Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis |
94. Poiché il fine del seminario è di formare pastori di anime ( cfr. n. 20 ), tutta la formazione sacerdotale deve essere caratterizzata dallo spirito pastorale, che perciò deve essere messo in luce particolare in tutte le discipline.218
Deve però essere data anche una formazione propriamente pastorale, adattata alle diverse condizioni delle regioni, poiché in alcune di esse la vita religiosa è fervente, altre si fanno notare per la trascurata o inesistente religiosità, altre ancora sono divise in più confessioni o religioni.
Questa formazione deve riguardare principalmente la catechesi e l'omiletica, l'amministrazione dei sacramenti, la guida spirituale delle persone appartenenti ai vari stati di vita, l'amministrazione della parrocchia ( comprese le questioni economiche ), il dialogo pastorale con gli acattolici e i non credenti, e quanto altro sia necessario per l'edificazione del Corpo di Cristo.219
Gli alunni, tuttavia, assieme a questa istruzione cerchino di acquistare la capacità di saper essere presenti nella vita dei fedeli con reale attenzione e con animo pastorale.
Per questa più piena conoscenza degli uomini e delle cose non poco potranno essere aiutati dalle scienze psicologiche, pedagogiche e sociologiche, nelle quali però dovranno essere istruiti secondo i retti metodi e le norme dell'autorità ecclesiastica.220
95. Gli alunni devono essere istruiti anche delle varie forme dell'apostolato moderno, dell'azione cattolica e delle altre associazioni, della cooperazione con i diaconi, del modo di agire con i laici per risvegliare e favorire la loro specifica attività apostolica e promuovere ogni giorno più la loro collaborazione,221 del modo di andare incontro a tutti gli uomini secondo le diverse circostanze di luogo e le diverse condizioni di vita, e inoltre dell'arte di impostare con loro un fruttuoso dialogo.222
Particolare attenzione sia data pure alla preparazione degli alunni circa i retti e sani rapporti con le donne, perché, bene istruiti sul loro specifico carattere e sulla loro psicologia a seconda del diverso stato di vita e le diverse età, nell'adempiere il ministero pastorale possano offrire loro una cura spirituale più efficace e si possano comportare con quella sobrietà e prudenza che conviene ai ministri di Cristo.223
96. Gli alunni siano animati da spirito veramente cattolico, per cui sappiano superare i confini della propria diocesi, nazione o rito, e siano disposti ad aiutare gli altri con animo generoso.
Per questo siano resi coscienti delle necessità di tutta la Chiesa, come sono i problemi ecumenici, missionari e gli altri più urgenti delle diverse parti del mondo.224
Con speciale cura gli alunni siano preparati anche ad instaurare il dialogo con i non credenti.225
97. Col prudente giudizio dei vescovi siano introdotte per tutto il corso degli studi, sia durante l'anno scolastico sia durante le vacanze, le pratiche pastorali, necessarie alla formazione pastorale propriamente detta secondo l'età degli alunni e le circostanze ambientali.226
Poiché oggi accade spesso che, durante le vacanze, gli alunni si rechino in paesi stranieri per fare esperienze pastorali, è molto conveniente che le Conferenze Episcopali stabiliscano di comune accordo convenienti norme, perché si ottenga più efficacemente il fine specifico di simili esperienze.
98. Durante l'anno scolastico, tenuto conto dell'ubicazione del seminarlo, del numero degli alunni e di altre circostanze, siano scelte quelle attività che sembrano più convenienti, quali: fare catechismo, avere parte attiva nelle celebrazioni liturgiche della parrocchia nei giorni festivi, visitare gli ammalati, i poveri e i carcerati, aiutare i sacerdoti che hanno la cura spirituale dei giovani e degli operai, ecc.
Il tempo da dedicare a queste attività venga opportunamente stabilito tenendo conto delle necessità degli studi; inoltre siano condotte alla luce dei principi teologici e con riflessione, sotto la guida di sacerdoti veramente esperti e prudenti, che assegnino a ciascuno un compito, istruiscano gli alunni nel modo di agire, siano presenti durante lo svolgimento delle attività, li facciano riflettere sul lavoro svolto, cosicché vengano valutate le esperienze fatte e vengano dati loro gli opportuni consigli.
Queste attività pertanto, anziché nuocere alla formazione spirituale e intellettuale, la aiuteranno validamente.
