Preparazione degli educatori nei seminari |
48. Precisata l'identità dell'educatore con i suoi vari requisiti come condizione per un'accurata scelta dei candidati, si pone il problema di una solida preparazione per i suoi incarichi.
Nella « Pastores dabo vobis » viene sottolineata la necessità di una « preparazione speciale dei formatori che sia veramente tecnica, pedagogica, spirituale, umana e teologica ».38
Essa include una fase iniziale, possibilmente previa all'incarico, e una fase successiva di aggiornamento periodico, ossia la formazione permanente.
49. I futuri educatori presentano, in genere, necessità formative differenti a seconda degli studi fatti e delle attività svolte antecedentemente alla loro designazione, e a seconda dei diversi incarichi cui vengono chiamati.
In migliore condizione a questo riguardo si trovano i futuri insegnanti quando, possibilmente dopo un conveniente periodo di esperienza pastorale, diretta, possono dedicarsi agli studi di specializzazione nelle materie di loro competenza.
Per gli altri educatori - rettori, direttori spirituali e collaboratori - il cammino è diverso.
Le possibilità di procurarsi una preparazione specializzata previa all'incarico presso qualche istituto per la formazione degli educatori del clero non sono grandi, sia perché tali istituzioni sono finora pochissime, sia perché le condizioni di servizio ministeriale in cui si trovano di solito non permettono loro di dedicarsi completamente e per un tempo sufficiente a tali studi preparatori.
Le raccomandazioni del Concilio e dei Sinodi trovano non pochi ostacoli nella loro attuazione concreta.
Occorre pertanto una grande duttilità, unita a senso di realismo, per poter dare alla fase iniziale della formazione un programma utile e consistente.
50. Fermo restando il fine di una preparazione speciale, oltre a quella comune a tutti i sacerdoti, bisogna cercare nella varietà dei mezzi e delle situazioni gli strumenti più adatti al suo raggiungimento.
Dove le risorse di personale e di mezzi lo consentono, i futuri educatori dovranno ricevere una solida preparazione previa.
In altri casi la fase preparatoria sarà, di necessità, congiunta con altre occupazioni abituali e anche con l'inizio anticipato del lavoro in seminario.
51. Non mancano delle diocesi che, per prevenire soluzioni precarie e di ripiego, programmano la scelta e la preparazione degli educatori in maniera graduale e remota.
Badando a non anticipare in modo incongruo e diseducativo responsabilità sproporzionate, già durante il curricolo seminaristico possono essere individuati soggetti dotati di attitudini educative, affidando loro qualche primo incarico di animazione e di servizio alla comunità.
Dopo l'ordinazione, essi possono venir collocati in ministeri che per la loro stessa natura stimolano una crescita e una verifica di tali attitudini.
Infine è possibile iniziare il loro coinvolgimento diretto nella comunità educativa del seminario con incarichi di collaborazione, come quello di assistente o di vice-rettore, seguiti e sostenuti dal confratelli più anziani ed esperti.
Un simile itinerario, unito alla frequenza di convegni e corsi di spiritualità, di pedagogia e di psicologia che vengono oggi offerti con una certa abbondanza da vari centri accademici, può predisporre un sacerdote a diventare rettore o direttore spirituale, consentendo in pari tempo al Vescovo di vagliarne la capacità e la maturità complessiva.
52. Qualunque sia la scelta del tipo di itinerario formativo, occorre in ogni caso che non manchi un programma serio, studiato in ogni dettaglio di tempi, metodi e contenuti.
È importante distinguere tra i requisiti fondamentali, necessari per una preparazione di base che bisogna esigere fin dall'inizio, e le varie capacità e conoscenze che si possono acquisire e coltivare anche in un secondo tempo.
53. Non solo per i professori ma per tutti gli educatori è indispensabile e preliminare ad ogni possibilità educativa un'ampia e profonda preparazione dottrinale.
Uno dei possibili indici è costituito da un buon profitto negli studi filosofico-teologici compiuti prima dell'ordinazione e, auspicabilmente, dal conseguimento di un grado accademico in qualche scienza ecclesiastica.
