Africae munus |
« Ecco, Io faccio nuove tutte le cose » ( Ap 21,5 )
14. Il Sinodo ha permesso di discernere le strutture portanti della missione per un'Africa che aspira alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace.
Spetta alle Chiese particolari tradurre queste strutture in « fervore di propositi e concrete linee operative ».14
In effetti, « è nelle Chiese locali che si possono stabilire quei tratti programmatici concreti – obiettivi e metodi di lavoro, formazione e valorizzazione degli operatori, ricerca dei mezzi necessari – che consentono all'annuncio di Cristo di raggiungere le persone, plasmare le comunità, incidere in profondità mediante la testimonianza dei valori evangelici nella società e nella cultura »15 africane.
Capitolo I
Al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace
I. Autentici servitori della parola di Dio
15. Un'Africa che avanza, gioiosa e vivente, manifesta la lode di Dio, come faceva notare sant'Ireneo: « La gloria di Dio è l'uomo vivente ».
Ma egli subito aggiunge: « La vita dell'uomo è la visione di Dio ».16
Per questo, ancora oggi, compito essenziale della Chiesa è quello di portare il messaggio del Vangelo al cuore delle società africane, di condurre verso la visione di Dio.
Come il sale dà sapore agli alimenti, questo messaggio fa delle persone che vivono di esso degli autentici testimoni.
Quanti crescono in questo modo diventano capaci di riconciliarsi in Gesù Cristo.
Diventano luci per i loro fratelli.
Così, con i Padri del Sinodo, invito « la Chiesa in Africa ad essere testimone nel servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace, come "sale della terra" e "luce del mondo" »,17 affinché la sua vita risponda a questo appello: « Alzati, Chiesa in Africa, famiglia di Dio, perché ti chiama il Padre celeste ».18
16. È significativo che Dio abbia permesso che il secondo Sinodo per l'Africa fosse celebrato subito dopo quello che è stato dedicato alla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
Quel Sinodo ha richiamato l'imperativo dovere del discepolo di comprendere Cristo che chiama attraverso la sua Parola.
Per mezzo di essa, i fedeli imparano ad ascoltare Cristo e a lasciarsi orientare dallo Spirito Santo che ci rivela il senso di tutte le cose ( cfr Gv 16,13 ).
Infatti, « la lettura e la meditazione della Parola di Dio ci radicano più profondamente in Cristo e orientano il nostro ministero di servitori della riconciliazione, della giustizia e della pace ».19
Come ricordava quel Sinodo, « per diventare suoi fratelli e sue sorelle bisogna essere "coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica" ( Lc 8,21 ).
L'ascoltare autentico è obbedire e operare; è far sbocciare nella vita la giustizia e l'amore, è offrire nell'esistenza e nella società una testimonianza nella linea dell'appello dei profeti, che costantemente univa Parola di Dio e vita, fede e rettitudine, culto e impegno sociale ».20
Ascoltare e meditare la Parola di Dio significa desiderare che essa penetri e formi la nostra vita per riconciliarci con Dio, per permettere a Dio di condurci ad una riconciliazione con il prossimo, via necessaria per la costruzione di una comunità di persone e di popoli.
Sui nostri volti e nelle nostre vite, la Parola di Dio prenda veramente carne!
II. CRISTO AL CUORE DELLE REALTÀ AFRICANE: SORGENTE DI RICONCILIAZIONE, DI GIUSTIZIA E DI PACE
17. I tre concetti principali del tema sinodale, vale a dire la riconciliazione, la giustizia e la pace, hanno posto il Sinodo di fronte alla sua « responsabilità teologica e sociale »21 e hanno permesso di interrogarsi anche sul ruolo pubblico della Chiesa e sul suo posto nell'ambito africano di oggi.22
« Si potrebbe dire che riconciliazione e giustizia siano i due presupposti essenziali della pace e che quindi definiscano in una certa misura anche la sua natura ».23
Il compito che dobbiamo precisare non è facile, poiché esso si situa tra l'impegno immediato nella politica – che non rientra nelle competenze dirette della Chiesa – e il ripiegamento o l'evasione possibile in teorie teologiche e spirituali, che rischiano di costituire una fuga di fronte a una responsabilità concreta nella storia umana.
18. « Vi lascio la pace, vi do la mia pace », dice il Signore, che aggiunge: « Non come la dà il mondo, io la do a voi » ( Gv 14,27 ).
La pace degli uomini che si ottiene senza la giustizia è illusoria ed effimera.
