Comunione e comunità nella Chiesa domestica |
La famiglia cristiana, in quanto Chiesa domestica, è partecipe della comunione ecclesiale solo per l'amorosa e gratuita iniziativa di Dio.
La radice ultima, da cui scaturisce e a cui continuamente si alimenta la comunione della coppia e della famiglia cristiana, non sta dunque nell'amore dell'uomo verso la donna e viceversa, e neppure nell'amore reciproco tra genitori e figli: sta nel dono dello Spirito, effuso con la celebrazione del sacramento del Matrimonio.
Il vincolo più forte, che origina e sostiene la comunione coniugale e familiare cristiana, è dato dallo Spirito Santo.
Quel medesimo Spirito che indissolubilmente congiunge, nell'unità personale di Cristo, la sua carne umana alla divinità e vincola a lui capo le membra del suo corpo mistico, viene donato ai coniugi cristiani perché la loro comunione di amore e di vita sia, nella storia, un'imitazione ed una partecipazione della mirabile comunione che è propria del mistero di Cristo.
La stupenda pagina dell'apostolo Paolo, destinata ad illustrare il « grande sacramento » degli sposi cristiani, sottolinea con forza straordinaria come la « comunione » coniugale non sia un semplice frutto « della carne e del sangue », ma sia una partecipazione viva dello stesso « mistero », cioè del disegno salvifico di Dio che in Cristo ama e crea l'unità del genere umano. ( Cfr. Ef 3,3-4 )
L'unione tra marito e moglie trova così in Gesù Cristo e nel dono dello Spirito il suo fondamento inviolabile e la sua inesauribile forza per una continua crescita.14
9. - La comunione donata dallo Spirito non si aggiunge dall'esterno, né rimane parallela a quella comunione coniugale e familiare che costituisce la « struttura naturale » del rapporto specifico uomo-donna e genitori-figli; bensì assume questa stessa struttura dentro il mistero dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, e pertanto la trasforma interiormente e la eleva a segno e luogo di comunione nuova, soprannaturale, salvifica.
La comunione naturale e umana tra i coniugi, che nasce con il patto coniugale, ossia con la decisione dell'uomo e della donna di costituire « un'intima comunità di vita e d'amore coniugale »,15 è continuamente vivificata dalla fedeltà alla promessa matrimoniale, come impegno di « mettere in comune tutto ciò che gli sposi sono e tutto ciò che essi hanno », impegno che è « il contratto più audace che esista e nello stesso tempo il più meraviglioso ».16
In termini più concreti e precisi possiamo dire che la comunione tra i coniugi affonda le sue radici nella stessa naturale diversità e complementarietà sessuale che conduce l'uomo e la donna ad essere « una sola carne », ( Cfr. Gen 2,24 ) come pure si alimenta con l'impegno libero e responsabile dei coniugi di mettere in comune la loro vita.
Ora, in forza del sacramento del Matrimonio, la loro comunione naturale e umana diventa segno e ripresentazione della comunione o alleanza d'amore tra Dio e l'umanità, tra Cristo Signore e la sua Chiesa: « Per questo la coppia cristiana non si sostiene soltanto per la naturale complementarietà esistente tra uomo e donna, né si regge unicamente sulla volontà di comunione degli sposi; ma ha la sua originale sorgente in quel legame che indissolubilmente unisce il Salvatore alla sua Chiesa e la sua ultima matrice nel mistero della comunione trinitaria.18
In termini analoghi ci si deve esprimere sulla comunione familiare cristiana: il rapporto genitori-figli trova il suo fondamento ultimo non tanto nella carne e nell'amore dei genitori che responsabilmente generano ed educano i figli, quanto in quel nuovo vincolo, che lo Spirito dona alla famiglia cristiana costituendola piccola Chiesa, immagine e figura concreta della comunione e dell'unità di quanti credono in Cristo.
10. - La fede scopre e contempla, con umile e gioiosa gratitudine, il mistero stesso della comunione di Dio con l'umanità e con la Chiesa « dentro » il tessuto quotidiano dell'esperienza di comunione propria della coppia e della famiglia cristiana.