99. Attività di questo tipo potranno essere fatte più facilmente durante il tempo delle vacanze, secondo i criteri fissati dai superiori del seminario, o fornendo aiuto ai sacerdoti nel ministero pastorale o aiutando gli operai, ecc., sempre sotto la guida di persone esperte, come è detto nel numero precedente.
Indice |
217 | Questa formazione richiede, come più accuratamente sarà detto in questo capitolo, che durante il corso degli studi gli alunni non solo aderiscano con amore apostolico a Cristo Redentore, ma anche « che ricevano una tale formazione nelle cose divine e umane da diventare realmente fermento nel mondo destinato a dare vigore e incremento al corpo di Cristo » (
Perfectae caritatis, n. 11 ). Pertanto gli alunni acquistino a poco a poco lo spirito pastorale, e, appresi i principi teoretici, mediante opportune esperienze cerchino di sviluppare dentro di sé quelle attitudini per mezzo delle quali possano offrire nel giusto modo la grazia e la dottrina di Cristo agli uomini di diverse condizioni. Tutto questo richiede che si stabiliscano le modalità di un proporzionato contatto tra il Seminario e la società ecclesiale e civile, che sono il campo proprio dell'attività pastorale. Il Seminario, infatti, non deve essere inteso così chiuso che gli alunni si sentano tenuti fuori, quasi contro ciò che desiderano, dalle realtà umane e sociali, e neppure così aperto che i giovani pensino sia loro lecita qualsiasi esperienza. È necessario che tutto sia fatto nella verità, cioè alla luce della futura vita sacerdotale, rettamente capita e accettata. Affinché mediante questa formazione siano conseguiti frutti più abbondanti, i Superiori siano solleciti nel proporre norme opportune che tengano conto delle necessità degli studi e della vita di pietà e rispettino la giusta gerarchia delle cose. Prima di tutto abbiano di mira questo: guidare il futuro sacerdote al retto uso della propria libertà e tra le esperienze non ammettano se non quelle che possano realmente contribuire al fine proprio della formazione pastorale. Tutto ciò sarà accolto volentieri dai candidati al sacerdozio perché appaia sempre distintamente davanti agli occhi, opportunamente chiarito dai superiori mediante conversazioni, il fine degli sforzi comuni, ricercato più ardentemente di giorno in giorno. Si richiede, inoltre, che in questa preparazione pratica all'apostolato gli alunni, non solo siano iniziati ad una fruttuosa cooperazione con i sacerdoti della diocesi, ma anche con i laici perché meglio conoscano la situazione della pastorale diocesana. Tenendo conto dell'insegnamento del Concilio Vaticano II che espone la condizione dei laici nella Chiesa ( Lumen gentium, cap. 4 ) e ne illumina la propria parte di attività ( Apostolicam actuositatem, cap. 3 ), a poco a poco, guidati da esperti moderatori, prendano opportuni contatti con le associazioni apostoliche dei laici e considerino nella sua vera natura il loro speciale e distinto compito nel corpo di Cristo. Stimando a ragione le necessità del lavoro apostolico dei laici ( Presbyterorum Ordinis, n. 9; Apostolicam actuositatem, n. 25 ), imparino sia a esporre loro nella giusta luce l'eccelso compito che essi esplicano nella Chiesa, sia ad esercitare l'ufficio proprio del sacerdote a servizio dei laici, cosicché siano comprese chiaramente la reale dignità e la complementare natura dei due stati |
218 | Decr.
Optatam totius, n. 4,
n. 19; S. Congregazione per l'educazione cattolica, Lettera sulla formazione teologica dei futuri sacerdoti, 22 febbraio 1976, nn. 26 ss., 105, 127 |
219 | C.I.C:
Cann. 255, 256; Decr. Optatam totius, n. 19; Decr. Ad gentes divinitus, n. 16; Decr. Perfectae caritatis, n. 18; Decr. Orientalium Ecclesiarum, n. 4; cfr. Pio XII, Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), pp. 363 ss.; Paolo VI, Esort. Apost. Evangelii nuntiandi, 8 dicembre 1975; Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Catechesi tradendae, 16 ottobre 1979; per ciò che riguarda l'ufficio di confessore, cfr. Esort. Apost. Reconciliatio et paenitentia, n. 29 ( 2 dicembre 1984 ); S. Congregazione per il clero, Directorium Catechisticum Generale, 11 aprile 1971 |
220 | Decr.
