4 maggio 1970
Figli carissimi,
I nostri passi ci hanno oggi condotto in mezzo a voi per un incontro che soddisfa non soltanto la vostra legittima aspirazione di accogliere questo umile Vicario di Cristo per la inaugurazione del nuovo Istituto Patristico « Augustinianum », ma adempie anche un Nostro particolare desiderio di conoscere personalmente la sede dell'Istituto stesso, che giustamente riempie di letizia l'intera Famiglia dell'Ordine Agostiniano.
Lasciate, figliuoli, che in una circostanza così significativa vi esprimiamo alcuni sentimenti che suscita in Noi la realizzazione di questa coraggiosa impresa.
Innanzitutto un sentimento di sincera gratitudine al Signore, che ha voluto darci la consolazione di vedere questa nuova promessa per l'incremento dei buoni studi ecclesiastici.
E la Nostra riconoscenza si rivolge anche a tutti coloro che sono stati gli strumenti delle benevole disposizioni della Divina Provvidenza in quest'opera; in primo luogo ai Superiori dell'Ordine Agostiniano, che con lungimirante saggezza e non senza grandissimi sacrifici l'hanno ideata e realizzata; e inoltre ai benefattori che ne hanno generosamente facilitato il felice compimento.
Dio a tutti conceda la meritata ricompensa.
In tal modo il vostro Istituto si inserisce egregiamente nel concerto dei celebri e benemeriti Istituti di cultura ecclesiastica che fioriscono numerosi qui in Roma; e vi si inserisce con un suo volto, con una sua particolare fisionomia, con una sua propria funzione, sì da aggiungere nuovo prestigio e decoro all'alta cultura teologica romana.
Ma tanto più cordiale e spontaneo sgorga dal Nostro animo il compiacimento per questa sede, in quanto essa s'innesta in una gloriosa tradizione del vostro Ordine, che ha recato incomparabili servizi alla Chiesa: vogliamo dire quella degli studi patristici e di S. Agostino in particolare, il cui pensiero e insegnamento costituiscono per voi un patrimonio spirituale da custodire e promuovere con ogni sforzo.
Di questo patrimonio voi vi dimostrate non soltanto eredi passivi, ma eccellenti e modernissimi promotori.
Al riguardo, ci basterà citare un nome: quello del compianto P. Antonio Casamassa, insigne gloria del vostro Ordine e della Nostra Università Lateranense.
Ricorderemo ancora due iniziative che fanno onore all'attività scientifica del vostro Studio teologico: la Cattedra Agostiniana e la nuova edizione di tutte le Opere di S. Agostino già felicemente iniziata.
Ma ciò che a Noi preme sottolineare in questo momento è soprattutto il fatto che questo Istituto Patristico risponde in pieno ai bisogni attuali della Chiesa.
Il ritorno ai Padri della Chiesa, infatti, fa parte di quella risalita alle origini cristiane, senza la quale non sarebbe possibile attuare il rinnovamento biblico, la riforma liturgica e la nuova ricerca teologica auspicata dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Per convincerci di ciò, basta pensare alla particolare funzione che i Padri esercitano nella Chiesa.
Testimoni della fede dei primi secoli, essi sono vitalmente inseriti nella Tradizione che deriva dagli Apostoli.
« Le asserzioni dei Santi Padri - come rileva il Concilio - attestano la vivificante presenza di questa Tradizione, le cui ricchezze sono trasfuse nella pratica e nella vita della Chiesa che crede e che prega » ( Dei verbum, 8 ).
Si comprende allora quanto sia importante lo studio dei Padri per una più profonda intelligenza della Sacra Scrittura, e come sia decisivo per la Chiesa il loro accordo sull'interpretazione della medesima.
Come ricorda l'Enciclica « Divino afflante Spiritu », benché i Padri fossero « talora meno forniti di erudizione profana e scienza linguistica degli interpreti del nostro tempo, tuttavia, per l'ufficio che Dio loro affidò nella Chiesa, eccellono per una serena penetrazione delle cose celesti e per un mirabile acume del pensiero, con cui penetrano intimamente la profondità delle divine parole ».
Ma i Padri furono altresì teologi illuminati che illustrarono e difesero il dogma cattolico, e, per la maggior parte, zelantissimi pastori che lo predicarono e l'applicarono ai bisogni delle anime.
Come teologi, essi per primi diedero forma sistematica alla predicazione apostolica, per cui, come afferma S. Agostino, essi furono per lo sviluppo della Chiesa quello che erano stati gli Apostoli per la sua nascita: « Talibus post Apostolos sancta Ecclesia plantatoribus, rigatoribus, aedificatoribus, nutritoribus crevit » ( Contra Iulianum Pelagianum ( de originali peccato ) 11, 10, 37; PL 44, 700 ).
Come pastori, poi, i Padri sentirono la necessità di adattare il messaggio evangelico alla mentalità dei loro contemporanei e di nutrire con l'alimento delle verità della Fede se stessi e il popolo di Dio.
Ciò fece sì che per essi catechesi, teologia, Sacra Scrittura, liturgia, vita spirituale e pastorale si congiungessero in una unità vitale, e che le loro opere non parlassero soltanto all'intelletto, ma a tutto l'uomo, interessando il pensare, il volere, il sentire.
Essi ebbero in più una sovrabbondante ricchezza di spirito cristiano, derivata dalla loro personale santità, per cui alla loro scuola la Fede non si accontenta di pure elucubrazioni intellettuali, ma facilmente si accende anche di senso mistico.
