1 Maggio 1966
Oggi, primo maggio, è una giornata dedicata al lavoro umano in molte parti del mondo.
Per la Chiesa questa giornata ricorda il lavoro di Nazaret dove, accanto a Giuseppe artigiano, ha lavorato per anni Gesù stesso.
Preghiamo per tutti quelli che sono responsabili del lavoro umano, per tutti i lavoratori del mondo, per il lavoro umano in ogni sua forma.
Mi ricordo sempre l’Enciclica " Laborem exercens", la prima delle mie Encicliche sociali, dedicata a questo grande problema.
Oggi è il primo giorno di maggio.
E maggio è mese dedicato totalmente al culto di Maria: una grande devozione mariana è collegata con il mese di maggio.
E così si spiega anche il tema della catechesi di oggi.
Tema mariano a continuazione delle catechesi mariologiche proposte in questi ultimi mesi.
Dopo queste parole Giovanni Paolo II ha svolto la catechesi:
1. Al momento dell’Annunciazione, Maria, "eccelsa figlia di Sion" ( LG 55 ), viene salutata dall’angelo come la rappresentante dell’umanità, chiamata a dare il proprio consenso all’Incarnazione del Figlio di Dio.
La prima parola che l’angelo le rivolge è un invito alla gioia: chaire, cioè "rallegrati".
Il termine greco è stato tradotto in latino con "Ave", una semplice espressione di saluto, che non sembra corrispondere pienamente alle intenzioni del divino messaggero e al contesto in cui l’incontro si svolge.
Certo, chaire era anche una formula di saluto, usata spesso dai Greci, ma le circostanze straordinarie in cui viene qui pronunciata esulano dal clima di un incontro abituale.
Non dobbiamo, infatti, dimenticare che l’angelo è consapevole di recare un annuncio unico nella storia dell’umanità: un saluto semplice e usuale, pertanto, sarebbe fuori luogo.
Più confacente alla circostanza eccezionale sembra, invece, il riferimento all’originario significato dell’espressione chaire, che è "rallegrati".
Come hanno costantemente rilevato soprattutto i Padri greci citando diversi oracoli profetici, l’invito alla gioia conviene particolarmente all’annuncio della venuta del Messia.
2. Il pensiero va innanzitutto al profeta Sofonia.
Con il suo oracolo il testo dell’Annunciazione presenta un significativo parallelismo: "Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il tuo cuore, figlia di Gerusalemme! …" ( Sof 3,14 ).
Vi è l’invito alla gioia: "Rallegrati con tutto il cuore" ( v. 14 ).
Vi è l’accenno alla presenza del Signore: "Re d’Israele è il Signore in mezzo a te" ( v. 15 ).
Vi è l’esortazione a non aver paura: "Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia" ( v. 16 ).
Vi è infine la promessa dell’intervento salvifico di Dio: "Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente" ( v. 17 ).
I riscontri sono tanto numerosi e puntuali da indurre a riconoscere in Maria la nuova "figlia di Sion", che ha pieno motivo di rallegrarsi perché Dio ha deciso di realizzare il suo piano di salvezza.
Un analogo invito alla gioia, anche se in un contesto diverso, viene dalla profezia di Gioele: "Non temere, terra, ma rallegrati e gioisci, poiché cose grandi ha fatto il Signore …
Voi riconoscerete che io sono in mezzo ad Israele …" ( Gl 2,21.27 ).
3. Significativo è inoltre l’oracolo di Zaccaria, citato a proposito dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme ( cf. Mt 21,5; Gv 12,15 ).
In esso il motivo della gioia è visto nella venuta del re messianico: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile … annunzierà la pace alle genti" ( Zc 9,9-10 ).
Infine, dalla numerosa posterità, segno di benedizione divina, il libro di Isaia fa scaturire l’annuncio di gioia per la nuova Sion: "Esulta, o sterile che non hai partorito, prorompi in grida di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori, perché più numerosi sono i figli dell’abbandonata che i figli della maritata, dice il Signore" ( Is 54,1 ).
I tre motivi dell’invito alla gioia: la presenza salvifica di Dio in mezzo al suo popolo, la venuta del re messianico e la fecondità gratuita e sovrabbondante, trovano in Maria la loro piena attuazione.
Essi legittimano il significato pregnante, attribuito dalla tradizione al saluto dell’angelo.
Questi, invitandola a dare il suo assenso alla realizzazione della promessa messianica e annunciandole l’altissima dignità di Madre del Signore, non poteva non esortarla a rallegrarsi.
Infatti, come ci ricorda il Concilio, "con lei, la eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova Economia, quando il Figlio di Dio assunse da Lei la natura umana, per liberare coi misteri della sua carne l’uomo dal peccato" ( LG 55 ).
4. Il racconto dell’Annunciazione ci consente di riconoscere in Maria la nuova "figlia di Sion", invitata da Dio a una grande gioia.
Esprime il suo ruolo straordinario di madre del Messia, anzi, di madre del Figlio di Dio.
La Vergine accoglie il messaggio a nome del popolo di Davide, ma possiamo dire che l’accoglie a nome dell’intera umanità, perché l’Antico Testamento estendeva a tutte le nazioni il ruolo del Messia davidico ( cf. Sal 2,8; Sal 72,8 ).
Nell’intenzione divina, l’annuncio a lei rivolto mira alla salvezza universale.
A conferma di tale prospettiva universale del disegno divino, possiamo ricordare alcuni testi dell’Antico e del Nuovo Testamento che paragonano la salvezza a un grande banchetto di tutti i popoli sul monte Sion ( cf. Is 25,6s ), e che annunciano il convito finale del Regno di Dio ( cf. Mt 22,1-10 ).
Come "figlia di Sion", Maria è la Vergine dell’alleanza che Dio stabilisce con l’intera umanità.
È chiaro il ruolo rappresentativo di Maria in tale evento.
Ed è significativo che sia una donna a svolgere una tale funzione.
5. Come nuova "figlia di Sion", Maria è, infatti, particolarmente idonea ad entrare nell’alleanza sponsale con Dio.
Più e meglio di qualsiasi membro del Popolo eletto, ella può offrire al Signore un vero cuore di Sposa.
Con Maria, la "figlia di Sion" non è più semplicemente un soggetto collettivo, ma una persona che rappresenta l’umanità e, al momento dell’Annunciazione, risponde alla proposta dell’amore divino con il proprio amore sponsale.
Ella accoglie, così, in modo tutto particolare, la gioia preannunciata dagli oracoli profetici, una gioia che qui, nel compimento del disegno divino, tocca il suo vertice.