Istruzione " Postquam Apostoli " |
3. Il mezzo con cui la chiesa deve adempiere il mandato di Cristo è l'evangelizzazione, sull'esempio del suo fondatore, che è stato il primo evangelizzatore.
Essa, infatti, ha ritenuto sempre suo specifico e principale compito l'evangelizzazione.
Esiste anzi soltanto per questo compito, come ebbero a dichiarare i vescovi nel sinodo del 1974: "Vogliamo nuovamente confermare che il mandato di evangelizzare tutti gli uomini costituisce la missione essenziale della chiesa".5
Ne segue che nessun battezzato e cresimato nella chiesa può esimersi da tale dovere, come ha ammonito il concilio Vaticano II: "Essendo tutta la chiesa missionaria ed essendo l'opera dell'evangelizzazione dovere fondamentale del popolo di Dio, il sacro concilio invita tutti ad un profondo rinnovamento interiore, affinché abbiano una viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del vangelo".6
Sebbene ogni cristiano debba collaborare nella missione della chiesa per la parte che gli spetta, considerata tuttavia la diversità dei membri per quanto concerne i compiti da adempiere,7 diverso sarà il ruolo del vescovo, del presbitero, del religioso, come pure del laico.
4. Il dovere dell'evangelizzazione spetta anzitutto ai vescovi, i quali - "con Pietro e sotto Pietro"8 - devono non solo curare l'opera dell'evangelizzazione per i fedeli della loro diocesi, ma sentire altresì la responsabilità per la salvezza del mondo intero.
Infatti essi "in quanto membri del collegio episcopale e legittimi successori degli apostoli, sono tenuti per istituzione e precetto di Cristo9 ad avere per tutta la chiesa una sollecitudine che, sebbene non esercitata con atti di giurisdizione, tuttavia sommamente contribuisce al bene della chiesa universale".10
Compito del vescovo è curare con ogni sforzo che nei fedeli venga istillato sin dalla prima infanzia e mantenuto in vita un autentico senso cattolico,11 per amare tutto il corpo mistico di Cristo, specialmente nelle sue membra più povere, sofferenti e perseguitate a causa della giustizia.12
Egli deve inoltre promuovere lo zelo missionario in mezzo al suo popolo, affinché agli operai del vangelo in terra di missione non vengano a mancare gli aiuti sia spirituali che materiali; deve incoraggiare le vocazioni dei giovani per le missioni, come pure indirizzare l'attenzione dei candidati al sacerdozio alla dimensione universale della loro missione, e quindi alla loro disponibilità a servire anche fuori diocesi.13
5. I presbiteri, che insieme con i vescovi agiscono "in nome e nella persona di Cristo capo",14 collaborano in modo eminente per la dilatazione del regno di Dio sulla terra con il loro ufficio di pastori di anime, con la predicazione della parola di Dio e con l'amministrazione dei sacramenti della nuova legge.15
Essi, perciò, per mezzo del loro ministero "rendono visibile nella loro sede la chiesa universale".16
D'altra parte la stessa comunità cristiana per sua essenza necessita della presenza dei sacerdoti, perché essa non è formata veramente se non mediante il sacrificio di Cristo che "per le loro mani e in nome di tutta la chiesa viene offerto nell'eucaristia in modo incruento e sacramentale";17 e tale azione liturgica costituisce il centro della comunità dei fedeli.18
Pertanto molto giustamente fu dichiarato dal sinodo dei vescovi nel 1971 a riguardo del sacerdozio ministeriale: "Se venisse a mancare la presenza e l'azione del suo ministero ( del sacerdote ) … la chiesa non potrebbe avere la piena certezza della sua fedeltà e della sua continuità visibile".19
Sennonché tale dono spirituale che i presbiteri ricevono nella sacra ordinazione "non li prepara a una missione limitata e ristretta, bensì a una vastissima e universale missione di salvezza fino agli ultimi confini della terra, dato che qualunque ministero sacerdotale partecipa della stessa ampiezza universale della missione affidata da Cristo agli apostoli".20
Cosicché tutti i sacerdoti devono alimentare tale disponibilità d'animo nel loro cuore, e se qualcuno ottiene dallo Spirito del Signore una particolare vocazione, con il consenso del suo vescovo, non rifiuterà di recarsi in un'altra diocesi per continuare il suo ministero.
Comunque, tutti i sacerdoti devono essere sensibili ai bisogni della chiesa universale, e quindi informarsi sia sullo stato delle missioni, sia su quello delle chiese particolari che si trovano in qualche particolare difficoltà, affinché possano esortare i fedeli a partecipare ai bisogni della chiesa.21
6. I religiosi e le religiose già in virtù della professione dei voti sono intimamente legati al mistero della chiesa, e quindi dall'indole stessa particolare della loro vita segue il dovere di adoperarsi affinché "il regno di Cristo sia radicato e consolidato negli animi e dilatato in ogni parte del mondo".22
Di conseguenza il concilio Vaticano II non solo li esorta a mantenere lo spirito missionario, ma invita altresì gli istituti, salvo il loro specifico scopo, ad aggiornarsi per corrispondere alle situazioni odierne, in modo che "l'evangelizzazione nelle missioni diventi sempre più efficace".23
I religiosi e le religiose, poi, che appartengono a istituti missionari, furono e sono tuttora modelli di vita dedita interamente alla causa di Cristo.