Optatam totius, n. 20; Decr. Christus Dominus, nn. 16, 17; Cost. past. Gaudium et spes, n. 62; Paolo VI, Lett. Apost. Octogesima adveniens, nn. 38-40 ( 14 maggio 1971 ); Giovanni Paolo II, Alloc. La gioia, alle autorità accademiche, ai professori e agli alunni della Pontificia Università Salesiana, 31 gennaio 1981 nn. 5, 6; Alloc. Après avoir, ai professori della Facoltà Teologica di Friburgo ( Svizzera ), 13 giugno 1984; S. Congregazione per l'educazione cattolica, La formazione teologica dei futuri sacerdoti, 22 febbraio 1976, nn. 14, 54 ss., 134; Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari, 3 giugno 1979, n. 50; Appendice n. 25 |
221 | Conc. Vat..II, Decr.
Optatam totius, n. 20; Decr. Apostolicam actuositatem, n. 25; Decr. Christus Dominus, n. 17; Cost. dogm. Lumen gentium, n. 33; cfr. Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 sett. 1950; Paolo VI, Alloc. Salutiamo i Delegati, ai delegati vescovili e agli assistenti ecclesiastici dell'Azione Cattolica, 9 luglio 1966 |
222 | Cfr. Decr.
Christus Dominus, n. 18; S. Congregazione per il clero, Direttorio De peregrinantibus, 30 aprile 1969: A.A. S. 61 (1969), pp. 361 ss., n. 21; Paolo VI, Motu proprio Pastoralis migratorum cura, 15 agosto 1969; cfr. S. Congregazione dei Vescovi, Istr. De pastorali migratorum cura, 22 agosto 1969: A.A.S. 61 (1969), pp. 614-643; Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Familiaris consortio, n. 70, n. 73 ( 22 novembre 1981 ); Lett. Encicl. Laborem exercens, n. 23 ( 14 settembre 1981 ); Pontificia commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo, Lett. Circ. Chiesa e mobilità umana, alle Conferenze Episcopali, 26 maggio 1978: A.A.S. 70 (1978), pp. 357 ss.; cfr. anche Decr. Presbyterorum Ordinis, n. 6, n. 9 |
223 | Cfr. Pio XII, Esort. Apost.
Menti Nostrae, 23 settembre 1950; cfr. sopra n. 48; S. Congregazione per l'educazione cattolica, Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale, 11 aprile 1974, nn. 57-61; cfr. C.I. C: Can. 277, § 2, § 3 |
224 | Decr.
Optatam totius, n. 20; Cost. dogm. Lumen gentium, n. 17, n. 23; Decr. Christus Dominus, n. 6; Decr. Perfectae caritatis, n. 20; Decr. Orientalium Ecclesiarum, n. 4; Decr. Ad gentes divinitus, n. 39; cfr. Paolo VI, Lett. Encicl. Populorum progressio, 26 marzo 1967; Alloc. L'odierna udienza, agli alunni riuniti per studi missionari, 2 sett. 1964; S. Congregazione per il clero, Notae directivae, sulla mutua cooperazione tra le Chiese particolari e soprattutto su una più adatta distribuzione del clero, 25 marzo 1980; Segretariato per l'unità dei cristiani, Dichiar. Dans ces derniers temps, sulla posizione della Chiesa Cattolica in materia di Eucaristia comune tra i cristiani di diverse confessioni, 7 gennaio 1970: A.A.S. 62 (1970), pp. 184-188; Instructio sui casi particolari per l'ammissione di altri cristiani alla comunione eucaristica nella Chiesa cattolica, 1° giugno 1972: A.A.S. 64 (1972), pp. 518 ss.; Segretariato per i non cristiani, Notae quaedam, sui problemi della Chiesa verso i fedeli di altre religioni, 10 giugno 1984: A.A.S. 76 (1984), pp. 816 ss |
225 | Segretariato per i non credenti, Documentum de dialogo, 28 agosto 1968: A.A.S. 60 (1968), pp. 692-704; Nota, circa lo studio dell'ateismo e l'istruzione sul dialogo con i non credenti, 10 luglio 1970; Giovanni Paolo II, Alloc. Soyez remerciè, a coloro che intervennero al Congresso su Evangelizzazione e ateismo, 10 ottobre 1980 |
226 | C.I.C.:
Can. 258; Decr. Optatam totius, n. 21; cfr. Pio XII, Esort. Apost. Menti Nostrae, 23 settembre 1950; Cost. Apost. Sedes sapientiae, 31 maggio 1956: A.A.S. 48 (1956), p. 364 |