È necessario verificare che tale cultura teologica presenti negli educatori alcuni importanti connotati:
- la chiara percezione della dottrina comune della Chiesa conforme agli insegnamenti del magistero ed il conseguente discernimento dei limiti del pluralismo teologico;
- convinzioni profonde e motivate circa l'importanza di una sana formazione filosofica e teologica contro le tendenze verso un superficiale pragmatismo e « immediatismo » pastorale;
- una cultura teologica assimilata in profondità a contatto con la vita, che renda idonei ad approfondire, nel dialogo con gli alunni, il loro patrimonio dottrinale e a prepararli per i loro futuri compiti pastorali;
- un conveniente aggiornamento nelle discipline sacre, per poter mantenere un fruttuoso dialogo con i professori e lo scambio di idee circa i problemi formativi degli alunni;-
- un vivo senso ecclesiale unito alla conoscenza della natura e missione dei vari stati di vita nella Chiesa;
- una particolare sensibilità missionaria ed ecumenica verso i problemi della vita della Chiesa, le sfide dell'evangelizzazione e le giuste vie dell'inculturazione della fede.
54. Nel corredo teologico del formatore acquista un particolare risalto la chiarezza di idee circa il sacerdozio, il suo ministero e le condizioni di vita che esso richiede.
È necessaria una buona informazione circa le problematiche teologiche storiche e pastorali che renda idonei a dare un sicuro orientamento agli alunni, rispondendo in modo pertinente e persuasivo alle difficoltà che vengono da essi sollevate.
Nella vastità della materia da trattare la « Pastores dabo vobis » rileva come « l'importanza e la delicatezza della preparazione al celibato sacerdotale, specialmente nelle attuali situazioni sociali e culturali », richiedano che i responsabili della formazione sacerdotale « stabiliscano principi, offrano criteri e diano aiuti per il discernimento in questa materia ».39
Ciò suppone una buona conoscenza delle relative indicazioni del Magistero Pontificio, degli orientamenti e della prassi dei Dicasteri Romani, dei dati sicuri scientifici come anche la valorizzazione e lo scambio delle esperienze di educatori esperti.
Non bisogna dimenticare, in particolare, la necessità di conoscere esattamente le varie disposizioni canoniche circa l'ammissione dei candidati in seminario e agli Ordini40 come anche la normativa concernente la conduzione del seminario, sotto i suoi vari aspetti.
55. Quanto alla specifica preparazione spirituale in senso stretto, oltre alle doti comuni ad ogni buon sacerdote, occorre garantire negli educatori del seminario la formazione di alcune attitudini di grande rilievo educativo:
- una vera libertà di spirito che renda l'educatore sensibile ed attento alle mozioni della grazia, per poter cogliere i segni della volontà divina nella vita dei candidati che sono affidati alla sua guida;
- una spiritualità priva di ogni esagerato soggettivismo e radicata nella tradizione della Chiesa, che renda il formatore attento a non confondere preferenze e criteri soggettivi con le esigenze essenziali del piano di Dio;
- una giusta sollecitudine per l'approfondimento della spiritualità diocesana e l'unità del presbiterio unita alla sensibilità per la peculiarità dei vari carismi di vita consacrata;
- una sana apertura di spirito, capace di armonizzare le forme classiche della spiritualità sacerdotale con le nuove esigenze e le nuove sfumature delle correnti spirituali del nostro tempo
- una conoscenza solida della teologia spirituale, delle leggi di sviluppo della vita interiore cristiana, delle regole del discernimento, delle dinamiche della relazione spirituale personale, attingendo ai classici della tradizione occidentale e orientale e dedicando un'adeguata attenzione anche agli autori moderni e contemporanei;
- amore della liturgia e comprensione del suo ruolo nella formazione spirituale ed ecclesiale;
- la lettura assidua e meditata delle encicliche, dei documenti della Santa Sede e delle Chiese locali sul sacerdozio e la vocazione sacerdotale.
Questo complesso di attitudini e di conoscenze è necessario perché l'educatore possa garantire al candidato un orientamento spirituale sistematico e capace di promuoverne e di verificarne il progresso nelle singole tappe del suo cammino.
Di tale preparazione devono essere dotati anche i confessori.
56. Sono indispensabili all'educatore del seminario anche significative esperienze pastorali per poter sintonizzare l'opera formativa ed il discernimento con le esigenze reali dei fedeli e del ministero.
I documenti ufficiali della Chiesa non si esprimono circa la durata e la qualità di queste esperienze.
In ogni caso esse devono risultare tali da consentire all'educatore di poter valutare con competenza le attitudini degli alunni per vari compiti pastorali e la validità della preparazione che ricevono a tale scopo.
