Venite e vedrete |
CCC nn. 1716-1729 CdA nn. 127-135; 852-866 CdG1 pp. 128-133
Le "beatitudini" possono essere considerate nell'annuncio della Chiesa come le tavole della "nuova legge", che portano a compimento l'antica.
Esse sono pronunciate in positivo, come l'annuncio di un dono.
L'espressione "Beati", infatti, richiama, nel sapore biblico delle parole, l'essere destinatari dì un dono che solo Dio può dare, non le nostre forze.
La nuova legge - lo richiamerà con insistenza l'apostolo Paolo - non è solo osservanza di norme, ma lasciar vivere in noi lo Spirito che Gesù ci ha donato ( Rm 4-8; Gal 2,20-21; Fil 3,1-14 ).
I Vangeli riportano due versioni delle Beatitudini: Mt 5,1-12 e Lc 6,20-26.
Matteo le colloca nel contesto del "discorso della montagna", nel quale Gesù proclama il compimento della legge antica ( "Avete inteso che fu detto …" ) e le esigenze della nuova ( "Ma io vi dico …" ).
Luca le colloca nel contesto di una serie di miracoli e azioni che mettono in risalto l'insufficienza di un'osservanza formale della legge, anzi l'incapacità dell'uomo a metterla in pratica, per annunciare il vangelo della misericordia e della mitezza; tanto da contrapporre alle quattro beatitudini i quattro "Guai" pronunciati contro coloro che hanno lo pretesa di salvarsi da soli.
Entrambi premettono che tale annuncio è rivolto particolarmente ai discepoli.
La liturgia privilegia la versione di Matteo:
"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro dì voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi".
Risalta il particolare legame che viene stabilito tra la beatitudine e un certo stile di vita.
Non viene detto "Beati quelli che si guadagnano il regno dei cieli, quelli che ottengono consolazione, sazietà, misericordia …", quasi sia possibile a qualche persona ottenere tutto ciò con i propri sforzi.
Vengono invece proclamati beati coloro che "sono" poveri, afflitti, miti …, perché tutto riceveranno in dono.
Sembra che Gesù constati un fatto più che dettare un dovere: coloro che sono poveri, miti, misericordiosi … ottengono in dono la beatitudine che Dio solo può dare.
Solo Gesù è stato fino in fondo uomo povero, affamato di giustizia, operatore di pace, puro di cuore, perseguitato … e solo lui, dunque, è il vero "Beato".
Ma a coloro che credono in lui e che, mediante la fede e la grazia dei sacramenti, vengono "innestati" in lui, a costoro è dato la Spirito che li rende simili a lui, capaci di seguirlo e vivere come lui, anzi "di" lui: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" è la descrizione che Paolo fa della vita nuova donata ai discepoli di Gesù ( Gal 2,20 ).
Le Beatitudini così intese si presentano anche come appello, come "carta costituente" del discepolo di Gesù.
Chi non si fa povero, lasciando ogni cosa per seguire Gesù ( Mc 8,34-35; Mt 13,44-46 ); chi non diventa mite come un bambino ( Mt 11,3 ); chi non cerca Dio con cuore puro e sincero, cioè con tutta la propria mente e tutte le proprie forze ( Mt 22,37 ), non può entrare nel Regno inaugurato da Cristo.
Vivere le Beatitudini è dunque scegliere di assecondare non i desideri di potere, di ricchezza, di successo, ma piuttosto i desideri che lo Spirito di Dio suggerisce in noi ( Gal 5,18-23; Fil 4,8; Gc 3,17-18 ).
Indice |