Come rilevava il grande Bossuet, le loro opere « producono un frutto mirabile in chi le studia: perché, dopo tutto, quei grandi uomini sono nutriti dello schietto frumento degli eletti, della pura sostanza della religione, e siccome sono come saturi dello spirito primitivo che hanno attinto più direttamente e più abbondantemente dalla stessa sorgente, accade, non di rado, che ciò che emana con naturale freschezza dalla loro pienezza è più nutritivo di quello che è stato, poi, ripensato e meditato » ( Défense de la Tradition et des Saints Pères, I Partie, L. IV. c. XVIII ).
Per questi motivi non vi è dubbio che uno studio più approfondito e più organico della patristica possa offrire un aiuto incalcolabile al rinnovamento teologico in questo periodo Post-conciliare.
Rinnovamento il quale richiede una teologia che sia non meno pastorale che scientifica; che rimanga in stretto contatto con le fonti bibliche; che abbia come centro Cristo; che consideri l'uomo inserito nella storia della salvezza; che sia costantemente fedele alla parola di Dio, devota al Magistero della Chiesa, ma nello stesso tempo attenta a tutte le voci, a tutte le necessità, a tutti gli autentici valori della nostra epoca.
Non per nulla lo studio dei Padri è stato raccomandato con insistenza dal Concilio per la sua incidenza sullo studio della Sacra Scrittura ( Cfr. Dei Verbum, 23 ), sul rinnovamento degli studi teologici ( Cfr. Optatam totius, 11, 16 ) sulla costruzione di una scienza sacerdotale valida ( Cfr. Presbyterorum ordinis, 19 ), sulla teologia missionaria ( Cfr. Ad gentes divinitus, 3, 22 ).
In ciò sorprendente è l'attualità e l'efficacia dell'esempio di S. Agostino, a cui il vostro Istituto, nella distribuzione dei Corsi, ha voluto assegnare una sezione a parte, non soltanto per la vastità del suo insegnamento, ma altresì per la sua importanza.
In realtà, oltre a rifulgere in esso in grado eminente le qualità dei Padri, si può dire che tutto il pensiero dell'antichità confluisca nella sua opera, e da essa derivino correnti di pensiero che pervadono tutta la tradizione dottrinale dei secoli successivi.
Egli ha amato appassionatamente la verità, e non si è stancato di scrutare il contenuto della fede e di coltivarla come scienza.
È suo il motto: « intellectum valde ama » ( Ep. 120,13 ); sua la nozione della teologia come scienza « qua fides saluberrima, quae ad veram beatitudinem ducit, gignitur, defenditur, nutritur, roboratur » ( De Trin. 14, 1, 3 ).
Ma nessuno più di lui ha saputo inchinarsi alle altezze del mistero, preferendo egli la fidelis ignorantia alla temeraria scientia ( Serm. 27,4 ), alla scienza cioè che, abbandonata la guida della fede, si affida alla sola indagine della ragione.
Egli conobbe tutte le risorse della cultura filosofica e letteraria del suo tempo: ma il suo amore appassionato fu per i Libri Santi, che egli meditò e spiegò con incomparabile intelletto d'amore.
Biblica fu la sua teologia, come pure biblico fu il suo linguaggio.
Nella speculazione teologica raggiunse cime non facilmente accessibili; ma l'autore del De Trinitate ama anche la concretezza della storia e vuole anzi che l'esposizione della dottrina cristiana sia fatta sulla linea della storia della salvezza ( De Catechizandis rudibus, 3,6; 7,11 ).
Come tutti i Padri anch'egli sentì viva l'esigenza di approfondire il messaggio evangelico, di adattarlo alla mentalità dei suoi contemporanei e di esprimerlo con un linguaggio appropriato; ma nessuno più di lui ha insegnato e praticato la fedeltà al senso tradizionale del dogma.
« Liberis verbis - scrive il Dottore d'Ippona nel De Civitate Dei - loquuntur philosophi, nec in rebus ad intelligendum difficillimis offensionem religiosarum aurium pertimescunt. Nobis autem ad certam regulam loqui fas est, ne verborum licentia etiam de rebus, quae his significantur, impiam gignat opinionem » ( S. AUG., De Civ. Dei, 10,23 ).
Figli carissimi, abbiamo voluto fare insieme a voi queste brevi considerazioni, affinché comprendiate quanto grande sia l'importanza che noi attribuiamo al vostro Istituto, e quanto Noi da esso ci attendiamo.
Ed ora un augurio ed una benedizione.
Al nuovo Istituto l'augurio che « vivat, crescat, floreat » affermandosi non solo per il suo regolare funzionamento e la serietà degli studi, ma altresì per lo spirito con cui esso è sorto, che è spirito di amore e di servizio alla Chiesa, di fedeltà inconcussa alla sua missione di « Madre e Maestra » e di fraterna collaborazione con gli altri Istituti scientifici dell'Urbe.
Un augurio poi ai Superiori e Professori affinché possano cogliere i migliori frutti del loro impegno.
Infine a tutti gli alunni rivolgiamo il voto che corrispondano alle attese della Chiesa, e dallo studio dei Padri sappiano cogliere frutti abbondanti di sapienza cristiana per la loro formazione intellettuale e spirituale.
Questi voti sono avvalorati dalla Nostra propiziatrice Apostolica Benedizione, che a voi tutti impartiamo in auspicio delle più elette grazie del Signore.