Summa Teologica - I |
Supra, q. 2, a. 3; C. G., III, c. 64; De Verit., q. 5, a. 2
Pare che il mondo non sia governato.
1. Soggetti a governo sono gli esseri che si muovono o agiscono per un fine.
Ma gli esseri fisici della natura, che costituiscono gran parte del mondo, né si muovono né agiscono per un fine, poiché non hanno conoscenza del fine.
Quindi il mondo non è soggetto a governo.
2. Il governo riguarda propriamente le cose che si muovono verso una mèta.
Ora, il mondo non pare muoversi verso una mèta, ma possiede un'intrinseca stabilità.
Quindi non è governato.
3. Ciò che da un'interna necessità è determinato a un solo effetto nel suo agire e nel suo muoversi non necessita di uno che lo governi dall'esterno.
Ma le parti principali del mondo sono, nelle loro attività e nei loro movimenti, determinate con necessità a un solo effetto.
Quindi il mondo non necessita di un governo.
Nel libro della Sapienza [ Sap 14,3Vg ] si legge: « Tu, o Padre, tutto governi con provvidenza »; e in Boezio [ De consol. 3, metr. 9 ]: « O tu che il mondo governi con eterno consiglio ».
Nell'antichità alcuni filosofi negarono il governo del mondo, affermando che tutto dipende dal caso.
Ma questa tesi si rivela assolutamente insostenibile per due motivi.
Primo, per quello che le cose stesse ci manifestano.
Noi vediamo infatti che nelle realtà naturali avviene, o sempre o nella maggior parte dei casi, ciò che è meglio: cosa che non accadrebbe se esse non fossero indirizzate a un fine buono da una provvidenza, il che è governare.
Quindi l'ordine stabile esistente nelle cose dimostra chiaramente l'esistenza di un governo del mondo: come, per usare un paragone attribuito da Cicerone [ De nat. deorum 2 ] ad Aristotele, chi entrasse in una casa bene ordinata, dall'ordine che in essa risplende sarebbe in grado di afferrare l'idea di un ordinatore.
Secondo, la medesima conclusione nasce dalla considerazione della divina bontà che, come già abbiamo detto [ q. 44, a. 4; q. 65, a. 2 ], donò l'esistenza alle cose.
Poiché infatti « l'ottimo non produce che cose ottime » [ cf. Plat., Timaeus 6 ], disdirebbe alla divina bontà non condurre a perfezione le cose da essa prodotte.
Ora, la perfezione ultima di ogni realtà consiste nel conseguimento del fine.
Come quindi fu la divina bontà a dare l'esistenza alle cose, così ad essa spetta pure il condurle al loro fine.
E questo è governare.
1. Due sono i modi di muoversi o di agire per il fine.
Primo, quando l'agente determina se stesso nel movimento verso il fine, come è il caso dell'uomo e delle altre creature razionali: e gli esseri che così operano conoscono propriamente sia il fine in quanto tale, sia i mezzi che vi conducono.
Secondo, si dice pure che un essere si muove o agisce per il fine quando è mosso e diretto al fine da altri: come la freccia va verso il bersaglio direttavi dall'arciere, a cui solo, e non ad essa, è noto il fine.
Ma come l'andare della freccia verso il punto prefissato dimostra che essa vi è diretta da un agente dotato di conoscenza, così il corso stabile delle cose prive di conoscenza manifesta chiaramente che il mondo è governato secondo un piano prestabilito.
2. In tutti gli esseri creati fisici vi è qualcosa di stabile, per lo meno la materia prima, e qualcosa di soggetto al moto, includendo nella sfera di questo anche l'operazione.
Ora, tutti gli esseri hanno bisogno di governo, sia quanto all'una, sia quanto all'altra cosa: poiché lo stesso fondo stabile che è in essi ricadrebbe nel nulla ( essendo venuto dal nulla ) se non fosse conservato dalla mano di un governante, come vedremo [ q. 104, a. 1 ].
3. La necessità fisica, che è inerente agli esseri e li determina a un solo effetto, è una specie di impulso da parte di Dio che li dirige al loro fine: come la necessità da cui è spinta la freccia a tendere verso il bersaglio è un impulso dalla parte dell'arciere e non dalla parte della freccia.
Si ha però questa differenza: che mentre ciò che le creature ricevono da Dio è la loro natura, ciò che è impresso dall'uomo alle realtà naturali al di fuori della loro natura è qualcosa di violento.
Come quindi la necessità che la violenza imprime alla freccia dimostra l'azione direttrice dell'arciere, così la necessità naturale delle creature dimostra il governo della provvidenza divina.
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