La giustizia degli uomini che non trova la propria sorgente nella riconciliazione attraverso la verità nella carità ( cfr Ef 4,15 ) rimane incompiuta; essa non è autentica giustizia.
È l'amore della verità – « tutta la verità » alla quale soltanto lo Spirito ci può condurre ( cfr Gv 16,13 ) – a tracciare la via che ogni giustizia umana deve imboccare per giungere alla restaurazione dei legami di fraternità nella « famiglia umana, comunità di pace »,24 riconciliata con Dio mediante Cristo.
La giustizia non è disincarnata.
Essa si àncora necessariamente nella coerenza umana.
Una carità che non rispetta la giustizia e il diritto di tutti è erronea.
Incoraggio pertanto i cristiani a diventare esemplari in materia di giustizia e di carità ( cfr Mt 5,19-20 ).
19. « Riconciliazione è un concetto pre-politico e una realtà pre-politica, che proprio per questo è della massima importanza per il compito della stessa politica.
Se non si crea nei cuori la forza della riconciliazione, manca all'impegno politico per la pace il presupposto interiore.
Nel Sinodo i Pastori della Chiesa si sono impegnati per quella purificazione interiore dell'uomo che costituisce l'essenziale condizione preliminare per l'edificazione della giustizia e della pace.
Ma tale purificazione e maturazione interiore verso una vera umanità non possono esistere senza Dio ».25
20. In effetti, è la grazia di Dio che ci dona un cuore nuovo e che ci riconcilia con Lui e con gli altri.26
È Cristo che ha ristabilito l'umanità nell'amore del Padre.
La riconciliazione trova dunque la propria sorgente in questo amore; nasce dall'iniziativa del Padre di rinnovare la relazione con l'umanità, relazione rotta dal peccato dell'uomo.
In Gesù Cristo, « nella sua vita e nel suo ministero ma in particolare nella sua morte e risurrezione, l'apostolo Paolo ha visto Dio Padre riconciliare il mondo ( tutte le cose in cielo e sulla terra ) a sé, cancellando i peccati dell'umanità ( cfr 2 Cor 5,19; Rm 5,10; Col 1,21-22 ).
Paolo ha visto Dio Padre riconciliare giudei e gentili a sé in un solo corpo attraverso la croce ( cfr Ef 2,15; Ef 3,6 ).
In tal modo l'esperienza della riconciliazione stabilisce la comunione su due livelli: comunione tra Dio e l'umanità e, poiché l'esperienza della riconciliazione rende noi ( umanità riconciliata ) anche "ambasciatori della riconciliazione", essa ristabilisce pure la comunione tra gli uomini ».27
« La riconciliazione quindi non si limita al disegno di Dio che attira a sé un'umanità alienata e peccatrice in Cristo attraverso il perdono dei peccati e l'amore.
Costituisce anche il ristabilimento delle relazioni tra le persone tramite la composizione delle differenze e l'abbattimento degli ostacoli nei rapporti attraverso l'esperienza dell'amore di Dio ».28
La parabola del figlio prodigo lo illustra quando l'Evangelista ci presenta nel ritorno del figlio minore, cioè nella sua conversione, il bisogno di riconciliarsi, da una parte, con il padre e, dall'altra, con il fratello maggiore attraverso la mediazione del padre ( cfr Lc 15,11-32 ).
Testimonianze commoventi di fedeli africani, « testimonianze di sofferenza e di riconciliazione concrete nelle tragedie della storia recente del Continente »29 hanno mostrato la potenza dello Spirito che trasforma i cuori delle vittime e dei loro carnefici per ristabilire la fraternità.30
21. In realtà, solo un'autentica riconciliazione genera una pace duratura nella società.
Protagonisti ne sono certo le Autorità governative e i Capi tradizionali, ma ugualmente i semplici cittadini.
Dopo un conflitto, la riconciliazione, spesso condotta e compiuta nel silenzio e nella discrezione, ripristina l'unione dei cuori e la coesistenza serena.
Grazie ad essa, dopo lunghi periodi di guerra, le Nazioni ritrovano la pace, le società profondamente ferite dalla guerra civile o dal genocidio ricostruiscono la loro unità.
È offrendo e accogliendo il perdono31 che le memorie ferite delle persone o delle comunità hanno potuto guarire e le famiglie prima divise hanno ritrovato l'armonia.
« La riconciliazione supera le crisi, ripristina la dignità delle persone e apre la via allo sviluppo e alla pace duratura tra i popoli a tutti i livelli »,32 hanno tenuto a sottolineare i Padri del Sinodo.
