Evangelizzazione e testimonianza della carità

Indice

II - Il vangelo della carità e le nostre chiese

Il vangelo della carità al centro della "nuova evangelizzazione"

25. - "La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario".28

È la "nuova evangelizzazione", a cui ci invita Giovanni Paolo II.

Nuova, non soltanto perché viene dopo quella prima grande e fondamentale opera di evangelizzazione da cui è nata e si è forgiata, lungo il corso dei secoli, la nostra esperienza di Chiesa e, in particolare, la cultura cristiana dell'Europa e del nostro paese.

Né unicamente perché deve fare i conti, nelle nostre società occidentali, col fenomeno pervasivo del secolarismo.

Ma, soprattutto, perché deve diventare "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione"29

L'annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume - come abbiamo visto - in un'affermazione centrale: "Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è 'Via, Verità, Vita'".30

Dalla forza e dalla radicalità di questo annuncio scaturiscono l'ardore della vita e dell'impegno dei cristiani, l'incisività e la capacità di rendere contemporanea all'uomo l'espressione con cui il messaggio annunciato e portato ad efficacia di vita, la novità e fecondità dei metodi di cui deve far uso oggi l'evangelizzazione.

Forse, il momento è venuto in cui le ricchezze ereditate dalla millenaria tradizione ecclesiale che è alle nostre spalle, i frutti dell'aggiornamento conciliare e le fresche energie di rinnovamento spirituale e comunitario fiorite in mezzo a noi possono convergere insieme in un atto concorde d'amore ai nostri fratelli: l'avvio, appunto, di una nuova evangelizzazione che abbia come suo cuore il vangelo della carità.

In questa prospettiva, vogliamo delineare alcuni compiti precipui che investono la vita delle nostre comunità, la loro missione di evangelizzazione e di testimonianza della carità.

1. - Rifare con l'amore il tessuto cristiano della comunità ecclesiale

26. - L'evangelizzazione e la testimonianza della carità esigono oggi, come primo passo da compiere, la crescita di una comunità cristiana che manifesti in se stessa, con la vita e le opere, il vangelo della carità.

È vero, infatti, che sentiamo urgente rivitalizzare il tessuto sociale del nostro Paese, con lo sguardo rivolto a tutta l'umanità: ma ciò ha come condizione "che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali".31

Se il sale diventa insipido, con che cosa infatti lo si potrà rendere salato? ( Mt 5,13 ).

La rievangelizzazione delle nostre comunità è, in questo senso, una dimensione permanente e prioritaria della vita cristiana nel nostro tempo.

Del resto la carità, prima di definire l'"agire" della Chiesa, ne definisce l"'essere" profondo.

Ciascuno, secondo il proprio ministero e il dono dello Spirito ricevuto, deve sentirsi impegnato in prima persona a edificare la comunità nell'amore di Cristo, partecipando con piena corresponsabilità alla sua vita e alla sua missione: noi Vescovi, presidenti della carità nelle Chiese particolari che ci sono affidate, in intima comunione con la cattedra di Pietro che presiede all'assemblea universale della carità,32 i sacerdoti, corresponsabili della nostra carità pastorale e chiamati a crescere nella fraternità e nella comunione di vita per essere vincolo di unità del popolo di Dio, e i diaconi, segno della Chiesa che serve in mezzo ai fratelli, al cammino dei quali intendiamo offrire speciale attenzione nei prossimi anni; i religiosi e le religiose, scelti da Cristo per far risplendere agli occhi di tutti la comune vocazione alla "perfezione della carità";33 i fedeli laici, che fanno del comandamento nuovo di Cristo "la legge della trasformazione del mondo",34 e le donne in particolare: fin dall'origine della Chiesa esse sono state partecipi e protagoniste nei vari campi di apostolato; oggi il loro contributo alla missione della Chiesa diviene ancora più necessario e prezioso, "di fronte all'urgenza di una 'nuova evangelizzazione' e di una maggiore 'umanizzazione' delle relazioni sociali ".35

Una Chiesa riconciliata nella carità e nella verità

27. - Nella sua "preghiera sacerdotale" Gesù ha chiesto al Padre che tutti coloro che credono in lui "siano una cosa sola", come egli e il Padre, "perche il mondo creda" ( Gv 17,20-21 ).

La Chiesa, che nasce dalla carità di Dio, chiamata ad essere carità nella concretezza quotidiana della vita e dei rapporti reciproci fra tutti i suoi membri.

