In questo brano ci sono diverse affermazioni che il Cristiano non pecca.
Ci sono alcuni problemi con queste affermazioni:
1. Sono contrarie all'insegnamento del resto della Bibbia, che nessuno è senza peccato ( per esempio 1 Re 8,46; Pr 20,9; Qo 7,20; Rm 3,23 ).
2. Sono contrarie a quello che Giovanni scrisse poco prima ( 1 Gv 1,8,10 ); così non solo Giovanni avrebbe insegnato cose contrarie alle altre Scritture, ma non sarebbe stato coerente, e neanche abbastanza intelligente per ricordarsi di quello che aveva già scritto e rendersi conto della contraddizione.
3. Sono contrarie all'esperienza comune dei Cristiani.
La spiegazione migliore a questa difficoltà è che i verbi in questi versetti descrivono azioni continue, ripetute o abituali, e non un'azione singola.
Cioè, il tempo dei verbi è presente continuo e non presente semplice.
Questo è senz'altro vero nella seconda parte di 1 Gv 3,9, che ha "può" seguito dall'infinito "peccare", che nel greco è ἁìáñōάíåéí, hamartanein, un infinito presente ( che significa un'azione continua ) e non di ἁμαρτεῖν, hamartein, un infinito aoristo ( che significa un'azione singola ).
Siccome c'è solo uno infinito in italiano, non è possibile tradurre questa differenza, se non mettendo qualcosa come, "non può persistere nel ( o continuare a ) peccare", come infatti la Nuova Riveduta traduce.
Però, gli altri versetti nel brano hanno il verbo nel presente indicativo, e mentre in greco il presente indicativo è più come un presente continuo che un presente semplice, il fatto è che c'è solo un presente indicativo in greco, e l'autore doveva usare questa forma a prescindere da quello che voleva esprimere.
( Per esempio, in 1 Gv 5,16 la stessa forma dello stesso verbo è usata per esprimere un peccato singolo ).
Possiamo quindi dire che il senso continuo ( "persistere nel peccare" ) non è necessariamente il senso voluto dall'autore, ma è senz'altro possibile.
Possiamo anche dire che il senso continuo è più probabile del senso semplice, perché:
a) 1 Gv 3,9 ha il senso continuo, ed è meglio interpretare i versetti ambigui alla luce del versetto non ambiguo, e
b) il contesto della lettera e del pensiero dello scrittore ( cioè, 1 Gv 1,8.10 ) richiede il senso continuo in 1 Gv 3,6-10.
L'altra difficoltà di questo brano è che insegna che il peccato è molto più grave di quanto noi di solito vogliamo ammettere.
Non dobbiamo mai accettare nessun peccato nella nostra vita, e lo nostro scopo dovrà essere di non peccare mai ( prima parte di 1 Gv 2,1 ).