Tra le capacità degli educatori in questo campo sono da segnalare:
- la programmazione delle esperienze pastorali degli alunni, la loro supervisione e valutazione;
- l'armonizzazione della formazione intellettuale degli alunni con le esigenze pastorali del ministero;
- la capacità di presentare le istanze teoretiche e pratiche dei vari campi della vita pastorale, in sintonia e in dialogo con il corpo docente e in particolare con gli insegnanti delle materie pastorali;
- l'efficace cura della formazione di un giusto equilibrio tra l'evangelizzazione e la promozione umana e sociale, tenendo conto delle grandi linee pastorali della diocesi e della Chiesa universale;
- l'integrazione nella viva tradizione pastorale della Chiesa particolare dell'apertura verso la dimensione missionaria della vita ecclesiale.41
57. La « Pastores dabo vobis » insiste sulla necessità di una buona preparazione nella scienza pedagogica e nelle scienze umane.42
La stessa insistenza era già presente nell'« Optatam totius ».43
Si tratta di una preparazione iniziale indispensabile per tutti gli educatori, che deve poi essere continuata e ripresa per tutta la vita.
Bisogna promuovere la maturazione della necessaria competenza per poter realizzare l'osservazione sistematica dell'alunno e saperne individuare le attitudini, le inclinazioni da favorire e quelle da contrastare, i tratti più significativi della sua personalità.
L'educatore deve essere in grado di non illudersi e di non illudere sulla presunta consistenza e maturità dell'alunno.
Per questo non basta il « buon senso », ma occorre uno sguardo attento ed affinato da una buona conoscenza delle scienze umane per andare al di là delle apparenze e del livello superficiale delle motivazioni e dei comportamenti, ed aiutare l'alunno a conoscersi in profondità, ad accettarsi con serenità, a correggersi e a maturare partendo dalle radici reali, non illusorie, e dal « cuore » stesso della sua persona.
58. A questo proposito non si deve dimenticare che prioritari e normativi restano i principi della pedagogia cristiana, che non sottovaluta né assolutizza l'apporto delle scienze umane.
Al contrario lo libera da condizionamenti ideologici che spesso ne snaturano la funzione.44
La pedagogia del seminario non può mai essere neutra, se mai può esistere una pedagogia di questo tipo.
Essa è tutta permeata di valori evangelici ed orientata alla formazione di veri discepoli del Cristo, disposti ad assumersi il giogo soave della sua carità pastorale.
I principi formali della pedagogia, della sociologia e della psicologia come scienze umane acquistano per l'educatore del seminario una precisa specificità in quanto messi al servizio di una sempre migliore realizzazione della « educazione cristiana »,45 inquadrata in una esemplare vita liturgica, sacramentale, in una sistematica direzione spirituale individuale e collettiva e nelle norme disciplinari necessarie ai candidati « per acquistare il dominio di sé, per assicurare il pieno sviluppo della personalità e per formare quelle altre disposizioni di animo che giovano moltissimo a rendere ben ordinata e fruttuosa l'attività della Chiesa ».46
Si tratta dunque di un'auspicabile sintesi tra l'esperienza educativa della Chiesa, maturata alla luce della fede, delle esperienze del passato, degli esempi dei santi ed i risultati ben vagliati delle scienze dell'uomo.
59. La Chiesa invita ad assumere un atteggiamento di fiducia verso questi campi della ricerca scientifica ed esorta a mantenere con essa un clima di mutua comprensione e di dialogo,47 ma insieme non manca di segnalarne i limiti, in quanto « ogni disciplina scientifica non potrà afferrare, nella sua specificità, che un aspetto parziale del vero uomo ».48
Esistono infatti, e non vanno ignorati, concreti pericoli di generalizzazione indebita dei risultati parziali e rischi di condizionamento ideologico di tali ricerche.
È pertanto necessario:
- un costante riferimento alla visione globale e completa dell'uomo, quale ci viene offerta da una sana antropologia teologica;49
- una giusta mediazione filosofica, per il necessario confronto con le varie teorie psicopedagogiche e sociali sul piano razionale;
- un'attenzione particolare ai vari pronunciamenti magisteriali riguardanti specifici problemi morali,50 e soprattutto il richiamo del rispetto dell'intimità ed inviolabilità della coscienza umana.51
60. Quanto è stato esposto sulla formazione di base che si richiede per tutti gli educatori deve assumere alcune sfumature finalizzate all'esercizio degli incarichi particolari riservati al rettore, al direttore spirituale, agli insegnanti, al coordinatore delle attività pastorali e agli altri collaboratori.