Questa grande realtà e questo pratico impegno della Chiesa comunione, che sono stati al centro del nostro cammino pastorale nello scorso decennio, appartengono dunque costitutivamente anche agli anni che ci attendono, perché la comunione è un altro nome della carità ecclesiale e solo una Chiesa comunione può essere soggetto credibile dell'evangelizzazione.36

La forza intrinseca della carità e della verità del vangelo deve poter superare le situazioni di appartenenza parziale o condizionata alla Chiesa, di pratico distacco o anche di esplicito dissenso dal suo insegnamento dottrinale e morale, di diffidenza e di contrapposizione fra le varie componenti ecclesiali.

Per i cristiani sono già una sconfitta il sospetto e la sfiducia reciproca, prima ancora di un'aperta rottura ( cf. 1 Cor 6,7 ).

Occorre ricordare che esiste "un legame costitutivo tra unità e verità: la riconciliazione autentica non può avvenire che nella verità di Cristo, non fuori o contro di essa".37

Docilità e sincerità nell'accoglienza della verità di Cristo, trasmessa dalla Chiesa, sono il presupposto perché i credenti possano ritrovarsi uniti gli uni con gli altri nella libertà e nella carità, superando pregiudizi, visioni particolaristiche e atteggiamenti soggettivi.

Il senso di responsabilità riguardo alla verità cristiana deve essere oggi condiviso da tutti i fedeli, ma in special modo da coloro che hanno un compito specifico di approfondimento e comunicazione della fede: teologi e formatori dei seminari, parroci e insegnanti di religione, catechisti e genitori.

Facendo maturare nelle menti e nei cuori una limpida e salda coscienza della verità cristiana si offre un contributo determinante all'edificazione di una comunità di fede adulta e unita.

Questa è anche la strada per risvegliare negli uomini del nostro tempo quel coraggioso orientamento spirituale verso la verità che fonda il rispetto e la crescita della dignità e della libertà dell'uomo.

Una comunità che annuncia celebra e testimonia il vangelo della carità

28. - Sulla base della reciproca carità ( cf. 1 Pt 4,8 ), va proseguito il cammino del rinnovamento evangelico delle nostre comunità, valorizzando anzitutto, con continuità e fedeltà, le dimensioni della pastorale ordinaria, e in particolare la vita delle parrocchie, che costituiscono il tessuto portante della nostra Chiesa.

Due sono, al riguardo, i principali obiettivi che dobbiamo proporci in questo decennio:

far maturare delle comunità parrocchiali che abbiano la consapevolezza di essere, in ciascuno dei loro membri e nella loro concorde unione, soggetto di una catechesi permanente e integrale - rivolta a tutti e in particolare ai giovani e agli adulti -,

di una celebrazione liturgica viva e partecipata,

di una testimonianza di servizio attenta e operosa;

favorire un'osmosi sempre più profonda fra queste tre essenziali dimensioni del mistero e della missione della Chiesa.

Se la comunità ecclesiale è stata realmente raggiunta e convertita dalla parola del vangelo, se il mistero della carità è celebrato con gioia e armonia nella liturgia, l'annuncio e la celebrazione del vangelo della carità non può non continuare nelle tante opere della carità testimoniata con la vita e col servizio.

Ogni pratico distacco o incoerenza fra parola, sacramento e testimonianza impoverisce e rischia di deturpare il volto dell'amore di Cristo.

È soprattutto la domenica il giorno in cui l'annuncio della carità celebrato nell'Eucaristia può esprimersi con gesti e segni visibili e concreti, che fanno di ogni assemblea e di ogni comunità il luogo della carità vissuta nell'incontro fraterno e nel servizio verso chi soffre e ha bisogno.

Il giorno del Signore si manifesta cosi come il giorno della Chiesa e quindi della solidarietà e della comunione.38

La carità anima di una pastorale viva e unitaria

29. - La vita della nostra Chiesa è arricchita oggi, per dono del Signore, da molteplici realtà che operano con efficacia nel campo dell'evangelizzazione e della testimonianza della carità.

Ogni sforzo resterebbe però vano se non convergesse nell'impegno di edificare insieme la Chiesa e di cooperare alla sua missione.

La pastorale diocesana deve essere dunque organica e unitaria "sotto la guida del Vescovo: di modo che tutte le iniziative e attività di carattere catechistico, missionario, sociale, familiare, scolastico e ogni altro lavoro mirante ai fini pastorali debbono tendere a un'azione concorde dalla quale sia resa ancora più palese l'unità della diocesi".39

Ciò è possibile se tutto il popolo di Dio e in esso i vari soggetti ecclesiali si impegnano a crescere in uno spirito di comunione e a operare secondo comuni orientamenti, a servizio della Chiesa e della sua missione.

In concreto, la presenza e l'azione apostolica di tanti religiosi e religiose che operano nelle nostre Chiese particolari è una grande ricchezza che va più efficacemente riconosciuta e valorizzata, nei compiti specifici che discendono dai loro propri carismi.