In essi è da ammirare quella prontezza che scaturisce dalla loro consacrazione a Dio, per cui essi sono disponibili in tutto per servire Dio, la chiesa e i fratelli; infatti "grazie alla loro consacrazione religiosa essi sono per eccellenza volontari e liberi per lasciare tutto e andare ad annunziare il vangelo fino ai confini del mondo".24
Essendo, infine, lo stato religioso un "dono speciale", esso è ordinato a favore di tutta la chiesa, la cui missione salvifica in nessun modo può prescindere dalla partecipazione dei religiosi.25
7. Tutti i laici, in virtù del battesimo e della cresima, sono chiamati dal Signore ad un effettivo apostolato: "La vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all'apostolato".26
L'apostolato dei laici, sebbene si eserciti principalmente nelle parrocchie, dev'essere tuttavia esteso anche a livello interparrocchiale, diocesano, nazionale e internazionale.
Essi, anzi, devono avere a cuore "le necessità del popolo di Dio in tutta la terra"; il che potrà effettuarsi aiutando le opere missionarie sia con sussidi materiali sia con servizi personali.27
I laici, inoltre, possono essere chiamati dalla gerarchia a una cooperazione più diretta e immediata all'apostolato.
La chiesa, infatti, negli ultimi decenni ha scoperto le ricche possibilità e le vaste risorse che la collaborazione dei laici può offrire alla sua missione di salvezza.
L'esortazione apostolica "Evangelii nuntiandi", già in base alle recenti esperienze, enumera varie mansioni, come quella di catechista, quella di cristiani dedicati al servizio della parola di Dio o alle opere di carità, quella di capi di piccole comunità, ecc.
Tale collaborazione dei laici, utile dovunque, è utile soprattutto in terra di missione per la fondazione, l'animazione e lo sviluppo della chiesa.28
Tutti i membri della chiesa, adunque, siano essi pastori, laici o religiosi, partecipano, ciascuno a modo suo, alla natura missionaria della chiesa.
La diversità dei membri, dovuta alla varietà dei ministeri o dei carismi, come l'apostolo ci insegna, deve essere intesa nel senso che "queste membra non hanno tutte le medesime funzioni", ma servendo gli uni agli altri, formano un solo corpo di Cristo ( Rm 12,4 ) per poter meglio adempiere il proprio mandato; tutta la chiesa, infatti, è spinta dallo Spirito santo a cooperare affinché si realizzi il piano di Dio.29
Indice |
5 | Declarationes Patrum Synodalium, n. 4 "L'Osservatore Romano" (27 octobris 1974, p. 6) Cf. Adhortatio Ap. Evangelii Nuntiandi nn. 6-15 |
6 | Decr. Ad Gentes divinitus, n. 35 |
7 | Const. Lumen Gentium, n. 13 |
8 | Decr. Ad Gentes divinitus, n. 38 |
9 | Cf. Litt. Enc. Fidei Donum, Pii Pp. XII |
10 | Const. Lumen Gentium, n. 23 |
11 | Cf. S. Congregatio pro Episcopis, Directorium de pastorali ministerio Episcoporum, 1973, n. 43, Romae |
12 | Const. Lumen Gentium n. 23; |
13 | Cf. Decr.
Christus Dominus, n. 6 Decr. Ad Gentes divinitus, n. 38 |
14 | Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 2 |
15 | Ibidem, nn. 4, 5, 6 |
16 | Const. Lumen Gentium, n. 28 |
17 | Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 2 |
18 | Ibidem, n. 5 |
19 | I. n. 4 AAS 63 (1971), p. 898 sq. (LE 4015) |
20 | Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 10 |
21 | Cf. Epistula Apostolica Graves et Increscentes, AAS 58 (1966), p. 750 sq. |
22 | Const. Lumen Gentium, n. 44 |
23 | Decr.
Perfectae Caritatis, n. 20 Cf. Decr. Ad Gentes divinitus, n. 40 |
24 | Adhortatio Apostolica Evangelii Nuntiandi, n. 69 |
25 | Const.
Lumen Gentium, n. 43 Cf. SS. Congregatio pro Religiosis et Institutis Saecularibus, et pro Episcopis: Notae directivae pro mutuis relationibus inter Episcopos et Religiosos in Ecclesia, AAS 70 (1978), p. 373 sq |
26 | Decr. Apostolicam Actuositatem, n. 2 |
27 | Ibidem, n. 10 |
28 | Evangelii Nuntiandi n. 73; cf. Const. Lumen Gentium n. 33 |
29 | Const. Lumen Gentium, n. 17 |