I molteplici compiti del rettore vengono caratterizzati, come abbiamo visto, dalle sue relazioni con il Vescovo, con gli altri educatori, con gli alunni, con il presbiterio e con l'intera comunità diocesana.
A lui si richiede, dunque, di essere uomo capace di solide relazioni umane a tutti i livelli, e soprattutto uomo di comunione, in grado da un lato di valorizzare tutti gli apporti e le competenze, e dall'altro di guidare con mano ferma e capacità decisionale il cammino dei singoli e della comunità, rappresentando degnamente quest'ultima in varie occasioni.
Si attende da lui in modo particolare che abbia un senso spiccato del seminario come istituzione ecclesiale, per garantirne le finalità specifiche e custodirne l'unità di indirizzo e di progetti educativi.
Quindi « l'unità della direzione manifestata nella figura del rettore e dei collaboratori » è un necessario presupposto perché « il seminario abbia una sua precisa programmazione » e perché essa sia « al servizio, senza esitazione e indeterminazione, della finalità specifica che sola giustifica l'esistenza del seminario, la formazione cioè dei futuri presbiteri, pastori della Chiesa ».52
Si tratta di capacità e di convinzioni che in ogni rettore si suppongono, ma che possono e devono essere sempre più perfezionate.
61. Incaricato di offrire alla comunità e ai singoli, nel rapporto confidenziale della direzione spirituale, un accompagnamento sicuro nella ricerca della volontà divina e nel discernimento vocazionale, il direttore spirituale deve affinare le sue capacità di accogliere, di ascoltare, di dialogare e di comprendere, insieme con una buona conoscenza della teologia spirituale, delle altre discipline teologiche e delle scienze pedagogiche ed umane.
Non si dovrebbero risparmiare mezzi per dargli la possibilità di frequentare un istituto o almeno un corso intensivo di spiritualità.
La preparazione del direttore spirituale per i suoi molteplici compiti, e soprattutto per la cura della formazione delle coscienze degli alunni, si basa su seri studi e su un'ampia prassi direttiva che, per dare buoni risultati, deve essere continua e prolungata nel tempo.
Si tenga presente che:
- la direzione spirituale è un fatto essenzialmente teologale ed ecclesiale, distinto dalla terapia o dall'assistenza psicologica; il diretto deve viverla come strumento e stimolo per il proprio cammino di fede e di obbedienza alla volontà di Dio;
- il direttore spirituale è, di conseguenza, un testimone della fede, esperto nel progressivo ed umile riconoscimento del progetto di Dio sulla vita dei suoi figli;
- le varie forme comunitarie di orientamento spirituale, di scambio di esperienze e di revisione di vita, possono essere supplementari rispetto alla direzione spirituale, ma non devono mai sostituirla;
- il direttore spirituale è dunque il primo custode della propria identità e dei propri compiti irrinunciabili e insostituibili, che non vanno confusi con quelli di altri operatori pedagogici né impropriamente sostituiti con altri tipi di intervento educativo.
62. Oltre alla preparazione scientifica nelle loro rispettive discipline, gli insegnanti devono acquisire una buona qualità didattica e pedagogica e la capacità di animare il lavoro di gruppo e di stimolare la partecipazione attiva degli alunni.
Un conveniente perfezionamento delle loro capacità didattiche richiede la cura della comunicazione chiara e precisa, un congruo rinnovamento del linguaggio teologico53 e la costante sollecitudine per mettere in risalto l'intrinseca unità e armonia dell'intera dottrina della fede, badando a porre un particolare accento sul suo aspetto salvifico.
E loro insegnamento acquisterà una maggiore vitalità se impareranno a stabilire il legame tra le loro lezioni da una parte e la pietà, la vita ed i problemi pastorali dall'altra.
Devono, inoltre, rendersi familiari i metodi scientifici del lavoro teologico, seguirne i progressi ed introdurvi, attraverso lo studio privato guidato, anche gli alunni.
Per poterne curare la formazione integrale, e non solo scientifica, i docenti devono cercare di inserirsi sempre meglio nella comunità del seminario con la collaborazione e il dialogo educativo.