L'inserimento organico degli Istituti religiosi nel tessuto vivo della pastorale della Chiesa particolare rappresenta un contributo insostituibile per rendere operosa e feconda l'azione della Chiesa, ma anche per richiamare tutta la comunità a quei valori di santità, di preghiera e contemplazione, di servizio generoso e totale che la consacrazione religiosa esprime.

Anche la molteplicità e varietà di associazioni, movimenti e gruppi, che caratterizza oggi il laicato organizzato, costituisce un grande dono dello Spirito.

Essi portano un contributo originale alla vita e alla missione della Chiesa nel nostro tempo, con la loro ricca spiritualità, il forte radicamento evangelico, la freschezza e novità di slancio missionario negli ambienti di lavoro, di studio e di partecipazione sociale.

Le Chiese particolari e le parrocchie, riconoscendo il valore di queste esperienze, ne promuoveranno la crescita in spirito di vera comunione.

Per parte loro è necessario che le nuove realtà ecclesiali si mettano sempre più a servizio della comunità, se ne sentano parte viva e ricerchino in ogni modo l'unità, anche pastorale, con la Chiesa particolare e con la parrocchia.

Uno speciale incoraggiamento rivolgiamo all'Azione Cattolica, particolarmente chiamata a promuovere la pastorale diocesana e parrocchiale, secondo il suo carisma di diretta collaborazione con i Pastori.

La famiglia cristiana custode dell'amore di Dio

30. - Nell'edificazione di una comunità ecclesiale unita nella carità e nella verità di Cristo, è fondamentale la testimonianza e la missione della famiglia cristiana.

Costituita dal sacramento del matrimonio "Chiesa domestica", la famiglia "riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la sua Chiesa".40

Essa è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea: marito e moglie, genitori e figli, giovani e anziani.

Il rapporto di reciproca carità fra l'uomo e la donna, primo e originario segno dell'amore trinitario di Dio, la fedeltà coniugale, la paternità e maternità responsabile e generosa, l'educazione delle nuove generazioni all'autentica libertà dei figli di Dio, l'accoglienza degli anziani e l'impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà, se praticati con coerenza e dedizione, in un contesto sociale spesso non disponibile e anche ostile, fanno della famiglia la prima vivificante cellula da cui ripartire per tessere rapporti di autentica umanità nella vita sociale.

La pastorale di preparazione e formazione al matrimonio e la cura spirituale, morale e culturale delle famiglie cristiane rappresentano pertanto un compito prioritario della nostra pastorale.

In particolare, come abbiamo avuto occasione di ribadire anche recentemente, la tutela e la promozione del diritto di ciascuno a vivere, dal concepimento al termine dell'esistenza terrena, e in condizioni di reale dignità personale e sociale, è un valore irrinunciabile su cui far convergere l'opera di evangelizzazione, di carità e di impegno civile, riconoscendo alla famiglia quel ruolo di protagonista che le appartiene.41

2. - Le sfide dell'evangelizzazione, del dialogo e della missione

Necessità di una pastorale di prima evangelizzazione

31. - Il rapido mutamento della situazione sociale e culturale del nostro paese, come, in genere, dell'Occidente, pone alle nostre Chiese nuovi e impegnativi compiti in ordine alla missione evangelizzatrice.

È venuta meno un'adesione alla fede cristiana basata principalmente sulla tradizione e sul consenso sociale.

E, mentre si sono ridotti molti fenomeni di critica pregiudiziale al fatto religioso, l'area dell'indifferenza continua purtroppo ad aumentare.

Una delle maggiori sfide a cui deve rispondere la nuova evangelizzazione è la situazione di pluralismo culturale, ed ora in misura crescente anche etnico e religioso, che caratterizza la società italiana.

Di fronte a questa realtà complessa appare anzitutto urgente promuovere una pastorale di "prima evangelizzazione" che abbia al suo centro l'annuncio di Gesù Cristo morto e risorto, salvezza di Dio per ogni uomo, rivolto agli indifferenti o non credenti.

Si tratta di un campo in buona parte nuovo per le nostre comunità, la cui pastorale continua spesso a percorrere vie che non danno al primo annuncio lo spazio e l'importanza oggi indispensabile, se si vuole condurre o ricondurre molti uomini e donne all'incontro e all'adesione convinta e personale a Cristo, e alla conseguente vita di fede nella Chiesa.