Per diventare effettiva, questa riconciliazione dovrà essere accompagnata da un atto coraggioso e onesto: la ricerca dei responsabili di quei conflitti, di coloro che hanno finanziato i crimini e che si dedicano ad ogni sorta di traffici, e l'accertamento della loro responsabilità.
Le vittime hanno diritto alla verità e alla giustizia.
È importante attualmente e per il futuro purificare la memoria, al fine di costruire una società migliore, dove simili tragedie non si ripetano più.
22. La costruzione di un ordine sociale giusto compete senza dubbio alla sfera politica.33
Tuttavia, uno dei compiti della Chiesa in Africa consiste nel formare coscienze rette e recettive delle esigenze della giustizia, affinché maturino uomini e donne solleciti e capaci di realizzare questo ordine sociale giusto con la loro condotta responsabile.
Il modello per eccellenza a partire dal quale la Chiesa pensa e ragiona, e che essa propone a tutti, è Cristo.34
Secondo la sua dottrina sociale, « la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende "minimamente d'intromettersi nella politica degli Stati".
Ha però una missione di verità da compiere … una missione irrinunciabile.
La sua dottrina sociale è momento singolare di questo annuncio: essa è servizio alla verità che libera ».35
23. Grazie alle Commissioni Giustizia e Pace, la Chiesa si è impegnata nella formazione civica dei cittadini e nell'accompagnamento dei processi elettorali in diversi Paesi.
Essa contribuisce così all'educazione delle popolazioni e al risveglio della loro coscienza e della loro responsabilità civile.
Questo peculiare ruolo educativo è apprezzato da un gran numero di Paesi che riconoscono la Chiesa come artefice di pace, operatrice di riconciliazione e araldo della giustizia.
È opportuno ripetere che, pur distinguendo il ruolo dei Pastori da quello dei fedeli laici, la missione della Chiesa non è di ordine politico.36
La sua funzione è di educare il mondo al senso religioso annunciando Cristo.
La Chiesa vuole essere il segno e la salvaguardia della trascendenza della persona umana.
Essa deve altresì educare gli uomini a cercare la verità suprema rispetto a ciò che essi stessi sono e ai loro interrogativi, per trovare soluzioni giuste ai loro problemi.37
24. Sul piano sociale, la coscienza umana è interpellata da gravi ingiustizie presenti nel nostro mondo, in generale, e all'interno dell'Africa, in particolare.
La confisca dei beni della terra da parte di una minoranza a scapito di popoli interi, è inaccettabile perché immorale.
La giustizia obbliga a « dare a ciascuno il suo » – ius suum unicuique tribuere.38
Si tratta dunque di rendere giustizia ai popoli.
L'Africa è capace di assicurare a tutti gli individui e a tutte le Nazioni del Continente le condizioni di base, che consentano di partecipare allo sviluppo.39
Gli Africani potranno così mettere i talenti e le ricchezze che Dio ha loro donato al servizio della loro terra e dei loro fratelli.
La giustizia, vissuta in tutte le dimensioni della vita, privata e pubblica, economica e sociale, ha bisogno di essere sostenuta dalla sussidiarietà e dalla solidarietà, e ancor più di essere animata dalla carità.
« Secondo il principio di sussidiarietà, né lo Stato né alcuna società più grande devono sostituirsi all'iniziativa e alla responsabilità delle persone e dei corpi intermedi ».40
La solidarietà è garanzia della giustizia e della pace, quindi dell'unità, in modo che « l'abbondanza degli uni supplisca alla mancanza degli altri ».41
E la carità, che assicura il legame con Dio, va oltre la giustizia distributiva.
Poiché se « la giustizia è la virtù che distribuisce a ciascuno il suo … non è la giustizia dell'uomo quella che sottrae l'uomo al Dio vero ».42
25. Dio stesso ci mostra la vera giustizia quando, ad esempio, vediamo Gesù entrare nella vita di Zaccheo e offrire così al peccatore la grazia della sua presenza ( cfr Lc 19,1-10 ).
Qual è dunque questa giustizia di Cristo?
I testimoni di quell'incontro con Zaccheo osservano Gesù ( cfr Lc 19,7 ); la loro mormorazione disapprovatrice vuol essere un'espressione dell'amore per la giustizia.
Essi ignorano tuttavia la giustizia dell'amore che si apre fino all'estremo, fino a far passare in sé la « maledizione » dovuta agli uomini, perché ricevano in cambio la « benedizione » che è il dono di Dio ( cfr Gal 3,13-14 ).
