia, nonostante la favorevole impressione riportata e l'incoraggiamento espresso dal Superiore Generale, appare chiaramente che lo sviluppo dell'Unione presso le Case dei Fratelli è assai più problematico che per gli anni passati.

La crisi religiosa è dilagante.

Per i sacerdoti e per i religiosi si pongono ora problemi nuovi e assai gravi.

Ad ogni modo il Fr. Henry promette d'inviare al più presto alcuni Fratelli assai qualificati, per continuare e approfondire il discorso sul rinnovamento e sull'ammodernamento dell'Unione.

Quelli indicati sono religiosi culturalmente assai preparati e che svolsero un lavoro importante per il rinnovamento delle Regole del loro Istituto.

Si tratta del Fr. Michele Sauvage direttore della formazione e Assistente generale, del Fr. Saturnino Gallengo segretario del nuovo Vicario Generale e assai influente presso i Fratelli spagnoli, del Fr. Robert direttore del "Lasallianum" di Roma.

Soltanto la visita del Fr. Saturnino Gallengo ebbe un qualche seguito.

Si tratta di una relazione sull'Unione che molti di voi conoscono perché vi è stata - a suo tempo - distribuita per farne materia di riflessioni in comune.

Detta relazione esprime tutta una serie di dubbi e di riserve sulla finalità e apostolicità dell'Unione, sulla Adorazione a Gesù Crocifisso, sui detti di Fra Leopoldo, sui rapporti con la Scuola Cristiana, sulla presentazione dell'Unione ai giovani.

Purtroppo questi punti di vista vengono diffusi prima che sia possibile esaminarli nell'ambito di una Commissione ristretta comprendente catechisti e Fratelli.

Commissione che non venne mai costituita.

Benché il Convegno dell'Unione del settembre del '68 registrasse ancora una buona partecipazione di Fratelli spagnoli e italiani, le idee del Fr. Saturnino ebbero una loro influenza piuttosto negativa, tanto più che le distorsioni secolaristiche oramai abbastanza diffuse, non agivano certamente in favore di una retta e piena comprensione dell'Unione.

Pur continuando saltuariamente a essere invitati a parlare a gruppi di Fratelli soprattutto italiani, la nuova organizzazione della vita dell'Istituto fece cadere altresì la possibilità delle conferenze sull'Unione ai secondi Novizi.

All'interno dell'Unione, intanto, si erano aggiunti altri elementi di difficoltà: il grave incidente occorso al nostro con fratello Claudio Brusa, membro del Consiglio, l'aggravamento delle condizioni di mia madre, soprattutto certe opposizioni ricorrenti contro pressoché a ogni proposta avanzata nel tentativo di assicurare all'Unione la pur necessaria funzione di governo.

Opposizioni non sempre apertamente dichiarate, ma costantemente operanti contro qualunque scelta o iniziativa: fosse il Convitto, o il testo dell'Adorazione, o il ramo sacerdotale, o gli scritti dei nostri Servi di Dio, o l'opera "La Sorgente", o i lavori per il rinnovamente delle Regole e Costituzioni, o la catechesi, o altre cose parimenti importanti.

Opposizioni non sempre espresse nella forma del diniego, ma in ogni caso fermamente mantenute almeno con una sorta di disimpegno sempre più evidente, con il tentativo di lasciar cadere ogni proposta e magari di far rinviare "sine die" ogni decisione.

Di fronte alle minacce, tutt'altro che ipotetiche, provenienti dalla profonda crisi operante anche tra il clero, tra i consacrati, era invece necessario non indulgere agli accomodamenti o alle tentazioni di isolamento; era necessario riprendere animosamente il cammino per ripresentare al mondo "Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso" penetrando e mostrando le sue sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose, sorgenti della risurrezione e della vita; era necessario più che mai assecondare e collaborare al disegno posto in essere da Dio tramite Fra Leopoldo e Fratel Teodoreto

Intanto, a Barcelona si faceva sempre più pesante la situazione dei rapporti con i Fratelli.

L'allontanamento del Fr. Jaime Pujol da Assessore di quella sede dell'Unione ( allontanamento per il quale non furono, purtroppo, estranei anche nostri confratelli ), la rimozione da Visitatore e lo spostamento a Madrid del Fratello Santaeulalia, amico dell'Unione, divisioni e disordini tra i catechisti, un'opposizione sempre più marcata all'Adorazione e al senso religioso della vita catechistica, le defezioni conseguenti furono gli episodi più salienti che in pochi anni hanno ridotto quasi al nulla l'Unione in Catalogna.

Anche i cambiamenti del Fratello Assistente Generale e dei Visitatori della Spagna non sono stati favorevoli ai rapporti con l'Unione.