Riguardo all'evangelizzazione, e al complesso rapporto tra fede e cultura contemporanea, ci rivolgiamo con particolare fiducia ai teologi, chiedendo loro di esercitare le proprie capacità di ricerca e di penetrazione, nella luce della fede e in costante comunione con il magistero della Chiesa, per aprire gli orizzonti del pensiero e della cultura del nostro tempo all'incontro con la verità e la carità del vangelo.42

Confermiamo inoltre e sottolineiamo la necessità di una sana e profonda preparazione teologica, filosofica e culturale unita alla formazione spirituale e pastorale, nei seminari e, secondo le proprie specificità, negli Istituti religiosi.

Identità cristiana e dialogo alla luce del vangelo della carità

32. - Un compito così impegnativo fa sorgere spontanea la domanda su quale strada imboccare per offrire la lieta notizia dell'amore di Dio.

Bisogna puntare sulla proposta esplicita, testimoniata da una identità cristiana precisa e forte, coraggiosamente presentata, o sul dialogo che si apre all'ascolto e alla condivisione?

La questione presenta risvolti particolarmente delicati quando l'apostolato si rivolge agli uomini e agli ambienti della cultura, o ai membri di altre religioni.

Ma in realtà quella fra identità e dialogo è una falsa alternativa.

È certo che per annunciare il vangelo, come anche per dialogare, si richiede una forte e limpida coscienza della propria identità cristiana e la certezza della verità che ci è stata rivelata e che ci è insegnata nella Chiesa.

Chi vuole annunciare e dialogare non può non partire dal proprio incontro personale con Cristo e da una vita profondamente innestata nell'esperienza della comunità cristiana.

Anche se - parallelamente - deve sempre aver viva la consapevolezza che la verità che annuncia è Gesù Cristo, una verità più grande delle sue parole, della sua comprensione, della sua esperienza e della vita stessa della Chiesa.

Altrimenti, rischia di non annunciare Cristo, ma se stesso, una sua verità.

D'altra parte, proprio il possesso, o meglio l'essere posseduti da quella verità che è Cristo, non potrà non spingere il cristiano al dialogo con tutti.

Egli annuncerà, sì, la verità con la vita e le parole, ma facendosi "giudeo con i giudei … tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" ( 1 Cor 9,19-22 ).

E saprà cogliere e apprezzare i "semi di verità" presenti in ogni uomo.

Annuncerà perciò il vangelo della carità, ma non con l'imposizione, nè con il risentimento, né con la pretesa ( Is 42,2-3 ), bensì con la dolcezza, con l'umiltà e il rispetto, pronto a rendere ragione della speranza che vive in lui ( cf. 1 Pt 3,15-16 ).

Perche il vangelo della carità non si annuncia se non attraverso la carità.

Ma questa carità, proprio perché genuina, non nasconderà ai fratelli la verità di Cristo, non la mutilerà o attenuerà nella ricerca di ingannevoli compromessi.

Le varie forme di dialogo

33. - Con questo stile va vissuto, in particolare, il dialogo ecumenico con i fratelli e le sorelle delle altre Chiese e confessioni cristiane.

Sebbene la loro presenza non sia numerosa nel nostro paese, siamo convinti che negli anni a venire l'ecumenismo dovrà sempre più costituire non "una attività fra le altre, ma … una dimensione fondamentale di tutte le attività della Chiesa",43 anzi, uno "stimolo a una crescita nella verità, a un 'credere di più' e a un 'essere di più"'.44

Infatti, la disunione fra i cristiani oggi più che mai "pietra d'inciampo" per chi si avvicina al vangelo di Cristo.

La reciproca conoscenza, il rispetto delle ricchezze di fede e di vita delle diverse Chiese, la preghiera comune, la collaborazione nei diversi campi del servizio agli uomini, sono forme di dialogo che vanno sostenute e incrementate ovunque veniamo in contatto con comunità di fratelli appartenenti ad altre Chiese, o anche con singoli membri di esse.

Senza sottovalutare le diversità e senza dimenticare che l'integrità della fede e la pienezza dei mezzi di salvezza si ritrovano nella Chiesa cattolica,45 sono da sottolineare le molte cose che già ci uniscono: il battesimo e la Scrittura, il tempo in cui le Chiese non erano divise, e soprattutto la possibilità di attuare con i fedeli di altre Chiese l'amore scambievole.

Il vangelo della carità, infatti, è comune a tutte le Chiese e le divisioni sono state in gran parte effetto della mancanza di amore e di comprensione reciproca.

34. - Anche la crescita del dialogo con i nostri "fratelli maggiori", gli ebrei, è un obiettivo concreto che dobbiamo prefiggerci per i prossimi anni.

D'altra parte, nella prospettiva della presenza sempre maggiore di immigrati extra-comunitari, acquista una grande rilevanza il dialogo con le altre religioni, in primo luogo con l'Islam.

