Comunicazione e missione

Indice

Da spettatori a protagonisti della nuova cultura mediale

14 Prossimità e coinvolgimento

La nuova cultura mediale esercita un'influenza sempre più diretta sulle persone e sulle loro relazioni.

La straordinaria mole di informazioni e di possibilità d'intrattenimento mediatico può accompagnarsi, paradossalmente, a forme di frantumazione personale e sociale, a una crisi delle forme tradizionali di prossimità, a uno stato confusionale dovuto a saturazione mediatica.

È un rischio da scongiurare, se è vero che i media «si presentano [ … ] come artefici di un più stretto avvicinamento e di una più salda unità: le informazioni compiono in un attimo il giro del globo e consentono agli uomini di sentirsi molto più attivamente coinvolti negli avvenimenti vitali del mondo moderno».18

I media, ampliando a dismisura le capacità comunicative e relazionali, possono favorire un nuovo umanesimo o generare una drammatica alienazione dell'uomo da sé e dagli altri.

15 Superamento della distanze geografiche, culturali e sociali

I mezzi della comunicazione sociale possono allargare la cerchia delle relazioni in quanto la loro crescente perfezione « abbatte e distrugge le barriere, che circostanze di tempo e di luogo avevano eretto fra gli uomini».19

Non solo eventi lontani diventano facilmente accessibili.

Sono agevolate le possibilità di contatto con le persone e di presenza agli eventi.

I media possono offrire risposte concrete al desiderio di comunicazione e condivisione, partecipazione e solidarietà.

Tale desiderio, che caratterizza il mondo contemporaneo, « è il segno che l'autenticità cui mira l'uomo moderno non si orienta soltanto verso la ricerca di emozioni immediate e a basso prezzo, e che essa non è di per sé inesorabilmente destinata all'individualismo: gli occhi dei nostri contemporanei continuano a dischiudersi sull'altro ».20

I media possono essere artefici di una nuova prossimità, frutto del confronto e dell'incontro, occasione di continuo svelamento di sé all'altro, assunzione di una responsabilità verso gli altri.

16 La relativizzazione del tempo e dello spazio

Tuttavia, più siamo prossimi, più possiamo smarrire il senso della distanza.

Se tutto diviene accessibile, se ogni incontro si rivela possibile, il rischio altrettanto facile è di banalizzare e strumentalizzare incontri ed esperienze.

Concentrando tutto nel qui e nell'ora, il rischio è di perdere la capacità del confronto e dello stupore di fronte alle cose; di non saper più cogliere sfumature e differenze.

Il mondo muta in un luogo senza luogo e in un tempo senza tempo ed è minacciato da un sincretismo culturale e religioso, in cui anche la trasmissione del Vangelo diventa più difficile.

Il passato, se non è avvertito come parte di noi, come la nostra storia, nostro sangue e nostra carne, si riduce a nostalgia o curiosità consolatoria; memoria e tradizione si fanno folklore.

17 Conservare la memoria e valorizzare la tradizione

L'esperienza credente assume i fondamenti della fede e della testimonianza proprio dalla tradizione; la sua messa in discussione conduce al relativismo dogmatico e all'autonomia morale.

Oggi la tentazione è «di dilatare il tempo presente, togliendo spazio e valore al passato, alla tradizione e alla memoria.

A volte abbiamo paura di soffermarci per ricordare, per ripensare a ciò che abbiamo vissuto e ricevuto».21

Né va dimenticato che le nuove tecnologie «trasmettono e contribuiscono a inculcare un insieme di valori culturali, e modi di pensare sui rapporti sociali, sulla famiglia, sulla religione, sulla condizione umana, il cui fascino e la cui novità possono sfidare e schiacciare le culture tradizionali».22

18 Aprire orizzonti di senso con i nuovi linguaggi

Senza spazio né tempo, in questa sorta di presente continuo, l'uomo contemporaneo rischia di omogeneizzare ogni aspetto della vita.

Tutto appare identico, le differenze sfumano e una scelta vale l'altra.

Ma chi è libero e responsabile deve sentire la necessità di invertire la rotta, riattivando il coraggio della scelta e apprendendo nuovamente a riconoscere e a scegliere, nel tutto indistinto, ciò che realizza e rende umana la persona.

Occorre poi dare spazio a voci che sappiano parlare fino in fondo i linguaggi mediali, usando parole inaudite e scomode per lo stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso che la cultura mediale da sola non è capace di intravedere e rappresentare.

Con la creatività evangelica, anche dentro la cultura mediale, è possibile essere "sale della terra".

19 Centralità e responsabilità della persona

La cultura mediale a volte sembra favorire l'idea di un contatto diretto e personale tra interlocutori, altre volte tenta di eliminarla, o di renderla superflua.

I mezzi di comunicazione sociale tendono a valorizzare chi si propone agli altri in un coinvolgimento immediato e vivace.

Travolta dalla velocità della comunicazione, l'umanità stessa tende a percepirsi come un unico corpo capace sì di solidarietà, ma anche sottoposta a un processo di massificazione deresponsabilizzante.

Non è strano che in questi scenari di prossimità accelerata e di relazioni virtuali emerga un senso di angoscia e di disagio.

Per chi è continuamente coinvolto in tutto e in relazione a tutti, la possibilità di una valutazione equilibrata e serena, di discernimento critico, diventa difficile.

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18 Pontificia commissione per le comunicazioni sociali, Communio et progressio 20
19 Ibidem
20 C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 37
21 C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 2
22 Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Etica in Internet 11