Audacia
1) Coraggio, ardimento di chi osa sfidare il pericolo
2) Temerarietà di un'azione; anche, sfrontatezza, insolenza
3) Carattere provocante, scabroso, sconveniente di qualcosa
4) Carattere fortemente innovativo, rivoluzionario di qualcosa
Possiamo dire che la preghiera cristiana nasce dall'audacia di chiamare Dio con il nome di "Padre".
Questa è la radice della preghiera cristiana: dire "Padre" a Dio.
Ma ci vuole coraggio!
Non si tratta tanto di una formula, quanto di un'intimità filiale in cui siamo introdotti per grazia: Gesù è il rivelatore del Padre e ci dona la familiarità con Lui.
« Non ci lascia una formula da ripetere meccanicamente.
Per esempio, nella notte del Getsemani Gesù prega in questa maniera: « Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu » ( Mc 14,36 ).
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Non siate anime dalla visione angusta, uomini o donne minorenni, miopi, incapaci di abbracciare il nostro orizzonte soprannaturale cristiano di figli di Dio. (Solco, 96)
Potete esserne sicuri: nel corso degli anni si presenteranno - magari prima di quanto si pensi - situazioni particolarmente dure, che richiederanno molto spirito di sacrificio e un più generoso distacco da se stessi.
Coltiva pertanto la virtù della speranza e, audacemente, fa' tuo il grido dell'apostolo: Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà esser rivelata in noi ( Rm 8,18 ); medita con sicurezza e pace: che cosa sarà l'Amore infinito di Dio, riversato su questa povera creatura?
È ormai il momento, in mezzo alle tue occupazioni abituali, di esercitare la fede, di risvegliare la speranza, di ravvivare l'amore; vale a dire, di rendere attive le tre virtù teologali, che ci spingono a sradicare subito, senza infingimenti, senza false coperture, senza giri di parole, gli equivoci nella nostra condotta professionale e nella nostra vita interiore. ( Amici di Dio, 71 )
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La preghiera è un ricordo di Dio, come un risveglio frequente della "memoria del cuore" ( CCC 2697 ).
La preghiera è frutto della vita, è un figlio che parla con il Padre delle stanchezze, delle conquiste e delle frustrazioni, dei motivi di gioia e di tristezza, dei successi e dei fallimenti.
L'elemento essenziale per la preghiera è un cuore umile e contrito.
Quando i discepoli hanno chiesto "Signore, insegnaci a pregare" ( Lc 11,1 ), Gesù ha insegnato loro la preghiera del Padre Nostro.
Due evangelisti lo raccontano: Luca in modo più breve con appena cinque richieste ( Lc 11,1s ), Matteo in modo più esteso con sette richieste ( Mt 6,9s ).
La versione di quest'ultimo è quella che usiamo per la nostra preghiera.
Il Padre Nostro è chiamato preghiera domenicale e preghiera del Signore, perché non è stata composta da mani umane, ma rivelata da Nostro Signore Gesù Cristo.
La prima parte del Padre Nostro è in realtà un mettersi alla presenza di Dio nostro Padre, la seconda sono le richieste in relazione alle nostre necessità.
Pregare "Padre Nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra" è mettersi alla presenza di Dio Padre per adorarlo, amarlo e benedirlo.
Questa prima parte è una lode, una forma di adorazione e una dichiarazione d'amore.
Insegnando agli apostoli a pregare, Gesù inizia con "Padre".
Ciò dimostra che questa parola era già stata elaborata, faceva parte della quotidianità ed era stata interiorizzata.
Verbalizza ciò che sentiva la sua filiazione.
Chiamare Dio Padre è un'audacia filiale, ed Egli vuole che siamo audaci, perché il figlio non ha misure: egli chiede, implora, piange, grida e scalcia, ma non desiste.
Siamo autorizzati da Gesù ad avere quel coraggio, perché non ci stiamo relazionando con un Dio astratto o distante.
Gesù stabilisce un rapporto intimo tra noi e il Padre.
"Sia santificato il tuo nome" significa "Sia santificata la tua paternità".
Santificare il nome di Dio è innanzitutto una lode che riconosce Dio come santo.
"Venga il tuo regno", perché il regno è quello di Nostro Signore e siamo chiamati ad anticiparlo, a renderlo presente qui e ora.
La quarta e la quinta richiesta riguardano la nostra vita, a livello di cibo materiale o spirituale o per chiedere la guarigione dal peccato.
"Dacci oggi il nostro pane quotidiano" riguarda il cibo, ma non l'accumulo, perché quello che accumuliamo nella nostra dispensa, nella nostra avarizia, è la fame del nostro fratello.
E allora come recitare il Padre Nostro quando tanta gente ha la pancia vuota?
Come recitare questa preghiera di fronte a tanto spreco di cibo e a tanto consumismo?
Come chiedere il pane quotidiano ed essere idolatri del denaro?
Gesù non ha detto solo "Dacci oggi il nostro pane", ma ha incluso "quotidiano".
Un grande santo ha detto che dobbiamo chiedere il pane quotidiano per ricordare quanto siamo bisognosi di Dio.
