Ezechiele |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
Lamento sui capi d'Israele |
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1 Intona ora un lamento sui capi d'Israele | ||||||
2 dicendo: « Che cos'era tua madre? Una leonessa fra leoni. Accovacciata in mezzo ai leoni allevava i suoi cuccioli. |
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3 Essa innalzò uno dei cuccioli che divenne leone, imparò a sbranare la preda, a divorare gli uomini. | ||||||
4 Ma contro di lui le genti fecero lega, restò preso nella loro fossa e in catene fu condotto in Egitto. |
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5 Quando essa vide che era lunga l'attesa e delusa la sua speranza, prese un altro cucciolo e ne fece un leoncino. | ||||||
6 Egli se ne andava e veniva fra i leoni, divenuto leoncello, e imparò a sbranare la preda, a divorare gli uomini. | ||||||
7 Penetrò nei loro palazzi, devastò le loro città. Il paese e si suoi abitanti sbigottivano al rumore del suo ruggito. | ||||||
8 Lo assalirono le genti, le contrade all'intorno; tesero un laccio contro di lui e restò preso nella loro fossa. | ||||||
9 Lo chiusero in una gabbia, lo condussero in catene al re di Babilonia e lo misero in una prigione, perché non se ne sentisse la voce sui monti d'Israele. |
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10 Tua madre era come una vite piantata vicino alle acque. Era rigogliosa e frondosa per l'abbondanza dell'acqua; |
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11 ebbe rami robusti buoni per scettri regali; il suo fusto si elevò in mezzo agli arbusti mirabile per la sua altezza e per l'abbondanza dei suoi rami. | ||||||
12 Ma essa fu sradicata con furore e gettata a terra; il vento d'oriente la disseccò, disseccò i suoi frutti; il suo ramo robusto inaridì e il fuoco lo divorò. |
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13 Ora è trapiantata nel deserto, in una terra secca e riarsa; | ||||||
14 un fuoco uscì da un suo ramo, divorò tralci e frutti ed essa non ha più alcun ramo robusto, uno scettro per dominare ». Questo è un lamento e come lamento è passato nell'uso. |
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Indice |
19,1-14 | Lamento sugli ultimi re di Giuda Canto di lamento. Nella prima parte ( vv. 1-9 ) domina l'immagine della leonessa ( Gerusalemme ) e dei suoi due cuccioli: uno rappresenta il re Ioacàz, sconfitto dal faraone Necao e deportato in Egitto ( 2 Re 23,33-34 ); l'altro, il re Ioiachìn, deportato in Babilonia ( 2 Re 24,8-16 ). La seconda parte del lamento ( vv. 10-14 ) usa l'immagine della vite, abituale per rappresentare Israele ( Ez 15,1-8 ), e allude alla fine del regno di Giuda Questo poema è una qinâ, cioè un lamento dal ritmo caratteristico, essendo composto ogni verso di due stichi disuguali ( cf. Ez 26,17-18; Ez 27,3-9.25-36 ). La sua forma è allegorica, ma non è facile capirne tutti gli elementi |
19,2 | La leonessa è Israele, e i suoi re i cuccioli |
19,4 | Allusione a Joacaz, deposto e portato in Egitto da Necao nel 609 |
19,7 | Penetrò nei loro palazzi: BJ traduce « demolì i loro palazzi », con vers.; il TM ha: « conobbe le loro vedove » |
19,9 | in una prigione: BJ con volg. e LXX traduce « in luoghi scoscesi »; il TM invece ha: « in tranelli » (?). - Sembra che si tratti di Joiachìn, portato a Babilonia nel 597. Il profeta non ricorda il regno di Joiakìm che, perito di morte naturale, non costituisce una lezione per Sedecia e per i suoi contemporanei |
19,10 | era come: con il Targum; il TM è incomprensibile ( alla lettera « nel tuo sangue » ). Nuova allegoria: la vigna è la nazione che un tempo fu prospera e che ora sta per essere distrutta |
19,12 | disseccò: con i LXX; il TM ha: « sono stati spezzati », « sono seccati » |