L'unione degli sposi fatta nel Signore, come disse Paolo VI rivolgendosi a 2000 coppie dell'Equipes Notre-Dame, « è un 'grande mistero' ( Ef 5,32 ), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell'unione del Cristo con la Chiesa, ma in più lo contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne è l'anima vivificante.
Perché, è veramente lo stesso amore, che è proprio di Dio, che egli ci comunica, perché noi lo amiamo e perché anche noi ci amiamo di questo amore divino ».
'Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati' ( Gv 13,34 ).
Le manifestazioni stesse del loro affetto, per gli sposi cristiani, sono penetrate di questo amore che essi attingono nel cuore di Dio.
E se la fonte umana rischia di disseccarsi, la sua fonte divina è altrettanto inesauribile quanto la profondità insondabile dell'affetto di Dio.
Di qui possiamo capire verso quale comunione intima, forte e ricca, tenda la carità coniugale.
Realtà interiore e spirituale, essa trasforma la comunirà di vita degli sposi 'in quella che si potrebbe chiamare - secondo l'insegnamento autorevole del Concilio - la Chiesa domestica' ( Lumen gentium, 11 ) una vera 'cellula di Chiesa', come già diceva il nostro amatissimo predecessore Giovanni XXIII al vostro pellegrinaggio del 3 maggio 1959, cellula di base, cellula germinale, la più piccola certo, ma anche la più fondamentale dell'organismo ecclesiale »19
La coppia e la famiglia cristiana esperimentano dunque nella loro vita una comunione che, senza mortificare ma assumendo e portando a compimento quella del sangue e dei vincoli affettivi, la supera e la trascende.
Questa nuova comunione non è solo « dono » dello Spirito Santo: è anche « comandamento » per la libertà responsabile dei membri della coppia e della famiglia cristiana.
Nasce così in tutti l'« impegno » a conservare e a sviluppare la comunione, sollecitati da molteplici esigenze, fra le quali ricordiamo:
l'esigenza di mantenere al loro posto i vincoli dell'affetto e del sangue, di fronte alle immancabili tensioni di cui sono segnati i rapporti interpersonali di coppia e di famiglia;
l'esigenza di vivere i vincoli coniugali e familiari nella loro verità cristiana, perché siano realmente segni e luoghi della comunione salvifica di Cristo;
l'esigenza di intensificare la comunione come valore interiore e spirituale per tradurla sempre più nel vivere quotidiano della comunità coniugale e familiare.
12. - Al dono-comandamento dello Spirito i coniugi, i genitori e i figli possono, in concreto, rispondere con maggiore o minore docilità e generosità; possono perfino opporvi un rifiuto.
In quest'ultimo caso, essi contraddicono al dono-comandamento della nuova comunione coniugale e familiare: non sono più immagine viva della comunione ecclesiale; ne diventano, piuttosto, un segno falso e falsificante.
Entrano qui alcuni problemi delicati e complessi, che derivano dalla « diversità », anzi dalla « conflittualità » che, sul piano della fede o comunque dei valori morali e spirituali, divide e contrappone tra loro marito e moglie, genitori e figli.
È il caso del matrimonio « misto » inteso non solo nel senso strettamente canonico del termine ( il matrimonio cioè tra un cattolico e un non battezzato, tra un cattolico e un battezzato non cattolico ), ma anche nel senso più ampiamente pastorale del termine, e quindi in rapporto ai coniugi la cui comunione nella fede e nei valori morali e spirituali è stata compromessa in diverse forme o è andata distrutta.
È il caso di famiglie i cui membri hanno tutti ricevuto il Battesimo ma ora non sono più uniti nella stessa fede e nella stessa vita cristiana.
Nell'affrontare questi problemi morali e pastorali ci si dovrà attenere a due criteri orientativi.
Il primo si rifà alla speranza cristiana che deve animare e sostenere la comunione coniugale e familiare anche nelle situazioni più difficili.
Il secondo criterio si collega alla « relativizzazione » di ogni valore ed esigenza, compresi quelli della comunione coniugale e familiare, al valore supremo e all'istanza ultima del regno di Dio.
In forza del primo criterio, il cristiano è cosciente che il dono della comunione ricevuto dallo Spirito racchiude e sprigiona incessantemente sempre nuove energie di ripresa, di recupero, di ricostruzione, di riconciliazione.
