Comunicazione e missione |
Per svolgere la sua missione in questo nuovo contesto culturale, alla Chiesa, che esiste per evangelizzare,38 viene richiesta una «conversione pastorale»39 che include ed esige una « conversione culturale».40
È necessario «passare a una pastorale di missione permanente».41
Venendo meno i tradizionali canali di adesione alla fede cristiana, è sempre più urgente «promuovere una pastorale di prima evangelizzazione che abbia al suo centro l'annuncio di Gesù Cristo morto e risorto, salvezza di Dio per ogni uomo, rivolto agli indifferenti o non credenti».42
Così dunque, «nell'attuale situazione di pluralismo culturale, la pastorale deve assumere, in modo più diretto e consapevole, il compito di plasmare una mentalità cristiana, che in passato era affidato alla tradizione familiare e sociale.
Per raggiungere questo obiettivo, dovrà andare oltre i luoghi e i tempi dedicati al sacro e raggiungere i luoghi e i tempi della vita ordinaria: famiglia, scuola, comunicazione sociale, economia e lavoro, arte e spettacolo, sport e turismo, salute e malattia, emarginazione sociale».43
Da una comunicazione autentica ed efficace dipende, in larga parte, anche il modello di Chiesa che si intende proporre e la sua capacità missionaria.
L'educazione alla comunicazione e ai media non può esaurirsi nella conoscenza delle tecniche, ma deve saper leggere in profondità l'attualità sociale e culturale.
Questa consapevolezza va messa al centro dei percorsi di formazione che vanno attivati nelle famiglie, nella scuola, nella parrocchia e nelle aggregazioni laicali.
Di fronte a un simile compito formativo potremmo forse sentirci impreparati.
L'impegno richiesto è senza dubbio notevole, ma è anche improrogabile.
E va oltre la contingenza del momento per assumere la fisionomia di profilo permanente per l'identità e la missione della Chiesa.
La conversione pastorale e culturale, inoltre, non riguarda solo i singoli membri della Chiesa, ma investe la comunità nel suo insieme.
Nell'era dei media anche la parrocchia è costretta a cambiare la sua fisionomia.
Certamente continua ad essere la comunità dei rapporti personali, della carità tangibile, degli incontri formativi diretti e dei sacramenti.
Ma s'avvia a comunicare anche con il sito internet, la posta elettronica, il notiziario, la biblioteca multimediale.
Dà ai fedeli la possibilità d'incontrarsi per un discernimento critico dei media e dei messaggi.
I media diventano dunque occasione per nuove sfide culturali e pastorali e rappresentano una nuova risorsa per la formazione dei fedeli.
Rientra in questa logica la scelta delle comunità cristiane di dotarsi di una sala della comunità o di ritornarne in possesso.
Sono luoghi preziosi per la crescita spirituale e culturale, dove l'animatore della cultura e della comunicazione vive il suo peculiare servizio ecclesiale, visibile e riconosciuto dalla comunità.
A questa nuova figura di animatore e ai suoi compiti si dovrà dedicare particolare attenzione sia dal punto di vista formativo sia per una sua presenza capillare nelle comunità parrocchiali.
L'azione pastorale deve dunque adeguarsi, senza indugi, alle esigenze dettate dalla nuova cultura mediatica.
L'adeguamento investe tutte le dimensioni della vita ecclesiale, senza limitarsi a un semplice aggiornamento degli strumenti.
In quanto "atto di conversione", sarà in primo luogo spirituale e riguarderà il modo di percepire ed esprimere la fede.
Tecniche comunicative da apprendere e praticare, dunque; ma soprattutto intelligenza e cuore radicati nella contemplazione del volto del Padre e del suo Figlio, il Verbo fatto carne.
« Solo il continuo e rinnovato ascolto del Verbo della vita, solo la contemplazione costante del suo volto permetteranno ancora una volta alla Chiesa di comprendere chi è il Dio vivo e vero, ma anche chi è l'uomo ».44
Anche in questo campo occorre perseguire la chiamata alla santità, in sintonia con il progetto di Dio e guidati dall'opera dello Spirito Santo.
Di grande aiuto sarà il confronto con le figure di santi e beati che hanno testimoniato la loro dedizione al Signore con una particolare attenzione alla comunicazione sociale.
Tra i tanti possiamo ricordare San Francesco di Sales, San Giovanni Bosco, San Massimiliano Maria Kolbe e il Beato don Giacomo Alberione.
Dalla loro testimonianza traspare la necessità di un rigore morale incentrato sul principio fondamentale del rispetto della dignità umana e della costruzione della comunità nella giustizia e nella pace.45
Nonostante le carenze, i limiti, le ambiguità che si registrano nell'uso dei media, tutti dovranno adoperarsi perché questi "meravigliosi strumenti" possano offrire alla comunità degli uomini quel contributo al bene comune e alla conoscenza del Vangelo che ancora non hanno pienamente espresso.
Indice |
38 | Paolo VI, Evangelii Nuntiandi 14 |
39 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 46 |
40 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 50 |
41 | C. E. I. Con il dono della carità dentro la storia 23 |
42 | C. E. I. Evangelizzazione e testimonianza della carità 31 |
43 | C. E. I. Con il dono della carità dentro la storia 23 |
44 | C. E. I. Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia 10 |
45 | Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, Etica nelle comunicazioni sociali 20 |