La Chiesa di fronte ai seguaci di altre religioni |
9. Dio è amore ( 1 Gv 4,8.16 ).
Il suo amore salvifico è stato rivelato e comunicato agli uomini in Cristo ed è presente e attivo nel mondo attraverso lo Spirito Santo.
La Chiesa deve essere il segno vivo di questo amore in modo da renderlo norma di vita per tutti.
Voluta da Cristo, la sua è una missione di amore, perché in esso trova la sorgente, il fine e le modalità di esercizio ( cfr. AG 2-5, AG 12; EN 26 ).
Ogni aspetto e ogni attività della Chiesa devono quindi essere impregnati di carità proprio per fedeltà a Cristo, che ha ordinato la missione e che continua ad animarla e a renderla possibile nella storia.
10. La Chiesa, come il Concilio ha sottolineato, è popolo messianico, assemblea visibile e comunità spirituale, popolo pellegrinante in cammino con tutta l'umanità con la quale condivide l'esperienza.
Deve essere lievito e anima della società per rinnovarla in Cristo e renderla famiglia di Dio ( cfr. LG 9; GS 9, GS 40 ).
« Questo popolo messianico ha per legge il nuovo precetto di amare come Cristo stesso ci ha amati ed ha per fine il Regno di Dio che è già stato iniziato da Lui » ( LG 9 ).
« La Chiesa peregrinante è quindi per sua natura missionaria » ( AG 2, cfr. AG 6, AG 35, AG 36 ).
La missionarietà è per ogni cristiano espressione normale della sua fede vissuta.
11. « Pertanto la missione della Chiesa si esplica attraverso un'azione tale, per cui essa obbedendo all'ordine di Cristo e mossa dalla grazia e dalla carità dello Spirito Santo, si fa pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli … » ( AG 5 ).
Questo compito è unico ma si esercita in modi diversi secondo le condizioni in cui la missione si esplica.
« Tali condizioni dipendono sia dalla Chiesa, sia dai popoli, dai gruppi o dagli uomini a cui la missione è indirizzata …
A qualsiasi condizione o stato debbono corrispondere atti appropriati e strumenti adeguati …
Fine proprio di questa attività missionaria è l'evangelizzazione e la fondazione della Chiesa in quei popoli e gruppi, in cui non ha ancora messo radici » ( AG 6 ).
Altri passi dello stesso Concilio sottolineano che la missione della Chiesa è anche lavorare per l'estensione del Regno e dei suoi valori tra tutti gli uomini ( cfr. LG 5, LG 9; LG 35; GS 39, GS 40-45, GS 91, GS 92; UR 2; DH 1-4; AA 5 ).
12. I modi e gli aspetti differenti della missione sono stati globalmente delineati dal Concilio Vaticano II
Atti e documenti del magistero ecclesiastico successivo, come il Sinodo dei Vescovi sulla giustizia sociale ( 1971 ),
quello dedicato all'evangelizzazione ( 1974 )
e alla catechesi ( 1977 ),
numerosi interventi di Paolo VI e di Giovanni Paolo II e delle Conferenze episcopali dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, hanno sviluppato altri aspetti dell'insegnamento conciliare, additando per esempio « come elemento essenziale della missione della Chiesa indissolubilmente congiunto con essa » ( RH 15 ),
l'impegno in favore dell'uomo, della giustizia sociale, della libertà e dei diritti umani e la riforma delle strutture sociali ingiuste.
13. La missione si presenta nella coscienza della Chiesa come una realtà unitaria ma complessa e articolata.
Se ne possono indicare gli elementi principali.
La missione è costituita già dalla semplice presenza e dalla testimonianza viva della vita cristiana ( cfr. EN 21 ), anche se si deve riconoscere che « portiamo questo tesoro in vasi di creta » ( 2 Cor 4,7 ), e quindi il divario tra come il cristiano esistenzialmente appare e ciò che afferma di essere è sempre incolmabile.
Vi è poi l'impegno concreto per il servizio agli uomini e tutta l'attività di promozione sociale e di lotta contro la povertà e le strutture che la provocano.
Vi è la vita liturgica, la preghiera e la contemplazione, testimonianze eloquenti di un rapporto vivo e liberante con il Dio vivo e vero che ci chiama al suo Regno e alla sua gloria ( cfr. At 2,42 ).
Vi è il dialogo nel quale i cristiani incontrano i seguaci di altre tradizioni religiose per camminare insieme verso la verità e collaborare in opere di interesse comune.
Vi è l'annuncio e la catechesi, quando si proclama la buona notizia del Vangelo e se ne approfondiscono le conseguenze per la vita e la cultura.
Tutto questo comprende l'arco della missione.
14. Ogni chiesa particolare è responsabile di tutta la missione.
Anché ogni cristiano, in virtù della fede e del battesimo, è chiamato a esercitarla in qualche misura tutta.