Egli ci dà il pane quotidiano come una volta nel deserto ha dato la manna, per mostrare quanto sia misericordioso.
La sesta e la settima richiesta riguardano la lotta spirituale che siamo chiamati a intraprendere, la cui vittoria è di chi rimane in preghiera.
"Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori".
Pregare e perdonare richiede un esame di fiducia permanente.
Chi non ho ancora perdonato?
Chi devo ancora perdonare?
Sappiamo che Dio perdona, ma riusciremo ad essere perdonati da Lui solo nella misura in cui perdoniamo i nostri fratelli.
Dal momento in cui perdoniamo e abbiamo la memoria purificata, ciò che era motivo di sofferenza si trasforma in motivo di intercessione, in preghiera per quella persona.
"Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male" è un'affermazione relativa al fatto che la tentazione fa parte della nostra vita – non è inviata da Dio, ma permessa da Lui.
I nostri peccati sono frutto della nostra debolezza di fronte alla tentazione, e questa è una richiesta di discernimento, di forza per vincere le tentazioni, vigilando e pregando.
Chiediamo che Dio ci liberi dal male del presente, del passato e del futuro, e che ci allontai da tutto ciò che ci può far perdere la salvezza.
Propongo che dopo aver letto questo articolo, la prossima volta che reciteremo questa preghiera lo facciamo con calma, riflettendo sul suo significato e sugli impegni che stiamo assumendo.
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La folla attorno a Gesù cresce fino al punto che un giorno l'assemblea è talmente numerosa da non poter essere contenuta nella casa.
Al centro c'è Gesù che annuncia la Parola.
Mentre insegna avviene qualcosa d'imprevedibile: il tetto viene aperto e dall'alto è calata una barella sulla quale giace un paralitico.
Subito s'intuisce la dinamica dei fatti: la folla numerosa aveva impedito che il paralitico fosse condotto in casa attraverso la porta.
Coloro che lo accompagnavano hanno trovato una strada alternativa.
Gesù riconosce in questi uomini la fede che non è l'insieme dei concetti su Dio, ma è la forza interiore che fa cercare e trovare la strada per incontrarLo, anche in modo inconsueto o che può apparire esagerato.
La fede è il dinamismo dello spirito che davanti agli ostacoli, più che lamentarsi o reagire con aggressività, trova il modo per aggirarli e raggiungere l'obbiettivo di stare alla presenza di Dio.
Gli amici del paralitico hanno aperto una via di accesso a Gesù.
Chiamandolo figlio e perdonandogli i suoi peccati, si rivela a lui, gli apre l'accesso alla casa del Padre.
Gli scribi seduti in casa sono quelle persone che Papa Francesco chiamerebbe "cristiani da salotto", che ascoltano gli altri per trovare il punto debole dei loro interlocutori e accusarli.
Il loro essere seduti, accomodati nelle loro posizioni e modi di pensare, contrasta con la dinamicità e la creatività degli amici dell'uomo paralitico.
La fede di questi scribi seduti attorno a Gesù non difetta dal punto di vista contenutistico, perché sono pienamente ortodossi nella dottrina; hanno ragione nell'affermare che solo Dio può perdonare i peccati!
Essi non rimangono tanto stupiti della trovata geniale degli amici del paralitico, quanto invece sono scandalizzati dell'annuncio del perdono fatto da Gesù.
Tanto più si è incapaci di stupirsi, tanto più si è inclini a scandalizzarsi.
Non è quello che si aspettavano di sentire.
Da studiosi della Sacra Scrittura essi forse pensavano di ascoltare parole di sapienza che rivelassero significati nascosti della Parola di Dio e invece si trovano davanti ad un altro tipo di rivelazione.
Gesù non è venuto a offrire un'interpretazione nuova della legge, ma ad applicare la legge di Dio, quella dell'amore che perdona e dà la vita.
La fede, vissuta come esperienza di incontro con il Signore, soprattutto attraverso le vie traverse e impervie delle prove e del dolore, genera una forza tale che permette di camminare con le proprie gambe, cioè di usare le proprie capacità per andare verso la Casa del Padre, per essere felici.
Quella presunta fede vissuta disgiungendo quello che si pensa di Dio dal modo di vivere con Dio, non fa progredire, al contrario radicalizza le rigidità del pensare e la spigolosità nell'agire.
Domandiamoci se la nostra fede è più simile a quella del paralitico e dei suoi amici o a quella degli scribi?
I primi non si arrendono davanti all'ostacolo della folla che rappresenta la varietà delle imperfezioni e dei limiti propri dei membri della Chiesa, l'assemblea riunita nella casa per ascoltare Gesù; non cerca la scusa per ritirarsi ma trova la strada per incontrare il Signore.
Invece gli scribi, accomodati nei loro schemi mentali, siedono giudicando tutto e tutti, senza lasciarsi smovere dagli eventi nei quali si manifesta la misericordia di Dio.
Signore Gesù, a Te, che conosci il mio cuore, non ti è nascosta né la mia fede né ti è indifferente il mio dolore, vedi la fatica nel farmi guarire e il desiderio di cercarti.
