7 Febbraio 1973
Nell'osservazione semplice ed elementare, ma sincera del mondo, quale tutti lo conosciamo e lo intendiamo, il problema di Dio, nonostante le controversie che lo circondano ( dimenticanza, dubbio, negazione, sostituzione, affermazione … ), pone l'uomo moderno in una alternativa tremenda in entrambe le risposte che gli si dànno:
se non ammettiamo l'esistenza di Dio
siamo costretti a sopprimere la ragione d'essere originaria e sufficiente delle cose, la prima causa, il principio della razionalità e della scienza, prescindere dalla logica suprema del pensiero e dall'esigenza parimente suprema dell'esistenza delle cose;
a vivere e a pensare all'oscuro, oppure nella penombra di principii ipotetici ed insufficienti a dare la spiegazione finale alla nostra incalzante ricerca della verità: la mente, che vuol poi dire la vita, sfocia nel dubbio, nell'ipotesi, nel fittizio, alla fine nell'assurdo, nello scetticismo, nella falsa e disperata saggezza del nichilismo.
Ovvero: se noi ammettiamo che esiste un Dio personale e creatore, dobbiamo concludere che deve essere nel mondo creato un governo, un pensiero direttivo, un perché cosciente e dominatore, cioè una provvidenza.
Che cosa è la provvidenza?
È la ragione dell'ordine ( Cfr. S. TH, I, 22, 3 ss.; 103, 1 ss.; Sap 14,3; Pr 8; etc. ).
È il riflesso del pensiero di Dio nelle cose e nella storia; è la razionalità, sapiente e buona, palese o recondita, di cui tutto è impregnato.
Tutto dipende da un Verbo creatore ( Gv 1,3; Col 1,16 );
dipende ontologicamente, cioè nella sua entità, nella sua ragion d'essere;
e dipende nella sua conoscibilità e nella sua finalità, nelle leggi che attraversano e dirigono il suo dinamismo e il suo divenire;
dipende non solo da un Pensiero, ma anche da una Volontà trascendente, da Uno, che prevede e provvede.
Questo aspetto della realtà intrinseca e misteriosa delle cose esigerebbe un'analisi lunga e accurata ( Cfr. P. C. Landucci, Il Dio in cui crediamo ).
Ma ora a noi basta ritenere che esiste un governo del mondo, una mente imperativa nell'universo, e dominatrice altresì dei nostri particolari destini.
L'essere delle cose non spiega se stesso; il moto delle cose non nasce da sé.
E qui, dove la nostra umile mente, tesa nel suo estremo sforzo conoscitivo, pensa d'aver raggiunto la sua meta finale sorge una difficoltà che sembra annullare il risultato migliore del suo studio, quando osserva che l'ordine, al quale pretendeva essere arrivata, è uno stato necessario e inesorabile del movimento naturale delle cose; è un fato, un determinismo, che sembra mancare, almeno per ciò che riguarda noi, esseri terrestri, ma capaci di conoscere, di amare, di soffrire, sembra mancare, diciamo, di occhio e di cuore, e che c'investe e ci travolge senza pietà …
Dov'è la Provvidenza?
dov'è il Dio buono e sapiente, che credevamo avere trovato?
come spiegare il dolore, la morte e il male?
Quali, quali problemi! e quale successivo sforzo per darvi qualche risposta!
Troppo difficile formularla in questa sede; ma una risposta c'è, la quale, se non muta la realtà di tali ostacoli, ci può dire come essi possono entrare in una prospettiva d'ordine superiore, se si riflette che la finalità ultima della Provvidenza è Dio stesso ( Cfr. Pr 16,4; S. TH. I, 103, 2 );
che Dio ha voluto dare esistenza e comunicare una partecipazione della sua causalità, in via esecutiva, ad altri esseri, e fra questi ad alcuni deboli ed effimeri, anzi ad alcuni esseri liberi, cioè sotto certi aspetti autonomi e capaci di scegliere fra bene e male;
e poi che Dio, in un prodigio della sua Provvidenza, ha conferito al dolore stesso una sua utilità, suprema nell'economia della croce e della Redenzione, ed ha concesso all'uomo di ricuperare il bene, e spesso un bene di natura superiore, in ogni nostra condizione per misera ed avversa che sia: « tutto coopera a bene per chi ama Dio » ( Rm 8,28 ), dice S. Paolo; e finalmente che in Cristo Dio-Provvidenza, Dio-Amore ha vinto la morte.
Figli carissimi, sono insegnamenti, come vedete, molto comuni e, più o meno, a tutti noti; ma si tratta di verità formidabili, altissime; tali da confermare in noi una convinzione fondamentale, quella dell'esistenza di una ineffabile, ma vera e personale Provvidenza, che a tutto presiede, a tutto pensa, e tutti ci ascolta e tutti ci ama;
si chiama Dio, Colui sul quale si fonda la nostra religione e la rende facile e felice;
si chiama il Padre nostro che sta nei cieli, e attende la nostra preghiera.
Vi stimoli e vi conforti a riflettere su questa concezione generale della nostra sorte la nostra Benedizione Apostolica.