La « Pastores dabo vobis » infatti raccomanda che i formatori abbiano « residenza abituale nella comunità del seminario ».54
63. Le attività pastorali dei seminaristi, raccomandate dalle norme della Chiesa,55 per essere veramente fruttuose e per conseguire i loro obiettivi formativi, hanno bisogno di essere orientate e coordinate da un sacerdote ben esperto e deputato espressamente a tale ministero.
Egli deve familiarizzarsi con alcuni principi di un'efficace supervisione e valutazione di tali attività ed ispirarsi ai genuini ideali del sacro ministero conformi alle norme dell'autorità ecclesiastica.
L'incaricato, chiamato direttore o coordinatore delle attività pastorali, deve essere rispettoso dell'ordinamento disciplinare del seminario, procedendo in stretta collaborazione con il rettore, con gli altri educatori e docenti e, in particolare, con il professore di teologia pastorale.
64. Per quanto riguarda gli altri collaboratori, oltre al vicerettore e agli assistenti i quali devono disporre almeno di una solida formazione di base si richiede una preparazione « tecnica » per alcuni uffici particolari, come quello di bibliotecario e di economo.
Per questi ed altri simili incarichi si raccomanda una conveniente abilitazione professionale, mediante la frequenza di scuole o corsi specializzati.
L'importanza della biblioteca per la serietà e buon livello degli studi, come anche la complessità e la delicatezza dei problemi amministrativi richiedono per questi uffici la collaborazione di veri esperti.
65. La formazione permanente degli educatori risponde agli auspici espressi nel Vaticano II e nella « Ratio fundamentalis ».56
Essa può essere concepita sia come completamento e miglioramento progressivo della formazione iniziale, che permette di superare le abitudini ripetitive e l'incompetenza di ritorno, sia come fattore di un profondo rinnovamento, là dove metodi e stili educativi devono essere sottoposti ad un processo di revisione più radicale.
In ogni caso, la formazione permanente, nelle varie forme in cui è già realizzata e in quelle che potranno essere progettate in futuro, si coestende al campo della formazione iniziale come è stata delineata nei paragrafi precedenti.
Persegue le medesime finalità, si riferisce al medesimo oggetto, comporta gli stessi metodi.
Ciò che la contraddistingue è la valorizzazione delle esperienze e la capacità di trovare spazi e strumenti per sottoporle a verifica e tenerle sotto controllo critico.
66. L'esperienza stessa degli educatori è fonte privilegiata della loro formazione permanente.
Il formatore impara e si perfeziona anche attraverso l'esercizio concreto del suo ministero, purché esso sia sottoposto a costante e fraterna verifica, nel dialogo con gli altri educatori, comparando diverse formule educative e allargando progressivamente la prudente sperimentazione di progetti, proposte e iniziative.
L'analisi metodica dei casi concreti, che viene spesso svolta nei corsi di formazione permanente, si rivela talora più illuminante che la spiegazione astratta dei principi pedagogici.
L'educatore non può mai chiudersi nel ristretto ambito della propria esperienza personale, ma deve restare aperto alla verifica e alla revisione anche in base all'apporto dell'esperienza altrui.
La necessità di un continuo aggiornamento con un mutuo scambio di idee con i confratelli e con esperti si avverte in modo particolare in alcune sfere della vita ecclesiale e sociale soggette a cambiamenti maggiori: la situazione spirituale dei giovani, le condizioni di vita e di ministero sacerdotale, le profonde e rapide mutazioni delle correnti di pensiero filosoficoteologico e culturale in genere.
67. La conoscenza del mondo giovanile di sua natura è sempre aperta a nuovi sviluppi.
Le ricerche e gli studi su tale argomento vanno moltiplicandosi sotto l'aspetto descrittivo, analitico e riflessivo e vanno conosciute e studiate con sempre rinnovato interesse.
L'Esortazione post-sinodale fa notare l'influsso di questi cambiamenti: « Si dà una forte discrepanza tra lo stile di vita e la preparazione di base dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, anche se cristiani e talvolta impegnati nella vita della Chiesa da un lato, e dall'altro lo stile di vita del seminario e le sue esigenze formative ».57
Su tali trasformazioni, che sono sempre in atto e stanno prendendo a seconda dei luoghi e delle circostanze sempre nuovi aspetti, il formatore deve essere ben informato per mantenersi in contatto con la realtà, che determina in gran parte la sua attività educativa.