Lo insegna apertamente l'apostolo Paolo quando scrive: « Il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente ». ( 1 Cor 7,1 )
In forza del secondo criterio, il cristiano sa che ogni realtà è ordinata al regno di Dio, dal quale solo è misurata e riceve valore.
Per questo, nei casi di conflitto, la fede esige una chiara confessione nel primato assoluto e irrinunciabile di Dio e del suo amore rispetto alla stessa comunione dei membri della coppia e della famiglia, secondo le esplicite parole del Signore Gesù: « Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera …
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ». ( Mt 10,35-37 )
La condizione fondamentale perché possa nascere e crescere un'autentica comunione coniugale e familiare, che poi si esprimerà in una comunità di persone sempre più vivificate dall'amore, è il riconoscimento dell'altro nella sua altissima dignità di persona e, alla luce della fede, nel suo insuperabile valore di immagine vivente di Dio. ( Cfr. Gen 1,27 )
In questa dignità personale di ogni membro della coppia e della famiglia sta il titolo radicale ed inalienabile di partecipazione alla vita comunitaria della casa, prima e più ancora che nella funzione che ciascuno è chiamato a svolgere nel suo effettivo compimento.
In tal senso la logica che informa la comunione, e quindi la compartecipazione e la corresponsabilizzazione di tutti nella casa, è la cosiddetta « logica della gratuità », in forza della quale la relazione interpersonale è suscitata e comandata dal dono di sé all'altro accolto, amato, servito nella sua dignità di persona.
Mentre non esclude nessun membro della comunità familiare, la logica della gratuità orienta verso una più ricca e sollecita attenzione a chiunque si trova in particolare bisogno di amore, perché non ancora nato, piccolo, malato, vecchio, handicappato, ecc.
È l'esempio che ci viene dal Signore Gesù, il cui amore universale si congiunge con una delicatissima predilezione per i piccoli ».
L'esempio del Maestro si pone come grazia e norma per la Chiesa, da lui costituita « serva dell'umanità »: e non solo per la grande Chiesa, ma anche per la Chiesa domestica, chiamata a rivivere nel reciproco servizio d'amore dei suoi membri la carità di Cristo servo e Signore.
Così vivendo, la comunità coniugale e familiare, mentre edifica se stessa perfezionando sempre più la propria comunione interiore e spirituale, annuncia e testimonia una nuova maniera di vivere i rapporti interpersonali nel contesto di una società e di una cultura dominate dalla logica della strumentalizzazione delle persone.
Leggiamo nel documento pastorale « Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio »: « La promozione umana, distinta ma inseparabile dalla evangelizzazione, è il principale servizio che gli sposi cristiani sono chiamati a compiere nell'ambito della società civile ( cfr. Sinodo 1971, La Giustizia nel mondo ).
Tale servizio consiste anzitutto nel vivere all'interno del proprio nucleo coniugale e familiare un'esperienza quotidiana di autentico amore, come richiamo e stimolo ai valori dell'incontro interpersonale e del dono gratuito di se stesso, offerti ad una società prigioniera del mito del benessere e dell'efficienza ».23
14. - La famiglia ha un suo originale e insostituibile compito nel formare la persona alla comunione e alla vita di comunità.
Già la generazione umana come tale è segno e frutto di una singolarissima comunione d'amore tra uomo e donna ed origina un essere personale che possiede una interiore ed inalienabile dimensione sociale: l'uomo, che in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé.24
Ma soprattutto dall'opera educativa dei genitori scaturisce la possibilità e la realtà della esperienza prima e più incisiva del valore e dell'esigenza della comunione e del vivere in comunità: sia a livello umano, e quindi nell'ambito della società civile, sia a livello cristiano, e pertanto nell'ambito della comunità ecclesiale.
Come ci ricorda il Concilio, « soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e della missione del Matrimonio-sacramento, i figli fin dalla più tenera età …
fanno la prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa;
sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nel consorzio civile e nel popolo di Dio.