In Italia, la nomina di un Fratello Assessore per il Nord non è mai diventata operante, mentre al Sud il Fratello Saturnino Ricci doveva abbandonare l'azione diretta con i gruppi dell'Unione, perché nominato direttore di una casa di formazione ad Albano Laziale.

Durante questa seconda fase dei rapporti tra l'Unione e l'Istituto dei Fratelli è stata, tuttavia, realizzata la tanto auspicata Sezione Giovanile dell'Unione.

Vale a dire l'Unione nella sua fase iniziale, di associazione preparatoria.

La Sezione Giovanile rappresenta l'iniziativa che dovrebbe rimanere nelle mani dei Fratelli, come primo tempo di un'opera di perseveranza intesa a favorire la maturazione cristiana dei membri e la ricerca della loro personale vocazione.

L'Unione, in quanto Istituto Secolare, verrà dopo, come forma matura di vita intensamente cristiana e apostolica, da abbracciarsi fino alla morte.

Parimenti verranno dopo: il noviziato dei Fratelli, il seminario e le altre iniziative di formazione destinate ad aiutare la piena corrispondenza alla ormai accertata chiamata del Signore.

Lo statuto e i regolamenti della Sezione Giovanile preparati dal Fr. Gustavo e da alcuni catechisti, sono stati approvati dal Consiglio Generalizio dell'Unione.

La loro pratica utilizzazione è in corso.

Non si può dire tuttavia che abbiamo ricavato consensi presso l'ambiente dei Fratelli e presso le parrocchie dove si è cercato di realizzare gruppi della Sezione giovanile.

6.03 Sino ai nostri giorni

Una nuova base nei rapporti tra Unione e Istituto dei Fratelli è stata aperta dalla costituzione dell'Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri.

Questa volta Fratelli e Catechisti si sono trovati direttamente e congiuntamente impegnati nel campo della formazione professionale, secondo un preciso auspicio già formulato dall'Assemblea del 1966.

Dal tema, temporaneamente accantonato, dell'Unione come opera di perseveranza della Scuola Cristiana ( prima sviluppato dal Servo di Dio Fr. Teodoreto e poi ripreso in occasione dei Capitoli Generali del 1956 e del 1966 - 1967 ) si passava così al tema della stretta collaborazione tra Fratelli e Catechisti per la ripresa della Scuola Cristiana, ripresa da attuarsi secondo modi e prospettive più consone alle esigenze dei tempi, e a favore dei ceti popolari e meno abbienti.

Sorretti dall'impegno di fedeltà agli insegnamenti di Fra Leopoldo e di Fr. Teodoreto, fiduciosi nell'azione di Dio, convinti di operare nel senso voluto da Dio, il Consiglio Generalizio propose ai Fratelli del Distretto Nord di dare vita ad un ente autonomo, fondato sul messaggio di Fra Leopoldo e di Fr. Teodoreto, e operante gratuitamente nel campo della formazione professionale e dell'elevazione umana sociale e cristiana dei giovani e dei lavoratori.

Grazie anche agli interventi del nostro Fratel Gustavo, l'iniziativa ha potuto concretarsi con atto notarile con il quale si è dato vita all' "Associazione Casa di Carità Arti e Mestieri", con due soci fondatori: l'Unione e la Provincia del Distretto Nord Italia dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

In verità, era stato proposto anche al Cardinale di Torino, il Padre Michele Pellegrino, di partecipare come socio fondatore.

Con questo atto la Casa di Carità sarebbe stata interamente nelle mani dell'Arcivescovo, in quanto lo Statuto dell'Associazione stabiliva per i soli soci fondatori la facoltà di modificare lo stesso Statuto.

Dopo una prima risposta positiva, il Cardinale pur approvando l'iniziativa e dimostrandosi sempre fervido sostenitore dell'Opera, ritenne di non dover aderire alla proposta per questioni di principio.

In prossimità dell'attuazione delle Regioni a statuto ordinario prevista dalla Costituzione italiana, la Casa di Carità assumeva anche da un punto di vista istituzionale una sua propria autonomia.

Il 13 maggio 1970 il nuovo ente riceveva il suo riconoscimento giuridico, con decreto del Presidente della Repubblica, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.

Occorreva tuttavia andare innanzi nella linea intrappresa sollecitando i Fratelli a partecipare direttamente all'attività formativa ed educativa dell'Opera.

In questo senso fu trasmessa, tramite il Fr. Gustavo Assessore Generale dell'Unione e Visitatore Ausiliare, una proposta di collaborazione al Consiglio del Distretto.

Detta proposta venne poi da me illustrata al Consiglio del Distretto.

Nell'estate del 1971 i Fratelli del Distretto Nord invitati dai loro superiori a indicare le soluzioni ritenute più idonee per una ripresa e un rinnovamento dell'attività apostolica dell'Istituto, votarono al primo posto la partecipazione alla Casa di Carità Arti e Mestieri.