Si richiede un'accurata e urgente preparazione di tutti all'impatto con queste realtà nuove, sia come prevenzione degli errori e difesa dal proselitismo delle sette, sia come atteggiamento positivo e maturo di dialogo, vissuto anche come via di evangelizzazione.

A questo riguardo vale anche per l'Italia l'indicazione offerta da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa: "Il dialogo fra le religioni ha un'importanza preminente perché conduce all'amore e al rispetto reciproco, elimina, o almeno diminuisce, i pregiudizi tra i seguaci delle diverse religioni e promuove l'unità e l'amicizia tra i popoli".46

Evitando con cura i pericoli oggi reali del sincretismo e dell'indifferenza religiosa, occorre rendersi capaci, alla luce della verità cristiana, di scoprire nelle altre religioni quei "semi del Verbo" che facilitano l'avvicinamento, la stima e il dialogo, e che rendono più facile la collaborazione in molti campi come quello della pace, della giustizia, dei diritti umani, della salvaguardia del creato.

35. - È infine possibile, ed anzi necessario, mantenere vivo il dialogo con le diverse forme della cosiddetta "cultura laica".

Alcuni pregiudizi sono caduti e si fa strada la percezione che la Chiesa cattolica non è un residuo del passato o un ostacolo allo sviluppo sociale, sebbene persistano atteggiamenti di chiusura e di intolleranza nei confronti della fede, dell'etica e della cultura cristiana.

La caduta delle ideologie totalizzanti e perciò chiuse al dialogo, la crisi - almeno teorica - del soggettivismo, l'insostenibilità pratica dell'individualismo, così come la crescente domanda etica nella vita personale e sociale, economica e politica aprono la via per instaurare un sincero dialogo con le varie forme di cultura contemporanea sul tema dell'uomo, della sua dignità, della sua realizzazione storica, delle sue aspirazioni più profonde, del suo destino ultimo.

Cristo, infatti, è maestro di umanità e ci rende nota, in se stesso, la verità del nostro essere e della nostra vocazione.

Annunciando e incarnando il progetto di amore di Dio sull'uomo, la Chiesa può e deve dare il suo insostituibile apporto a coloro che sinceramente ricercano e operano per il bene dell'uomo.

La missione universale e la cooperazione fra le Chiese

36. - Le Chiese che sono in Italia, partecipi della sollecitudine della Chiesa universale, si sentono pienamente coinvolte nella missione verso quanti, nei diversi paesi del mondo, non conoscono ancora Cristo Redentore dell'uomo.

Le nostre comunità si mostrano concretamente sensibili ai problemi e alle esigenze delle missioni, verso cui orientano iniziative e aiuti di persone e di mezzi, per sostenere il servizio dei missionari.

Occorre però fare un passo avanti e vivere questa apertura come una dimensione permanente dell'evangelizzazione e della testimonianza della carità, consapevoli che il primo dono di cui siamo debitori ai fratelli è Cristo, pane di vita ( Gv 6,35 ).

Ai nostri fratelli e sorelle - sacerdoti, religiosi, religiose e laici - che svolgono la loro opera nel campo missionario va anzitutto la gratitudine e la vicinanza spirituale dell'intera comunità ecclesiale, insieme all'impegno di promuovere e sostenere fino in fondo la loro azione e all'apertura fiduciosa verso lo stimolo che essi rappresentano per una pastorale più dinamicamente missionaria anche nel nostro paese.

In realtà lo spirito missionario deve nutrire tutta l'opera pastorale delle comunità e la formazione dei catechisti e degli operatori nei diversi ambiti ecclesiali, offrendo loro una solida base di spiritualità e di servizio alla comunione, che li spinga anche a rendersi disponibili per recarsi là dove la Chiesa ha più bisogno di annunciare il vangelo e di impegnarsi nel servizio dell'uomo.

Non dobbiamo lasciarci frenare dalle difficoltà che provengono dalla diminuzione del numero complessivo dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose.

Confidiamo piuttosto nella promessa del Signore: "date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo" ( Lc 6,38 ).

In questo spirito di autentica cattolicità deve anche crescere la disponibilità alla cooperazione fra le nostre Chiese e le altre Chiese sorelle.

E deve maturare in tutti i cristiani la consapevolezza che, mentre le Chiese giovani abbisognano della forza di quelle antiche, queste a loro volta "hanno bisogno della testimonianza e della spinta delle più giovani, in modo che le singole Chiese attingano dalle ricchezze delle altre Chiese".47

Veramente cattolica è quella comunità che non si preoccupa solo di dare, ma anche di riconoscere, di accogliere, di valorizzare il patrimonio di ricchezza spirituale e culturale delle altre Chiese, in spirito di comunione.