68. Oltre alla conoscenza aggiornata del mondo giovanile come punto di partenza del processo educativo, bisogna rivolgere l'attenzione anche alle condizioni di vita e di ministero sacerdotale che ne costituiscono il fine.
Di fronte alla mutevolezza e alla fluidità delle situazioni pastorali occorre continuamente domandarsi quali esigenze formative ne derivano per i futuri sacerdoti.
L'articolata analisi condotta nel capitolo I dell'Esortazione Apostolica non fa che sottolineare l'importanza di questo aspetto della formazione permanente degli educatori, che sono invitati a porsi sempre di fronte alla fondamentale domanda: « Come formare sacerdoti che siano veramente all'altezza di questi tempi, capaci di evangelizzare il mondo di oggi? ».58
69. L'attività formativa dei seminari viene inoltre profondamente influenzata da quanto succede nel campo teologico, dalle correnti di pensiero e dagli atteggiamenti di vita che da esse derivano.
La responsabilità dell'insegnamento filosofico e teologico è, a questo riguardo, molto grande.
Non solo i professori, ma anche il rettore, il direttore spirituale e gli altri educatori, devono continuamente aggiornarsi, in modo critico e preciso, su queste questioni, sottoponendole docilmente alla luce che ad esse deriva dai pronunciamenti del magistero.59
70. A volte sarà necessaria, in determinati casi e a fronte di problemi adeguatamente complessi, la scelta di qualche tempo di formazione prolungato e di ripresa radicale delle tematiche educative, con la frequenza di corsi specializzati o di periodi di revisione guidata presso qualche centro di studi specializzato o qualche istituto accademico.
Lo scopo di tali periodi di formazione è quello di favorire un accurato esame della stessa personalità dell'educatore, del suo impegno ministeriale, del suo modo di concepire e di vivere la propria missione educativa.
71. Periodi di formazione di questo genere dovrebbero comportare corsi ben scelti e appositamente programmati sia nel campo delle scienze ecclesiastiche, sia in quello delle scienze umane, unite ad esercitazioni pratiche condotte con l'aiuto di un supervisore e sottoposte con lui ad attenta revisione critica.
In questo modo l'educatore potrà prendere coscienza più viva delle proprie capacità e attitudini, accettare più serenamente i propri limiti, e aggiornare e migliorare i criteri cui ispirare la propria azione.
Nei programmi di formazione permanente di questa ampiezza devono essere previsti periodi prolungati di rinnovamento spirituale ( mese ignaziano, esercizi spirituali, tempi di deserto ) per consentire all'educatore di rivedere la propria missione nelle sue connessioni e radici spirituali e teologiche più profonde.
Indice |
38 | PDV, 66 |
39 | PDV, 50 |
40 | Congregazione per l'educazione cattolica, Circolare del 27 luglio 1992 |
41 | PDV, 58 |
42 | PDV, 66 |
43 | PDV, 20 |
44 | OT, 11: « Si osservino scrupolosamente le norme della educazione cristiana, e queste siano convenientemente perfezionate coi dati recenti della sana psicologia e pedagogia » |
45 | Ibid. |
46 | Ibid. |
47 | Paolo VI, Lett. Apost. Octogesima adveniens, n. 40 ( 14 maggio 1971 ) |
48 | Ibid. |
49 | Cf.Giovanni Paolo II, Alloc. Esta hora alla III Assemblea Generale del CELAM, 28 genn. 1979 a Puebla |
50 | Per esempio: Congregazione per la dottrina della fede, Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale
Persona humana ( 29 dicembre 1975 ); Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali ( 1° ottobre 1986 ); Lettera circolare su alcuni aspetti della meditazione cristiana Orationis formas ( 15 ottobre 1989 ) |
51 | Cost. Apost.
Gaudium et Spes, 16; Congregazione per la dottrina della fede, Monito Cum compertum sopra gli esami psicoanalitíci ( 1961 ); cf. anche CIC 220 |
52 | PDV, 61 |
53 | Congregazione per l'educazione cattolica, La formazione teologica dei futuri sacerdoti, 77 ( 28 febbraio 1976 ) |
54 | PDV, 66 |
55 | OT, 21; Ratio fundamentalis, 97-99 |
56 | OT, 5; Ratio fundamentalis, 31, n. 36 |
57 | PDV, 62 |
58 | Ibid, 10 |
59 | Ibid, 10, n. 67 |