In seguito, per l'anno scolastico 1971-72 due Fratelli accettarono volontariamente di far parte a tempo pieno del corpo docente della Casa di Carità Arti e Mestieri.

Siamo ora in attesa che questo tipo di collaborazione si sviluppi in maniera adeguata, così che i Fratelli possano trovare nelle Case di Carità Arti e Mestieri l'opera nuova che ritornandoli alle più genuine sorgenti lasalliane, li confermi nel loro prezioso e importante impegno nel campo della educazione cristiana, corrispondentemente alle esigenze e ai bisogni di oggi, rivolti prevalentemente al servizio delle classi popolari e dei meno abbienti.

Non di poco peso, per il suo significato in tempi come quelli che stiamo attraversando, è stata l'azione svolta dai catechisti negli ambienti politici e pastorali in favore della Scuola Cristiana.

Nel campo pastorale, malgrado la Dichiarazione Conciliare sulla educazione cristiana, non sono pochi, anche tra i Vescovi, i sacerdoti e gli stessi Fratelli a sostenere il ruolo meramente surrogatorio della Scuola Cristiana.

Costoro sostengono che la scuola è compito dello Stato, cosicché i religiosi e i sacerdoti che operano nel settore scolastico vengono consigliati di abbandonare le scuole proprie per entrare nei ruoli della scuola pubblica statale.

Nell'ambiente dei Fratelli simili orientamenti hanno anche favorito l'idea di trasformare addirittura la Congregazione in un Istituto Secolare, forma di vita ritenuta più consona alla scuola secolarizzata.

Di fronte al diffondersi di opinioni siffatte i catechisti hanno cercato di reagire come è stato loro possibile.

In primo luogo, continuando a sostenere e a migliorare la Casa di Carità Arti e Mestieri anche mediante tutta una serie di rapporti con i responsabili della cosa pubblica, con i dirigenti del mondo economico, con i sindacati e altre formazioni sociali.

Con tali relazioni non solo si è cercato di migliorare l'azione formativa ed educativa rendendola sempre più adeguata alle reali esigenze del lo sviluppo sociale ed economico, ma è stato portando innanzi ai vari livelli e nei vari ambienti un vasto discorso inteso a dimostrare come senza la partecipazione autonoma e responsabile di gruppi di educatori e di formatori, non sia possibile nemmeno individuare i problemi umani e formativi interessanti lo stesso mondo del lavoro, prima ancora che risolverli.

Autonome responsabilità di gruppo e non di soli singoli operatori; mentalità funzione e responsabilità sostanzialmente pubbliche da parte delle autonome iniziative scolastiche e formative.

Contro la centralizzazione e la burocratizzazione dei processi formativi ed educativi da un lato, e contro insostenibili subordinazioni di tali processi a poteri estranei o comunque meno qualificati in senso formativo, quale quello economico.

È stata la linea seguita sia nei rapporti realizzati dalla Casa di Carità, sia nell'impegno politico e sociale di qualche catechista destinato dall'obbedienza a ricoprire tali ruoli.

Nel campo pastorale si è cercato di contrastare la linea intesa a sopprimere in pratica la Scuola Cristiana o a confinarla nel campo degli interventi surrogatori e sussidiari rispetto all'iniziativa dello Stato.

In tutte le occasioni possibili si è cercato di rinfrancare i religiosi e le religiose in crisi rispetto all'avvenire della Scuola Cristiana.

Si è cercato altresì di far comprendere la radicale diversità che esiste tra scuola cristiana e scuola fatta da cristiani.

Nel quadro di crisi e di rinnovamento della scuola in ogni parte del mondo e per ogni articolazione di essa, si è cercato di aiutare a comprendere il significato e l'importanza della Scuola Cristiana non solo ai fini apostolici e pastorali, ma anche civili e sociali.

Se alla scuola verrà affidata una sempre più vasta funzione di fattore di rinnovamento dell'intera società e di tutti gli aspetti più importanti della vita, se dunque toccherà ai processi educativi e formativi di assolvere alle pesanti responsabilità che ne derivano, non è possibile che tutto ciò possa effettuarsi col soffocare la creatività responsabile delle varie iniziative scolastiche e formative per mezzo di centralizzazioni già dimostratesi largamente oppressive e non adeguate, oppure subordinando i processi formativi ed educativi a scelte utilitaristiche che per loro natura non sono assai certamente le più idonee circa l'avvenire umano della società.