E questo, come vale nei confronti delle Chiese del Sud del mondo, vale in particolare verso le Chiese a noi vicine dell'Est dell'Europa, che ci hanno offerto una testimonianza eroica di perseveranza nella fede.

3. - Le nuove frontiere della testimonianza della carità

37. - Nella situazione odierna, e in stretto rapporto con l'impegno della nuova evangelizzazione, anche la testimonianza della carità va "pensata in grande" e articolata nelle sue molteplici e correlate dimensioni.

L'intera comunità ecclesiale, nella distinzione dei suoi ruoli e dei suoi compiti, chiamata ad esserne soggetto ed ogni cristiano deve sentirsi in essa personalmente impegnato.

Occorre imparare ad incarnare in gesti concreti, nei rapporti da persona a persona come nella progettualità sociale, politica ed economica e nello sforzo di rendere più giuste e più umane le strutture, quella carità che lo Spirito di Cristo ha riversato nel nostro cuore.

La testimonianza della carità avrà di mira non solo il bisogno materiale e il benessere temporale, ma la persona globale e, attraverso l'impegno concreto del servizio, saprà dischiudere la strada per scoprire l'amore infinito di Dio Padre.

L'impegno sociale deve coniugare carità e giustizia

38. - Il vangelo della carità impegna a diffondere e incarnare la dottrina sociale della Chiesa, che è parte integrante della sua missione evangelizzatrice e del suo insegnamento morale.48

Dobbiamo avere sicura coscienza che il vangelo è il più potente e radicale agente di trasformazione e di liberazione della storia, non in contraddizione, ma proprio grazie alla dimensione spirituale e trascendente in cui è radicato e verso cui orienta.

È quindi importante realizzare un genuino rapporto fra carità e giustizia nell'impegno sociale del cristiano, superando pigrizie e preconcetti che, anche da opposte sponde, introducono fra queste una fallace alternativa.

Occorre rinnovare il forte richiamo del Concilio perché "siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia" e "non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia".49

Ed è altrettanto necessario ricordare, sulla base dell'universale esperienza umana, "che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all'annientamento di se stessi, se non si consente a quella forza più profonda, che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni".50

In realtà, la carità autentica contiene in sè l'esigenza della giustizia: si traduce pertanto in un'appassionata difesa dei diritti di ciascuno.

Ma non si limita a questo, perché è chiamata a vivificare la giustizia, immettendo un'impronta di gratuità e di rapporto interpersonale nelle varie relazioni tutelate dal diritto.

Il burocratismo, l'anonimato, il legalismo sono pericoli che insidiano le nostre società: spesso ci si dimentica che sono delle persone coloro ai quali si rivolgono i molteplici servizi sociali.

Di più, la carità sa individuare e dare risposta ai bisogni sempre nuovi che la rapida evoluzione della società

fa emergere.

Con questa sua opera preveniente e profetica la carità si impegna - sia sollecitando le coscienze, sia usufruendo degli strumenti politici e istituzionali a ciò destinati - a far si che i bisogni, quando siano autentici e quando la materia e la situazione lo consentano, siano riconosciuti come diritti e siano tutelati dall'organizzazione sociale.

Amore preferenziale per i poveri espresso nelle opere di misericordia corporale e spirituale

39. - In questa prospettiva l'amore preferenziale per i poveri si mostra come "un'opzione, o una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la tradizione della Chiesa.

Essa si riferisce alla vita di ciascun cristiano, in quanto imitatore della vita di Cristo, ma si applica ugualmente alle nostre responsabilità sociali e, perciò, al nostro vivere, alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l'uso dei beni".51

Senza questa solidarietà concreta, senza attenzione perseverante ai bisogni spirituali e materiali dei fratelli, non c'è vera e piena fede in Cristo.

Anzi, come ci ammonisce l'apostolo Giacomo, senza condivisione con i poveri la religione può trasformarsi in un alibi o ridursi a semplice apparenza ( cf. Gc 1,27-2,13 ).

La carità evangelica, poiché si apre alla persona intera e non soltanto ai suoi bisogni, coinvolge la nostra stessa persona ed esige la conversione del cuore.

Può essere facile aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente.

Accogliere il povero, il malato, lo straniero, il carcerato è infatti fargli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie, nella propria città e nelle proprie leggi.

La carità è molto più impegnativa di una beneficenza occasionale: la prima coinvolge e crea un legame, la seconda si accontenta di un gesto.

Sempre seguendo l'esempio di Gesù, il vangelo della carità ci stimola non solo alle opere di misericordia corporale, per soccorrere le povertà materiali dei nostri fratelli, ma anche alle opere di misericordia spirituale, per rispondere alle povertà umane più profonde e radicali, che toccano lo spirito dell'uomo e il suo assoluto bisogno di salvezza, e che oggi, in un paese come il nostro, sono anche socialmente le più diffuse e non di rado le più gravi.