Perciò i genitori si rendano esattamente conto della grande importanza che la famiglia autenticamente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello stesso popolo di Dio ».25
Tra le caratteristiche della comunione familiare, va rilevata la sua ricchezza qualitativa, non solo perché la famiglia costituisce uno dei luoghi privilegiati dell'incontro e del confronto tra le diverse generazioni, ma anche perché in essa confluiscono e s'intrecciano profondamente le modalità fondamentali dell'amore umano, da quello coniugale a quello paterno e materno, da quello fraterno a quello filiale, da quello corporeo a quello spirituale, ecc.
Anche in questo senso, come dice il Concilio, « la famiglia è una scuola di umanità più completa e più ricca ».26
Inoltre, la famiglia è il luogo nel quale germinano e crescono le diverse vocazioni, il cui significato ultimo sta sempre, sia pure secondo modalità differenti, nel servire con l'amore di Cristo gli altri e, pertanto, nel favorire la comunione e la partecipazione.
Nella famiglia la comunicazione avviene con i mezzi più semplici, immediati e concreti, perché in essa il bambino vede, ascolta, tocca con mano, nelle migliori condizioni di consonanza e di affinità di persone, di valori e di esigenze.
L'attuale situazione storica, con la rapida e profonda evoluzione che la contraddistingue, pone interrogativi urgenti e difficili: come vivere e aiutare a vivere i valori fondamentali della comunione coniugale e familiare, che sono valori di sempre, nelle circostanze sociali e culturali di cui è segnato oggi il nostro tempo?
I valori di comunione e di comunità della famiglia che derivano dal disegno di Dio e che non sono quindi legati definitivamente a nessun modello culturale, non possono, tuttavia, farsi presenti e operanti se non in una determinata cultura.
Come esser segno, oggi, della gratuità dell'amore, che si manifesta nell'accoglienza della vita, nella cura del più piccolo o del più indifeso, nell'attenzione all'altro per se stesso?
Come esser segno, oggi, della fedeltà dell'amore? Come esser segno, oggi, della fecondità dell'amore nel reciproco accoglimento del coniuge, nella generosa procreazione e nel servizio educativo dei figli, nell'apertura cordiale e operosa della famiglia agli altri, nella partecipazione ai problemi della società?
Sono interrogativi ai quali le famiglie cristiane, e singolarmente e insieme nel contesto della comunità ecclesiale, possono e devono cercare una risposta.
E questa emergerà con tanta maggior chiarezza quanto più generoso sarà lo sforzo delle famiglie cristiane sia nel penetrare con viva fede nel grande sacramento » del Matrimonio per intravederne la straordinaria potenzialità di doni e di esigenze, sia nel discernere le istanze provenienti dalle trasformazioni in atto nella società e nella cultura.
Ambedue questi sforzi sono animati dal medesimo Spirito che conduce i credenti verso la pienezza della verità, sia che rifulga nel mistero di Dio Creatore e Redentore e da esso si riverberi nel mondo, sia che risuoni nelle pagine vissute della storia dell'umanità.
È ancora il Concilio a ricordarci che « è dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare attentamente, capire e interpretare i vari modi di parlare del nostro tempo, e di saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venire presentata in forma più adatta ».27
Indice |
14 | È quanto l'Apostolo ripete come un ritornello: « nel timore di Cristo », « come anche Cristo », « come Cristo », « come fa Cristo con la Chiesa », « èerché siamo membra del suo corpo », « nel Signore », « nella disciplina del Signore ». Cfr. Ef 5,21.23.25.29.30; Ef 6,1.4. |
15 | Gaudium et spes, n. 48. |
16 | Giovanni Paolo II, Ornelia alla Messa per le famiglie a Kinshasa, 3 maggio 1980. |
18 | C.E.I., Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio, n. 34. |
19 | Paolo VI, Allocuzione ai membri dell'Equipes Notre-Dame, 4 maggio 1970, in Insegnamenti di Paolo VI, Poliglotta Vaticana, VIII, 1970, pp. 429-430. |
23 | C.E.I., Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio, n. 111. |
24 | Cfr. Gaudium et spes, n. 24. |
25 | Gravissimum educationis, n. 3. |
26 | Gaudium et spes, n. 52. |
27 | Gaudium et spes, n. 44. |