Le esigenze delle situazioni, la particolare posizione nel popolo di Dio e il carisma personale abilitano il cristiano ad esercitare prevalentemente l'uno o l'altro aspetto di essa.
15. La vita di Gesù contiene tutti gli elementi della missione.
Secondo i Vangeli, egli si presenta con il silenzio, con l'azione, con la preghiera, con il dialogo e con l'annuncio.
Il suo messaggio è inscindibile dall'azione; annuncia Dio e il suo Regno non solo con le parole, ma anche con i fatti, e con le opere che compie.
Accetta la contraddizione, l'insuccesso e la morte; la sua vittoria passa attraverso il dono della vita.
Tutto in Lui è mezzo e via di rivelazione e di salvezza ( cfr. EN 6-12 ); tutto è espressione del suo amore ( cfr. Gv 3,16; Gv 13,1 ; 1 Gv 4,7-19 ).
Così pure devono fare i cristiani: « Da questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri » ( Gv 13,35 ).
16. Anche il Nuovo Testamento dà una immagine composita e differenziata della missione.
C'è una pluralità di servizi e di funzioni derivante da una varietà di carismi ( cfr. 1 Cor 12,28-30; Ef 4,11-12; Rm 12,6-8 ).
Lo stesso S. Paolo nota la particolarità della sua vocazione missionaria quando dichiara di « non essere stato mandato da Cristo a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo » ( 1 Cor 1,17 ).
Per questo accanto agli « apostoli », ai « profeti », agli « evangelisti »,
troviamo quelli chiamati alle opere comunitarie e all'aiuto di chi soffre;
vi sono i compiti delle famiglie, dei mariti, delle mogli e dei figli;
vi sono i doveri dei padroni e dei servi.
Ciascuno ha un compito di testimonianza particolare nella società.
La prima lettera di Pietro dà ai cristiani viventi in situazione di diaspora indicazioni che non cessano di sorprendere per la loro attualità.
Giovanni Paolo II indicava un passo di essa come ( da regola d'oro nei rapporti dei cristiani con i loro concittadini di fede diversa: Adorate il Signore Cristo nei vostri cuori, pronti sempre a rendere ragione della speranza che c'è in voi, ma con amabilità e rispetto e coscienza buona » ( 1 Pt 3,15-16 ) ( Ankara 29.11.1979 ).
17. Tra i molteplici esempi, nella storia della missione cristiana, sono significative le norme date da S. Francesco, nella Regola non bollata ( 1221 ), ai frati che « per divina ispirazione vorranno andare tra i saraceni …: Essi possono ordinare i rapporti spirituali in mezzo a loro in due modi.
Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti a ogni creatura umana per amore di Dio e confessino di essere cristiani.
L'altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annuncino la parola di Dio ».
Il nostro secolo ha visto sorgere e affermarsi soprattutto tra il mondo islamico l'esperienza di Charles de Foucauld che esercitò la missione in un atteggiamento umile e silenzioso di unione con Dio, di comunione con i poveri e di fraternità universale.
18. La missione si rivolge sempre all'uomo nel rispetto pieno della sua libertà.
Per questo il Concilio Vaticano II, mentre ha affermato la necessità e l'urgenza di annunciare Cristo « la luce della vita con ogni fiducia e fortezza apostolica, fino alla effusione del sangue » se necessario ( DH 14 ), ha ribadito l'esigenza di promuovere e rispettare in ogni interlocutore una vera libertà, priva di qualsiasi coercizione, soprattutto nell'ambito religioso.
« La verità infatti si deve ricercare nella maniera propria alla dignità della persona umana e alla sua natura sociale, con libera ricerca, con l'aiuto di un insegnamento o di una istituzione, della comunicazione e del dialogo, in cui gli uni espongono agli altri la verità che hanno trovato o ritengono di avere trovato per aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità; alla verità conosciuta poi si deve aderire fermamente con assenso personale » ( DH 3 ).
Quindi « nel diffondere la fede religiosa e nell'introdurre usanze, ci si deve sempre astenere da ogni forma di azione che possa sembrare costrizione o persuasione disonesta o non del tutto retta, specialmente quando si tratta di persone semplici o povere.
Tale modo di agire deve essere considerato un abuso del proprio diritto o lesione del diritto degli altri » ( DH 4 ).
19. Il rispetto per ogni persona deve caratterizzare l'attività missionaria nel mondo odierno ( cfr. ES 77; EN 79-80; RH 12 ).
« L'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della sua missione » ( RH 14 ).
Questi valori, che la Chiesa continua ad imparare da Cristo suo maestro, devono guidare il cristiano ad amare e rispettare tutto ciò che c'è di buono nella cultura e nell'impegno religioso dell'altro.
« Si tratta di rispetto per tutto ciò che in ogni uomo ha operato lo Spirito che soffia dove vuole » ( RH 12; cfr. EN 79 ).
La missione cristiana non può mai discostarsi dall'amore e dal rispetto per gli altri e questo per noi cristiani evidenzia il posto del dialogo nella missione.
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