La tua parola apra una breccia nella blindatura della mia ipocrisia e sveli i pensieri di giudizio e di lamento che, come ingombrante zavorra, pesano sul cuore.
Donami la fede creativa di chi non si arrende al proprio e altrui limite ma trova la strada per incontrarti e stare alla tua presenza senza trucchi o maschere.
La tua Parola irrobustisca la fiducia in me stesso perché abbia la forza di prendere la croce ogni giorno e seguirti.
Parlerò delle tue testimonianze davanti ai re e non sarò svergognato | Sal 119,46 |
O tu che rechi la buona novella a Sion, sali sopra un alto monte! O tu che rechi la buona novella a Gerusalemme, alza forte la voce! Alzala, non temere! Di' alle città di Giuda: 'Ecco il vostro Dio!' |
Is 40,9 |
Il Signore, l'Eterno, m'ha dato una lingua esercitata perch'io sappia sostenere con la parola lo stanco | Is 50,4 |
'Non dire: - Sono un fanciullo, - poiché tu andrai da tutti quelli ai quali ti manderò, e dirai tutto quello che io ti comanderò | Ger 1,7 |
io rendo la tua fronte come un diamante, più dura della selce; non li temere, non ti sgomentare davanti a loro, perché sono una casa ribelle' | Ez 3,9 |
Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimaner nascosta; e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; anzi la si mette sul candeliere ed ella fa lume a tutti quelli che sono in casa. | Mt 5,14-15 |
Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne' cieli | Mt 5,16 |
Perché se uno si sarà vergognato di me e delle mie parole in questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figliuol dell'uomo si vergognerà di lui quando sarà venuto nella gloria del Padre suo coi santi angeli | Mc 8,38 |
Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi, e mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra | At 1,8 |
Or essi, veduta la franchezza di Pietro e di Giovanni, e avendo capito che erano popolani senza istruzione, si maravigliavano e riconoscevano che erano stati con Gesù | At 4,13 |
Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini | At 5,29 |
Poiché io non mi vergogno dell'Evangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza d'ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco | Rm 1,16 |
ed anche per me, acciocché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero dell'Evangelo, per il quale io sono ambasciatore in catena; affinché io l'annunzî francamente, come convien ch'io ne parli | Ef 6,19-20 |
ma siccome siamo stati approvati da Dio che ci ha stimati tali da poterci affidare l'Evangelo, parliamo in modo da piacere non agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori | 1 Ts 2,4 |
Non aver dunque vergogna della testimonianza del Signor nostro, né di me che sono in catene per lui; ma soffri anche tu per l'Evangelo, sorretto dalla potenza di Dio | 2 Tm 1,8 |
Insegna queste cose, ed esorta e riprendi con ogni autorità. Niuno ti sprezzi | Tt 2,15 |
avendo una buona condotta fra i Gentili; affinché laddove sparlano di voi come di malfattori, essi, per le vostre buone opere che avranno osservate, glorifichino Iddio nel giorno ch'Egli li visiterà | 1 Pt 2,12 |
Magistero |
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Catechesi Paolo VI | 5-2-1964 |
Gesù a Pietro appare così nella sua audacia divina, che vince la debolezza umana | |
Catechesi Paolo VI | 22-5-1968 |
la Chiesa, con l'audacia, che si potrebbe dire ingenua, se non fosse ispirata, si presenta al mondo, badate bene, come apostolica | |
Catechesi Paolo VI | 5-3-1969 |
Questo modo, pieno di prudenza e insieme di audacia, con cui oggi la Chiesa si pone a confronto col mondo contemporaneo | |
Catechesi Paolo VI | 14-6-1972 |
È chiamata alla generosità, all'audacia, alla grandezza, all'eroismo, al sacrificio | |
Catechesi Francesco | 22-5-2019 |
Possiamo dire che la preghiera cristiana nasce dall'audacia di chiamare Dio con il nome di "Padre" | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Gli argomenti della sua preghiera ( l'intercessione è anch'essa un misterioso combattimento ) ispireranno l'audacia dei grandi oranti del popolo ebreo come della Chiesa | 2577 |
Gesù prega il Padre e rende grazie prima di ricevere i suoi doni, così egli ci insegna questa audacia filiale | 2610 |
Gesù educa i suoi discepoli a pregare con un cuore purificato, con una fede viva e perseverante, con un'audacia filiale | 2621 |
Se la nostra preghiera è risolutamente unita a quella di Gesù, nella confidenza e nell'audacia filiale, noi otteniamo tutto ciò che chiediamo nel suo Nome | 2741 |
con filiale audacia; le Liturgie orientali utilizzano e sviluppano espressioni analoghe: « Osare con tutta sicurezza » | 2777 |
Possiamo cosi pregare il Padre Nostro con una fiducia semplice e filiale, una gioiosa sicurezza e un'umile audacia, con la certezza di essere amati ed esauditi | Comp 582 |
Summa Teologica |
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Passione | I-II, q. 45 |
Vizio | II-II, q. 127 |