Fratelli tutti |
271. Le diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società.
Il dialogo tra persone di religioni differenti non si fa solamente per diplomazia, cortesia o tolleranza.
Come hanno insegnato i Vescovi dell'India, « l'obiettivo del dialogo è stabilire amicizia, pace, armonia e condividere valori ed esperienze morali e spirituali in uno spirito di verità e amore ».259
Come credenti pensiamo che, senza un'apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabili per l'appello alla fraternità.
Siamo convinti che « soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra noi ».260
Perché « la ragione, da sola, è in grado di cogliere l'uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità ».261
273. In questa prospettiva, desidero ricordare un testo memorabile: « Se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l'uomo acquista la sua piena identità, allora non esiste nessun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini.
Il loro interesse di classe, di gruppo, di Nazione li oppone inevitabilmente gli uni agli altri.
Se non si riconosce la verità trascendente, allora trionfa la forza del potere, e ciascuno tende a utilizzare fino in fondo i mezzi di cui dispone per imporre il proprio interesse o la propria opinione, senza riguardo ai diritti dell'altro.
[ … ] La radice del moderno totalitarismo, dunque, è da individuare nella negazione della trascendente dignità della persona umana, immagine visibile del Dio invisibile e, proprio per questo, per sua natura stessa, soggetto di diritti che nessuno può violare: né l'individuo, né il gruppo, né la classe, né la Nazione o lo Stato.
Non può farlo nemmeno la maggioranza di un corpo sociale, ponendosi contro la minoranza ».262
274. A partire dalla nostra esperienza di fede e dalla sapienza che si è andata accumulando nel corso dei secoli, imparando anche da molte nostre debolezze e cadute, come credenti delle diverse religioni sappiamo che rendere presente Dio è un bene per le nostre società.
Cercare Dio con cuore sincero, purché non lo offuschiamo con i nostri interessi ideologici o strumentali, ci aiuta a riconoscerci compagni di strada, veramente fratelli.
Crediamo che « quando, in nome di un'ideologia, si vuole estromettere Dio dalla società, si finisce per adorare degli idoli, e ben presto l'uomo smarrisce sé stesso, la sua dignità è calpestata, i suoi diritti violati.
Voi sapete bene a quali brutalità può condurre la privazione della libertà di coscienza e della libertà religiosa, e come da tale ferita si generi una umanità radicalmente impoverita, perché priva di speranza e di riferimenti ideali ».263
275. Va riconosciuto come « tra le più importanti cause della crisi del mondo moderno vi siano una coscienza umana anestetizzata e l'allontanamento dai valori religiosi, nonché il predominio dell'individualismo e delle filosofie materialistiche che divinizzano l'uomo e mettono i valori mondani e materiali al posto dei principi supremi e trascendenti ».264
Non è accettabile che nel dibattito pubblico abbiano voce soltanto i potenti e gli scienziati.
Dev'esserci uno spazio per la riflessione che procede da uno sfondo religioso che raccoglie secoli di esperienza e di sapienza.
« I testi religiosi classici possono offrire un significato destinato a tutte le epoche, posseggono una forza motivante », ma di fatto « vengono disprezzati per la ristrettezza di visione dei razionalismi ».265
276. Per queste ragioni, benché la Chiesa rispetti l'autonomia della politica, non relega la propria missione all'ambito del privato.
Al contrario, « non può e non deve neanche restare ai margini » nella costruzione di un mondo migliore, né trascurare di « risvegliare le forze spirituali »266 che possano fecondare tutta la vita sociale.
È vero che i ministri religiosi non devono fare politica partitica, propria dei laici, però nemmeno possono rinunciare alla dimensione politica dell'esistenza267 che implica una costante attenzione al bene comune e la preoccupazione per lo sviluppo umano integrale.
La Chiesa « ha un ruolo pubblico che non si esaurisce nelle sue attività di assistenza o di educazione » ma che si adopera per la « promozione dell'uomo e della fraternità universale ».268
Non aspira a competere per poteri terreni, bensì ad offrirsi come « una famiglia tra le famiglie – questo è la Chiesa –, aperta a testimoniare [ … ] al mondo odierno la fede, la speranza e l'amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione.
Una casa con le porte aperte.
La Chiesa è una casa con le porte aperte, perché è madre ».269
E come Maria, la Madre di Gesù, « vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità [ … ] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione ».270
La Chiesa apprezza l'azione di Dio nelle altre religioni, e « nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni.
Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che [ … ] non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini ».271
Tuttavia come cristiani non possiamo nascondere che « se la musica del Vangelo smette di vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati.
Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell'economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna ».272
Altri bevono ad altre fonti.
Per noi, questa sorgente di dignità umana e di fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo.
Da esso « scaturisce per il pensiero cristiano e per l'azione della Chiesa il primato dato alla relazione, all'incontro con il mistero sacro dell'altro, alla comunione universale con l'umanità intera come vocazione di tutti ».273
278. Chiamata a incarnarsi in ogni situazione e presente attraverso i secoli in ogni luogo della terra – questo significa "cattolica" –, la Chiesa può comprendere, a partire dalla propria esperienza di grazia e di peccato, la bellezza dell'invito all'amore universale.
Infatti, « tutto ciò ch'è umano ci riguarda.
[ … ] Dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell'uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra loro ».274
Per molti cristiani, questo cammino di fraternità ha anche una Madre, di nome Maria.
Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale ( cfr Gv 19,26 ) e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al « resto della sua discendenza » ( Ap 12,17 ).
Con la potenza del Risorto, vuole partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace.
279. Come cristiani chiediamo che, nei Paesi in cui siamo minoranza, ci sia garantita la libertà, così come noi la favoriamo per quanti non sono cristiani là dove sono minoranza.
C'è un diritto umano fondamentale che non va dimenticato nel cammino della fraternità e della pace: è la libertà religiosa per i credenti di tutte le religioni.
Tale libertà manifesta che possiamo « trovare un buon accordo tra culture e religioni differenti; testimonia che le cose che abbiamo in comune sono così tante e importanti che è possibile individuare una via di convivenza serena, ordinata e pacifica, nell'accoglienza delle differenze e nella gioia di essere fratelli perché figli di un unico Dio ».275
280. Nello stesso tempo, chiediamo a Dio di rafforzare l'unità nella Chiesa, unità arricchita da diversità che si riconciliano per l'azione dello Spirito Santo.
Infatti « siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo » ( 1 Cor 12,13 ), dove ciascuno dà il suo apporto peculiare.
Come diceva Sant'Agostino, « l'orecchio vede attraverso l'occhio, e l'occhio ode attraverso l'orecchio ».276
È urgente inoltre continuare a dare testimonianza di un cammino di incontro tra le diverse confessioni cristiane.
Non possiamo dimenticare il desiderio espresso da Gesù: che « tutti siano una sola cosa » ( Gv 17,21 ).
Ascoltando il suo invito, riconosciamo con dolore che al processo di globalizzazione manca ancora il contributo profetico e spirituale dell'unità tra tutti i cristiani.
Ciò nonostante, « pur essendo ancora in cammino verso la piena comunione, abbiamo sin d'ora il dovere di offrire una testimonianza comune all'amore di Dio verso tutti, collaborando nel servizio all'umanità ».277
Tra le religioni è possibile un cammino di pace.
Il punto di partenza dev'essere lo sguardo di Dio.
Perché « Dio non guarda con gli occhi, Dio guarda con il cuore.
E l'amore di Dio è lo stesso per ogni persona, di qualunque religione sia.
E se è ateo, è lo stesso amore.
Quando arriverà l'ultimo giorno e ci sarà sulla terra la luce sufficiente per poter vedere le cose come sono, avremo parecchie sorprese! ».278
282. Anche « i credenti hanno bisogno di trovare spazi per dialogare e agire insieme per il bene comune e la promozione dei più poveri.
Non si tratta di renderci tutti più light o di nascondere le convinzioni proprie, alle quali siamo più legati, per poterci incontrare con altri che pensano diversamente.
[ … ] Perché tanto più profonda, solida e ricca è un'identità, tanto più potrà arricchire gli altri con il suo peculiare contributo ».279
Come credenti ci vediamo provocati a tornare alle nostre fonti per concentrarci sull'essenziale: l'adorazione di Dio e l'amore del prossimo, in modo tale che alcuni aspetti della nostra dottrina, fuori dal loro contesto, non finiscano per alimentare forme di disprezzo, di odio, di xenofobia, di negazione dell'altro.
La verità è che la violenza non trova base alcuna nelle convinzioni religiose fondamentali, bensì nelle loro deformazioni.