La giustizia divina offre alla giustizia umana, sempre limitata e imperfetta, l'orizzonte verso il quale deve tendere per realizzarsi pienamente.
Essa, inoltre, ci fa prendere coscienza della nostra indigenza, dell'esigenza del perdono e dell'amicizia di Dio.
È ciò che viviamo nei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, che derivano dall'azione di Cristo.
Questa azione ci introduce in una giustizia in cui riceviamo molto più di quanto potessimo legittimamente attendere poiché, in Cristo, la carità è il compimento della Legge ( cfr Rm 13,8-10 ).43
Mediante Cristo, unico modello, il giusto è invitato ad entrare nell'ordine dell'amore-agape.
26. Il discepolo di Cristo, unito al suo Maestro, deve contribuire a formare una società giusta, in cui tutti potranno partecipare attivamente con i loro talenti alla vita sociale ed economica.
Potranno perciò guadagnare quanto è necessario per vivere secondo la loro dignità umana in una società dove la giustizia sarà vivificata dall'amore.44
Cristo non propone una rivoluzione di tipo sociale o politico, ma quella dell'amore, realizzata nel dono totale della sua persona con la sua morte in croce e la sua Risurrezione.
Su questa rivoluzione dell'amore si fondano le Beatitudini ( cfr Mt 5,3-10 ).
Esse forniscono un nuovo orizzonte di giustizia inaugurato nel mistero pasquale e grazie al quale possiamo diventare giusti e costruire un mondo migliore.
La giustizia di Dio, che le Beatitudini ci rivelano, innalza gli umili e abbassa coloro che si esaltano.
Essa avrà il suo compimento – in realtà – nel Regno di Dio che si realizzerà alla fine dei tempi.
Ma la giustizia di Dio si manifesta già ora, là dove i poveri sono consolati e ammessi al banchetto della vita.
27. Secondo la logica delle Beatitudini, un'attenzione preferenziale dev'essere riservata al povero, all'affamato, al malato – per esempio di AIDS, di tubercolosi o di malaria – allo straniero, all'umiliato, al prigioniero, al migrante disprezzato, al rifugiato o allo sfollato ( cfr Mt 25,31-46 ).
La risposta ai loro bisogni nella giustizia e nella carità dipende da tutti.
L'Africa aspetta questa attenzione da tutta la famiglia umana come anche da se stessa.45
Essa dovrà tuttavia cominciare con l'introdurre al proprio interno, in maniera risoluta, la giustizia politica, sociale e amministrativa, elementi della cultura politica necessaria allo sviluppo e alla pace.
Da parte sua, la Chiesa offrirà il proprio contributo specifico appoggiandosi sull'insegnamento delle Beatitudini.
28. La prospettiva sociale proposta dall'agire di Cristo, fondato sull'amore, trascende il minimo che la giustizia umana esige: cioè che si dà all'altro ciò che gli spetta.
La logica interna dell'amore supera questa giustizia e arriva fino a donare ciò che si possiede:46 « Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità » ( 1 Gv 3,18 ).
Ad immagine del suo Maestro, il discepolo di Cristo andrà ancora oltre, fino al dono di sé per i fratelli ( cfr 1 Gv 3,16 ).
È il prezzo dell'autentica pace in Dio ( cfr Ef 2,14 ).
29. Nessuna società, anche se sviluppata, può fare a meno del servizio fraterno animato dall'amore.
« Chi vuole sbarazzarsi dell'amore si dispone a sbarazzarsi dell'uomo in quanto uomo.
Ci sarà sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto.
Sempre ci sarà solitudine.
Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un aiuto nella linea di un concreto amore per il prossimo ».47
È l'amore che placa i cuori feriti, soli, abbandonati.
È l'amore che genera la pace o la ristabilisce nel cuore umano e la instaura tra gli uomini.
30. Nella situazione attuale dell'Africa, la Chiesa è chiamata a far sentire la voce di Cristo.
Essa vuole seguire la raccomandazione di Gesù a Nicodemo che si interrogava sulla possibilità di ri-nascere: « Dovete nascere dall'alto » ( Gv 3,7 ).
I missionari hanno proposto agli Africani questa nuova nascita « da acqua e Spirito » ( Gv 3,5 ), una Buona Notizia che ogni persona ha il diritto di ascoltare per poter realizzare pienamente la propria vocazione.48
La Chiesa in Africa vive di questa eredità.