Espressioni concrete di tali opere possono essere, ad esempio, l'aiuto dato a chi ricerca la verità e a chi ha bisogno di riscoprire il senso di Dio e del suo amore - e con ciò anche il senso del peccato -, la presentazione di valori autentici a chi li ha smarriti, la vicinanza e la condivisione con chi soffre di solitudine e di angoscia, perché ritrovi un significato e una speranza per la vita.

Il vangelo della carità principio ispiratore di una nuova coscienza morale nell'impegno sociale e politico

40. - A una società come la nostra, che rischia di perdere la vera e integrale misura dell'uomo, il vangelo della carità può offrire una visione antropologica autentica ed equilibrata, capace di individuare e proporre i necessari riferimenti etici per affrontare e risolvere i grandi problemi della nostra epoca.

Come già notavamo, sta risvegliandosi in questi anni, tra i diretti responsabili e nella più vasta opinione, una nuova consapevolezza della rilevanza dell'etica per l 'ambito pubblico, e non solo per l'esistenza individuale.

Questi sviluppi, quasi necessitati dalla forza dei fatti, rappresentano una significativa inversione di tendenza - sia pure incerta, parziale ed ambigua nei suoi sbocchi concreti - rispetto a quella rivendicazione di assoluta autonomia dei singoli ambiti dell'attività umana e riduzione dell'etica ai soli comportamenti privati, che venivano spesso ritenute il segno della modernità e l'esito inevitabile del processo della secolarizzazione.

Nello stesso tempo permangono e sembrano radicalizzarsi orientamenti culturali e politici tesi ad emarginare dalla realtà sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all'etica cristiana e alle più genuine tradizioni del nostro popolo, particolarmente in ambiti di decisiva importanza come quelli della famiglia, della tutela della vita, dell'educazione.

Si finisce cosi col sostenere indirizzi contrari alla dignità e inviolabilità della persona e ai veri interessi della nostra società.

Questa situazione complessa stimola comunque, sia nei suoi profili positivi che in quelli negativi, la comunità cristiana a proseguire e intensificare il proprio impegno per la promozione dell'uomo e il bene del paese.

Elemento centrale di tale impegno sono necessariamente i contenuti e i valori fondamentali dell'antropologia e dell'etica cristiana, non per un qualsiasi vantaggio della Chiesa, che ben sa di non essere chiamata ad esercitare alcun potere terreno, ma perché essi esprimono la verità e promuovono l'autentico bene della persona e della società.

41. - La Chiesa realizza questa sua imprescindibile missione attraverso l'impegno sociale e pubblico che i laici cristiani condividono con tutti gli altri cittadini ed assumono mossi e illuminati dalla loro scelta di fede.

Ma l'adempie anche con la sua globale testimonianza di servizio e con l'opera di evangelizzazione, che offre senso e scopo alla stessa vita e sviluppo della società.

Ciò non implica un'assunzione di impegno politico più o meno diretto da parte di gruppi, comunità o anche istituzioni ecclesiali.

Verrebbe in tal caso trascurata in pratica la distinzione tra le azioni che i fedeli - individualmente o tra loro associati - intraprendono in proprio nome, come cittadini, e quelle che intraprendono in nome della Chiesa in comunione con i Pastori.

Come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II,52 tale distinzione è invece di grande importanza, specialmente in una società pluralistica come quella italiana, e aiuta ad evitare che si rafforzi nella gente un'immagine di Chiesa troppo appiattita sulle sue dimensioni terrene.

I grandi valori morali e antropologici che scaturiscono dalla fede cristiana devono essere vissuti anzitutto nella propria coscienza e nel comportamento personale, ma anche espressi nella cultura e, attraverso la libera formazione del consenso, nelle strutture, leggi e istituzioni.

Intorno ad essi non può quindi non realizzarsi la convergenza e l'unità di impegno dei cristiani.

Ciò vale ad esempio

per il primato e la centralità della persona,

il carattere sacro e inviolabile della vita umana in ogni istante della sua esistenza,

la figura e il contributo della donna nello sviluppo sociale,

il ruolo e la stabilità della famiglia fondata sul matrimonio,

la libertà e i diritti inviolabili degli uomini e dei popoli,

la solidarietà e la giustizia sociale a livello mondiale.

Ciascuno è chiamato a promuoverli secondo l'ambito delle sue responsabilità e delle sue condizioni di vita.

A nessuno è lecito invece disinteressarsi di essi, dividerli l'uno dall'altro o collaborare alla loro pratica negazione.