283. Il culto a Dio, sincero e umile, « porta non alla discriminazione, all'odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all'amorevole impegno per il benessere di tutti ».280
In realtà, « chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore » ( 1 Gv 4,8 ).
Pertanto, « il terrorismo esecrabile che minaccia la sicurezza delle persone, sia in Oriente che in Occidente, sia a Nord che a Sud, spargendo panico, terrore e pessimismo non è dovuto alla religione – anche se i terroristi la strumentalizzano – ma è dovuto alle accumulate interpretazioni errate dei testi religiosi, alle politiche di fame, di povertà, di ingiustizia, di oppressione, di arroganza; per questo è necessario interrompere il sostegno ai movimenti terroristici attraverso il rifornimento di denaro, di armi, di piani o giustificazioni e anche la copertura mediatica, e considerare tutto ciò come crimini internazionali che minacciano la sicurezza e la pace mondiale.
Occorre condannare un tale terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni ».281
Le convinzioni religiose riguardo al senso sacro della vita umana ci permettono di « riconoscere i valori fondamentali della comune umanità, valori in nome dei quali si può e si deve collaborare, costruire e dialogare, perdonare e crescere, permettendo all'insieme delle diverse voci di formare un nobile e armonico canto, piuttosto che urla fanatiche di odio ».282
284. Talvolta la violenza fondamentalista viene scatenata in alcuni gruppi di qualsiasi religione dall'imprudenza dei loro leader.
Tuttavia, « il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo.
[ … ] Come leader religiosi siamo chiamati ad essere veri "dialoganti", ad agire nella costruzione della pace non come intermediari, ma come autentici mediatori.
Gli intermediari cercano di fare sconti a tutte le parti, al fine di ottenere un guadagno per sé.
Il mediatore, invece, è colui che non trattiene nulla per sé, ma si spende generosamente, fino a consumarsi, sapendo che l'unico guadagno è quello della pace.
Ciascuno di noi è chiamato ad essere un artigiano della pace, unendo e non dividendo, estinguendo l'odio e non conservandolo, aprendo le vie del dialogo e non innalzando nuovi muri! ».283
In quell'incontro fraterno, che ricordo con gioia, con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, « dichiariamo – fermamente – che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue.
Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell'uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell'influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini [ … ].
Infatti Dio, l'Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare la gente ».284
Perciò desidero riprendere qui l'appello alla pace, alla giustizia e alla fraternità che abbiamo fatto insieme:
« In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace.
In nome dell'innocente anima umana che Dio ha proibito di uccidere, affermando che chiunque uccide una persona è come se avesse ucciso tutta l'umanità e chiunque ne salva una è come se avesse salvato l'umanità intera.
In nome dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere come un dovere richiesto a tutti gli uomini e in particolar modo a ogni uomo facoltoso e benestante.
In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna.
In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre.
In nome della fratellanza umana che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali.
In nome di questa fratellanza lacerata dalle politiche di integralismo e divisione e dai sistemi di guadagno smodato e dalle tendenze ideologiche odiose, che manipolano le azioni e i destini degli uomini.
In nome della libertà, che Dio ha donato a tutti gli esseri umani, creandoli liberi e distinguendoli con essa.
In nome della giustizia e della misericordia, fondamenti della prosperità e cardini della fede.
In nome di tutte le persone di buona volontà, presenti in ogni angolo della terra.
In nome di Dio e di tutto questo, [ … ]
[dichiariamo]
di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio ».285
* * *
286. In questo spazio di riflessione sulla fraternità universale, mi sono sentito motivato specialmente da San Francesco d'Assisi, e anche da altri fratelli che non sono cattolici: Martin Luther King, Desmond Tutu, il Mahatma Gandhi e molti altri.
Ma voglio concludere ricordando un'altra persona di profonda fede, la quale, a partire dalla sua intensa esperienza di Dio, ha compiuto un cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti.
Mi riferisco al Beato Charles de Foucauld.
287. Egli andò orientando il suo ideale di una dedizione totale a Dio verso un'identificazione con gli ultimi, abbandonati nel profondo del deserto africano.
In quel contesto esprimeva la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello,286 e chiedeva a un amico: « Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo paese ».287
Voleva essere, in definitiva, « il fratello universale ».288
Ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti.
Che Dio ispiri questo ideale in ognuno di noi.
Amen.
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità, infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace.
Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno, senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.
Il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra, per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi, per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise.