A causa di Cristo e per la fedeltà alla sua lezione di vita, essa si sente spinta ad essere presente là dove l'umanità conosce la sofferenza e a farsi eco del grido silenzioso degli innocenti perseguitati, o dei popoli i cui governanti ipotecano il presente e il futuro in nome di interessi personali.49
Con la sua capacità di riconoscere il volto di Cristo in quello del bambino, del malato, del sofferente o del bisognoso, la Chiesa contribuisce a forgiare lentamente ma solidamente la nuova Africa.
Nel suo ruolo profetico, ogni volta che i popoli gridano verso di essa: « Sentinella, quanto resta della notte? » ( Is 21,11 ), la Chiesa vuole essere pronta a rendere ragione della speranza che porta in sé ( cfr 1 Pt 3,15 ), poiché un'alba nuova sorge all'orizzonte ( cfr Ap 22,5 ).
Solo il rifiuto della disumanizzazione dell'uomo e della compromissione – per paura della prova o del martirio – servirà alla causa del Vangelo della verità.
« Nel mondo – dice Cristo – avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo! » ( Gv 16,33 ).
La pace autentica viene da Cristo ( cfr Gv 14,27 ).
Essa non è dunque paragonabile a quella del mondo.
Non è il frutto di negoziati e di accordi diplomatici basati su interessi.
È la pace dell'umanità riconciliata con se stessa in Dio e di cui la Chiesa è il sacramento.50
Indice |
14 | Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 3 ( 6 gennaio 2001 ) |
15 | Novo millennio ineunte, 29 ( 6 gennaio 2001 ) |
16 | Adversus haereses IV, 20, 7: PG 7, 1037 |
17 | Propositio 34 |
18 | Benedetto XVI, Omelia nella Messa di chiusura della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ( 25 ottobre 2009 ): AAS 101 (2009), 918 |
19 | Propositio 46 |
20 | XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Messaggio finale, 10 ( 24 ottobre 2008 ) |
21 | Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana ( 21 dicembre 2009 ): AAS 102 (2010), 35 |
22 | Cfr Id., Lett. enc. Caritas in veritate, 5-9 ( 29 giugno 2009 ) |
23 | Id., Discorso alla Curia Romana ( 21 dicembre 2009 ): AAS 102 (2010), 35 |
24 | Id., Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008 |
25 | Id., Discorso alla Curia Romana ( 21 dicembre 2009 ): AAS 102 (2010), 37 |
26 | Cfr Propositio 5 |
27 | Relatio ante disceptationem, II, a |
28 | Ibidem |
29 | Benedetto XVI, Discorso alla Curia Romana ( 21 dicembre 2009 ): AAS 102 (2010), 35 |
30 | Cfr Id., Omelia nella Messa di chiusura della II Assemblea Speciale per l'Africa del Sinodo dei Vescovi ( 25 ottobre 2009 ): AAS 101 (2009), 916 |
31 | Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1997, 1 |
32 | Propositio 5 |
33 | Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est, 28 ( 25 dicembre 2005 ) |
34 | Cfr Propositio 14 |
35 | Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 9 ( 29 giugno 2009 ) |
36 | Cfr Id., Lett. enc.
Deus caritas est, 28-29 ( 25 dicembre 2005 ); Commissione Teologica Internazionale, Alcune questioni sulla teologia della Redenzione ( 29 novembre 1994 ), 14-20: Ench. Vat. 14, nn. 1844-1850 |
37 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost.
Gaudium et spes, 40; Pont. Cons. della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 49-51 |
38 | Cfr S. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, IIa-IIae, q. 58, a. 1 |
39 | Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 35 ( 1 maggio 1991 ) |
40 | Cat. Chiesa Cat. 1894 |
41 | Lineamenta, 44 |
42 | S. Agostino, De civitate Dei, XIX, 21, 1 |
43 | Cfr Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2010 ( 30 ottobre 2009 ): Insegnamenti V/2 (2009), 454 |
44 | Cfr ibidem |
45 | Cfr Propositio 17 |
46 | Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Caritas in veritate, 6 ( 29 giugno 2009 ) |
47 | Id., Lett. enc. Deus caritas est, 28 ( 25 dicembre 2005 ) |
48 | Cfr Paolo VI, Esort. ap.
Evangelii nuntiandi, 53 ( 8 dicembre 1975 ),
n. 80; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio, 46 ( 7 dicembre 1990 ) |
49 | Cfr Messaggio finale, 36 |
50 | Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 1 |