L'orizzonte planetario della solidarietà, della pace e della salvaguardia del creato

42. - L'orizzonte dell'impegno a cui siamo chiamati va in effetti molto al di là dei confini del nostro paese.

Riguarda l'Europa da costruire insieme, nella pienezza e nell'equilibrio delle sue dimensioni culturali e politiche, economiche, etiche e spirituali.

Investe l'obiettivo della pace, della solidarietà, dell'unità dei popoli e delle nazioni a livello planetario, che si profila di fronte alla nostra generazione come una meta ormai necessaria e concretamente perseguibile, nella giustizia, nella libertà, nel riconoscimento dei diritti e dei doveri come dei valori di ciascuno.

"Oggi, attesa la dimensione mondiale che la questione sociale ha assunto, l'amore preferenziale per i poveri, con le decisioni che esso ci ispira, non può non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore: non si può non prendere atto dell'esistenza di queste realtà.

L'ignorarle significherebbe assimilarci al 'ricco epulone', che fingeva di non conoscere Lazzaro il mendico, giacente fuori della sua porta ( cf. Lc 16,19-31 ).

La nostra vita quotidiana deve essere segnata da queste realtà".53

A sua volta, l'impegno per la salvaguardia del creato rappresenta un'urgenza imprescindibile del nostro tempo, che va affrontata con serietà in tutte le sue implicazioni, senza perdere di vista - d'altronde - la dignità unica dell'essere umano.54

Ciò comporta un cambiamento di mentalità, che purtroppo siamo ancora lontani dall'aver raggiunto.

Ciascuno senta come proprio dovere di coscienza l'impegno etico della solidarietà universale, che non è "un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone", ma "la determinazione ferma e permanente di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno".55

Occorre superare pregiudizi, ristrettezze di visione, provincialismi culturali e sociali, educarsi alla pace nel senso integrale dello "shalom" biblico: pace con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura.

Dobbiamo acquisire uno stile di vita più sobrio, più ricco di condivisione e di convivialità.

L'impegno dei cristiani, in significativa convergenza con tutti gli uomini di buona volontà, potrà immettere un'anima spirituale e un saldo fondamento etico nelle decisioni e istituzioni economiche e politiche, nazionali e internazionali, necessarie nel prossimo futuro.

Operare in questa direzione è offrire il proprio contributo alla " civiltà nuova dell'amore".

Indice

28 Giovanni Paolo II, Es. ap. Christifideles laici, n. 35
29 Giovanni Paolo II, Discorso all'Assentblea dei Vescovi del CELAM ( 9 marzo 1983 )
30 Christifideles laici, n. 34
31 Ivi, n. 34
32 Sant'Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, saluto iniziale
33 Cf. Conc. Ec. Vat. II, Decr. sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, n. 15
34 Gaudium et spes, n. 38
35 Christfideles laici, n. 49;
cf. Ivi, n. 51
36 Cf. Comunione e comunità, nn. 2-4
37 Giovanni Paolo II, Discorso al Convegno ecclesiale di Loreto, n. 4
38 Cf. C.E.I. Nota past. dell'Ep. it. Il giorno del Signore ( 15 luglio 1984 )
39 Conc. Ec. Vat. II, Decr. sull'ufficio pastorale dei Vescovi Christus Dominus, n. 17
40 Cf. Giovanni Paolo II, Es. ap. Familiaris consortio, n. 17
41 Cf. Evangelizzazione e cultura della vita umana, nn. 54-60
42 Congregazione per la dottrina della fede, Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo, 24 maggio 1990
43 C.E.I., Nota past. dell'Ep. it. La Chiesa in Italia dopo Loreto, n. 4 ( 9 giugno 1985 )
44 C.E.I., Segretariato per l'ecumenismo e il dialogo, Nota past.
La formaziorre ecumenica nella Chiesa particolare ( 2 febbraio 1990, Conclusione )
45 Cf. Lumen gentium, n. 15;
cf. anche Conc. Ec. Vat. II, Decr. su l'Ecumenismo Unitatis redintegratio, n. 3
46 Christifideles laici, n. 35
47 Ivi, n. 35
48 Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, n. 41
49 Conc. Ec. Vat. II, Dec. sull'apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, n. 8
50 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, n. 12
51 Sollicitudo rei socialis, n. 42
52 Cf. Gaudium et spes, n. 76;
cf. anche Lumen gentium, n. 36
53 Sollicitudo rei socialis, n. 42
54 Cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990,
Pace con Dio crentore. Pace con tutto il creato;
cf. anche Conf. Episc. Lombarda, La questiorte ambientale.
Aspetti etico-religiosi ( 15 settembre 1988 )
55 Sollicitudo rei socialis, n. 38