Purtroppo la scuola cattolica, almeno in Italia, non ha saputo dare una sua risposta, un suo contributo illuminante alla contestazione giovanile esplosa un po' dovunque ( anche se ora è come vanificata ), alla universale esigenza di una nuova scuola socialmente aperta, pedagogicamente e culturalmente ben caratterizzata ed efficace, davvero incisiva rispetto alla qualità della società futura.

Né ha saputo impegnare i politici a suscitare intorno a sé un vasto concorso di pubblica opinione o, almeno, di opinioni qualificate.

Ciò non toglie, anzi conferma l'impegno dei catechisti per la Scuola Cattolica, la quale non può essere né un surrogato, né una semplice copia della scuola centralizzata, ma deve essere il frutto di specifici carismi per il bene della Chiesa, per il migliore avvenire della società civile e dell'umana convivenza.

Sempre in tema di Unione concepita come aiuto per la Scuola Cristiana è da tenersi nel debito conto anche la nuova concreta prospettiva del ramo sacerdotale del nostro Istituto.

Non si dimentichi che il Capitolo straordinario dei Fratelli 95 del 1966, ha dovuto in qualche modo rispondere alle numerose istanze avanzate da più parti dell'Istituto circa la concessione della possibilità di accedere al sacerdozio proprio perché l'opera svolta dalla Scuola Cristiana fosse completa.

6.04 Conclusione orientativa

Ritornando all'Unione come opera di sensibilizzazione e di maturazione apostolica degli alunni della Scuola Cristiana occorre riaffermare che per i catechisti tale funzione dell'Unione è irrinunciabile, se vogliono davvero camminare secondo la volontà di Dio.

Da parte nostra, per quello che è nelle nostre possibilità, dobbiamo tuttavia sforzarci di chiarire meglio le caratteristiche che debbono distinguere l'Unione da ogni altra opera di perseveranza, dimostrandola come propria della Scuola cristiana, così come è nata dalla mente, dal cuore e dallo spirito di San Giovanni Battista de La Salle.

Anche per le nostre iniziative scolastiche e catechistiche vale la meta raccomandata dal Santo de La Salle: "Fate in modo che essi ( i vostri allievi ) pensino spesso a Gesù, loro buono ed unico Maestro; che essi parlino sovente di Gesù, che essi non aspirino che a Gesù, e che essi non respirino che per Gesù" ( M. 102 ).

"… Dovete impegnarli a unire tutte le loro azioni a quelle di Gesù" ( M. 195 ).

Non dimentichiamo che proprio in questo senso il Fr. Teodoreto ha concepito la sua prima idea circa l'Unione, sin dal suo secondo noviziato a Lembek-lez-Hales.

So che anche tra di noi si è discusso molto sugli scopi e sulle mete da assegnare alla Sezione Giovanile e anche sui metodi relativi.

Per il Fr. Teodoreto il traguardo è Gesù e il metodo è l'attrattiva di Gesù: insomma, ogni cosa in vista di Gesù, Gesù via verità e vita.

Basti riflettere, ad es., su testimonianze come quella, assai vivace e significativa, del Fr. Angelino Guyot "… Senza alcuna esitazione risposi al C. Fr. Teodoreto che, se si voleva attirare i giovani ad attività catechistica, bisognava pure offrire loro qualche attrattiva adatta per la loro età; senza di che, o non si sarebbe potuto cominciare o, nel migliore dei casi, li avremmo stancati precocemente".

"Il C. Fr. Direttore m'invitò a specificare quali attrattive io ritenevo adatte per il caso in questione.

La risposta fu pronta e ricca di suggerimenti: 'Ricreatorio, sport, gare e competizioni con associazioni similari: conferenze culturali religiose e sociali …

Si dia molto ai giovani per chiedere qualcosa in compenso".

"Il C. Fr.Tedoreto mi ascoltò pazientemente fino in fondo; e poi mi disse semplicemente: Non questo vuole Gesù Crocifisso da questi giovani".

"La venerazione verso il mio santo interlocutore mi trattenne a fior di labbra la risposta quasi dispettosa che mi sentivo dentro in quel momento: Se Gesù Crocifisso vuole la cosa, ci deve mettere Lui le sue mani benedette, perché noialtri !" ( Fr. Leone, Fr. Teodoreto, pagg. 236-7 ).

Il problema che noi e i Fratelli dobbiamo risolvere è quello di non impedire, ma anzi di favorire la diretta attrattiva da parte del Signore, accettandola come il principio che tutto coaduna, anima, feconda, affinché i ragazzi e i giovani migliori traggano dalla comunione con il Signore la forza e la luce per orientare e far cresca re in Lui e per Lui, tutta la loro entità umana e quella del loro prossimo.

Le obiezioni mosse nei confronti dell'Unione e anche contro l'Unione non ci hanno sino a questo punto persuaso, proprio perché non consideravano la prospettiva formativo-apostolica sopra delineata.

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