Amen.
Dio nostro, Trinità d'amore, dalla potente comunione della tua intimità divina effondi in mezzo a noi il fiume dell'amore fraterno.
Donaci l'amore che traspariva nei gesti di Gesù, nella sua famiglia di Nazaret e nella prima comunità cristiana.
Concedi a noi cristiani di vivere il Vangelo e di riconoscere Cristo in ogni essere umano, per vederlo crocifisso nelle angosce degli abbandonati e dei dimenticati di questo mondo e risorto in ogni fratello che si rialza in piedi.
Vieni, Spirito Santo!
Mostraci la tua bellezza riflessa in tutti i popoli della terra, per scoprire che tutti sono importanti, che tutti sono necessari, che sono volti differenti della stessa umanità amata da Dio.
Amen.
Dato ad Assisi, presso la tomba di San Francesco, il 3 ottobre, vigilia della Festa del Poverello, dell'anno 2020, ottavo del mio Pontificato
Francesco
Indice |
259 | Conferenza dei Vescovi Cattolici dell'India, Response of the Church in India to the present day challenges ( 9 marzo 2016 ). |
260 | Omelia nella S. Messa, Domus Sanctae Marthae ( 17 maggio 2020 ). |
261 | Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 19 ( 29 giugno 2009 ). |
262 | S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 44 ( 1 maggio 1991 ). |
263 | Discorso ai leader di altre religioni e altre denominazioni cristiane, Tirana – Albania ( 21 settembre 2014 ). |
264 | Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi ( 4 febbraio 2019 ). |
265 | Esort. ap. Evangelii gaudium, 256 ( 24 novembre 2013 ). |
266 | Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 28 ( 25 dicembre 2005 ). |
267 | « L'essere umano è un animale politico » ( Aristotele, Politica, 1253a 1-3 ). |
268 | Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 11 ( 29 giugno 2009 ). |
269 | Discorso alla comunità cattolica, Rakovsky – Bulgaria ( 6 maggio 2019 ). |
270 | Omelia nella S. Messa, Santiago di Cuba ( 22 settembre 2015 ). |
271 | Nostra aetate, 2. |
272 | Discorso nell'Incontro ecumenico, Riga – Lettonia ( 24 settembre 2018 ). |
273 | Lectio divina alla Pontificia Università Lateranense ( 26 marzo 2019 ). |
274 | S. Paolo VI, Lett. enc. Ecclesiam suam, 101 ( 6 agosto 1964 ). |
275 | Discorso alle Autorità palestinesi, Betlemme – Palestina ( 25 maggio 2014 ). |
276 | Enarrationes in Psalmos, 131, 6. |
277 | Dichiarazione congiunta del Santo Padre Francesco e del Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, Gerusalemme ( 25 maggio 2014, 5 ). |
278 | Dal film Papa Francesco. Un uomo di parola. La speranza è un messaggio universale, di Wim Wenders ( 2018 ). |
279 | Esort. ap. postsin. Querida Amazonia, 106 ( 2 febbraio 2020 ). |
280 | Omelia nella S. Messa, Colombo – Sri Lanka ( 14 gennaio 2015 ). |
281 | Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi ( 4 febbraio 2019 ). |
282 | Discorso alle Autorità, Sarajevo – Bosnia-Erzegovina ( 6 giugno 2015 ). |
283 | Discorso ai partecipanti all'Incontro internazionale per la pace promosso dalla Comunità di Sant'Egidio ( 30 settembre 2013 ). |
284 | Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi ( 4 febbraio 2019 ). |
285 | Ibid. |
286 | Cfr B. Charles de Foucauld, Meditazione sul Padre nostro ( 23 gennaio 1897 ): Opere spirituali, Ed. Paoline, Roma 1983, 555-562. |
287 | Id., Lettera a Henry de Castries ( 29 novembre 1901 ): Id., Solo con Dio in compagnia dei fratelli, a cura di E. Bolis, Ed. Paoline, Milano 2002, 254. |
288 | Id., Lettera a Madame de Bondy ( 7 gennaio 1902 ): cit. in P. Sourisseau, Charles de Foucauld 1858-1916. Biografia, trad. a cura delle Discepole del Vangelo e A. Mandonico, Effatà, Cantalupa (TO), 359. Così lo chiamava anche S. Paolo VI elogiando il suo impegno: Enc. Populorum progressio, 12 ( 26 marzo 1967 ). |